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  1. #1
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    Ci ha lasciato Vito Bisceglie

    Il compagno Vito Bisceglie ci ha lasciato, dopo una lunga malattia.
    Un nostro abbraccio affettuoso va alla moglie Caterina Mollura che
    conosciamo da una vita e alla figlia Anna che abbiamo rivisto
    "cresciuta" solo di recente.
    Con Vito se ne va un altro dei fondatori della Frazione Marxista
    Rivoluzionaria in Italia (lo scorso anno abbiamo perso Raffaele
    Striano) e se ne va un autentico dirigente operaio, legatissimo al
    mondo del lavoro torinese. Se ne va un pezzo della storia operaia di
    Torino.
    Quando era membro della sezione italiana della ex Quarta
    internazionale e sostenitore convinto delle posizioni della Fmr, Vito
    fu espulso dai Gcr, nel 1974, con l'accusa pretestuosa di aver
    accettato un lavoro di funzionario alla Fiom dopo il suo
    licenziamento (politico) dalla fabbrica (la Nebiolo). Il principale
    responsabile di quell'espulsione fu il Franco Turigliatto che tutti
    conoscono per essere stato espulso a sua volta dal Prc. La campagna
    di solidarietà con Vito che Roberto, il dirigente della sezione
    tedesca Herwart Acheterberg ("Karl") e la Fmr organizzarono nel
    Segretariato unificato rese familiare il nome di Vito in tutto il
    movimento internazionale dell'epoca e gettò una macchia indelebile
    sul comportamento di Livio Maitan che in quell'espulsione di
    Turigliatto fu complice sino in fondo, arrivando a cancellare anche
    questa vicenda dalla propria autobiografia e provocando così
    un'ennesima grande amarezza a Vito (come si leggerà più avanti).
    Vito lasciò la Fmr dopo l'espulsione di questa dai Gcr e per qualche
    tempo organizzò il Gruppo Rivoluzione Permanente di Torino,
    rivendicando esplicitamente (per iscritto, nel suo Bollettino) la
    continuità con i principali documenti programmatici della Fmr. Quando
    nacque Rifondazione, Vito vi aderì e si schierò con le posizioni di
    Progetto comunista. E' morto occupando un posto di dirigente nel Pcl.

    Molto di ciò è raccontato nel libro "Il centrismo sui generis" , dove
    è riportata tutta la documentazione, i testi e gli elenchi dei
    firmatari in Europa della campagna di solidarietà con Vito e
    soprattutto è riportato l'ultimo testo politico scritto dai Vito a
    nostra conoscenza (se ce ne sono altri ci scusiamo, ma non li abbiamo
    visti citati nel necrologio del Pcl di cui parleremo in un altro
    messaggio). Per rispetto della memoria di Vito e per ricordare gli
    aspetti migliori di questo compagno - al di là dei molti errori
    politici compiuti, ma senza mai passare dall'altra parte della
    barricata, senza mai diventare Forchettone rosso come invece hanno
    fatto i suoi espulsori - gli diamo direttamente la parola,
    riproducendo il brano da lui scritto come introduzione al libro su
    "Il centrismo sui generis", a giugno del 2006.
    Hasta siempre, compagno Vito...

