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  1. #1
    Fiamma dell'Occidente
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    Predefinito Il liberismo è di sinistra?

    Apro questo 3d perchè ne ho sentite troppe e di tutti i colori in due giorni. Non ho letto il libro (Alesina-Giavazzi "Il liberismo è di sinistra") ancora, per adesso parlo del titolo e vi dico che ne penso.

    N°1 non credo che esista il "liberismo", esiste il liberalismo economico e si chiama "liberalismo economico" o "manchesterismo", come è normale in tutto il mondo a parte l'Italia in cui c'è questa parolaccia inutile che aborro. L'atto di sottomissione -utile a fare vendite- di questi due alla stupidissima uscita crociana sul punto li dequalifica. Andiamo avanti.

    N°2 non credo che esista "la sinistra" come entità, mi sembra che la sinistra sia solo un quadrante di emiciclo ligneo presente in due palazzi e che qui da noi sia per di più così confusa da contenere tutto e il contrario di tutto: Bersani e Bertinotti, Bindi e Pannella, Di Pietro e Mastella. Non penso che sia sensato fare commenti su questa sinistra e il liberismo, piuttosto penso che i due siano interessati a etichettare "di sinistra" un sistema di valori che vogliono poi dimostrare compatibile ed anzi realizzabile dal liberismo, in chiave utilitaristica.. In questo senso l'opera sarà divertente: cercheranno di far dimenticare il nonno (Karl) ai nipoti in favore dello zio (Sam). Chissà se Veltroni l'Amerikano è citato o no nel libriccino e come lo qualificano.

    N°3 non credo che il liberalismo economico sia riferibile solo a un sistema di valori, penso che qualsiasi sistema di valori ne tragga favore perchè altrimenti morirebbero di fame i suoi componenti fisici. Nessuno può vivere senza capitalismo, nessuno puo' vivere bene senza capitalismo libero. La libertà economica è la condizione delle credenze, diceva Einaudi. Il socialismo non è una diversa produzione della ricchezza, è solo una distruzione della stessa. Il Liberalismo non sarebbe dunque mai "di sinistra" diversamente da quanto potrebbe essere "di destra" o "di centro". Il titolo è dunque una cosa inutile se si riferisce al liberalismo e non invece "alla sinistra"... Sinistra la quale magari se il libro fosse giusto "dovrebbe essere liberale in economia".

    Se i due qui presenti pensano di sdoganare l'ennesima pippa secondo cui comunisti, socialisti, socialisti sedicenti liberali, democristiani guardanti a sinistra e odalische di ceppaloni potrebbero dirsi liberali, mentre noi liberali di destra saremmo bestie schifose schiave del liberismo etc. beh fanno una cosa impossibile e dannosa, se invece pensano di civilizzare le menti sottosviluppate dei politici di certa sinistra e aggiornarle con un po' di economia seria fanno cosa nobile.

    Per il resto il titolo lo riconosco stimolante ma non mi piace, avrei scritto "il liberalismo economico è buono anche per la sinistra". Comprerò il libro, lo regalerò a un amico che lo leggerà per me e poi me lo presterà dopo aver commentato (faccio sempre assaggiare i libri che vorrei leggere ad altri, è una precauzione utile in tempi di frasi demenziali tipo "amici di maria de filippi è bello" e "Keynes è stato un grande economista" per evitare infarti del miocardio), farò sommaria verifica se avrò tempo e vi farò sapere.
    _
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  2. #2
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    non direi il liberalismo può esserlo, ma il liberismo economico non tanto

  3. #3
    Fiamma dell'Occidente
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    non direi il liberalismo può esserlo, ma il liberismo economico non tanto
    il liberismo non esiste.
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  4. #4
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    Il liberismo è di sinistra?

    Non è facile stabilirlo, le lingue si sono impasticciate, le certezze latitano. L’abusato paradosso politico, che solo un governo di sinistra può sostenere riforme economiche di destra, trova colta ed eclatante smentita nel “liberismo” sostenuto dai professori, Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, nel loro libro che hanno titolato, icasticamente, “Il liberismo è di sinistra” (Faciunt favos et vespae – Anche le vespe fanno i favi).



