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Discussione: Il Pozzo Dei Giganti

  1. #11
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    OMNIA SUNT COMMUNIA



    Indice

    Editoriale


    L. Dorato
    Comunismo e Comunità. Individuo e Comunità
    nella dialettica tra intimo e comune, p. 4

    C. Preve
    Comunismo e Comunità, p. 28

    M. Neri
    Razionalità, populismo e trasgressione, p. 40

    L. Dorato
    Riflessioni sul comunismo e sulla comunità umana:
    libertà, doverediritto, proprietà e lavoro, p. 44

    G. Petrosillo
    Ideologia, Stato, Geopolitica, p. 51

    A. Catalano
    Hic Rhodus, hic salta. O della necessità di impostare
    la questione dell'immigrazione oltre ogni luogo comune, p. 60


    G. La Grassa
    Povero Marx! Rispettiamo ciò che ha detto, poi ridiscutiamolo, p. 67

    M. Tozzato
    Abbozzo di una critica del concetto di sostanza di valore in Marx, p. 74

    G. Paciello
    L’irresistibile discesa di Benny Morris. Un “nuovo” storico
    diventato vecchio, anzi razzista, p. 80


    M. Brumini
    1917-2007: Novanta anni dopo la Rivoluzione bolscevica.
    Raccogliere l’eredità, per andare oltre, p. 99

    C. Preve
    Gianni Vattimo. Un comunista postmoderno?, p. 107


    La rivista quadrimestrale Comunismo e Comunità consta di 124 pagine ed ha il prezzo consigliato di 7,50 eu
    ro

    ARDITI NON GENDARMI

  2. #12
    ALTRA FACCIA DELLA MONETA
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    Citazione Originariamente Scritto da Muntzer Visualizza Messaggio
    . . .
    G. La Grassa
    Povero Marx! Rispettiamo ciò che ha detto, poi ridiscutiamolo, p. 67
    . . .
    Beh, l'idea di rispettare ciò che ha detto Marx suona paradossale alle orecchie di chi -a suo tempo- del contrasto alle idee marxiane ha fatto una ragione della propria vita (scontando di persona fino ad oggi il prezzo di non essersi omologato alle esibizioni di una moda intelletualoide assai vantaggiosa in certi ambienti culturali di qualche anno addietro).

  3. #13
    brescianofobo
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    Predefinito Dini Mastella e Berlusconi si uniscono per affiondare il governo della GF: E VINCONO

    Amici, dovete sapere che una famiglia su due non arriva a fine mese, ormai tutti voi avrete di sicuro qualche parente che campa vendendo rose ai semafori (cfr dati LAGRASSA)

    Ebbene, tormentato dallo spettro di vostro cugino che vestito di cenci ha chiesto a Dini ad un semaforo rosso di comprare una rosa per la moglie (dalla quale attende ancora il pagamento, infatti vostro cugino è vestito di cenci perchè è stato convolto nella bancarotta della signora Dini), il senatore Lambertow ha inviato la rosa fregata a vostro cugino alla moglie di Mastella, che quando l'ha ricevuta stava urlando al telefono con un direttore ASL perchè voleva che il primario di Caserta fosse il suo fiorista.

    Nacque cos' una solida amicizia tra le mogli dei due statisti, poi allargatasi ai rispettivi consorti, che allarmati per l'andamento negativo dell'economia testimoniato da vostro cugino che è ancora là al semaforo decisero di comkbattere le ingiustizie della Grande Finanza facendo cadere Prodi.

    La copertura ideologica dell'operazione fu poi affidata al Lagrassa.