    Roberto e Antonella

    - da Utopia Rossa -

  2. #2
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    Un suo testo

    IL CENTRISMO SUI GENERIS A TORINO
    di Vito Bisceglie





    Tragicamente il trotskismo è stato conosciuto nel nostro paese
    attraverso il Segretariato unificato della Quarta internazionale e
    del suo massimo esponente Livio Maitan.
    La politica adottata per anni da Livio, insieme a Massimo Gorla,
    Luigi Vinci ecc., non fu altro che l’illusione di costruire, tramite
    l’entrismo nel Pci, una corrente trotskista in grado di mettere le
    basi per il futuro Partito rivoluzionario.
    Nei fatti la prassi di questi compagni fece sì che con l’entrismo si
    sviluppasse soprattutto una corrente politica che mise insieme quasi
    tutti gli oppositori (da sinistra) alla linea ufficiale del Pci.
    Il Maggio francese fu dirompente per la creatura messa in piedi da
    Livio - i Gruppi comunisti rivoluzionari (così si chiamavano) - a tal
    punto che si frantumarono nei mesi successivi a quell’evento come
    conseguenza di un lavoro politico fondato essenzialmente su
    adattamenti tattici e opportunistici.
    Al momento della crisi, i vari Gorla, Vinci, Brandirali, Franco Russo
    ecc., presero le vie più diverse con gli approcci politici più
    disparati. La conseguenza di tutto ciò fu il fallimento di un’ipotesi
    di lavoro che vide nella sua implosione la naturale conseguenza di
    una linea politica che aveva come elemento forte e unificante quello
    che abbiamo già definito come il cartello dei no.
    Davanti all’esplosione del ‘68 e alle lotte operaie del ‘69, a fronte
    di esigenze oggettive e della soggettiva consapevolezza del movimento
    di massa, grazie agli errori del suo gruppo dirigente il trotskismo
    italiano si trovò nelle peggiori condizioni per intervenire. Anzi, la
    sua crisi, indirettamente, fu generatrice di nuove forze politiche
    opportunistiche come Servire il popolo o tipicamente centriste come
    Avanguardia operaia.
    La ricostruzione della sezione italiana del Segretariato unificato
    avvenne a partire dal 1969-70 con forze ridotte ai minimi termini, in
    una fase in cui la forza del movimento operaio e studentesco esigeva
    orientamenti politici chiari e un programma di lotta che fosse in
    grado di coniugare le rivendicazioni immediate alla prospettiva
    rivoluzionaria,
    In questa tragica situazione piccoli gruppi di compagni iniziarono un
    lavoro di raggruppamento, soprattutto a Torino, Roma, Milano. Ma in
    un contesto per il quale i Gcr furono costretti a costruirsi come
    organizzazione indipendente, per la prima volta nella loro storia.
    Il gruppo dirigente sopravvissuto, tuttavia, non aveva perso il vizio
    dell’adattamento all’ambiente. E fu così che, di fronte alla crescita
    dei movimenti degli anni 1969-70, unitamente all’esperienza dei
    delegati di fabbrica nei primi consigli, esso si sottomise alla
    spinta delle varie formazioni politiche centriste, sviluppando in
    particolare la teoria delle cosiddette Nuove avanguardie con
    influenza di massa (che, nei documenti qui riportati, venne da noi
    sintetizzata nella sigla «Naim»).
    Era una formulazione teorica avanzata dal gruppo dirigente
    ricostituitosi nella sigla dei Gcr che rappresentava nei fatti un
    modo nuovo per rinunciare alla costruzione del Partito
    rivoluzionario. In tal modo si tentarono strane ipotesi teorico-
    pratiche di relazione con Lotta Continua prima e Avanguardia operaia
    poi. In sostanza si teorizzava l’ipotesi di un raggruppamento della
    cosiddetta «sinistra rivoluzionaria» come surrogato del Partito
    rivoluzionario. Lo scontro si rivelò forte e acuto fra i compagni
    come noi (che ritenvamo indispensabile la costruzione
    dell’organizzazione marxista rivoluzionaria, andando controcorrente,
    nel senso di non subire le pressioni dell’ambiente e gli adattamenti
    tattici verso i riformisti), e i centristi sui generis che pensavano
    di poter aggregare le nuove avanguardie espresse dalle lotte,
