Originariamente Scritto da
MacBraveHeart
Rosanna Sapori si chiede cosa c'è dietro alle barricate alzate a Malpensa da chi finora ha mostrato solo disprezzo per i lavoratori (vedi le leggi per precarizzare tutti). Non è che dietro ci siano solo interessi personali nascosti? Lo stesso mi sono chiesto io facendo un semplice confronto con lo zuccherificio del Nord (Casei Gerola) fatto scientemente fallire durante il governo Berlusconi e chiuso in fretta e furia senza che l'allora Ministro del Lavoro, Maroni, spendesse una parola per salvare una fabbrica modello, milgliaia tra operai e bieticoltori di 3 province e l'indipendenza alimentare del Nord in quel settore.
Oggi invece barricate per difendere i "lavoratori" di Malpensa. O i datori di lavoro?????????????????????????
Di che lavoratori stiamo parlando? Che gran lavori stabili stiamo tutelando?
Nel secondo post, lo spiega direttamente il senatore leghista Leoni, ma prima diamo subito una idea con un articolo postato dai sindacati e uno della Prealpina.
Ma chi tutela i lavoratori di Malpensa?
Ieri alle 13.30 davanti ai cancelli della LSG SKY CHIEFS (azienda di
catering che prepara e distribuisce i pasti sugli aerei di linea), si è
tenuta un assemblea sindacale indetta dalla CUB di Varese al fine di aprire
una vertenza nei confronti della cooperativa CIS (Compagnia Italiana
Servizi) alla quale la LSG SKY CHIEFS ha appaltato il servizio di lavaggio.
I fatti in breve vedono circa 70 soci-lavoratori della CIS (gran parte dei
quali immigrati mediorientali e africani) che per non essere espulsi dalla
cooperativa (licenziati su due piedi senza alcun indennizzo) devono versare
un incremento della propria quota associativa pari a 75 euri al mese.
Il tutto gli è stato proposto con il tentativo di estorsione da parte dei
"capoccia" delle deleghe di partecipazione al voto per l'assemblea dei soci,
infatti lo statuto della cooperativa prevede che ogni cambiamento delle
quote associative deve essere deliberato dall'assemblea dei soci in cui ogni
partecipante delegato può votare per 5 soci deleganti.
Quindi i lavoratori si sono ritrovati a subire la minaccia che se non
firmavano la delega in bianco venivano automaticamente espulsi.
L'assemblea di ieri, nonostante il rifiuto da parte della cooperativa nel
farla svolgere all'interno dell'aeroporto e le minacce nei confronti dei
partecipanti, ha visto la partecipazione di 35 lavoratori decisi ad andare
fino in fondo alla questione deliberando l'apertura di una vertenza
collettiva nei confronti dell'azienda.
Il resto è chiarito perfettamente nell'articolo di Lorenzo Tubiana sulla
Prealpina di oggi.
LA PREALPINA del 07/10/04
MALPENSA - Quasi mille euro per non perdere il posto di lavoro.
È un vero paradosso quello che vede protagonisti circa 70 lavoratori (in
maggioranza extracomunitari) della cooperativa Compagnia Italiana Servizi
(CIS), ai quali è stato richiesto partecipare all'aumento di capitale con
una cifra che supera il loro stipendio, perché nel caso contrario
rischierebbero di rimanere a casa.
I settanta della CIS, pochi italiani e quasi tutti pakistani, marocchini,
senegalesi e nigeriani, non sono infatti inquadrati come dipendenti, bensì
sono a tutti gli effetti soci della coop. Una formula, quella del
"socio-lavoratore", che sulla carta dovrebbe dare molti vantaggi, il primo
fra tutti la partecipazione agli utili dell'impresa.
"è invece un sistema che li rende di fatto lavoratori di serie C - spiega
Marco Galli della CUB (Confederazione Unitaria di Base) - perché così non
c'è l'obbligo di applicare i minimi contrattuali: a differenza dei loro
colleghi della SKY CHIEFS (azienda di catering che si appoggia alla
cooperativa, ndr), loro non possono avere le tutele minime dovute ai
dipendenti", precisa Galli, che ha presieduto ieri pomeriggio un'assemblea
svolta fuori dai cancelli, in quanto la CIS "non ha dato il permesso",
aggiunge il sindacalista.
Pagare per portare a casa uno stipendio: quella di ieri pomeriggio a
Malpensa era un'istantanea significativa di come sta cambiando il mondo del
lavoro. Gli stranieri e i pochi italiani inquadrati nella cooperativa lavano
e puliscono i carrelli e i vassoi utilizzati per i pasti. Il loro compenso
difficilmente supera i mille euro, visto che in media si aggira tra gli 800
e i 750.
"L'orario di lavoro cambia ogni giorno, non abbiamo né tredicesima né
quattordicesima, pochissime ferie e niente tutela sanitaria, tutto questo
per 5 euro l'ora", spiega Aziz Nouha, uno dei "soci-lavoratori" della CIS.
"E ora si vedono costretti a sborsare mille euro per un aumento di capitale,
perché sembra che la cooperativa si trovi in difficoltà. Una cosa
inaccettabile" denuncia ancora Galli.
"Questo sistema è quasi una truffa, perché le normali cause di lavoro
diventano ben più onerose cause civili e vengono escluse le tutele
dell'articolo 18", precisa il sindacalista della CUB, che poi annuncia anche
denunce penali: "Apriremo presto una vertenza sindacale e ci stiamo già
organizzando per indire uno sciopero, nel caso che l'azienda rifiuti ancora
un incontro. Intanto stiamo già partendo con un'azione legale contro la CIS
stessa, denunciando il trattamento di quelle persone, che pare abbiano anche
subito minacce per essere costretti a votare a favore dell'aumento di
capitale".
Il braccio di ferro è solo all'inizio.
Lorenzo Tubiana
Questo è solo uno dei tanti casi. Avete visto la data? Chi c'era al governo? e al ministero del Lavoro dormivano?