    Cedo quindi la parola al collega Strozzi che vi dirà come si riusci' a distruggere la GF che aveva ridotto sul lastrico gli italiani tramite il governo Prodi

  4. #14
    sionismo = infamità
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    so' storie toccanti

  5. #15
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    Citazione Originariamente Scritto da brunik Visualizza Messaggio
    Amici, dovete sapere che LAGRASSA
    La copertura ideologica dell'operazione fu poi affidata al Lagrassa.
    Cedo quindi la parola al collega Strozzi
    Visto che il brunik cita proditoriamente, presento qui (derogando per cause di forza maggiore alla norma di inserire tutti gli interventi lagrassiani nell' apposito thread "Il Pozzo dei Giganti", ma Jeronimus2002 e Lucio capiranno) una sintesi dell' ultimo intervento del Maestro di Conegliano Veneto, che offre risposte a ai dubbi del Bergamasco:

    "In ogni caso, non debbo poi essere così "andato", come pensano alcuni "compagnucci" (di un tempo), se ogni volta faccio delle ipotesi con mesi o anni di anticipo, e poi queste si rivelano esatte. Per di più fornisco delle motivazioni che certi ambienti ufficiali, decisamente più informati di me (non ho a disposizione i servizi segreti), si guardano bene dal solo nominare. Fin dalla fine del 2005, ho cercato di spiegare il significato della lotta condotta dai cosiddetti "poteri forti" (o "piccolo establishment" o GFeID) contro Fazio onde sostituirlo con quello che anche Cossiga definisce "amico" dell’americana Goldman Sachs. Non che mi fosse simpatico Fazio, ma consideravo i vincitori molto più pericolosi e disastrosi per le sorti del nostro paese. Fra l’altro, rilevavo come tali vincitori fossero quelli che maggiormente intralciano l’attività delle nostre aziende migliori – l’Eni, la Finmeccanica, l’Enel; guarda caso, le stesse indicate anche dall’ex presidente come passibili di svendita se assumesse l’incarico di premier "provvisorio" il governatore di Bankitalia – i cui presidenti debbono essere nominati ad aprile: questo è uno dei motivi essenziali (non il solo, certo) per cui si chiede, dopo Prodi, un governo tecnico che duri almeno un po’, in modo da avere, come sarebbe stato con il governo appena caduto, al vertice di tali aziende mansueti esecutori degli ordini dei suddetti "poteri forti", con alle loro spalle i "padroni" statunitensi. Ho anche formulato l’ipotesi che Fazio rappresentasse la finanza vaticana, la quale avrebbe allora perso la battaglia nei confronti di quella americana. Il che conduce ad ulteriori conclusioni: il Vaticano, in questa fase storica, non gioca per nulla a favore degli Usa; ciò consente di valutare meglio la miopia politica di certi "laici", ottenebrati dalla sola questione religiosa, anzi clericale. Ma non insistiamo.
    Sono moderatamente soddisfatto per l’uscita di scena di un uomo indegno come l’ormai ex premier. Ancora più contento sono perché egli ha lasciato nelle peste l’intera sinistra, in particolare quella detta "radicale", andandosene in modo disastroso; ha recitato la pantomima della coerenza, ma la sua agonia è stata contrassegnata da un mercato incredibile. Perfino un Montezemolo – vero supporter del governaccio, pur se all’ultimo si mascherava spesso da critico, sempre assai moderato e "responsabile" – ha dovuto, per fingere un po’ di dignità, dichiarare che non aveva mai visto un suk del genere. In effetti, lo spettacolo offerto con la faccenda del senatore dell’Udeur che ha cambiato idea in 24 o 48 ore "per il bene del paese" ha del comico, ma anche dell’assai disgustoso. I "trasformisti" di un tempo erano dei gentiluomini in confronto. Pochissimo tempo prima della votazione decisiva, lo stretto collaboratore del senatore in oggetto veniva assunto come dipendente (veramente "una misera offa") all’Agecontrol, carrozzone statale addetto a controllare che i prodotti ortofrutticoli freschi vengano commercializzati secondo le disposizioni di legge.