    rinviando a una seconda fase la costruzione autonoma del futuro partito.
    Le divergenze su questo problema furono enormi e anche il
    microapparato dei Gcr si autodifese emarginando i dissidenti. Livio
    in primis fu un campione in questa battaglia.
    A Torino - la mia città - ciò provocò un attacco frontale contro i
    compagni (studenti e operai) che non condividevano la teoria e la
    prassi del cosiddetto Naim. Fu così che i nuovi rappresentanti della
    maggioranza locale - costituitasi nei primi anni ‘70 (i vari
    Turigliatto, Chiabrera, Papandrea ecc.) - con la complicità di Livio,
    sferrarono un affondo organizzativo contro di noi che contestavamo la
    loro linea velleitaria e codista.
    E a questo punto si pose per me un problema anche personale e
    professionale perché, in nome della corsa dietro al Naim, si definì
    incompatibile la mia militanza nei Gcr con il ruolo di dirigente
    all’interno della Fiom. (All’epoca, se un compagno operaio veniva
    licenziato per motivi politici, la Fiom non poteva fare altro che
    assumerlo come quadro dirigente, e quindi come funzionario
    nell’organizzazione sindacale.)
    Era chiaro che per la maggioranza centrista sui generis dei Gcr il
    fatto di pormi di fronte all’incompatibilità tra fare il funzionario
    della Fiom e la militanza nei Gcr non era che un pretesto per
    escludere me (e il nucleo di compagni operai della Nebiolo)
    dall’organizzazione: un pretesto per liberarsi di quei compagni che
    si opponevano a una linea liquidatoria che nei fatti riproponeva, sia
    pur in condizioni diverse, il metodo presessantottino che aveva già
    portato allo sfascio dell’organizzazione (e che porterà allo sfascio
    una seconda volta).
    La Tendenza (poi Frazione) marxista rivoluzionaria organizzò una
    grande campagna nazionale e internazionale contro la mia esclusione,
    ma a nulla valsero i vari ricorsi nazionali e internazionali (ai
    quali nemmeno si rispose). Una parte dei compagni esclusi dai Gcr a
    Torino dopo la stesura del documento su «Le origini storiche del
    centrismo sui generis» (del quale fui cofirmatario con Massari) darà
    poi vita al Gruppo Rivoluzione Permanente: un gruppo locale formato
    da operai, impiegati, insegnanti, che ebbe pochi anni di vita e subì
    i limiti della mancanza di rapporti sia nazionali che internazionali.
    È significativo che nella sua autobiografia politica (La strada
    percorsa) Maitan salti a piè pari la crisi torinese del 1972-74. Nel
    libro parla delle lotte alla Nebiolo, ma non cita mai i compagni
    (Raffaele Ivani, Niccolò Iddas e altri) che costruirono quelle lotte
    e furono la spina dorsale del radicamento operaio dei Gcr a Torino in
    quegli anni. Un inizio di radicamento che avvenne con Iniziativa
    operaia e la Talpa rossa alla Mirafiori e alla Nebiolo, condotto per
    lo più dagli stessi compagni che, per la loro opposizione politica
    alla linea fallimentare della maggioranza, saranno poi espulsi
    dall’organizzazione.
    Il silenzio sulla nostra vicenda indica una paura del proprio
    passato. Ma come anche questo libro di Massari conferma, alla lunga
    viene infranto anche il silenzio che si è tentato di mantenere sui
    quadri operai che furono gli antagonisti delle scelte politiche che
    la maggioranza maitaniana andava assumendo.
    I suoi eredi perpetuano oggi il loro opportunismo, accomodati nel
    Prc, a far la parte (ben retribuita!) di consiglieri del re, con una
    politica di totale subordinazione alla linea della maggioranza
    bertinottiana, verso la quale muovono solo critiche di tipo tattico
    (invocando una pressione strumentale da parte di quegli stessi
    movimenti di cui non hanno mai fatto parte), restando nei loro
    incarichi d’apparato, totalmente subordinati al blocco di potere del
    centrosinistra, sia per la loro storica mancanza di una strategia
    antiriformista, sia per la mancanza di un’ipotesi di costruzione del
    Partito rivoluzionario in Italia.
    Torino, giugno 2006 Vito Bisceglie