    Piero Ostellino, commentando serenamente il titolo, risale alle sue giornate moscovite di corrispondente del Corriere, per rivendicare l’apparente paradosso che la sinistra italiana gli rimproverava quando lo accusava di essere “di destra” sol perché, con la sua corrispondenza da Mosca, curava principalmente le vicissitudini della gente comune sottomesse al potere miserevole del comunismo.

    Tutto il discorso spazia negli ambiti del paradosso e poco ci manca che, “l’autarchia” mussoliniana, venga gloriosamente elevata a scienza colbertista che, mirando alla tutela mercantile del Paese dalla produzione estera, favorisce la produzione interna di tutti i beni necessari alla comunità nazionale.

    La “battaglia del grano, ferro alla Patria, oro alla Patria” furono il banale tentativo d’economia autarchica che tentava di riscattare l’Italia dalle soggezioni alimentari e materiali dell’estero.
    Fra contraddizioni d’ogni genere le teorie economiche si rincorrono tutte nello stressante tentativo di superarsi a vicenda e di affermare ciascuna la validità delle proprie teorie. Non è mai venuto in mente agli esperti che dissertano di studi economici, che una qualsiasi teoria, qualora fosse perseguita dall’intero mondo produttivo, dovrebbe necessariamente giungere al livello dei vasi comunicanti: là dove i due livelli sarebbero in equilibrio. E se così non fosse sarebbe un’anarchia delle leggi della fisica degne di migliore fortuna. L’omogenizzazione delle variabili reali renderebbe uguali i valori energetici e la corsa dovrebbe ripigliare per ristabilire le differenze di potenzialità.

    Senza sprecarci oltre sulla teoria del “liberismo” di sinistra o di destra, bisognerebbe accomodarsi a stabilire quote produttive per i bisogni programmati di ciascuna comunità mondiale, senza più eccedere con quella concorrenza che deve necessariamente togliere a qualcuno le percentuali di produzione guadagnate.

    Sarà una rivisitazione dello sviluppo equilibrato dalle comuni necessità programmate di sviluppo, ma non nel senso di dominare un’economia sull’altra, ma secondo necessità obbiettive scientificamente e statisticamente accertate. Abbiamo software ed hardware sviluppatissimi per consentircelo.
    Saranno necessari piani di sviluppo tutti concordati da una centrale mondiale che saprà discernere “il troppo dal superfluo”, secondo criteri che con il mercantilismo avrà poco da spartire. Potrà esserci una qualità della produzione (cosa deprecabile) che ci autorizzi a preferire un prodotto piuttosto che l’altro, ma sarà un fatto accidentale che in nulla inficerà il criterio di ripartizione assegnato. Non dimenticando che i limiti dello sviluppo sono determinati dalla saturazione ecologica dell’ambiente.

    Certamente quest’eresia mi procurerà lo scherno dei più: non importa. Importante sarà che coloro che si rifiutano di capire si decidano a farlo nel più breve tempo possibile: la campanella della pista ha gia battuto i rintocchi dell’ultimo giro, il tempo che rimane sta per scadere.

    Oltretutto, come scrive “Le Figaro” questa mattina: «Ben Laden, de retour, nargue l’Occident», schernisce e sfida l’Occidente, con la sua barba evidentemente tinta.

    Celestino Ferraro

    tratto da http://www.nuvolarossa.org/modules/n...p?storyid=4272

  5. #5
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    questo articolo mi sembra nazicomunista.

    il contributo non lo capisco e mi sembra delirio allo stato puro da marxista d'accatto di terzo ordine unito a un millenarismo e un culto dell'azione (anche se sbagliata, anche senza pensare) degno dei nazisti.

    che c'entra con il libro? Questo è roba che è stata demolita da tempo!
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  6. #6
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    ieri sera ci son passato vicino, ma spendo meglio i quattrini...

  7. #7
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    Ho sempre pensato che sinistra e destra siano due termini convenzionali con la sola funzione utile di "distinzione" tra due diversi modi di concepire la società: Collettivista vs Individualista per alcuni. Per altri, il privilegiare uno dei due valori: Uguaglianza o Libertà. Altri ancora Statalismo vs Antistatalismo o Massimalismo vs Minimalismo.