    L’Agecontrol fa parte dell’Agea (agenzia per le erogazioni in agricoltura, che a sua volta controlla e gestisce i finanziamenti europei all’agricoltura italiana), dipendente dal Ministero di cui è titolare De Castro, prodiano fedelissimo e già membro importante della Nomisma (la società fondata dall’ex premier), che ebbe una importante nomina in organismi europei quando Prodi era presidente della Commissione della UE. Il presidente di Agecontrol ha subito precisato che in effetti è stato assunto "un dipendente che attualmente svolge le funzioni di segretario particolare del senatore Stefano Cusumano……tale decisione è stata presa dal direttore generale della società in assenza di preventiva informazione al presidente stesso e tanto più in assenza di preventiva autorizzazione da parte del presidente o, per quanto ad egli risulti, da parte di alcuno dei componenti del consiglio di amministrazione…..ogni responsabilità sarà subito individuata".
    Con sommo gaudio di qualsiasi persona, che si schifi di questi giochetti, l’assunzione dovrebbe essere stata già annullata. Mi sono diffuso sulla vicenda perché voglio vedere le facce (di tolla) di chi ancora parla della corruzione berlusconiana. La magistratura si è mossa – con tanto di intercettazioni telefoniche fornite, dalle solite "manine sante", alla stampa filo-prodiana – per una questione di raccomandazioni di 4-5 vallette alla Rai, nessuna delle quali è terminata con l’assunzione di qualcuna di loro. Adesso abbiamo una vera assunzione, sia pure temporanea, ad ente statale del segretario di un senatore, assunzione non autorizzata dal presidente dell’ente e avvenuta subito prima di una votazione decisiva per il governo. Vorrà indagare la magistratura? Facciamo la scommessa che no! Questi, d’altronde, sono i "sinistri". Sempre pronti al moralismo sulla pelle degli altri, mentre la loro irrimediabile, e mai perseguita, corruzione è sempre "lavata con Omo".
    Conosco bene questa "parte politica" e avverto chiunque: simili personaggi continueranno ad impestarci in ogni dove. Se qualcuno crede che essi possano essere contrastati da una destra composta di ominicchi e quaquaraqua, si sbaglia di grosso. Sarebbe necessaria la presenza, in questo "pauvre pays", di gente dotata di assai più robusta spina dorsale, che sapesse portare a compimento un accurato servizio "di barba e di capelli". I sinistri tornano sempre; non a caso stanno già tramando per il governo tecnico di transizione (come quello di Dini del ’95, durato un buon anno e mezzo) o di responsabilità nazionale o altre spudorate fesserie simili. Avendo di fronte una destra del genere, esistono molte probabilità che riescano in questo truffaldino disegno, magari con l’aiutino dei centristi dell’Udc e dell’Udeur (sempre viva), che fingono di voler rifondare la "cosa bianca" per ricreare un centrosinistra formalmente più decente e rinvigorito (sulla carta!). Se dico che ce la possono fare, è perché non mi fermo al palcoscenico dello scadente spettacolo politico cui ci fanno assistere per distrarci; se fosse solo per questi pessimi attori, sarebbe facile impedire l’"eterno ritorno del sempre eguale" (anzi del sempre peggio). Dietro ci sono i "padroni", le bande del "capitalismo italiano come nella Chicago anni ‘20". Malgrado le facce da "ricchi debosciati", certi personaggi della industrial-finanza, parassita e divoratrice del paese, ricordano – ma non con la stessa grandezza, bensì come meschini cascami degni di un paesucolo qual è il nostro – i protagonisti degli ottimi film noir americani tipo "Scarface", "Il nemico pubblico n. 1", "La furia umana", "La città si difende" e molti altri.
