Parlando in qualità di padrone di casa del summit arabo di Sirte, il leader libico Muammar Gheddafi ha affermato "Il popolo arabo e la piazza araba attendono azioni da questo vertice e non parole e discorsi".
Gheddafi ha ammonito che i governi arabi sono sempre più distanti dagli umori e dai sentimenti della propria popolazione. Gheddafi ha chiesto al summit di abbandonare la strada dell'unanimità per poter agire con più efficacia. Nel frattempo ha preso la parola il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa affermando: I Paesi arabi devono prepararsi alla eventualità di un fallimento del processo di pace tra israeliani e palestinesi, e devono pensare a delle alternative: "Dobbiamo valutare la possibilità che il processo di pace si concluda con un totale fallimento", ha detto Moussa. "E' giunto il momento di affrontare Israele. Dobbiamo avere dei piani alternativi perché la situazione è giunta a una svolta", ha aggiunto il segretario della Lega araba. "I negoziati di pace indiretti tra Israele e Palestina - ha spiegato Mussa - dipendono dal congelamento degli insedimenti israeliani nella zona est di Gerusalemme e in particolare, sulla cancellazione dei piani per la costruzione di oltre 1.600 nuovi alloggi ''.
Il Segretario Generale della Lega araba, Amr Moussa, ha poi invitato i 22 Paesi membri dell'organizzazione ad aderire ad un suo progetto per rafforzare i legami con l'Iran. Il piano, presentato prevede un forum per la cooperazione regionale e la risoluzione dei conflitti che includa le nazioni non arabe come l'Iran e la Turchia. A tal proposito del processo di pace in MO è intervenuto anche il presidente dell’Anp, Mahmud Abbas: riferendosi agli insediamenti israeliani nella zona est di Gerusalemme e all'ipotesi che vengano costruiti 1.600 nuovi alloggi ha sottolinato: ''Non possiamo riprendere i negoziati indiretti fino a quando Israele mantiene la sua politica di insediamenti''. Abbas ha richiesto ''una completa battuta d'arresto di tutte le pratiche israeliane'', in particolare proprio nella zona est di Gerusalemme, il settore che i plastinesi vorrebbero come capitale del loro futuro Stato. ''Abbiamo sempre detto che Gerusalemme e' il gioiello della corona e l'uscita per la pace'', ha aggiunto.
In seguito l'emiro del Qatar Khalifa al Thani ha affermato che l'azione politica araba è in profonda crisi, non si può più ignorarla e a questo punto le opzioni sono due: abbandonare la posizione comune oppure rivedere l'azione. L'emiro del Qatar ha anche chiesto con enfasi "Ma siamo proprio convinti che sia sufficiente condannare quello che accade a Gerusalemme e alla moschea di Al Aqsa? Siamo proprio sicuri che tutto quello che possiamo fare sono le condanne e le denunce? Dobbiamo davvero attendere il Quartetto per ogni decisione riguardante Gerusalemme e la moschea di Al Aqsa? Come fa a crederci qualcuno se siamo incapaci di far cessare l'assedio di Gaza?".
Prendendo la parola, il premier turco Recep Tayyip Erdogan, uno degli ospiti, ha definito la politica israeliana a Gerusalemme una "follia", sottolineando come la questione palestinese sia la chiave per arrivare alla pace e alla sicurezza in Medio Oriente. Il premier turco ha poi sostenuto la posizione della Lega Araba al vertice dove dovrebbe venir definita una strategia comune contro la politica israeliana sugli insediamenti.

Vertice della lega araba in Libia | Eurasia