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  1. #1
    Dio e Po***o
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    Thumbs up Ron Paul secondo in Nevada ( e la TV non lo dice...)

    Maurizio Blondet
    21/01/2008
    Ron Paul l'ha fatta grossa: ora forse non potranno più evitare di inserire il suo nome tra i candidati repubblicani, mai apparso sui grandi media

    STATI UNITI - Primarie repubblicane in Nevada.
    La prima TV locale, che fa parte del network ABC, dichiara: «Ha vinto Mitt Romney, secondo John McCain».
    Invece, i votanti hanno dato il secondo posto a Ron Paul.
    Lo scarto è forte, 51% per Romney, 14% per Ron Paul, ma resta il fatto che il candidato mai citato dai media, quello che la Fox News ha escluso dai dibattiti politici nelle primarie del New Hampsire, quello che il partito repubblicano fa finta di non conoscere - insomma la non-persona della libera stampa americana - ha stracciato il presunto favorito McCain, il preferito dai neocon Rudy Giuliani, e l'altro candidato politicamente corretto, Fred Thompson.

    Il solo grosso giornale che lo fa notare è il Los Angeles Times (1): il quale racconta en passant che la vittoria è avvenuta «nonostante» una campagna diffamatoria condotta (non dice fatta da chi) a base di «newsletter che portano la firma di Paul e sono piene di frasi razziste e antisemite. Paul ha smentito di averle scritte e ne ha denunciato i contenuti».
    Ma questo tipo di operazioni, dice il giornale, non fa che dare ancora più carica «ai suoi appassionati sostenitori. Grazie alle cui instancabili campagne Ron Paul ha pur preso il 10% in Iowa e l'8% in New Hampshire, subito dietro Giuliani».
    Non è male per «il solo repubblicano che ha votato contro la guerra in Iraq e che propugna uno bello smantellamento dello Stato federale».

    Le percentuali possono sembrare piccole.
    Ma se il «sistema» deve proteggersi da Ron Paul a tal punto da oscurarlo, un motivo c'è.
    Il ginecologo 72 enne continua a raccogliere fondi non dalle solite multinazionali, ma dalla gente su internet.
    Tanti soldi, da permettergli di partecipare non ai primi cento metri piani, ma alla maratona presidenziale.
    Si sta profilando il rischio di un candidato «non-controllato» cui l'elettorato dà i mezzi - visto che il partito repubblicano non lo sosterrà mai - per continuare la corsa come indipendente.
    E come indipendente, al voto finale, questo uomo di «destra» può attrarre una quantità incognita di voti americani di «sinistra».

    Ecco i punti salienti del programma di Ron Paul (li devo ad un giovane amico e lettore):

    • In politica estera è isolazionista, vuole il ritiro delle truppe USA da qualunque Stato estero, l'uscita dalle organizzazioni internazionali, l'eliminazione di trattati commerciali che implichino trasferimenti di sovranità.
    E fine dei finanziamenti e «aiuti» a Stati esteri.

    Per la Difesa: ridimensionamento dell'esercito in chiave esclusivamente difensiva, radicale riduzione di organi imperiali come la CIA (ma anche dell'FBI e del NSA).

    • Economia: nazionalizzazione delle Federal Reserve, «Stato minimale», eliminazione dell'imposta personale sul reddito, ritorno al Gold Standard, chiusura del debito pubblico.

    • Politica interna e sociale: Paul è contro l'aborto e per la liberalizzazione delle droghe leggere, si oppone alla creazione di un sistema sanitario pubblico ma anche al Patriot Act, è per il diritto al libero possesso di armi da fuoco e alla libera scelta dell'educazione dei figli, e per la tutela della libertà di internet.

    Ma soprattutto interessante, egli vuole «delobbyzzare il Paese», riducendo l'influenza delle lobby (militare-industriale, farmaceutica, alimentare, mediatica e così via) nella vita pubblica e nelle scelte politiche.
    Le lobby sono la falsificazione della democrazia, perché portano a decisioni che non sono il frutto di dibattito pubblico, ma alle pressioni dietro le quinte.
    Ron Paul si configura come portatore di un estremo libertarismo radicale ma molto «americano», responsabilizzante, nel senso che affida tutto alla responsabilità individuale.
    Il suo no all'aborto è in questo senso molto significativo e coerente: anche il futuro essere umano è un individuo la cui libertà va tutelata.
    Può attrarre un elettorato di sinistra, un simile programma?

