Dai compagni di Utopia Rossa
PIETA' L'E' MORTA
ll compagno Vito Bisceglie è morto e, insieme ad Antonella Marazzi, l'ho ricordato in un precedente messaggio che vorrei tenere nettamente distinto da questo indispensabile chiarimento: un chiarimento che presuppone la lettura dell'ultimo testo di Vito (l'introduzione al libro "Il centrismo sui generis" di giugno 2006), riportato in onore e in omaggio alla sua memoria e per il rispetto della verità storica.
Leggo invece il necrologio pubblicato dal Pcl nel suo sito, scritto certamente da Franco Grisolia. E' un necrologio "di partito" dove la retorica e la menzogna sono praticamente d'obbligo. E il compito di mentire viene assolto maldestramente da Grisolia, quando riassume il fondamentale rapporto di Vito con la Fmr nei termini seguenti:
"Nell'ambito dei Gcr si contrapponeva sempre più apertamente al revisionismo teorico e all'opportunismo pratico della maggioranza maitaniana, creando insieme a Roberto Massari, sul piano nazionale ed anche internazionale una corrente di opposizione sotto il nome di Tendenza (poi Frazione) Marxista Rivoluzionaria. Per queste sue posizioni veniva con metodi scorretti marginalizzato dalla maggioranza maitaniana dei Gcr, proprio nel momento in cui subiva un licenziamento politico alla Nebiolo (dopo un breve periodo come funzionario Fiom, rientrava poi in produzione alla Dea, sempre nel settore metalmeccanico). Rotto con i Gcr e poi con Massari, a causa delle oscillanti posizioni di quest'ultimo, per alcuni anni Vito sviluppava una attività politica centrata su Torino..."
La prima grande menzogna riguarda la "marginalizzazione" di Vito nei Gcr: Grisolia sa benissimo che invece fu un'espulsione vera e propria e che fu un episodio di rilevanza internazionale. Ma non lo vuole dire pubblicamente perché ciò tirerebbe in ballo le responsabilità dirette di Turigliatto (Sinistra critica), con il quale non vuole escludere (non si sa mai) un'alleanza elettorale all'ultimo momento. Chi è interessato vada a leggere l'importanza che Vito attribuì a tale espulsione (e chi gli è stato vicino sa quanto ciò abbia influito sul suo carattere e le successive scelte politiche) e avrà una misura della piccolezza umana di Grisolia che per bassa minestra elettoralistica, mente su questo pezzo della storia di Vito.
La seconda grande menzogna riguarda le mie "posizioni oscillanti", con le quali Vito avrebbe rotto nel 1975. Sulle "posizioni oscillanti" di Massari ci sarebbe solo da ridere perché anche i miei peggiori avversari politici mi accusano di tutto il contrario: rigidità, monolitismo, settarismo, intolleranza ecc. E ci sarebbe da ridere anche a immaginare un operaista torinese come Vito nei panni di novello "Bordiga", così coerente e rigoroso in termini programmatici da rompere nel '75 con le mie oscillazioni, ma solo per rivendicare mesi dopo una sua continuità programmatica con i documenti principali della Fmr. (Tutte queste non sono chiacchiere alla Grisolia: non è il mio metodo e mai lo sarà. Si vadano quindi a vedere le pp. 525-7 del libro su "Il centrismo sui generis" dove è riportato anche il testo in cui, mesi dopo la rottura, Vito dichiara di difendere ancora le principali posizioni della Fmr).
Ebbene, questa volta non ho voglia di ridere, anche perché di mezzo c'è un compagno morto e su tale morto si aggira uno sciacallo di nome Grisolia che gli mette in bocca parole e concetti che Vito non ha e non avrebbe mai pronunciato.
Questo mi fa dire che "Pietà l'è morta" e che la disumanizzazione di vari presunti esponenti della sinistra antiriformista sta arrivando a livelli senza precedenti. Certo, mi si potrà dire che è facile prendersela con Grisolia che a mentire, a strisciare, ad operare viscidamente è stato abituato dalla marea di conversioni ideologiche avvenute nella sua vita politica. Io lo conosco personalmente dal 1970 quando era sostenitore delle posizioni filosocialdemocratiche del lambertismo e me lo ritrovo ora in una sorta di trotskobordighismo autoritario e caricaturale.
Certo, mi si dirà che in più di vent'anni della sua vita politica ha praticato l'entrismo (prima nei Gcr, poi in Dp, poi in Rifondazione) e si sa bene che forma di carattere crei l'entrismo, soprattutto se praticato per decenni.
E infine, mi si dirà che Grisolia non può essere altro che livido di rabbia impotente nei miei confronti, visto che di mazzate teoriche e politiche gliene ho date tante da non poter più raddrizzare la schiena. (Tutti i materiali, la documentazione di queste mazzate sono riportati nei miei volumi "Il '77 e dintorni" e "Rapimento Moro e declino della sinistra" che Grisolia ha letto). Qualcuno nel Pcl gli avrà forse chiesto: ma mentre Massari ti dava simili mazzate, tu che facevi, come ti difendevi? Perché non rendi pubbliche le tue risposte?
Non le può rendere pubbliche perché le mazzate le ha solo prese e continua a prenderle (aspettate di leggere il nuovo libro di Utopia rossa "Le false sinistre" in cui si parla del ruolo del Pcl in seno al Coordinamento centrista...)
Dichiaro quindi ufficialmente che Grisolia è un bugiardo e un vigliacco, che si nasconde dietro l'anonimato di un necrologio per lanciare la frecciatina "storico-politica" contro di me. Ma è vigliacco due volte perché la mette in bocca a un compagno appena morto che ha scritto e detto tutt'altro nella sua vita e in tempi anche recenti.
