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  1. #11
    repubblicano nella sinistra
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    e' ritornato Eremita in massimo spolvero !

    Gaudeamus igitur, meliores dum sumus !


  2. #12
    Da una grotta tra i monti...
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    Tanto per spolverarmi meglio e riaffermare le mie radici laiche, caro Lucrezio, questa sera credo che aprirò una manifestazione del PD parlando con le spalle alla platea... avendo cotanto esempio da domenica scorsa...

  3. #13
    1° Agosto 1537
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    Oh, tanto per non andare off topic e per tornare a parlare di cose molto serie:

    I fondi sovrani soccorrono gli istituti in crisi
    Martedì 15 Gennaio 2008 – Marzio P. Rotondò
    I fondi d’investimento statali provenienti dai Paesi asiatici accorrono nuovamente a tamponare le perdite finanziarie dei grandi attori statunitensi.
    Citigroup e Merrill Lynch sarebbero infatti nuovamente la destinazione di ingenti finanziamenti di fondi sovrani, rispettivamente nell’ordine di 10 e 4 miliardi di dollari.
    L’obiettivo è quello di consolidare un capitale afflitto dalle perdite dei subprime e dalla volatilità dei mercati finanziari.
    In un momento di caos finanziario, questi attori stranieri solitamente mal visti nel panorama finanziario internazionale, sono invece accolti come la manna dal cielo.
    È già la seconda volta che il meccanismo di salvataggio viene attuato per i due colossi finanziari statunitensi. Il numero uno mondiale del settore bancario, ovvero Citigroup, aveva già incamerato oltre 7,5 miliardi di dollari dal fondo del governo di Abu Dhabi.
    La banca d’affari Merrill Lynch, invece, aveva aperto solo un mese fa il suo capitale al fondo sovrano Tamasek ed all’investitore Davis Selected Advisors, per circa 6,2 miliardi di dollari. L’intermediario finanziario statunitense potrebbe però vedere ulteriori perdite sui propri conti nell’ordine di 15 miliardi di dollari, e potrebbe dunque avere bisogno di nuove iniezioni di liquidità per evitare il fallimento.
    Oltre a questi provvedimenti, anche altri sono stati ideati per tamponare la profonda crisi finanziaria. Alcune banche hanno infatti istituito un fondo da circa 100 miliardi di dollari per impedire alle cartolarizzazioni da subprime di perdere ulteriormente valore. Anche le banche centrali dei Paesi occidentali si sono coalizzate nella loro azione di emissione di liquidità per ridare fiato ai mercati finanziari internazionali in modo corale. Tutti provvedimenti che mostrano quanto sia ampia e difficile l’attuale crisi finanziaria e di quante energie siano necessarie per non far collassare la gigantesca bolla del sistema mondiale delle speculazioni.

    da www.rinascita.info

  4. #14
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    Amici,
    spassatevela tutti sotto gli ombrelloni o sui sentieri freschi di montagna finchè siete ancora in tempo, perchè qui la pacchia sta per finire e il repubblicano moderno avrà un bel da fare alla ripresa d' autunno!

