Amato ad Italianieuropei: «Sindacati svegliatevi»
«C'è amarezza per aver lasciato il lavoro a metà». Con questa frase Giuliano Amato, intervenendo al convegno sui dieci anni di Italianieuropei, esprime il suo rammarico per la caduta del Governo Prodi. Un rammarico in particolare per quello che avrebbe ancora voluto fare da ministro dall'Interno: «Volevo che chi nasce in Italia fosse un cittadino italiano, che un immigrato che perde il lavoro non abbia l'espulsione dopo poche settimane, che un immigrato che commette una violazione amministrativa fosse trattato come un italiano che commette una violazione amministrativa e non come un delinquente, che un giovane rom potesse avere un permesso di soggiorno».
Giuliano Amato ha anche espresso la consapevolezza che il progetto del Partito democratico è sempre valido per il futuro: «Non è finita, abbiamo attese davanti». Amato individua la condizione necessaria per affacciarsi alla prossime sfide: «Non abbiate paura di essere voi stessi. Se subiremo delle sconfitte è perché non lo siamo stati abbastanza».
L'obiettivo è sempre lo stesso: «Costruire un mondo pacifico in cui ognuno possa progettare e costruire la sua vita liberamente, quale che sia il suo colore, il suo sesso, i suoi orientamenti, la sua religione, il suo reddito e le sue condizioni di partenza».
E ai sindacati Amato lancia un monito: «Bisogna mettere un po' di mani dei lavoratori sui profitti, in forme diverse dal salario. Non si possono condannare i metalmeccanici a fare i blocchi stradali per ottenere dieci euro in più, quando i profitti sono a mille», è l'osservazione del ministro degli Interni uscente. Ovvero, «Maometto vada alla montagna dei soldi». E dare la sveglia al sindacato «tocca a noi del Partito democratico, in nome di un'eguaglianza che cerchiamo nel nome della libertà».
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Ma in che mani eravamo, pazzesco! Questo si proponeva di ridisegnare la società secondo i suoi disegni!