    Visto da italiani, lo si escluderebbe.
    Invece il noto difensore dei consumatori Ralph Nader (2), che di sinistra è ed è lui stesso candidato, ha dichiarato: «Non mi entusiasma il suo (di Ron Paul) programma anti-immigrazione… né mi lascia tranquillo la sua proposta di sciogliere il mio amato EPA (Environment Protection Agency, l'ente ambientalista) o la Consumer Product Safety Commission. Tuttavia, penso che tutti capiamo che Washington è come un colon infiammato che da 20 anni non vede transitare nemmeno una fibra di crusca. Ha bisogno di un Ron Paul come clistere, che risciacqui il sistema passandoci dentro e lo ripulisca. Non tutti i giorni c'è bisogno di un clistere, ma oggi ne abbiamo bisogno».
    L'ardita metafora può convincere i salutisti ideologici e mangiatori di crusca che sono numerosi e non solo in California.
    Tanto più che Ralph Nader conclude così: «Lui non lo ammetterà, ma Ron Paul sta facendo campagna per il mio programma di terzo partito. Ha raccolto 4 milioni di dollari in un giorno solo. Se la mia campagna (personale) continua a non dare segni di vita, potrei votare per lui il prossimo novembre».
    Un vero endorsment, ricco di fibre, fermenti ed enzimi acidi.

    L'integrità e la coerenza di Paul alle proprie convinzioni è parimenti nota: «Non ha mai votato per un aumento di tasse, mai per un bilancio non pareggiato, mai per un aumento degli emolumenti dei parlamentari, mai per una restrizione del possesso di armi, mai ha votato per espandere il potere dello Stato e del governo esecutivo», ha scritto di lui il pastore Chuck Baldwin.
    «E' uno che prende sul serio il suo giuramento alla Costituzione, giuramento che ogni parlamentare e anche il presidente fanno, e poi dimenticano» (3).

    Inoltre, e questo può interessare noi italiani, Ron Paul non ritira la pensione cui ha diritto come parlamentare da dieci mandati.
    Della cassa che riceve per il funzionamento del suo ufficio, restituisce ogni anno un avanzo alla Tesoreria del Congresso.
    E non ha mai fatto uno di quei viaggi all'estero per «documentazione e informazione» pagati col denaro pubblico.
    Ciò che lo rende, suppongo, particolarmente temibile per l'establishment.

    Maurizio Blondet


    Note

    1) Andrew Malcolm, «Breaking news: a Ron Paul surge in Nevada», Los Angeles Times, 19 gennaio. La notizia è ovviamente data nel blog sulle elezioni, «Top of the ticket», non sul quotidiano stampato.
    2) Ralph Nader, «Ron Paul: an enema for America», Ralph's Nader Blog, 13 gennaio 2008.
    3) Chuck Baldwin, «Why does the establishment hate Ron Paul?», NewsWithViews, 8 gennaio 2008.



    http://www.effedieffe.com/interventi...=%20%20cultura

  2. #2
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    concordo con Nader: in effetti neanche a me piace il suo programma(soprattutto in ambito economico, il libertarismo insomma), ma ad ogni modo ad oggi fra i candidati a presidente negli Usa è il meno peggio, e poi è l'unico che dice cose diverse dagli alri candidati che sembrano tutti così simili...non cred affatto che sia un antisemita. la cosa mi sa tanto di balla, soprattutto se a dirla sono i supporter dei neocons che di balle di questo tipo sono maestri

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da thematrix Visualizza Messaggio
    concordo con Nader: in effetti neanche a me piace il suo programma(soprattutto in ambito economico, il libertarismo insomma), ma ad ogni modo ad oggi fra i candidati a presidente negli Usa è il meno peggio, e poi è l'unico che dice cose diverse dagli alri candidati che sembrano tutti così simili...non cred affatto che sia un antisemita. la cosa mi sa tanto di balla, soprattutto se a dirla sono i supporter dei neocons che di balle di questo tipo sono maestri

    quoto.
    secondo me gli americani stanno capendo che la corsa dietro il fanatismo NeoCon...che pretende risolvere i problemi di recessione e prossimo Crack economico...con guerre coloniali ingiuste ed auto-distruttive, e' semplicemente una corsa verso un baratro infernale.

    la cosa sconcertante e' che i media americani siano ormai un'accozzaglia di ripetitori delle bugie del neo-conservatorismo sionista !

  4. #4
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    per politica estera, difesa ed economia mi sembra rimasto indietro di 100 anni. Se ci fosse ancora il vecchio West vincerebbe a mani basse....

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da Daltanius Visualizza Messaggio
    quoto.


    la cosa sconcertante e' che i media americani siano ormai un'accozzaglia di ripetitori delle bugie del neo-conservatorismo sionista !

