Stralcio tratto da un articolo di Annamaria Iacuele "Sulle tracce dell'invisibile" ci sottolinea le contraddizioni dell'uomo attuale che ha perso il suo rapporto con il sacro. L'uomo pagano era un tutt'uno con le divinita e la natura.

All’alba del terzo millennio, dopo aver celebrato tanti trionfi sulla materia, l’uomo si trova oggi quanto mai smarrito.
La scienza ha debellato i grandi flagelli che si erano abbattuti sull’umanità nei secoli passati solo per assistere alla nascita di nuovi flagelli, ancora più temibili, la cui soluzione, come la tranquillizzazione delle nostre angosce, viene rimandata a un tempo indefinitamente lontano.
Ma ciò che forse sembra più evidente è che l’uomo occidentale (il più evoluto sul piano della tecnologia) non è capace di trovare risposte soddisfacenti proprio perché, procedendo nella sua ricerca, ha dimenticato la domanda fondamentale. Chi è l’uomo? Quale il suo rapporto con il cosmo, con le cose visibili e quelle invisibili?
L'homo technologicus ha perduto il senso della sua vita, ha smarrito il cammino e si è perso nel labirinto perché non ha più saputo tenere quel filo capace di guidarlo. Si ritrova così ad essere un bambino perso nel buio, sopraffatto dall’angoscia, invano alla ricerca di una base sicura su cui poggiare.

Ma, come ha scritto Jean Servier in L’Uomo e l’invisibile “...ciascuno di noi può meditare e cercare di decifrare le umili tracce lasciate nei corridoi dei labirinti dai piedi dei nostri fratelli”.

Forse è possibile ritrovare tra le ceneri “le mot de passe” (la parola segreta che apre il passaggio) che tutte le antiche tradizioni, attraverso le iniziazioni, vi hanno scritto. “Questa parola è Universo e la sua risposta è Uomo”.

Infatti l’uomo delle civiltà tradizionali, cioè delle civiltà che hanno posto il loro fondamento e la loro stabilità sulle tradizioni sapienziali tramandate da millenni, ha coscienza del suo posto nel mondo. Non deve interrogarsi ogni momento sul senso dei suoi gesti, in quanto sa che ciascuno di essi è collegato alla sempiterna vicenda cosmica. Non è atterrito dalla morte, perché essa gli è familiare come il tramonto del sole e la vive egualmente necessaria al ciclo vitale del cui messaggio egli, in quanto uomo, è destinato a farsi decifratore.......




Ma, come ha scritto Jean Servier in L’Uomo e l’invisibile “...ciascuno di noi può meditare e cercare di decifrare le umili tracce lasciate nei corridoi dei labirinti dai piedi dei nostri fratelli”.

Forse è possibile ritrovare tra le ceneri “le mot de passe” (la parola segreta che apre il passaggio) che tutte le antiche tradizioni, attraverso le iniziazioni, vi hanno scritto. “Questa parola è Universo e la sua risposta è Uomo”.

Infatti l’uomo delle civiltà tradizionali, cioè delle civiltà che hanno posto il loro fondamento e la loro stabilità sulle tradizioni sapienziali tramandate da millenni, ha coscienza del suo posto nel mondo. Non deve interrogarsi ogni momento sul senso dei suoi gesti, in quanto sa che ciascuno di essi è collegato alla sempiterna vicenda cosmica. Non è atterrito dalla morte, perché essa gli è familiare come il tramonto del sole e la vive egualmente necessaria al ciclo vitale del cui messaggio egli, in quanto uomo, è destinato a farsi decifratore.............