    Cosa accomuna il metodo liberista a ideologie e movimenti convenzionalmente e concordemente definiti di sinistra?

    Se stanno insieme nello stesso calderone vuol dire che hanno qualcosa in comune...

    Quale metro di misura dovremmo adoperare per non cadere in contraddizione?

  8. #8
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    Sinistra liberista? A me va bene così. Ora vediamo i fatti
    di Alberto Mingardi

    Il libro di Alesina e Giavazzi, “Il liberismo è di sinistra”, non è piaciuto ai liberisti di destra. Non gli fosse piaciuto per quello che c’è dentro, andrebbe bene. Magari gli autori apprezzerebbero, qualche critica intelligente. No, a destra semplicemente non è piaciuto il titolo: e non solo alla destra ingessata dei quotidiani d’area meno liberi di Libero, ma anche a quella ruspante, sanguigna e molto spesso para-reaganiana dei blog e dei siti Internet.
    Su dove il liberismo stia, a destra o a sinistra, ha già detto tutto ieri il professor Angelo Panebianco sul Corriere. Capita episodicamente che l’asse della lotta politica ruoti sulla contrapposizione fra fautori e oppositori delle libertà economiche. Ma non può essere questo il caso, quando destra e sinistra si qualificano sempre di più per il loro approccio a questioni di carattere etico e culturale. E’ difficile che la mia posizione sull’eutanasia abbia a che fare con la mia valutazione circa quale debba essere l’aliquota massima dell’imposta sul reddito. Se la più parte dei votanti esprime il proprio voto in base a considerazioni come la seconda, è probabile che il liberismo si collochi di qua o di là. Se però la domanda politica è più una domanda di “identità”, l’offerta politica di conseguenza si orienterà a proporre slogan o soluzioni su immigrazione, aborto, crocefisso nelle scuole, eccetera. Il liberismo non sarà né a destra né a sinistra: occuperà qualche nicchia. E’ questo patentemente il caso dell’Italia di oggi.
    Colpisce però la violenza della reazione al libro di Alesina e Giavazzi. Colpisce perché a naso si direbbe che anche i liberisti che “di sinistra” non sono, dovrebbero essere contenti se le loro idee hanno fortuna. Quando il presidente diessino della Provincia di Milano, Filippo Penati, dice e ridice pubblicamente che ha fatto per il miglioramento delle reali opportunità economiche delle classi umili ben di più la Ryan Air, di qualsiasi rivendicazione sindacale, dice una cosa vera e la dice da uomo di sinistra. Da liberista, mi si apre il cuore. Il genio del cristianesimo è stato gioire di ogni nuovo convertito, senza badare che fosse circonciso.
    Invece la blogosfera azzurrina è tutta una cerimonia voodoo per Giavazzi-Alesina. Nota bene: l’amerikano Alesina è persona che difficilmente si sciuperebbe in un endorsement della socialista Hillary Clinton. Qualcuno scrive: dicono che il liberismo è di sinistra, poi citano la Thatcher. Capperi, tutto qui? Altri fanno notare che la nostra sinistra mica è tanto liberista. Ma se lo fosse di più, non sarebbe un bene?
    Tutte reazioni “di branco”. Tanti cagnolini che pisciano per limitare il territorio. Nessuno che si chieda come è possibile che, alla vigilia della seconda finanziaria di TPS e Visco, due liberisti, e per giunta del prestigio accademico e editoriale di Giavazzi e Alesina, guardando alla politica italiana abbiano pensato che quel prestigio possa rendere meglio se “investito” a sinistra anziché a destra. Dopotutto, i sondaggisti scommettono che i berluscones saranno presto di nuovo al governo. Se Alesina e Giavazzi avessero un sogno ministeriale da coronare, quale momento migliore per mettersi al servizio di una parte politica per giunta povera di sponde intellettuali alla libera università di Poggibonsi, figuriamoci ad Harvard?
    Azzardo. Alesina e Giavazzi pensano in realtà che, se anche Berlusconi rivincesse le elezioni, le tasse di nuovo non scenderebbero, non si andrebbe verso il sistema pensionistico “fully funded” (a capitalizzazione) da loro auspicato, non si riuscirebbe a liberalizzare il mercato del lavoro. E questo non solo e non tanto perché il sindacato farebbe di nuovo la voce grossa, ma perché la destra di opposizione è muta, su tutti questi temi. La Cdl ribatte l'Ulivo: ci promette due, tre, una o quattro aliquote dell’imposta sul reddito? Nella scorsa campagna elettorale, han fatto i pesci in barile. Pesava troppo l’imbarazzo di cinque anni di promesse fallite. Ma adesso, si può sapere qual è la vera “versione” di Forza Italia? Sappiamo che, tornassero al governo, farebbero fare l’alzabandiera a scuola. Scusate se un liberista non si emoziona.
    Il titolo del libro di Alesina e Giavazzi (dico il titolo, perché dentro non c’è una riga che piacerebbe a Bertinotti) è la risposta imprevista a un dibattito abbastanza stucchevole di qualche giorno fa: quello sugli intellettuali liberali “a destra” (nel senso: in Forza Italia e in Parlamento). Si è detto: non ci sono, poi si sono alzate un po’ di manine. L’impressione è stata che ci siano ma non contino. Il contrario sarebbe stato meglio. Badate, non è questione di “posti”. La scelta dei ministri, o nella composizione di autorevoli consigli di amministrazione, risponde più a necessità di relazioni, reputazione e ricompense, che a presunti bisogni ideologici, ed è giusto che sia così. L’intellettuale deve lasciare un segno nell’agenda, non negli organigrammi. E’ possibile che ciò che propongono i liberisti sia poco appetibile per il centro-destra: ma allora hanno ragione Alesina e Giavazzi. O è possibile che il centro-destra semplicemente non si ponga il problema, che la sua leadership ritenga queste questioni di cultura politica assolutamente oziose. O che, a conti fatti, il voto dei liberisti sia talmente poca roba, che giustamente An, Lega, Forza Italia e Udc pensano ad altro.
    Fosse così, da liberista sarei quasi contento. Perché a naso mi sembra invece che il centro-destra non sia attraente per gli intellettuali, liberisti o d’altro tipo, semplicemente perché non pensa al futuro. Ed il programma di governo per la volta prossima? Le nomenclaturine dei partiti rispondono: que sera, sera.