    LA FESTA E' FINITA, 8 agosto 2008

    La festa è finita. Il sistema finanziario e monetario è al collasso. Le conseguenze della cosiddetta crisi dei mutui subprime in Europa si fanno appena sentire, e a nulla valgono le rassicurazioni - sempre meno rosee - che gli gnomi delle banche centrali tentano di diffondere.
    Ancora nella giornata di ieri, mentre negli Usa i segnali di un settembre nero si accentuavano e si faceva sentire il tonfo della grande compagnia di assicurazioni Aig, il governatore della Banca centrale europea Trichet elargiva dichiarazioni improntate su un mendace ottimismo. Si compiaceva cioè della stretta nei tassi di interesse primario (e conseguentemente del blocco della liquidità monetaria nell’eurozona, e cioè del denaro così assente dalle tasche di ognuno di noi, di ogni cittadino) pur accennando - ma di sfuggita - alla “continua crescita” dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia.
    La crisi che soffia dall’altra parte dell’Atlantico è, peraltro - ma i lorsignori non lo vogliono far sapere - strutturale. E’ una crisi, cioè destinata a perpetuarsi.
    E’ stato infatti l’innesco del crack congiunturale dei mutui che ha stracciato il velo che celava ai più l’esistenza di una gravissima duplice bolla finanziaria e monetaria che aveva da tempo reso virtuali e non produttive - e quindi artificiali - le economie dei maggiori Paesi avanzati d’Occidente.
    Se nel Massachussets, qualche giorno fa la tragedia dei mutui ha portato una 53enne, Carlenne Balderrama, al suicidio per salvare, con il premio dell’assicurazione, la casa di famiglia dall’asta giudiziaria indetta per saldare l’ipoteca immobiliare non pagata, è indubbio che il peggio debba ancora arrivare. E che, naturalmente, tocca anche al Paese di Bengodi, alla nostra Italia, fare i conti con questo dissesto globalizzato made in Usa.
    Anche da noi aumentano infatti le tragedie di chi vede crescere il suo debito verso le banche perché le rate dei mutui diventano insostenibili. E il dramma nella tragedia è che la maggior parte dei capifamiglia coinvolti in questa crisi ha tra i 25 e i 40 anni, è un giovane.
    Come Trichet in Europa, anche il governatore Mario Draghi, fa però sfoggio di ottimismo per confondere le acque ed evitare uma fuga generale dal risparmio che porterebbe proprio le banche azioniste di Palazzo Koch ad una serie di bancarotte.
    Sta di fatto che qui da noi il 91 per cento dei prestiti concessi dalle banche per comprare una casa alle famiglie sono stati concessi a tasso variabile e quindi soggiacciono all'andamento sfavorevole del costo del denaro.
    Sta di fatto che in questa seconda metà dell’anno, secondo gli osservatori economici, il costo del denaro -rigidamente limitato dalle banche centrali - è destinato a salire almeno al 3,5 per cento.
    Sta di fatto che il potere d’acquisto degli stipendi è ovunque in sensibile calo.
    Sta di fatto che camminiamo tutti sull'orlo di un burrone.
    Ugo Gaudenzi

    www.rinascita.info

  5. #15
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    la speranza è in un calo del tasso di sconto negli Usa, ma dovremo attendere il dopo elezioni. Credo che tecnicamente le premesse ci siano , ma in campagna elettorale è difficile venga fatto.

  6. #16
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    Non sono certo un estimatore di La Grassa, ma che siamo giunti al collasso del sistema ormai lo pensano un pò tutti, anche gli americanisti (anche se però danno motivazioni diverse).
    Il segnale preoccupante è la crisi di Fennie Mae e Freddie Mac, molto peggiore della crisi subprime dell'anno scorso.

  7. #17
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    Ma quale collasso...
    L'unico collasso è quello subito dalla materia cerebrale di chi dice queste fregnacce.
    Ma mettetevi un pò all'ombra che con questo sole è meglio...
    omar proietti

  8. #18
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    L'inflazione accelera bruscamente negli Stati Uniti, viaggiando al passo più veloce in quasi vent'anni. E dà corpo a spettri di stagflazione, pericolose spirali di fragilità della crescita e corse dei prezzi che potrebbero mettere alle corde la Federal Reserve e il Tesoro americano nella loro campagna per restituire fiducia all'economia e al sistema finanziario.

    Il rincaro nei prezzi al consumo è stata dell'1,1% a giugno, già sufficiente a far gridare al record: si è trattato del rialzo più significativo dal 2005 e del secondo in assoluto dal 1982. Anche senza i costi di energia e beni alimentari, le componenti più volatili, l'indice è salito dello 0,3 per cento. Le previsioni erano ferme, rispettivamente, allo 0,7 e allo 0,2 per cento. Ma la marcia dell'inflazione risulta più evidente quando misurata su base annuale: negli ultimi dodici mesi ha fatto segnare il 5%, l'incremento più forte dal maggio del 1991. Il dato depurato da energia e alimentari è cresciuto del 2,4%, ben al di sopra della fascia auspicata dalla Fed tra l'1,5 e il 2 per cento.