  3. #3
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    Dai compagni di Utopia Rossa

    PIETA' L'E' MORTA




    ll compagno Vito Bisceglie è morto e, insieme ad Antonella Marazzi, l'ho ricordato in un precedente messaggio che vorrei tenere nettamente distinto da questo indispensabile chiarimento: un chiarimento che presuppone la lettura dell'ultimo testo di Vito (l'introduzione al libro "Il centrismo sui generis" di giugno 2006), riportato in onore e in omaggio alla sua memoria e per il rispetto della verità storica.
    Leggo invece il necrologio pubblicato dal Pcl nel suo sito, scritto certamente da Franco Grisolia. E' un necrologio "di partito" dove la retorica e la menzogna sono praticamente d'obbligo. E il compito di mentire viene assolto maldestramente da Grisolia, quando riassume il fondamentale rapporto di Vito con la Fmr nei termini seguenti:


    "Nell'ambito dei Gcr si contrapponeva sempre più apertamente al revisionismo teorico e all'opportunismo pratico della maggioranza maitaniana, creando insieme a Roberto Massari, sul piano nazionale ed anche internazionale una corrente di opposizione sotto il nome di Tendenza (poi Frazione) Marxista Rivoluzionaria. Per queste sue posizioni veniva con metodi scorretti marginalizzato dalla maggioranza maitaniana dei Gcr, proprio nel momento in cui subiva un licenziamento politico alla Nebiolo (dopo un breve periodo come funzionario Fiom, rientrava poi in produzione alla Dea, sempre nel settore metalmeccanico). Rotto con i Gcr e poi con Massari, a causa delle oscillanti posizioni di quest'ultimo, per alcuni anni Vito sviluppava una attività politica centrata su Torino..."


    La prima grande menzogna riguarda la "marginalizzazione" di Vito nei Gcr: Grisolia sa benissimo che invece fu un'espulsione vera e propria e che fu un episodio di rilevanza internazionale. Ma non lo vuole dire pubblicamente perché ciò tirerebbe in ballo le responsabilità dirette di Turigliatto (Sinistra critica), con il quale non vuole escludere (non si sa mai) un'alleanza elettorale all'ultimo momento. Chi è interessato vada a leggere l'importanza che Vito attribuì a tale espulsione (e chi gli è stato vicino sa quanto ciò abbia influito sul suo carattere e le successive scelte politiche) e avrà una misura della piccolezza umana di Grisolia che per bassa minestra elettoralistica, mente su questo pezzo della storia di Vito.
    La seconda grande menzogna riguarda le mie "posizioni oscillanti", con le quali Vito avrebbe rotto nel 1975. Sulle "posizioni oscillanti" di Massari ci sarebbe solo da ridere perché anche i miei peggiori avversari politici mi accusano di tutto il contrario: rigidità, monolitismo, settarismo, intolleranza ecc. E ci sarebbe da ridere anche a immaginare un operaista torinese come Vito nei panni di novello "Bordiga", così coerente e rigoroso in termini programmatici da rompere nel '75 con le mie oscillazioni, ma solo per rivendicare mesi dopo una sua continuità programmatica con i documenti principali della Fmr. (Tutte queste non sono chiacchiere alla Grisolia: non è il mio metodo e mai lo sarà. Si vadano quindi a vedere le pp. 525-7 del libro su "Il centrismo sui generis" dove è riportato anche il testo in cui, mesi dopo la rottura, Vito dichiara di difendere ancora le principali posizioni della Fmr).
    Ebbene, questa volta non ho voglia di ridere, anche perché di mezzo c'è un compagno morto e su tale morto si aggira uno sciacallo di nome Grisolia che gli mette in bocca parole e concetti che Vito non ha e non avrebbe mai pronunciato.
    Questo mi fa dire che "Pietà l'è morta" e che la disumanizzazione di vari presunti esponenti della sinistra antiriformista sta arrivando a livelli senza precedenti. Certo, mi si potrà dire che è facile prendersela con Grisolia che a mentire, a strisciare, ad operare viscidamente è stato abituato dalla marea di conversioni ideologiche avvenute nella sua vita politica. Io lo conosco personalmente dal 1970 quando era sostenitore delle posizioni filosocialdemocratiche del lambertismo e me lo ritrovo ora in una sorta di trotskobordighismo autoritario e caricaturale.
    Certo, mi si dirà che in più di vent'anni della sua vita politica ha praticato l'entrismo (prima nei Gcr, poi in Dp, poi in Rifondazione) e si sa bene che forma di carattere crei l'entrismo, soprattutto se praticato per decenni.
    E infine, mi si dirà che Grisolia non può essere altro che livido di rabbia impotente nei miei confronti, visto che di mazzate teoriche e politiche gliene ho date tante da non poter più raddrizzare la schiena. (Tutti i materiali, la documentazione di queste mazzate sono riportati nei miei volumi "Il '77 e dintorni" e "Rapimento Moro e declino della sinistra" che Grisolia ha letto). Qualcuno nel Pcl gli avrà forse chiesto: ma mentre Massari ti dava simili mazzate, tu che facevi, come ti difendevi? Perché non rendi pubbliche le tue risposte?
    Non le può rendere pubbliche perché le mazzate le ha solo prese e continua a prenderle (aspettate di leggere il nuovo libro di Utopia rossa "Le false sinistre" in cui si parla del ruolo del Pcl in seno al Coordinamento centrista...)
    Dichiaro quindi ufficialmente che Grisolia è un bugiardo e un vigliacco, che si nasconde dietro l'anonimato di un necrologio per lanciare la frecciatina "storico-politica" contro di me. Ma è vigliacco due volte perché la mette in bocca a un compagno appena morto che ha scritto e detto tutt'altro nella sua vita e in tempi anche recenti.
    Questo tipo di vigliaccheria è riprovevole, perché mira a ingannare dei giovani compagni del Pcl che nulla sanno. Credo che si possa facilmente definire questo comportamento di Grisolia come "necrofagia politica" (senza il sui generis, questa volta), pienamente inserita nel processo di disumanizzazione che caratterizza gran parte degli attuali dirigenti della presunta sinistra antiriformista e "movimentista" . La differenza è che la degenerazione di Grisolia ha radici molto più antiche nel tempo.
    Un pensiero tristissimo va in questo momento a Vito, a colui che fu un tempo mio compagno di lotta (e amico, nonostante il difficile carattere), che ebbe un ruolo glorioso nella formazione della Fmr, ma poi è finito nelle mani di gente indegna di lui.
    Hasta la victoria


