III. ATEISMO E AGNOSTICISMO.
L'ateismo è la negazione di Dio.
Con il termine "Dio" non si intende solamente il monoteismo, ma piuttosto qualunque "realtà divina". L'ateismo dunque è la negazione di tutte le credenze monoteiste, politeiste, della reincarnazione, della vita ultraterrena, eccetera.
E' un dogma perché nessuno può o potrà mai fornire prove concrete dell'esistenza di un ordine divino oltre alla realtà che vediamo, perché non esistono strumenti inequivocabili per appurare tale esistenza o inesistenza.
L'agnosticismo è quell'atteggiamento che considera inconoscibile tutto ciò che è al di là del dato sperimentale in quanto non sottoponibile ai metodi delle scienze positive. Questo termine ha anche il significato di non prendere posizione su di un determinato argomento religioso o politico.
Quasi sempre dunque l'agnosticismo è ateismo, visto che nessuno può e potrà mai portare la prova inequivocabile dell'esistenza di Dio o di un ordine divino.
Per gli atei la vita è esclusivamente solo quella che vediamo tutti i giorni, che ha inizio dal concepimento e fine con la morte su questa terra.
Gli atei si rifiutano spesso anche di definire chiaramente un concetto di moralità, perché questo viene ritenuto un concetto arbitrario e invasivo della libertà di ognuno. Anche a livello sociale la posizione usuale degli atei è quella di relegare la morale al solo aspetto privato ed individuale, quindi lo Stato non solo deve essere laico ma anche astenersi rigorosamente dall'indicare principi morali, se non in misura strettamente limitata agli aspetti legali di protezione dell'integrità fisica personale e della proprietà.
Gli atei inoltre ritengono che la credenza nel divino non sia necessaria.
L'ateismo dunque, è il peggior incubo dell'umanità.
Sostenere che oltre alla vita che vediamo tutti i giorni non esista null'altro, nessuna giustizia; che siamo solo delle scimmie evolute; chi potrebbe descrivere una "verità" più cupa e tenebrosa?
La vita ha tanti lati positivi ed altrettanti lati negativi: spesso comporta molte difficoltà faticose da accettare o superare, motivi di infelicità, esistono tragedie, ingiustizie, catastrofi, malattie. Ed ora proviamo ad ipotizzare una società atea. Pensate che tutte le persone sono buone e fortemente ancorate alla ragione e ai buoni propositi? Che le persone che hanno buoni propositi riescono sempre a mantenerli anche quando si trovano colpiti da situazioni tragiche o particolarmente difficili? Pensate che tutte le persone possiedano l'intelligenza e la forza di astenersi dal male? Pensate bene a tutte le cause di infelicità, le sciagure e la rabbia che può produrre la vita quotidiana. Ed ora chiediamoci, che cosa spingerebbe una persona a faticare per affrontare la vita, per cercare di migliorare se stessa e la sua società? Che cosa bloccherebbe tanta gente infelice ed insoddisfatta, per esempio, dallo scendere giu per strada e sfogare tutta la propria frustrazione e disperazione verso le prime persone incontrate e magari poi suicidarsi, piuttosto che continuare ad affrontare una vita che è "tutta qui", che siamo null'altro che animali che hanno sviluppato le proprie capacità intellettuali nel corso dell'evoluzione? Di certo non bloccherebbe sapere che esiste il rischio di essere fermato e messo in galera: perche cosa conta la vita se finita qui, in questa terra, non esistesse null'altro? Come convincerebbero coloro che hanno l'impulso o la volontà di calpestare la vita altrui o rovinare la propria, se la vita non ha alcun valore divino, ma siamo solo delle scimmie evolute? Come è possibile la sicurezza e in generale una società civile quando questa è completamente senza saldi stimoli e freni? Converrete dunque quanto sia folle l'idea dell'esistenza di una società civile che sia priva di riferimenti al Divino!
Basta un minimo di immaginazione per capire che una persona che crede in un ordine divino ha ovvie maggiori remore al compiere scorrettezze e crimini, e maggiori stimoli a comportarsi bene, rispetto ad un ateo che non ha nessun freno e stimolo, se non quello di seguire le proprie passioni e di non essere scoperto in un comportamento scorretto.
Questo lo può capire chiunque, se veramente un minimo interessato alla verità.
La credenza personale e sociale in un ordine divino è innanzitutto quindi necessaria.
Inoltre come si può pensare che tutto ciò che ci circonda, l'immensità dell'universo, le innumerevoli forme di vita, sia lasciato totalmente al caos, privo di un qualsiasi ordine superiore? Come si può pensare che all'origine di tutto, non ci sia nulla? Che miliardi e miliardi di vite, in miliardi e miliardi di anni abbiano vissuto nel caos e le loro vite siano limitate a quel breve intervallo di tempo e null'altro e nessuna giustizia?
La ragione quindi suggerisce l'esistenza del Divino.
E' dovere di tutti impegnarsi per la laicità e per la razionalità nelle religioni e nelle credenze in Dio, ma altro discorso è affermare l'ateismo.
L'ateismo è un pensiero antisociale, perché la società civile senza riferimenti al divino non potrebbe esistere.
L'ateismo è un eccessivo e quindi erroneo atteggiamento scientista, che sostiene che la questione del divino possa venire trattata come una qualsiasi analisi di laboratorio, che analizza dati inequivocabili nell'affermare se una cosa esista oppure no, senza capire la rilevanza sociale della questione, senza seguire quindi la ragione.
Un ateo è tendenzialmente fuori ogni freno, e se un ateo si comporta bene, questo non basta per "garantire" un ateo, perché in quanto ateo, non si ritiene soggetto a seguire altro che se stesso e quello che lui ritiene bello o utile.
Secondo le attuali stime sulla religiosità nel mondo ( http://www.adherents.com/Religions_By_Adherents.html ) gli atei rappresentano circa l'8 %, mentre il 92 % dell'umanità crede in un qualsivoglia ordine divino, di una religione ufficiale o in base ad un proprio ideale laico. Molte volte l'ateismo è semplicemente una posizione di reazione ad una cultura religiosa; il non voler vedere oltre una o più determinate interpretazioni religiose e/o degli errori di esse. Una reazione distruttiva, piuttosto che un ragionamento costruttivo. Una adesione superficiale ad un'idea senza tener conto della natura umana mutevole ed ambivalente, della realtà della vita.
p.s. non sono cristiano.