    L'avanzata dei prezzi, se non ha impedito ieri un rally a Wall Street guidato da recuperi nei titoli bancari, ha costretto il governatore della Fed Ben Bernanke a lanciare un nuovo allarme sull'economia, questa volta incentrato sull'inflazione. «È troppo alta», ha ammesso promettendo impegno nella battaglia per la stabilità dei prezzi. Bernanke ha parlato alla Camera, in occasione della seconda giornata della testimonianza semestrale al Congresso. Solo il giorno prima, al Senato, aveva sottolineato anzitutto i rischi per la stabilità dell'economia e dei mercati, scossi da crescita fragile e bufere finanziarie, tra le grandi priorità della Fed. La produzione industriale di maggio, comunicata ieri, non è bastata ad allontanare i timori di debolezza, pur mostrando un incremento dello 0,5 per cento.

    La politica monetaria è presa tra i due fuochi di inflazione e crisi: la Fed ha ormai interrotto la lunga manovra di taglio dei tassi di interesse per stimolare la crescita, ma ha finora rinviato qualunque aumento del costo del denaro in omaggio alla fragilità dell'economia. Questo attendismo potrebbe continuare: i verbali dell'ultima riunione del 24 e 25 giugno hanno mostrato come i vertici della Banca centrale ritengano che «con maggiori rischi di inflazione e aspettative inflazionistiche il prossimo cambiamento nella politica monetaria potrebbe sicuramente essere un aumento dei tassi». Ma anche che i tempi per una simile mossa sono ostaggio delle incognite economiche e finanziarie. Bernanke ieri ha cercato di dissiparne alcune, assicurando che i colossi dei mutui Fannie Mae e Freddie Mac «non sono a rischio di fallimento». Ha tuttavia aggiunto, sfoderando estrema prudenza sulla strategia della Fed, che «dovremo esaminare i dati in arrivo e l'evoluzione dell'outlook per cercare la politica che meglio riflette il nostro mandato a favore di una crescita sostenibile e una stabilità dei prezzi».

    Con il malessere economico si sono cimentati anche Congresso e Casa Bianca. «Assistiamo ad assalti su entrambi i fronti, l'inflazione è troppo alta, la crescita troppo debole», ha dichiarato il senatore democratico Charles Schumer, aggiungendo che «occorre un nuovo piano di aiuti per l'economia». La Casa Bianca ha invece affermato che l'amministrazione «è preoccupata per l'impatto dei rincari dei prezzi». Il mese scorso, l'energia ha trainato l'inflazione con un incremento del 6,6 per cento. La benzina è lievitata del 10,1% e il gas naturale del 4,9. I prezzi alimentari sono saliti dello 0,7 per cento. E le commodity hanno registrato un rincaro record dell'1,9. Questi aumenti hanno cominciato a contagiare altri settori: i prezzi nei trasporti sono lievitati del 3,8%, con le tariffe aerei rincarate del 4,5. I costi abitativi e quelli dei servizi sono aumentati dello 0,5 per cento.

    http://www.ilsole24ore.com/art/SoleO...lesView=Libero

    Newsletter di borse.it Cina: Pil secondo trimestre scende a +10,1%, inflazione a giugno al 7,1%
    Il governo della Cina ha comunicato che nel secondo trimestre la crescita del Pil è rallentata al 10,1%, dal 10,6% registrato il trimestre precedente, mentre l'inflazione si è attestata al 7,1%, dal 7,7% di maggio. A pesare sull'economia sono state soprattutto le minori esportazioni e la stretta creditizia imposta dalla Banca Centrale.

