Originariamente Scritto da
apoliticos
di Guglielmo Piombini
I rischi del materialismo
Nel mondo cattolico le teorie del disegno intelligente sono state
accolte con interesse dal cardinale di Vienna Christoph Schönborn,
che il 7 luglio 2005 ha pubblicato sul New York Times un articolo
critico verso il darwinismo, e a quanto pare anche dallo stesso Papa
Benedetto XVI, che nell'omelia della Messa di insediamento ha
affermato: «Non siamo il prodotto casuale e senza senso
dell'evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio».
Altre voci cattoliche, come quella del cardinale Paul Poupard, del
gesuita Giuseppe De Rosa o dell'antropologo Fiorenzo Facchini, hanno
però mostrato una certa ostilità verso l'Intelligent Design. Il
progetto intelligente scuote infatti il tranquillo modus vivendi tra
scienza e religione al quale molti si erano abituati. Temendo di
essere tacciati di oscurantismo, la maggioranza dei cattolici ha
infatti cessato da tempo di criticare le teorie di Darwin sposando
una sorta di "teismo evoluzionistico", in base al quale il principio
di evoluzione e il principio di creazione convivono su due piani
diversi. Secondo questa visione "ecumenica", il disegno di Dio si
attuerebbe attraverso le leggi evoluzionistiche della natura.
Ci sono però alcuni problemi con il teismo evoluzionistico. In primo
luogo, sopravvaluta eccessivamente le prove a favore
dell'evoluzione. Una cosa è dire, come nella lettera di Giovanni
Paolo II rivolta nel 1996 alla Pontificia Accademia delle Scienze,
che la teoria evoluzionista è "più che una ipotesi"; ma altra cosa è
dire, come il biblista Gianfranco Ravasi, che "è ovvio che
l'evoluzione esiste, non si possono ignorare i risultati della
scienza".
In secondo luogo, l'inserimento di Dio all'interno della visione
evoluzionistica dà l'impressione di un'aggiunta posticcia e non
necessaria, di cui la teoria darwiniana può tranquillamente fare a
meno. I cattolici, ovviamente, non potrebbero mai accettare una
teoria fondata su presupposti filosofici naturalisti o materialisti,
ma è proprio sotto questa veste che la teoria di Darwin compare nei
testi di biologia, dove l'evoluzione viene invariabilmente
presentata come un processo "cieco", "non guidato" o "privo di
direzione". La dottrina evoluzionista ha rappresentato un veicolo
fondamentale per la diffusione dell'ateismo e del materialismo, e
forse nessuna dottrina è stata capace di allontanare tanta gente
dalla fede nel Dio creatore come quella di Darwin. A buon ragione lo
scienziato Richard Dawkins, fervente darwinista, ha potuto affermare
che "le teorie di Darwin ci hanno permesso di diventare
compiutamente atei".
In gioco, dunque, non c'è solo la verità scientifica, ma un'intera
visione della realtà. Il dibattito fra il darwinismo e il progetto
intelligente è infatti parte di un più ampio conflitto culturale tra
coloro che ritengono che nella natura non vi sia alcun progetto
morale intrinseco, e coloro che credono che nella natura vi sia un
disegno, un ordine morale, che va rispettato. Perché se l'universo è
quello descritto dai materialisti, allora l'uomo è interamente
determinato dalla natura e quindi privo di libero arbitrio, la vita
umana non ha alcun significato ultimo, e non esiste alcun fondamento
assoluto del bene e del male. Nel XX secolo i nazionalsocialisti e i
comunisti hanno esplicitamente incorporato il darwinismo all'interno
della loro ideologia proprio perché, degradando l'uomo al rango di
un animale o, peggio, di un oggetto materiale sorto dalla fortuita
combinazione di elementi chimici, erano liberi di annientarlo senza
impacci d'ordine morale.
Oggi, analogamente, i sostenitori della cultura della morte,
dell'aborto, dell'eutanasia, dell'eugenetica, degli esperimenti
sugli embrioni o della clonazione umana hanno bisogno di un universo
che sia compatibile con i propri desideri, nel quale non può esserci
posto per alcuna realtà spirituale o sovrannaturale. Un'etica
materialista richiede necessariamente un universo materialista. Le
guerre culturali sono dunque, in ultima analisi, guerre
cosmologiche. Coloro che riusciranno a ricostruire la narrazione più
convincente sulle origini dell'universo, della vita e dell'uomo
conquisteranno anche la guida morale e culturale della società.