    Per queste mignatte è comunque un rischio il ritorno del centrodestra (pur corrotto, e corrompibile, anch’esso la sua parte); perché non sarebbe comunque facile ottenere gli aiuti statali per Fiat e altre industrie dello stesso tipo, non sarebbe agevole far dilagare l’apparato finanziario a suo piacimento. Per ottenere tale risultato, bisognerebbe associare all’operazione quella parte dei poteri economici oggi disdegnata dal "piccolo establishment", bisognerebbe non pestare più – con una pressione fiscale al suo massimo storico (43,7% del reddito) – i tipici elettori del centrodestra. Dove si vanno allora a pescare i soldi per foraggiare con rottamazioni e prepensionamenti, ecc., le aziende tipo Fiat? Dove si vanno a prendere quelli necessari a favorire le operazioni di Intesa e altri "benemeriti" organismi finanziari? Li si tolgono ai salariati (con remunerazioni al minimo da molti anni a questa parte) o ai pensionati (con meno di mille euro, che sono la stragrande maggioranza)?
    Come si può sostenere, senza l’appoggio dei laidi residuati del piciismo, la necessità (travestita da giustizia) di picchiare sulle "rendite finanziarie", cioè su milioni di pensionati e lavoratori che investono i loro modesti risparmi in bot o titoli di fondi di investimento, con un rendimento sul 2 o poco più %? Con il centrodestra – malgrado la buona predisposizione di alcune sue parti – è difficile ottenere una politica del genere. Con la sinistra e i sindacati è molto più semplice. Così vediamo il vero nefasto rappresentante del capitalismo italiano, di nome Montezemolo (sempre più somigliante al suo "padre spirituale", l’Avvocato), trovarsi in perfetta sintonia con Veltroni & C. nel chiedere un govern(icchi)o di transizione (che durerebbe minimo un anno), ricercando una sponda nella solita Udc (per non parlare del presdelarep, che appartiene a "quella parte"). […]
    Questa è una descrizione esatta dell’impazzimento della sinistra, che vede il baratro spalancarsi davanti a sé, ove si andasse a votare subito. In effetti, non c’è, in un caso del genere, alcun problema di governabilità. Se si vota verso aprile-maggio, la sinistra, al gran completo, non arriverà al 45% dei voti (andrà più vicina al 40). La batosta sarebbe di quelle "storiche" e il centrodestra avrebbe una maggioranza schiacciante in entrambi i rami del Parlamento. Si obietta, però, che la destra è la riproposizione del vecchio; come sosteneva, fra gli altri, l’altra sera la Berlinguer a "Primo piano" con il suo agghiacciante sorriso da "Crudelia Demont". C’è veramente da sganasciarsi. Il nuovo sarebbe Veltroni che, da quasi vent’anni, duella con D’Alema per il controllo dei post-piciisti (almeno fra noi, per favore, non chiamiamo più comunisti questi rinnegati da molto, molto, prima che crollasse il "socialismo reale"; erano solo dei forsennati statalisti, dei brezneviani un po’ ammorbiditisi al fine di adattarsi e infiltrarsi nel "regime democratico" del capitalismo occidentale, servendo al meglio il parassitario grande capitale italiano, che ha sempre vivacchiato sull’assistenza "pubblica"). Questi buffoncelli – piuttosto pericolosi per la loro vocazione a servire con metodi autoritari e con manovre fondate sul raggiro e la menzogna – sono solo passati dalla denominazione Pci a quella Pds; poi hanno tolto il P diventando Ds; infine hanno riaggiunto il P e tolto l’S diventando Pd. Capirai che nuovo! Eppure il duo Montezemolo-Bazoli – il principale "gruppo di guastatori" d’Italia – fa finta di crederci. Ne capiamo bene il motivo: dove trovare servi migliori? [...]