Questo tipo di vigliaccheria è riprovevole, perché mira a ingannare dei giovani compagni del Pcl che nulla sanno. Credo che si possa facilmente definire questo comportamento di Grisolia come "necrofagia politica" (senza il sui generis, questa volta), pienamente inserita nel processo di disumanizzazione che caratterizza gran parte degli attuali dirigenti della presunta sinistra antiriformista e "movimentista" . La differenza è che la degenerazione di Grisolia ha radici molto più antiche nel tempo.
Un pensiero tristissimo va in questo momento a Vito, a colui che fu un tempo mio compagno di lotta (e amico, nonostante il difficile carattere), che ebbe un ruolo glorioso nella formazione della Fmr, ma poi è finito nelle mani di gente indegna di lui.
Hasta la victoria
Roberto Massari
DAL SITO DEL PCL
Ieri mattina si è spento il compagno Vito Bisceglie (della Direzione del PCL e coordinatore regionale del Piemonte). Vito era nato in Puglia nel 1943 ed era emigrato a Torino bambino con la sua famiglia. Giovane operaio si era iscritto alla Federazione Giovanile del PCI alla fine degli anni '50. Rapidamente in conflitto con la politica riformista della burocrazia era entrato in contatto con la sezione italiana del Segretariato Unificato della IV internazionale, diretta da Livio Maitan, che allora praticava il cosiddetto "entrismo sui generis" nel PCI, e vi aveva aderito. Lì si era formato rapidamente come quadro dirigente operaio trotzkista. Sul terreno della lotta operaia in senso stretto era, nel 1962, uno dei protagonisti dei famosi "fatti di Piazza Statuto", cioè l'assalto di migliaia di operai infuriati per un contratto bidone, non firmato dalla CGIL, alla sede provinciale della UIL torinese.
Quando nel 1968, la politica opportunista e rinunciataria di Maitan portò ad un tracollo dell'organizzazione trotzkista in Italia, Vito fu uno dei pochi quadri dell'organizzazione che non si lasciò attrarre dalle sirene maoiste e/o spontaneiste, e contribuì in maniera importante al difficile e minoritario compito di ricostruzione dell'organizzazione (i Gruppi Comunisti Rivoluzionari) questa volta su basi indipendenti. Nel contempo era uno dei protagonisti dell'autunno caldo (lavorava come operaio specializzato alla Nebiolo) e nel 1970 entrava a far parte, primo marxista rivoluzionario nel dopoguerra, del Comitato Centrale della FIOM.
Nell'ambito dei GCR si contrapponeva sempre più apertamente al revisionismo teorico e all'opportunismo pratico della maggioranza maitaniana, creando insieme a Roberto Massari, sul piano nazionale ed anche internazionale una corrente di opposizione sotto il nome di Tendenza (poi Frazione) Marxista Rivoluzionaria.
Per queste sue posizioni veniva con metodi scorretti marginalizzato dalla maggioranza maitaniana dei GCR, proprio nel momento in cui subiva un licenziamento politico alla Nebiolo (dopo un breve periodo come funzionario FIOM, rientrava poi in produzione alla DEA, sempre nel settore metalmeccanico). Rotto con i GCR e poi con Massari, a causa delle oscillanti posizioni di quest'ultimo, per alcuni anni Vito sviluppava una attività politica centrata su Torino con divers* compagn* attorno a lui. Con alcuni di questi alla metà degli anni '90 entrava nell'allora Associazione Proposta ( animatrice della sinistra rivoluzionaria del PRC e antesignana del PCL) e conseguentemente in Rifondazione. Diveniva da subito un dirigente centrale inserito nella direzione di quella che era divenuta la Associazione Marxista Rivoluzionaria e grazie alla battaglia antiriformista nel PRC, -che dirigeva nella situazione in cui la nostra corrente otteneva i maggiori consensi di voto congressuale- entrava nel CPN e nella Direzione di Rifondazione.
Era così, al momento della scissione, una dei sette promotori nazionali della nascita del movimento costitutivo del nostro partito, nel cui ambito il suo ruolo è come detto ben conosciuto a tutt*
Da sempre impegnato con ruolo centrale nella battaglia internazionale, da ultimo nel CRQI, era stato uno dei delegati della AMR al suo congresso costitutivo a Buenos Aires nell'aprile del 2004.
Nonostante la malattia, contro cui ha lottato coraggiosamente negli ultimi ani, Vito non ha mai mancato praticamente alcun impegno: dagli articoli per il nostro giornale; a documenti di analisi e proposta politica sia su questioni sindacali che di politica internazionale (terreno su cui era particolarmente impegnato, ultimamente partecipando alla preparazione delle iniziative di boicottaggio della Fiera del Libro di Torino, per il suo carattere filosionista); alla partecipazione alle manifestazioni; ai volantinaggi davanti alle fabbriche.
Quadro dirigente operaio rivoluzionario trotzkista, sindacalista classista (ultimamente, ormai pensionato, era attivo nella rete 28 aprile), costruttore organizzativo, sempre convinto della centralità operaia, ma attento e partecipe di altri movimenti, con l'ottica della costruzione dell'egemonia marxista rivoluzionaria, Vito lascia un vuoto, umano e politico, difficilmente colmabile.
Il miglior modo per ricordarlo e prendere esempio dalla coerenza di una vita di impegno politico che non si è mai piegato di fronte alle avversità e agli insuccessi e portare avanti la costruzione del PCL, come strumento per la rivoluzione socialista.
Non lo dimenticheremo.