    Che bello un mondo solo di sionisti.....

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da ernesto_nathan Visualizza Messaggio
    per politica estera, difesa ed economia mi sembra rimasto indietro di 100 anni. Se ci fosse ancora il vecchio West vincerebbe a mani basse....
    ma scusa chi te lo dice l'America continuando in questa corsa all'arrembaggio pro-israele...fa davvero gli interessi del Popolo Americano ?
    perche' secondo te ritirare truppe dall'estero...in conflitti che dovevano essere risolti gia' da tempo...debba essere considerato un ritorno al passato ?
    per quanto riguarda l'economia...cosa fa l'America oggi di economico ..oltre alla guerra per l'approvvigionamento di risorse energetiche ?..e ovviamente ai soliti film di propaganda..?
    a volte un macchina per potere superare un ostacolo deve pur fare retromarcia...non trovi ?

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da ernesto_nathan Visualizza Messaggio
    Che bello un mondo solo di sionisti.....
    ...secondo te...

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Daltanius Visualizza Messaggio
    ma scusa chi te lo dice l'America continuando in questa corsa all'arrembaggio pro-israele...fa davvero gli interessi del Popolo Americano ?
    perche' secondo te ritirare truppe dall'estero...in conflitti che dovevano essere risolti gia' da tempo...debba essere considerato un ritorno al passato ?
    per quanto riguarda l'economia...cosa fa l'America oggi di economico ..oltre alla guerra per l'approvvigionamento di risorse energetiche ?..e ovviamente ai soliti film di propaganda..?
    a volte un macchina per potere superare un ostacolo deve pur fare retromarcia...non trovi ?

    No assolutamente, il fatto di ritirarsi da qualsiasi organismo internazionale e attuare una completa politica economica autarchica (a parte che sarebbe impossibile) sarebbe: a)una rovina per l'America stessa, b) un blocco completo del sistema mondiale c) una decisione pessima in quanto si annullerebbero i già pochi poteri di controllo e pressione internazionale esercitabili sugli Stati Uniti.

    Isolazionismo non vuol dire solo essere relegati fuori dal sistema, ma anche libertà di fare ciò che si vuole (come se già non succede abbastanza).
    Il protocollo di Kyoto andrebbe a rotoli, la FED si permetterebbe di mandare a rotoli l'economia mondiale pur di rilanciare l'economia nazionale, etc.
    Qui io non parlo assolutamente d'Israele in questo discorso non c'entra. Qui si parla di tenuta del sistema nazionale americano e soprattutto di quello mondiale.

  9. #9
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    e smettila di vedere complotti giudaici dappertutto. Ron Paul antisemita o no (la cosa mi lascia indifferente dal momento che al mondo si è liberi di essere idioti), quest'uomo ha un intelligenza politica degna di un ex-'68. I concetti che esprime andavano bene forse 100 anni fa in un mondo in cui l'isolazionismo e il concetto di stato minimalista potevano ancora funzionare. Oggi simili concetti non fanno altro che aumentare l'instabilità e lo scontro sociale.

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da ernesto_nathan Visualizza Messaggio
    No assolutamente, il fatto di ritirarsi da qualsiasi organismo internazionale e attuare una completa politica economica autarchica (a parte che sarebbe impossibile) sarebbe: a)una rovina per l'America stessa, b) un blocco completo del sistema mondiale c) una decisione pessima in quanto si annullerebbero i già pochi poteri di controllo e pressione internazionale esercitabili sugli Stati Uniti.

    Isolazionismo non vuol dire solo essere relegati fuori dal sistema, ma anche libertà di fare ciò che si vuole (come se già non succede abbastanza).
    Il protocollo di Kyoto andrebbe a rotoli, la FED si permetterebbe di mandare a rotoli l'economia mondiale pur di rilanciare l'economia nazionale, etc.
    Qui io non parlo assolutamente d'Israele in questo discorso non c'entra. Qui si parla di tenuta del sistema nazionale americano e soprattutto di quello mondiale.
    scusami ma non ti seguo .....
    stai dicendo che se l'America pensasse a mettere mano ad una riforma del proprio sistema monetarista e fiscale, e operasse un ritiro delle truppe dai paesi con cui ha scatenato conflitti..la nostra economia subirebbe contraccolpi ?
    ma come fai a sostenere certe cose se in un anno il prezzo del greggio e' triplicato proprio a causa dell'instabilita' dei mercati che ovviamente necessitano di relazioni internazionali basate sulla reciprocita' e non sulla minaccia continua di ulteriori eventi bellici ?

 

 
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