  6. #16
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    lunedì, 28 gennaio 2008
    IN CAMPANA: I RODITORI SONO SEMPRE ALL’OPERA di GLG e G.P

    Malgrado sia dimissionario, il Governo vorrebbe procedere egualmente all’enorme infornata di nomine dei prossimi due-tre mesi: centinaia di posti fra i quali quelli di tutti gli Istituti di previdenza, delle imprese pubbliche gioiello (Eni, Finmeccanica, Enel), delle Poste, della Tirrenia e infinite altre (anche nelle Forze Armate, al massimo livello). Lo ha rivelato il ben noto Rovati, quello del primo piano – formulato da due personaggi, legati alla Goldman Sachs come il Governatore di Bankitalia svillaneggiato da Cossiga, uno dei quali fa parte del governo dimissionario – teso ad impadronirsi della Telecom, piano sventato in quell’occasione da un’impennata di Tronchetti (in pratica avrebbe dovuto svendere; ha poi ottenuto molto di più), ma poi andato a buon fine con il duo Bernabé-Galateri (di fatto messi da Intesa, che stava all’origine anche del precedente piano fallito, con alle spalle la solita Goldman).

    Diciamo subito che chiunque consenta al peggiore premier della storia d’Italia di portare a termine questo progetto di occupazione di tutte le principali poltrone di controllo dell’economia e dell’amministrazione statale – progetto favorito dalla finanza (leggi soprattutto la solita Intesa) e dagli indecenti vertici confindustriali – avrà messo l’ipoteca sull’intero paese, che andrà incontro a selvagge devastazioni da parte di autentici roditori. Saremmo alla piena emergenza. Per ciò, anche se contiamo poco, riporteremo tutte le notizie utili a smascherare, presso quella piccola schiera di lettori che ci segue, questo progetto di invasione del potere da parte delle bande “chicaghesi” dell’ignobile GFeID (grande finanza e industria decotta), che si ostinano a utilizzare una sinistra allo sbando (e si sono più volte chiariti i motivi di questa ostinazione, su cui torneremo spesso), dandole una mano nel truffaldino tentativo di evitare le elezioni che la farebbero “evaporare”.

    Si attivino pertanto tutte le forze che si oppongono a questi esiti ormai cancerogeni del “cattocomunismo”, cui sono conniventi finanzieri e industriali felloni, privi di senso dell’onore e svenduti a interessi esteri (sappiamo di chi!). In campana!


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  7. #17
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    tranquillo, Strozzi, le nomine le lasciamo fare a Silvio e tutto si sistema, questo erano stati nominati da Silvio ma il governo Prodi è caduto appena in tempo per farli rinominare da Silvio, mica vorrai avere un governo Berlusconi con gente nominata da Prodi, è il governo che ha vinto le elezioni che deve fare le nomine.

    Solo Prodi doveva avere un governo con la legge elettorale di Berlusconi, la TV in mano a Berlusconi , la burocrazia in mano a Berlusconi e i ripensatori di Marx in mano a Berlusconi

    Adesso risistemiamo Berlusconi al suo posto e torna la vera democrazia, te di al Lagrassa di non preoccuparsi che le masse saranno contente

  8. #18
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    brunik, 'sto pezzo di La Grassa, tratto dal bell' articolo "Giochicchiano gli sciocchini" pubblicato il 27 gennaio scorso, sembra scritto apposta per te:


