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  1. #41
    Fiamma dell'Occidente
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    Quanto alla questione la risposta è semplice: non deve esistere alcuna legge che imponga di curare, tassi per curare, disponga sistemi pubblici per curare. Certo possono esistere gli ospedali privati, ovvio, e certamente ci sarebbero. Per chi è in difficoltà esiste la carità, ed a quella si deve guardare per un sollievo ai bisognosi. Nulla osta che nascano, si sviluppino e siano competitivi sul mercato anche ospedali "no profit" nati per aiutare, sulla base del numero di donazioni che riceveranno infatti essi saranno competitivi o no nel senso della loro missione. Tutto qui.

    E' molto semplice per la verità.

    Citazione Originariamente Scritto da gigionaz Visualizza Messaggio
    Domanda 'privata' a Ronnie.
    Da un punto di vista, non dirò filosofico, ma di certo astratto, vorrei sapere come è possibile, secondo te, ipotizzare le dinamiche dell'economia come fossero sistemi 'naturali', come fossero cioè storie di configurazioni fisiche, determinate da leggi definibili con matematica precisione.
    Matematica precisione? Direi assolutamente no. Logica precisione forse. Non si tratta -infatti- di una scienza quantitativa, l'economia non può in alcun senso essere una "scienza" quantitativa, anzi... Ludwig Von Mises si occupò per tutta la sua vita di demolire l'economia come scienza. L'economia si deriva a priori, in modo prasseologico, nella scuola austriaca. Detto questo che lo scambio sia il sistema naturale per soddisfare i desideri è una banale evidenza, quindi che il mercato sia il sistema naturale lo è altrettanto, dandosi luogo alla definizione dell'esistenza di un "mercato" sulla base della semplice esistenza di un insieme di scambi!
    Spiegami, e lo chiedo con rispetto e seriamente, come sia possibile svincolare un'espressione dell'agire umano dalle sue componenti, appunto, antropologiche e culturali.
    La prasseologia non è lo studio di una espressione dell'agire umano, è lo studio delle conseguenze del fatto che l'uomo agisce. La base della teoria austriaca è l'assioma dell'azione: "l'uomo agisce", sulla base di esso e secondo l'individualismo metodologico (sintetizzabile con: solo gli individui pensano, solo gli individui agiscono) si derivano le conseguenze dell'agire umano.
    Per dirla più direttamente: io non credo sia sensato trattare l'economia come fosse, positivisticamente, un sistema di forze deterministiche.
    A meno che non si voglia far pura teoria, come una dimostrazione di un teorema matematico.
    L'alternativa al trattarla come una scienza logica è quella di trattarla come una scienza quantitativa, e fino alla rivoluzione marginalista ci hanno provato, fallendo miseramente e dando luogo all'ibrido semiquantitativo gonfio di inesattezze che sono le scuole attuali, a parte l'Austria of course. Non penso che tu voglia trattarla come una religione, comunque... Ed è l'unica alternativa a queste due cose.
    Ancor più direttamente... Economia=storia e cultura dell'agire umano. L'economia è vicina alla politica più di quanto non sia alla teoria delle stringhe (nemmeno loro si 'vedono' ma possono essere descritte da sistemi matematici)
    Non mi è chiaro quest'ultimo periodo, puoi chiarire?.
    _
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  2. #42
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    Predefinito Iniziano i rovesci assicuratici e bancari in eu.onseguenze?

    Sociétés françaises Mise à jour 09:06
    Plus de Figaro

    La Société Générale victime d'une gigantesque fraude

    Perrine Créquy
    24/01/2008 | Mise à jour : 09:06 | Commentaires 7 .


    Le titre est suspendu pour le début de séance, après l'annonce d'une fraude pour 4.9 milliards. Un montant sans précédent.
    Mauvaise surprise. La Société Générale a annoncé ce jeudi matin avoir découvert une position frauduleuse dans ses activités de courtage. L'annulation de cet investissement lui coûtera 4.9 milliards d'euros. Cette ardoise s'ajoute à de nouvelles dépréciations d'actifs, pour 2.05 milliards d'euros dans le cadre des subprime. Ce sont donc près de 7 milliards d'euros de dépréciations que la banque vient de révéler.

    Pourtant, la Société Générale assure qu'elle parviendra à dégager un bénéfice net pour l'année 2007, de justesse. Selon elle, il devrait s'établir entre 600 et 800 millions d'euros. La banque avait terminé l'année 2006 avec un bénéfice de 5,22 milliards d'euros.