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  9. #9
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    Il liberismo è di sinistra? ... Boh ... certo che e' gia' difficile capire di quale liberismo si parli ... e capire poi a quale sinistra lo si voglia collegare e' faccenda ancor piu' improba e irrisolvibile ... l'unica cosa a me certa e' che la sinistra italiana ... quella arruffona e demagogica, quella pasticciona e piazzaiola ... quella che tiene bordone alla Mortadella Ridens ... e' buona solo a perdersi in chiacchiere e a fare un culo cosi' con le tasse alla povera gente ... compreso i proletari come il sottoscritto che, stamattina, andato a pagare la tassa per gli autoveicoli in quanto proprietario di una poderosa Hyundai Prime ... nota per essere utilizzata dai soliti evasori fiscali e potente mezzo di locomozione extralusso adibita al trasporto di chiappe destrorse per le vie della citta' ... al momento del pagamento si e' sentito chiedere 132,19 euri (di cui 130,64 sono la tassa e 1,55 sono il pizzo dell'Aci) ... dai 118,68 euri dell'anno scorso ai 130,64 di quest'anno (in mezzo c'e stata la finanziaria di sinistra) ci stanno ben 11,96 euri in piu (+) ... pari ad oltre il 10% di aggravio .... alla facciaccia dell'inflazione programmata ... ma soprattutto alla facciaccia di quei coglioni che ancora credono nella sinistra miracolosa che fa crescere gli zecchini d'oro nell'orto dei proletari ...

  10. #10
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    qualche parola per dirvi che non me ne frega assolutamente niente di cosa scrivono alesina e giavazzi in italia e per l'italia..

    io mi leggo

 

 
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