    [...] Certamente, non penso che, a questo punto, l’indecente e meschino uomo di potere che fu Prodi riesca ad occupare – per conto dei suoi amici-padroni della finanza (Intesa ad esempio) – l’intero ventaglio dei posti di vertice negli apparati economici e politici, i cui titolari scadono entro pochi mesi (si parlava di almeno 600 nomine, adesso sembra che siano più di un migliaio). Destra e sinistra possono però spartirseli, cercando di fregarsi l’un l’altra, soprattutto confidando nella volubilità dei nuovi nominati, pronti a passare da una parte all’altra come hanno sempre fatto in questi anni. Intanto, il paese resterebbe “a mollo” in attesa di leggi elettorali “sicure”, che “garantiscano stabilità”, che ridiano credibilità alla cosiddetta Casta, ecc. Un’autentica “araba fenice”, esistente solo nelle menzogne di questi quaquaraqua.
    Non sono in grado di capire se questo popolo è ancora capace di credere alle panzane; certo esiste lo zoccolo duro dei coglioni di sinistra, di quelli che ancora sono terrorizzati dal “fascismo” (sempre montante, da 14 anni a questa parte) di Berlusconi. Almeno un 25% di italiani appartiene alla schiera di questi coglioni. Tuttavia, ci sono poi quelli di destra, un altro zoccolo duro che crede sempre in un “malleabile” come Berlusconi; basta invece “accontentarlo” un po’, e diventa come cera, assume tutte le forme che si vogliono. Non c’è destra o sinistra che tenga, non si salva questo paese con simili imbroglioni e incapaci. Tuttavia, dietro i teatranti che si agitano sul palcoscenico, esiste una “classe dirigente” (economica) persino peggiore di loro. Ieri ha parlato proprio Il Peggiore: Montezemolo. Quest’uomo sta riuscendo a farsi sostituire alla presidenza di Confindustria da una sua sodale che non credo proprio sia migliore di lui; rappresenterà quindi come al solito, ne ho la quasi certezza, il capitalismo assistito dallo Stato. L’Italia continuerà allora ad essere l’ultimo pezzo di “socialismo reale” (mentecatti quelli che credono sia invece la Cina, paese capitalistico in pieno sviluppo; pur se non è il nostro stesso tipo di capitalismo).
    La nostra sfortuna è che le poche (troppo poche!) imprese “d’avanguardia” (Eni, Finmeccanica, Enel, Ansaldo, più frattaglie varie) sono per l’essenziale pubbliche; e dirette da apparati manageriali incapaci di fronteggiare con vigore una politica che, a sua volta, è asservita ai parassiti della finanza e dell’industria assistita (quella montezemoliana e dei suoi prossimi sostituti), con alle spalle la grande finanza americana. Quest’ultima, come spesso avviene, ha negli ultimi anni strafatto e si è così avvoltolata in operazioni che l’hanno messa in crisi; nell’insieme (in una prospettiva di medio periodo e per l’essenziale) funziona però da strumento di predominio del paese al momento ancora in buona parte centrale sul piano globale (pur se perde via via il suo “smalto”). Di conseguenza, noi ci troviamo in una situazione perversa, in cui siamo una sorta di “misto frutta” tra Repubblica di Weimar e paese europeo orientale all’epoca in cui esisteva il “campo socialista”.
    Impossibile immaginare una condizione peggiore di questa. [...]Infatti, il “cattocomunismo” (l’unione di falso cattolicesimo e falso comunismo, due fondamentalismi che confluiscono in uno Stato autoritario, ma inefficiente, incapace di sintesi sociale, servo dei ceti più parassitari) è precisamente una mostruosa mescolanza di “socialdemocrazia” (responsabile del “weimarismo”) e di “comunismo”, cioè piciismo, responsabile di quella rassomiglianza con il “socialismo reale”, dovuta all’assistenza “pubblica” fornita al capitalismo “montezemoliano” e “bazoliano”; sia chiaro che i nomi personali contano poco, li uso solo per rendere più immediata e quasi visiva la percezione di un fenomeno così degenerativo e “strutturale” (non individuale).
    [...] Ci si salverebbe solo se si installasse al potere una forza in grado di liquidare brutalmente l’attuale quadro politico a partire dalla sinistra “cattocomunista”, di porre ai vertici delle suddette imprese manager del tipo degli “Enrico Mattei” (quanto meno, diciamo, dotati di ampi poteri e di reale indipendenza) e di mettere “a cuccia” (rendere cioè docile e sottomesso agli interessi generali) il capitalismo “montezemol-bazoliano”.
    La prima misura da prendere è sicuramente l’innalzamento dei salari (basso-medi) e la riduzione della pressione fiscale, fregandosene del rapporto deficit/pil e rispondendo a brutto muso ad Almunia, Trichet, Fmi, società di rating, e compagnia cantando. Non per la stupida convinzione, nutrita perfino dai falsi comunistelli marxisteggianti, che si esca dalla stagnazione tramite aumento della domanda. Anzi, essendo ben consapevoli che misure del genere ci possono inizialmente creare ulteriori difficoltà, se non si mette subito in funzione un progetto di radicale mutamento strutturale dell’economia italiana, con la messa in primo piano dei settori e imprese dell’ultima ondata innovativa onde conseguire, nei tempi possibili, un netto incremento della produttività generale di sistema, in assenza del quale l’aumento del reddito disponibile “in tasca” ai cittadini non produrrebbe per nulla effetti positivi. Nel contempo, vanno certo rifiutate quelle scorciatoie (proposte ad arte da ben precisi ideologi degli attuali dominanti) che si rifanno alla precarizzazione, flessibilizzazione, ecc. del lavoro. Non è affatto così che si accresce la produttività generale di sistema; così si lascia intatta la struttura “weimarian-socialistareale” del sistema-paese, e si incrementano solo i profitti del parassitario capitalismo “montezemol-bazoliano”. Furbi sono questi, e hanno una massa di economisti e tecnici, in parte fasulli in parte consapevoli furbastri, che vanno buttati al macero assieme agli schieramenti politici attuali. [...]