    Mais l'ampleur de la fraude révélée ce matin va ponctionner les fonds propres de la banque. Elle a donc annoncé dans le même temps une augmentation de capital à hauteur de 5.5 milliards d'euros. Ses actionnaires disposeront de droits préférentiels de souscription. Cette recapitalisation fait l'objet en outre d'un engagement de prise ferme d'un syndicat bancaire dirigé par JP Morgan et Morgan Stanley.

    Pour rassurer les investisseurs, la Société Générale indique qu'elle proposera au titre de 2007 un dividende en ligne avec l'objectif du groupe d'un taux de distribution de 45% du bénéfice net.

    Elle précise par ailleurs qu'elle a «renouvelé sa confiance» à son président Daniel Bouton, rejetant sa proposition de démission.


    L'indépendance en question?

    Pourtant, cette affaire pourrait avoir de graves conséquences pour la Société Générale. Interrogé sur la radio BFM ce matin, Marc Fiorentino, le patron d'Euroland Finance, a avancé que la Société Générale pourrait perdre son indépendance après ce coup de semonce.

    Les porte-parole de la banque indiquent que la question d'un rachat «n'est pas d'actualité». Ils précisent qu'un éclairage sur la fraude sera apporté à 11h par Daniel Bouton, le PDG du groupe, entouré du directeur général, du directeur général adjoint, du directeur financier et du directeur de la banque d'investissement.

    Malgré l'annonce de cette fraude, les futures sur le marché parisien restent orientés à la hausse (+4.3% vers 8h30). Le marché parisien pourrait saluer l'opération transparence des banques. La BNP a de son côté exclu un avertissement sur ses résultats.

  3. #43
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    In primis, anche se non sono cose al vertice dei miei interessi attuali, ti dco che m'informerò. Mises l'ho già scaricato ieri sera. Appena ho un po' di tempo me lo leggo. Per intanto, ringraziandoti della risposta, provo a capirci qualcosa

    Citazione Originariamente Scritto da Ronnie Visualizza Messaggio
    ... Detto questo che lo scambio sia il sistema naturale per soddisfare i desideri è una banale evidenza, quindi che il mercato sia il sistema naturale lo è altrettanto, dandosi luogo alla definizione dell'esistenza di un "mercato" sulla base della semplice esistenza di un insieme di scambi!
    ok. Come contingenza storica o come implicita necessità biologica della specie umana.... Mi piacerebbe chiarire perchè le teorie devono avere i piedi saldi.


    Citazione Originariamente Scritto da Ronnie Visualizza Messaggio
    La prasseologia non è lo studio di una espressione dell'agire umano, è lo studio delle conseguenze del fatto che l'uomo agisce. La base della teoria austriaca è l'assioma dell'azione: "l'uomo agisce", sulla base di esso e secondo l'individualismo metodologico (sintetizzabile con: solo gli individui pensano, solo gli individui agiscono) si derivano le conseguenze dell'agire umano. L'alternativa al trattarla come una scienza logica è quella di trattarla come una scienza quantitativa, e fino alla rivoluzione marginalista ci hanno provato, fallendo miseramente e dando luogo all'ibrido semiquantitativo gonfio di inesattezze che sono le scuole attuali, a parte l'Austria of course. Non penso che tu voglia trattarla come una religione, comunque... Ed è l'unica alternativa a queste due cose.
    ....???.... provo a studiarci su per un po'.


    Citazione Originariamente Scritto da Ronnie Visualizza Messaggio
    Non mi è chiaro quest'ultimo periodo, puoi chiarire?.
    io sono fermamente convinto che ogni agire umano (individuale o collettivo che sia) abbia come scopo la modificazione del sistema che lo contiene (economico, ambientale, sociale, ecc) a fini edonistici, ed uso il termine senza sfumature morali, positive o negative che siano.
    So, you can say... ogni teleologia è solo un gioco inutile. Ogni trasformazione avviene perchè agìta ed organizzata in un sistema filosofico che origina a sua volta tecniche e prassi.

    Detto in altri termini non si può pensare l'economia come svincolata dalle azioni umane (e non da quelle indistinte dell'uomo produttore-consumatore, massa e numero statisticamente descrivibile, ma da quelle dell'uomo organizzatore e regolatore, se mi spiego), come un sistema autosufficiente e auto giustificato. Ma bensì come sistema storicamente determinato. E contingente. E quindi dipendente dalle scelte che inevitabilmente l'uomo fa.

