MILANO
«Cota ha vinto». Bossi si presenta in conferenza stampa alle 19, quando ancora i dati sullo spoglio sono in corso e la situazione in Piemonte ancora non è definitiva. Ma il Senatur non ha dubbi: «iI Pdl ha tenuto di fronte a una Lega scatenata, mentre la sinistra non ha tenuto, è andata ko».
Per la Lega, ha detto bossi, si tratta di «un successo importante perchè per la prima volta abbiamo dei governatori in regioni fondamentali». A giudizio del segretario della Lega ha premiato «la scelta di Berlusconi di spingere i suoi a votare il federalismo» e ora dovrà proseguire sul cammino delle riforme. Interpellato sui rapporti con il Pdl alla luce dei risultati elettorali, Bossi ha commentato: «Meno male che hanno per alleato la Lega. Il problema per loro è essere alleati con chi va forte. Il problema piuttosto è per la sinistra che al Nord e al centro non esiste più, ci sarà un motivo». E’ euforico, il Senatur. «La gente vuole il federalismo il più presto possibile, a qualsiasi costo». «Il nostro è un voto di riforme, la gente si è chiesta chi vuole le riforme» e ha votato la Lega, gongola Umberto, che si gode il successo piemontese: «Cota ha vinto, noi io me lo aspettavo quando ho candidato lui e Zaia. Ero sicuro di vincere».
In casa Pd si invita alla calma. Alle 17.30 è il vice segretario del Pd, Enrico Letta, il primo "big" ad affacciarsi al terzo piano di Sant’Andrea delle Fratte e mentre le prime proiezioni danno in bilico la Liguria sentenzia: «Vinciamo nella maggioranza delle regioni. Siamo 7 a 4», dice assegnando al centrosinistra la Liguria mentre conferma la corsa all’ultimo voto in Lazio e Piemonte. «Siamo in bilico ma siamo molto fiduciosi», sottolinea Letta ostentando ottimismo. Nelle chiacchiere di corridoio alla sede del Pd resiste un cauto ottimismo. Al "piano nobile" (off limits per i cronisti) del palazzo al centro di Roma c’è tutto lo stato maggiore del partito riunito dal segretario Pier Luigi Bersani a Massimo D’Alema a Dario Franceschini. Si faranno vedere più tardi, quando ci saranno dati più concreti per stabilire quale piega avranno preso queste regionali.
La linea del Piave per entrambi gli schieramenti passa tra il risultato di Lazio e Piemonte. La sconfitta in Campania e in Calabria, che si avviano a passare al centrodestra, erano state infatti messe in conto dal Pd. Insomma, molto si gioca sul risultato di Emma Bonino e Mercedes Bresso. In Piemonte lo scatto in avanti del leghista Cota conferma comunque le previsioni dei giorni scorsi. Non a caso Bersani ha scelto di chiudere la campagna a Torino. Una eventuale vittoria del Carroccio preoccupa il Pd anche per il profilo della maggioranza che il Pd si troverà di fronte da domani. Osserva Andrea Orlando, responsabile Giustizia Pd: «La maggioranza è a trazione leghista, perchè va meglio con la Lega al comando. Un dato che fa riflettere, che modifica i rapporti di forza e apre forse non una resa dei conti ma una profonda discussione nella maggioranza».
La linea al Pd è quella di rivendicare, intanto, la vittoria nella maggioranza delle regioni in palio. Ma al di là dell’esito sui candidati presidenti e quindi il numero di regioni vinte, c’è attesa anche per il dato del Pd. Un primissimo dato su un campione del 36% il Partito democratico si attesta sul 25,6% con un Pdl al 26,9% ma c’è da tenere conto del peso delle liste civiche e dei listini dei candidati presidenti. Certo, a vedere l’andamento dello scrutinio ancora alle fasi iniziali sembra che il Pd sia stato penalizzato nelle regioni dove che si avviano ad una vittoria del centrodestra. In Calabria, ad esempio, in 63 sezioni scrutinate su 2405 il Pd sta sotto il 20 per cento. Ma appunto si tratta ancora di risultati parzialissimi che andranno tutti verificati nelle prossime ore. Una prima analisi la farà il segretario Bersani che è atteso in sala stampa al Pd dopo le 20. Occhi puntati dunque su Lazio e Piemonte. In particolare per quanto riguarda quest’ultima regione il risultato sarà molto pesante a livello politico. Infatti, in caso di vittoria del leghista Roberto Cota su Mercedes Bresso per il Pd si tratterebbe di una doppia sconfitta: uno perchè perderebbe una regione amministrata dal centrosinistra, l’unica rimasta nel Nord, e perchè verrebbe bocciato il ’laboratoriò piemontese che vede i democratici alleati con i centristi dell’Udc. Ed inoltre sarà anche da valutare l’effetto Grillo: proprio in Piemonte, infatti, potrebbe essere determinante per una eventuale sconfitta del Pd.
Nelle Marche dove si è fatto un esperimento analogo con il di più di aver stoppato l’alleanza con la sinistra radicale, le cose sono andate bene ma anche qui c’è da registrare (si tratta sempre di dati parzialissimi) il Pd sarebbe stato superato dal Pdl e la Lega sfonda il muro romagnolo arrivando oltre il 6%. Bene invece in Puglia, dove la travagliata vicenda che ha portato alla riconferma di Nichi Vendola con le primarie, sta portando comunque alla vittoria del centrosinistra. Grande attesa nel Lazio dove il testa a testa tra Emma Bonino e Renata Polverini è davvero al cardiopalma ma il coordinatore della segreteria, Maurizio Migliavacca, è ottimista: «I nostri dati sono diversi e migliori di quelli comunicati dalle proiezioni tv» e perciò «siamo fiduciosi anche su queste due regioni».
Bossi: "Al Nord la sinistra è sparita" - LASTAMPA.it