Benedetto XVI nella messa alla Sistina per il Battesimo di tredici bambini afferma: solo l’uomo ha vita eterna Papa Ratzinger (grande amante dei gatti...) si è guadagnato probabilmente l’antipatia di non pochi fan degli animali, ricordando che secondo la teologia cattolica solo l’uomo ha un’anima, e di conseguenza la sua esistenza non finisce sulla terra. “Tutto ciò che ha inizio sulla terra prima o poi finisce, come l’erba del campo, che spunta al mattino e avvizzisce la sera – ha detto il Pontefice -. Però nel Battesimo il piccolo essere umano riceve una vita nuova, la vita della grazia, che lo rende capace di entrare in relazione personale con il Creatore, e questo per sempre, per tutta l’eternità. Sfortunatamente l’uomo è capace di spegnere questa nuova vita con il suo peccato, riducendosi ad una situazione che la Sacra Scrittura chiama "morte seconda". Mentre nelle altre creature, che non sono chiamate all’eternità, la morte significa soltanto la fine dell’esistenza sulla terra, in noi il peccato crea una voragine che rischia di inghiottirci per sempre, se il Padre che è nei cieli non ci tende la sua mano”. E’ un tema su cui si dibatte da molto tempo. E i pareri sono molto discordi. Il parroco di San Giovanni dei Fiorentini, a Roma, celebrava una volta all’anno una messa per i “pet”, e li accettava in chiesa. Padre Luigi Lorenzetti, noto teologo, ha scritto sugli animali: "Hanno ricevuto un soffio vitale da Dio, e sono attesi anch'essi dalla vita eterna". Paolo VI disse : "Un giorno rivedremo i nostri animali nell'eternità di Cristo", e rivolto ai Medici Veterinari: "Vi esprimiamo il nostro compiacimento per la cura che prestate agli animali, anch'essi creature di Dio, che nella loro muta sofferenza sono un segno dell'universale stigma del peccato e dell'universale attesa della redenzione finale, secondo le misteriose parole dell'apostolo Paolo." Gaspare Gherardini , canonico del Santo Spirito di Roma , nella metà del Settecento affermò: "Scopersi nella macchina degli animali un fine savissimo, un fine degnissimo della Divinità". E Papa Wojtyla nel 1990 affermò: “La Genesi ci mostra Dio che soffia sull'uomo il suo alito di vita. C'è dunque un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi”. Tutte dichiarazioni che sembrano lasciare uno spiraglio; che per Eugene Drewermann, il teologo contestatore tedesco, è evidente. Ecco dall’introduzione del suo “Sull’immortalità degli animali” qualche riga: “Uomini e animali sono, in breve, entrambi manifestazione del principio vitale. E tutto è dotato di un'anima divina poiché se cosi non fosse, non vivrebbe. Com'è possibile, dunque, sostenere con serietà che gli animali non abbiano un'anima? Gli animali certo non sanno ciò che sanno gli uomini: di avere in se un'"anima immortale". Ma gli uomini lo sanno poi davvero? La maggior parte degli uomini non vive forse nella stessa "ottusa ignoranza" degli animali? Inconsapevole, certo non meno degli animali, della propria divinità? Chi può dire con certezza che gli animali, che oggi abitano con noi questo pianeta, nel corso dell'evoluzione non diventino consapevoli di avere un'anima e che il loro cammino evolutivo non possa sopravanzare il nostro? Non c'è forse negli animali un impulso all"' apprendimento"? Davvero essi non hanno desiderio di spirito, come dice san Tommaso d'Aquino? Non è forse scritto nella Bibbia che l'intera creazione geme e soffre nelle doglie del parto? E che cosa significheranno queste parole, se non che anche gli animali anelano alla liberazione dalla loro condizione attuale e attendono la Redenzione?”
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