    Roberto Massari





    DAL SITO DEL PCL


    Ieri mattina si è spento il compagno Vito Bisceglie (della Direzione del PCL e coordinatore regionale del Piemonte). Vito era nato in Puglia nel 1943 ed era emigrato a Torino bambino con la sua famiglia. Giovane operaio si era iscritto alla Federazione Giovanile del PCI alla fine degli anni '50. Rapidamente in conflitto con la politica riformista della burocrazia era entrato in contatto con la sezione italiana del Segretariato Unificato della IV internazionale, diretta da Livio Maitan, che allora praticava il cosiddetto "entrismo sui generis" nel PCI, e vi aveva aderito. Lì si era formato rapidamente come quadro dirigente operaio trotzkista. Sul terreno della lotta operaia in senso stretto era, nel 1962, uno dei protagonisti dei famosi "fatti di Piazza Statuto", cioè l'assalto di migliaia di operai infuriati per un contratto bidone, non firmato dalla CGIL, alla sede provinciale della UIL torinese.
    Quando nel 1968, la politica opportunista e rinunciataria di Maitan portò ad un tracollo dell'organizzazione trotzkista in Italia, Vito fu uno dei pochi quadri dell'organizzazione che non si lasciò attrarre dalle sirene maoiste e/o spontaneiste, e contribuì in maniera importante al difficile e minoritario compito di ricostruzione dell'organizzazione (i Gruppi Comunisti Rivoluzionari) questa volta su basi indipendenti. Nel contempo era uno dei protagonisti dell'autunno caldo (lavorava come operaio specializzato alla Nebiolo) e nel 1970 entrava a far parte, primo marxista rivoluzionario nel dopoguerra, del Comitato Centrale della FIOM.
    Nell'ambito dei GCR si contrapponeva sempre più apertamente al revisionismo teorico e all'opportunismo pratico della maggioranza maitaniana, creando insieme a Roberto Massari, sul piano nazionale ed anche internazionale una corrente di opposizione sotto il nome di Tendenza (poi Frazione) Marxista Rivoluzionaria.
    Per queste sue posizioni veniva con metodi scorretti marginalizzato dalla maggioranza maitaniana dei GCR, proprio nel momento in cui subiva un licenziamento politico alla Nebiolo (dopo un breve periodo come funzionario FIOM, rientrava poi in produzione alla DEA, sempre nel settore metalmeccanico). Rotto con i GCR e poi con Massari, a causa delle oscillanti posizioni di quest'ultimo, per alcuni anni Vito sviluppava una attività politica centrata su Torino con divers* compagn* attorno a lui. Con alcuni di questi alla metà degli anni '90 entrava nell'allora Associazione Proposta ( animatrice della sinistra rivoluzionaria del PRC e antesignana del PCL) e conseguentemente in Rifondazione. Diveniva da subito un dirigente centrale inserito nella direzione di quella che era divenuta la Associazione Marxista Rivoluzionaria e grazie alla battaglia antiriformista nel PRC, -che dirigeva nella situazione in cui la nostra corrente otteneva i maggiori consensi di voto congressuale- entrava nel CPN e nella Direzione di Rifondazione.
    Era così, al momento della scissione, una dei sette promotori nazionali della nascita del movimento costitutivo del nostro partito, nel cui ambito il suo ruolo è come detto ben conosciuto a tutt*
    Da sempre impegnato con ruolo centrale nella battaglia internazionale, da ultimo nel CRQI, era stato uno dei delegati della AMR al suo congresso costitutivo a Buenos Aires nell'aprile del 2004.
    Nonostante la malattia, contro cui ha lottato coraggiosamente negli ultimi ani, Vito non ha mai mancato praticamente alcun impegno: dagli articoli per il nostro giornale; a documenti di analisi e proposta politica sia su questioni sindacali che di politica internazionale (terreno su cui era particolarmente impegnato, ultimamente partecipando alla preparazione delle iniziative di boicottaggio della Fiera del Libro di Torino, per il suo carattere filosionista); alla partecipazione alle manifestazioni; ai volantinaggi davanti alle fabbriche.
    Quadro dirigente operaio rivoluzionario trotzkista, sindacalista classista (ultimamente, ormai pensionato, era attivo nella rete 28 aprile), costruttore organizzativo, sempre convinto della centralità operaia, ma attento e partecipe di altri movimenti, con l'ottica della costruzione dell'egemonia marxista rivoluzionaria, Vito lascia un vuoto, umano e politico, difficilmente colmabile.
    Il miglior modo per ricordarlo e prendere esempio dalla coerenza di una vita di impegno politico che non si è mai piegato di fronte alle avversità e agli insuccessi e portare avanti la costruzione del PCL, come strumento per la rivoluzione socialista.
    Non lo dimenticheremo.



