Lui la considera una battaglia di civiltà e di rispetto, oltre che di sopravvivenza. Davide Cervellin, impreSnditore padovano, ha spedito ieri copia del suo F24, con il quale non ha versato l'Irpef dovuta, al presidente del Consiglio, al ministro per la Salute, al Governatore e all'assessore alla Sanità del Lazio. Non solo. Tramite il suo legale Nadia De Franceschi ha intenzione di avviare un'azione di responsabilità penale nei confronti di alcuni dirigenti delle Asl del Lazio responsabili di non avere provveduto al pagamento di forniture effettuate dopo regolare appalto.
Cervellin aveva inviato alcune settimane fa una lettera aperta agli stessi interlocutori odierni per denunciare il fatto che, con crediti non saldati dalle Asl del Lazio per poco meno di 300mila euro in un periodo che parte dal lontano 1993, la sua impresa, la Tiflosystem, rischia di dover chiudere.
In questo periodo l'imprenditore padovano ha incassato testimonianze di solidarietà a tutti i livelli, qualche interrogazione parlamentare ma nessuna risposta dai diretti interessati. Da qui la decisione della protesta fiscale e dell'annunciata denuncia in sede penale.
«Non ho altra scelta se voglio salvare azienda e dipendenti – ha affermato Cervellin – e anzi tutti i lavoratori di Tiflosystem hanno condiviso con me questa protesta sottoscrivendo un documento di corresponsabilità per il mancato versamento dell'Irpef. Il discorso che faccio, in estrema sintesi, è molto semplice. Sono prontissimo a pagare il dovuto se verranno saldati i miei crediti, in caso contrario vado a compensare quanto quello stesso Stato indirettamente mi deve».
Cervellin, cieco dall'età di 16 anni, ha fondato Tiflosystem nel 1987 e dà lavoro complessivamente a una ventina di persone, in buona parte portatori di handicap. L'azienda produce ausili per persone disabili, tra cui un sistema di lettura per ciechi e un comando basato sui movimenti del'occhio per persone che non si muovono né parlano.
«Lavoriamo, ovviamente, soprattutto per enti pubblici e aziende sanitarie - ha sottolineato – e la media dei tempi di pagamento va dai 90 giorni del Trentino ai due anni della Campania. Il Lazio, invece, non paga dal 1993 e questo non è accettabile, così come non è accettabile il silenzio di fronte alle nostre richieste. La scelta della protesta fiscale, dopo decreti ingiuntivi e pignoramenti andati a vuoto, è l'estremo tentativo di avere quanto ci è dovuto e ci serve per continuare a lavorare. Ma abbiamo deciso anche di perseguire penalmente chi ha firmato le delibere di acquisto dei nostri prodotti, a fronte di una precisa disponibilità di cassa, e poi non ha provveduto con quel denaro a saldare quanto ci era dovuto».
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