    'Il Presidente e la sua poltica sono svuotati'
    'E' il mercato che ha il compito di generare la storia'
    'Ma il mercato ha fallito, provocando povertà e rovine...'
    'Non è stato applicato secondo le norme'
    'Ma non si applicava da solo?'
    '... E' stato intralciato...'
    'E allora?'
    'Meglio se il prossimo Presidente farà leggi per lasciar libero il mercato'
    'Ah! Capito'

    Leggendo interventi dei liberisti di POL il più delle volte mi è parso di sentire odore di dogma, di verità accettata a priori, di lezione imparaticcia, di 'meno male che c'è qualcuno che ci salva dalla disperazione' ecc ecc.
    E questo riconduce le discussioni sulle prassi economiche verso la fede.

    La politica invece è l'azione consapevole o quanto meno dichiarata e responsabile dell'uomo.

    Che l'economia 'avvenga' ... naturaliter ... senza responsabilità di chicchessia ... è un pensiero che svincola la politica dal suo compito più importante, quello di perseguire la felicità sulla terra, attraverso la responsabilità, l'azione, l'errore e la sua correzione.

    Il riferimento alla teoria delle stringhe (fisica teorica) era fatto per dire che esistono, invece, fuori dal mondo umano, sistemi che per quanto non possono essere nè visti nè avvertiti (per loro stessa natura) riescono ad essere ipotizzati dalla fisica e da un sistema di strutture matematiche. Ed allora è legittimo ed indispensabile testare la validità del sistema SOLO con la sua congruità matematica.
    Perchè fuori, per loro natura, dall'agibilità dell'uomo.

    Comunque, mi hai fatto venire delle curiosità. Le soddisfo e poi se mai ne riparliamo.
    Grazie...

  4. #44
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    Citazione Originariamente Scritto da gigionaz Visualizza Messaggio
    In primis, anche se non sono cose al vertice dei miei interessi attuali, ti dco che m'informerò. Mises l'ho già scaricato ieri sera. Appena ho un po' di tempo me lo leggo. Per intanto, ringraziandoti della risposta, provo a capirci qualcosa
    prego figurati, buona lettura

    Sarebbe molto difficile rispondere a ciò che hai scritto... provo a citarti alcune cose