  4. #4
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    memoria, e solidarietà ai cari.

  5. #5
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    E' assurdo vedere gente, come Massari, che approfitta della morte di un compagno per screditare un'organizzazione politica a cui tra l'altro il compagno Vito Bisceglie apparteneva. L'articolo di Massari sul PCL e in particolare sul compagno Franco Grisolia è pieno di menzogne, delle quali moltissime al limite del ridicolo; a cominciare da quella in cui si accusa il PCL di voler fare un blocco elettorale con Turigliatto, quando il Congresso del Partito (evidentemente Massari parla senza sapere niente) ha deciso di evitare qualsiasi blocco elettorale con le formazioni centriste. Non vale la pena di andare oltre.
    Addio compagno Vito, vero esempio di militante rivoluzionario comunista.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Trotsky Visualizza Messaggio
    E' assurdo vedere gente, come Massari, che approfitta della morte di un compagno per screditare un'organizzazione politica a cui tra l'altro il compagno Vito Bisceglie apparteneva. L'articolo di Massari sul PCL e in particolare sul compagno Franco Grisolia è pieno di menzogne, delle quali moltissime al limite del ridicolo; a cominciare da quella in cui si accusa il PCL di voler fare un blocco elettorale con Turigliatto, quando il Congresso del Partito (evidentemente Massari parla senza sapere niente) ha deciso di evitare qualsiasi blocco elettorale con le formazioni centriste. Non vale la pena di andare oltre.
    Addio compagno Vito, vero esempio di militante rivoluzionario comunista.
    A me pare che la sua dura critica abbia un senso. Se sai portare avanti un'argomentazione contro ciò che ha scritto il compagno Massari, cerchiamo di coinvolgerlo, magari diventa un'esperienza interessante per capire bene qualcosa in più del mPCL e dei rapporti politici in generale... Dai dai! Comunque benvenuto qui!

  7. #7
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    Ciao e benvenuto Trotsky ...che nome impegnativo....potresti darci una tua breve sintetica presentazione?

 

 

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