  9. #19
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    FOR years the housing market in Britain has defied gravity. For a few months in 2004 and 2005 house prices moderated, before taking off again. But now, finally, tighter credit and overstretched household budgets are pulling prices down.
    A collective shudder ran down the spines of British homeowners on Tuesday April 8th when Halifax, a part of HBOS and the country’s biggest mortgage lender, revealed that house prices fell in March by 2.5%. The monthly decline recorded by the Halifax house-price index was the biggest since September 1992, when the housing market was enduring an agonisingly prolonged bust.

    In fact, monthly house-price figures are notoriously erratic and should be taken with a big grain of salt. The more important finding from the index was that the annual rate of inflation—comparing the first quarters of 2008 and 2007—has fallen to 1.1%, the lowest since March 1996, when it was 0.3%. That fits with the picture painted by the house-price index of the Nationwide Building Society, another big lender. This has now recorded five consecutive monthly declines, lowering the annual rate to 1.1% in the year to March.

    Mortgage lenders are reluctant to talk down the market, so it says something that both the Halifax and Nationwide are predicting “modest” declines in house prices this year. Forward-looking indicators suggest a gloomier picture. The number of mortgages approved for house purchase was almost 40% lower in February than a year before. According to the Royal Institution of Chartered Surveyors, estate agents have been grappling with the worst conditions—measured by the ratio of completed sales to unsold stock—since September 1996.



    Last week a study by the International Monetary Fund found that Britain’s housing market was the third most over-valued of 17 developed economies, narrowly behind Ireland and the Netherlands. House prices were almost 30% higher than could be explained by fundamental factors such as disposable income, interest rates and working-age population.

    These findings are not shocking given the extraordinary house-price boom of the past decade. Between the first quarter of 1997 and the first quarter of 2007, house prices rose by 214%. This was the third highest among 20 countries covered by The Economist. It contrasts with a rise of 135% in America up to its peak in 2006.

    During the long surge in house prices, the usual siren voices insisted that “this time it is different”, despite Britain’s previous record of booms and busts. Even though prices soared to apparently unsustainable levels—judged by conventional benchmarks, such as the ratio of house prices to average earnings—they still appeared affordable when debt-servicing costs were compared with income, thanks to low interest rates. Furthermore, a surge in population growth caused by immigration together with sluggish homebuilding rates supposedly warranted the vaulting valuations. This overlooked the fact that the market also looked greatly overvalued when house prices were compared with rents.
    The reality was that the market was lifted artificially high by a tide of cheap credit. In particular, borrowers benefited from cut-price home loans made possible by mortgage securitisation, notably from Northern Rock, the lender that was brought low last year by the financial crisis. Now that tide of cheap credit is receding fast as banks and building societies reprice their mortgages and toughen their lending conditions. Spreads on “tracker mortgages” that are linked to the Bank of England’s base rate have risen and lenders are penalising borrowers who can afford only a small deposit.

    Some relief may come on Thursday if, as expected, the central bank cuts the base rate from 5.25% to 5.0%. But that would probably do no more than counter the effects of the lenders’ latest moves to constrict credit. Mervyn King, the Bank of England’s governor, said in March that the bank’s two previous quarter-point reductions, in December and February, had done no more than offset the impact of tighter credit conditions, leaving average interest rates paid on mortgages much the same as before.

    A period of falling house prices has been long overdue and may be welcomed by those who have been priced out of the market. But past experience suggests that it is likely to inflict economic damage by slowing consumption and GDP growth. When the market slowed in 2005 household spending rose by only 1.5%, its lowest since 1992. That augurs ill for Britain’s economic prospects—and for Gordon Brown’s increasingly beleaguered government.

    http://www.economist.com/daily/news/...ry_id=11001376

  10. #20
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    Citazione Originariamente Scritto da Lincoln Visualizza Messaggio
    Ma quale collasso...
    L'unico collasso è quello subito dalla materia cerebrale di chi dice queste fregnacce.
    Ma mettetevi un pò all'ombra che con questo sole è meglio...
    Ora c'è Berlusconi, non ci può essere crisi.
    Aggiusta tutto lui, garantito, lo dicono Il Giornale ed Il Foglio credibilissimi ed imparziali.
    Mettetevi all'ombra e non dite fregnacce!

 

 
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