    tratto da.. Teoria liberale e azione umana di F.Gualco

    [...]
    La teoria liberale di Mises si delinea in tal senso come scienza generale dell'azione umana, ossia, come lui stesso la definisce, come prasseologia. La prasseologia si interessa della realtà così come essa è, non come essa dovrebbe essere. Il suo tema è l'azione come tale. La prasseologia, in quanto studio dell'umano agire, si concentra sui problemi che nascono dal rapporto mezzi-fini, e come tale si distingue dalla psicologia e dalla storia, pur essendo con esse costantemente in dialogo. Poiché nell'indagine psicologica si ricercano le motivazioni dell'azione e quindi gli eventi immateriali che da questa risultano, ed in quella storica si dedica attenzione al concreto contenuto di queste.
    Possiamo chiamare azione ogni tentativo di raggiungere un fine specifico attraverso l'uso dei mezzi reputati più idonei. In questa prospettiva il pensiero, nella sua capacità progettuale, è una primaria forma d'azione. Il primo approccio ai problemi, dal punto di vista del rapporto mezzi-fini, è di ordine necessariamente teorico. Il progetto precede l'attuazione, poiché ogni realizzazione concreta ha bisogno di un progetto teorico. La soluzione ad un dato problema Prima di essere attuata, dev'essere prima pensata che attuata. Per conseguire un dato scopo, per sortire un dato effetto, occorre stabilire quali mezzi adottare, occorre discernere fra i mezzi possibili quali sono quelli più confacenti allo scopo prefissato, all'effetto auspicato. Più che una questione di "oggetto", è una questione di "metodo". Fare e pensare non sono due realtà antitetiche, ma termini che si richiamano l'un l'altro, perché legati da un necessario rapporto di reciprocità.
    La realtà che ci circonda non è conoscibile in toto, ma non è neppure totalmente incognita. Se potessimo conoscere tutto di tutto, come direbbe Hayek, ben poco resterebbe da dire sulla libertà; se per converso non potessimo conoscere nulla di minimamente certo, la vita umana sarebbe lo stesso priva di libertà perché privata alla radice della possibilità di trovare un benché minimo orientamento. Fra la presunzione di onniscienza e il pessimismo gnoseologico esiste una terza via che Mises percorre, ed è la via della ragione che vede i suoi limiti e all'interno di essi si sviluppa a pieno, conscia della sua costitutiva fallibilità.
    In generale, scrive Mises in Socialism (trad. it. Socialismo, Rusconi 1990), «gli uomini agiscono soltanto perché essi non sono completamente soddisfatti. Se godessero di una felicità completa essi sarebbero senza volontà, senza desiderio, senza azione. L'azione sorge soltanto dalla necessità, dall'insoddisfazione». L'uomo vuole migliorarsi e migliorare il mondo in cui vive. Il motore dell'azione è il desiderio, l'insoddisfazione, la consapevolezza di un bisogno o di una mancanza che reclamano soddisfazione, quindi la volontà di cambiare le cose a favore proprio e di quello altrui.
    Alla base di ogni azione c'è un desiderio, alla radice di ogni atto pratico esiste la volontà di cambiare uno stato di cose ritenuto insoddisfacente. Da questo punto di vista l'uomo è un essere costitutivamente inquieto. Il desiderio, dice Mises, sono in un certo modo è l'incentivo dell'azione, ma non è l'azione stessa. Ossia non deve essere confuso e identificato con l'azione. Di per sé, l'insoddisfazione per una situazione determinata non è sufficiente ad innescare alcuna dinamica di cambiamento. Occorre un comportamento concreto ed intenzionale.
    L'uomo non agisce attraverso dinamiche di stimolo-risposta
    che ricordano gli animali impiegati da Pavlov per i suoi esperimenti, ma sulla base di un comportamento di volta in volta modificato e "aggiustato" per mezzo di deliberazioni libere e volontarie.
    La scienza della prassi che Mises propone procede attraverso giudizi di fatto, non giudizi di valore. I giudizi di valore non rientrano nella prasseologia al fine d evitare il pericolo fatale della presunta onniscienza, madre dell'astratta arroganza intellettuale e del moralismo privo di buon senso etico, attraverso cui uomini, cose e situazioni vengono valutati e giudicati in assenza pressoché totale di competenza e conoscenza adeguate.
    L'azione, da questo punto di vista, può essere considerata l'essenza pratica della storia e della natura umane: come lui stesso scrive in Human Action (trad. it. L'azione umana, UTET, Torino 1956), infatti, «dal punto di vista dell'eternità e dell'universo infinito l'uomo non è che un punto infinitesimo. Ma per lui l'azione umana e le sue vicissitudini sono cose reali. L'azione è l'essenza della sua natura ed esistenza, il mezzo per preservare la vita e per sollevarsi al di sopra del livello animale e vegetale».
    Il realismo di Mises, pur tenendo conto che vi sono o vi potrebbero essere realtà più grandi dell'uomo in quanto tale, afferma il primato pratico dell'individuo: l'uomo è, per dirla con il filosofo greco Protagora, la misura di tutte le cose: poiché in ultima analisi si pensa e si agisce a partire da una prospettiva che è specificatamente individuale, prospettiva a cui appartengono sin dall'inizio determinate circostanze ed prospettive. L'azione è sempre finalizzata: quale che sia il modo, essa costituisce il tentativo di realizzare un fine che l'individuo legittimamente pone a se stesso.
    E poi l'inarrivabile mises, direttamente..
    http://www.mises.org/resources/3250
    _
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  5. #45
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    dimenticavo un pezzo
    Detto in altri termini non si può pensare l'economia come svincolata dalle azioni umane (e non da quelle indistinte dell'uomo produttore-consumatore, massa e numero statisticamente descrivibile, ma da quelle dell'uomo organizzatore e regolatore, se mi spiego), come un sistema autosufficiente e auto giustificato. Ma bensì come sistema storicamente determinato. E contingente. E quindi dipendente dalle scelte che inevitabilmente l'uomo fa.
    l'uomo produttore consumatore non è scindibile dall'uomo regolatore organizzatore, nessuno ha mai pensato di farlo (a parte gli economisti neoclassici, poveretti) ed in ogni caso non è rilevante. l'uomo regolatore organizzatore si esprime per contratto e il contratto è lo scambio.
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  6. #46
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    alla lettura della tua citazione non trovo nei miei dubbi nulla di contrario alle posizioni dell'autore di cui parli.
    Bene. Adesso mi leggo il resto, poi ne riparliamo.
    l'uomo regolatore organizzatore si esprime per contratto e il contratto è lo scambio.
    mhmmmm! vedremo...

 

 
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