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Sandinista
Israele - Palestina - 08.2.2008Buon viso a cattivo giocoPer evitare la repressione, gli esponenti di Hamas in Cisgiordania scelgono la dissimulazione
Per contrastare la repressione da parte di Fatah in Cisgiordania, gli esponenti di Hamas hanno deciso di adottare la strategia della dissimulazione. Lo rivela il quotidiano arabo Asharq al Awsat. Taqiyya, si chiama in arabo, ed è una pratica contemplata, con diverse sfumature, dall'islam sia sciita che sunnita. Consiste nel dissimulare la propria fede in caso di estrema necessità o pericolo di vita. D'ora in avanti i militanti di Hamas in Cisgiordania nasconderanno in pubblico la propria identità e mentiranno circa le loro intenzioni.
Persecuzione. Dalla fine della guerra civile nella Striscia di Gaza del giugno 2007, gli esponenti del partito islamico sono stati oggetto di persecuzioni in Cisgiordania, da parte delle forze leali al presidente Abu Mazen. A decine, tra attivisti e deputati, sono stati e sono tuttora incarcerati per rappresaglia rispetto alla presa della striscia di Gaza, che Fatah considera un colpo di stato. Lunedì scorso, però, alcuni dirigenti di Hamas sono stati rilasciati dalle carceri dell'Anp in cambio di un appello in cui invitavano i propri compagni a disarmare le milizie, riconoscere il governo di Ramallah e restituire la Striscia di Gaza. Erano sinceri? Da Gaza ufficiali di Hamas hanno subito smentito, sostenendo che l'appello degli ex detenuti rifletteva “posizioni del tutto personali e non rappresentative del pensiero del movimento islamico”. Probabilmente si trattava di Taqiyya, non di una rottura all'interno di Hamas, ma potrebbe trattarsi di un ingegnoso sistema per delegittimare i dissensi interni.
Strategia. Il temine Taquyya letteralmente significa nascondere la propria fede in casi di pericolo imminente. Ma è una pratica considerata legittima solo quando si ritiene di essere ingiustamente perseguitati. In questo senso è stata usata soprattutto dagli sciiti, che sono perseguitati da secoli dalla maggioranza sunnita della comunità islamica. Praticarono la taqiyya gli sciiti iracheni sotto Saddam e gli attivisti dell'Hezbollah in Libano. L'interpretazione pratica della Taqiyya è controversa perchè da un lato si sostiene che è Dio a decidere quando si deve morire, e dunque tentare di salvarsi la vita sarebbe inutile, mentre dall'altro si ribatte che la vita è un dono che deve essere preservato. Quest'ultima non è certo l'interpretazione che ne danno i radicali e soprattutto i combattenti. Specialmente per i jihadisti, infatti, la Taqiyya può anche essere una stategia per non insospettire il nemico: sorridere esternamente agli infedeli e odiarli dentro di sé.
Infedeli. Quello che colpisce della recente decisione degli attivisti di Hamas in Cisgiordania, però, è che la scelta della dissimulazione viene fatta da sunniti palestinesi contro altri sunniti palestinesi. Durante la guerra civile dello scorso giugno, testimoni dei violenti dibattiti riferirono con sgomento che i miliziani di Hamas insultavano quelli di Fatah definendoli “infedeli”. Otto mesi dopo, la palestina è divisa in due e la sua popolazione rischia di fare la stessa fine. Ma per il momento, per evitare che la situazione precipiti oltre il punto di non ritorno, gli uomini di Hamas ritengono che sia meglio dissimulare.
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