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  9. #19
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    LA CRISI: ULTIMA SPIAGGIA? MA NO... di G. La Grassa

    [...] Ormai non può esservi dubbio che il centrosinistra rappresenti la “migliore accolita” di incompetenti e servi per i suddetti vertici confederali (in combutta con quegli apparati burocratici di Stato che sono i cosiddetti “sindacati dei lavoratori”). Il disastro combinato dal governo Prodi – in gran parte ancora nascosto dalla Rai e dai principali giornali in mano ai parassiti finanziario-industriali – non è in fondo “merito” proprio, bensì provocato per favorire la già detta rapina o razzia. L’Italia è stata, dalla crisi di “mani pulite” (prevalentemente un’operazione di potere) fino ad oggi (ma certe losche manovre non sono ancora alla fine), l’ultimo lembo del “socialismo reale”, mentre il vecchio “socialismo”, almeno nei suoi principali paesi (Russia e Cina; ma anche in alcuni minori come il Vietnam, per non parlare di quelli dell’Europa orientale), ha ormai imboccato una ben diversa via di sviluppo (accelerato).
    Quando parlo di “socialismo reale”, so bene che esistono differenze tra l’Urss (e i paesi “socialisti” europei) e l’Italia odierna. La differenza consiste però essenzialmente nella verniciatura della proprietà: “pubblica” laggiù, “privata” da noi. Per il resto, in entrambi i casi vi è stato (e in Italia vi è ancora) un blocco di potere costituito da grandi concentrazioni economiche (supportate verticisticamente e autoritariamente dalla politica), del tutto inefficienti e parassitarie, e da sindacati dei lavoratori, anch’essi verticistici e autoritari, che mantenevano (e in Italia ancora mantengono) i loro rappresentati a livelli salariali minimi (perché tutto il “di più” era, ed è, scremato per la “maggior gloria” dei gruppetti dirigenti delle suddette concentrazioni), ottenendo in cambio condizioni di lavoro basate sul ritardo tecnologico, sulla scarsa organizzazione e l’inefficiente direzione del lavoro, sulla bassa produttività dello stesso, ecc.; tutti fenomeni che hanno provocato il crollo del “socialismo reale” e ormai avvicinano anche il nostro crollo. Logicamente, poiché in quei paesi tutto era “pubblico”, l’inefficienza lavorativa e l’infima produttività erano generali; qui da noi riguardano soprattutto il settore “pubblico” (amministrazioni statali, degli enti locali, ecc.), mentre i lavoratori delle imprese industriali e finanziarie “private” non hanno nemmeno questo “vantaggio”. [...]

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  10. #20
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    Ma 'sto La Grassa viene dalla luna?

 

 
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