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  1. #1
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    Predefinito La trappola dei sionisti? - G. Carotenuto

    Un articolo inquietante...non c'è niente da fare, a sinistra, quando tocchi Israele, escono fuori gli altarini...


    La trappola dei sionisti?
    Arrivano email, o commenti sul sito, mi consigliano di rivalutare, di leggere qui, là, Comedonchisciotte, Comenonsocchì. Alcuni cortesi, altri rudi, o sfottenti, oppure gridati. Questi ultimi non li pubblico. Dello “sporco ebreo” non me l’hanno ancora dato, anche se ne sarei stato onorato. Quasi tutti sono di ultrasinistra, ma c’è anche qualche fascistello (o qualche compagnuccio fascista dentro) e qualche qualunquista che si arma di buon senso comune e cerca di spiegarmi. Il tono è sempre quello: l’antisemitismo sarebbe il paravento di Israele per coprire i suoi crimini. Poi mi spiegano (in varie tinte, da pacato a violento) che la lista sarebbe una bufala programmata, o fanno complicati distinguo tra ebrei e sionisti in una corsa al retropensiero nella quale la vittima diviene carnefice.
    di Gennaro Carotenuto
    NON CI STO. Essere ebrei non è un crimine e firmare un appello non è un crimine. E’ una libertà garantita dalla nostra Costituzione, nonostante non se ne condivida il contenuto. Non ci sarebbe bisogno di dire queste cose se non ci fosse, anche a sinistra, un degrado culturale che impedisce di comprendere l’ABC della democrazia. E una cosa è esprimere dissenso verso il contenuto dell’appello e ben altra è dare connotazione razziale a chi lo firma e criminalizzarne i firmatari in quanto ebrei. Usare quella lista per identificare come ebrei i sottoscrittori sì è un crimine. Come è un crimine il negazionismo e molto d’altro che faceva da contorno alla lista nera e che questo sito ha elencato punto per punto.
    E’ così difficile capire che l’antisemitismo non è un problema degli ebrei, né tantomeno degli israeliani? L’antisemitismo è un problema degli italiani.
    Siamo noi che nel 1938 abbiamo promulgato le leggi razziali, siamo noi che abbiamo avuto i ghetti per secoli, siamo noi che abbiamo preso dei nostri concittadini, li abbiamo internati e deportati nei lager perché ne tornassero ben pochi. Siamo noi che dobbiamo dimostrare di essere vaccinati dallo scandalo dell’antisemitismo.
    Ho riportato nel dettaglio particolari orripilanti dell’antisemitismo dichiarato di quel blog. Se i giornali mainstream si sono soffermati solo sulla lista è colpa loro. E il Giornalismo partecipativo serve proprio a fare un passo in più. Per riportare dettagli come il denunciare OGGI (non nel 1938) un partito, il Partito Democratico, come sionista perché ha tra i suoi militanti un ragazzo 24enne di nome Tobia Zevi. Oppure l’appello a non candidare ebrei nelle prossime elezioni del 13 aprile 2008? Cosa altro deve fare l’estensore del blog del Cannocchiale perché esprimiate INCONDIZIONATA solidarietà a Tobia Zevi e prendiate atto che Israele con l’antisemitismo non ha nulla a che vedere mentre sì l’antisemitismo ha a che vedere con l’Italia? Deve scapparci il morto?
    Perché molti sottovalutano il fatto che la nostra capitale sia tappezzata di croci celtiche e di manifesti di Forza Nuova? Perché a molti sembra normale che 162 nostri concittadini debbano da oggi andare in giro per strada sapendo che i loro nomi e luoghi di lavoro sono in una lista che si passano di mano in mano dei neofascisti? A me sembra intollerabile e i responsabili devono essere puniti, come sembra intollerabile che tra due mesi potremmo tornare ad avere ministri fascisti. Se vi par poco potremmo avere ministro (lo è già stato), Francesco Storace che non rinnega né il fascismo né le leggi razziali, né riconosce lo stato d’Israele.
    Certo, i nostri compagni retro-pensatori ci racconteranno che le croci celtiche sono un complotto dei ragazzi della sinagoga, che Tobia Zevi è un provocatore che se l’è cercata con quella sua presunzione di militare nel PD, e che i capetti di Forza Nuova e perfino Francesco Storace sono in realtà agenti del Mossad. Tutto questo non significa che non esista un uso politico dell’antisemitismo. Ma se non si ha chiaro come il sole che solo sconfiggendo l’antisemitismo una volta per sempre si spunta quella propaganda è che (ed è un dramma) probabilmente il sogno di un ministro che non riconosca lo stato d’Israele non è solo dei fascisti.
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  2. #2
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    Certo che, dalla storia del boicottaggio a questa della lista di proscrizione, si è capita la potenza mediatica impressionante del sionismo pari, forse, solo a quella vaticana.

    Carotenuto, mi spiace dirlo, spara frescacce a ripetizione, non ultima quella del "pericolo antisemitismo" di Storace ( ricordo che la Destra, qui a Torino, ha espresso "solidarietà incondizionata" agli ebrei per i "vili attacchi" alla fiera del Libro in onore di Israele).

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Radical Visualizza Messaggio
    Certo che, dalla storia del boicottaggio a questa della lista di proscrizione, si è capita la potenza mediatica impressionante del sionismo pari, forse, solo a quella vaticana.

    Carotenuto, mi spiace dirlo, spara frescacce a ripetizione, non ultima quella del "pericolo antisemitismo" di Storace ( ricordo che la Destra, qui a Torino, ha espresso "solidarietà incondizionata" agli ebrei per i "vili attacchi" alla fiera del Libro in onore di Israele).
    Appunto! Questa sinistra che si caga sotto quando si parla di Israele, di sionismo e di ebrei a me fa schifo. Voglio essere libero di parlare e di discutere di tutto senza avere questo obbligo morale/moralistico di tacere su alcuni argomenti, solo perché queste lobby hanno un potere di un certo calibro!

    Libero di criticare Israele, i sionisti e gli ebrei, come chiunque altro. Libero.

  4. #4
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    due parole sulla vicenda della lista nera dei professori ebrei.

    Internet è un crogiuolo di notizie, blog, siti, condite di deliri, cazzate, farneticchi, negazionsimo, nazismo, antiebraismo, siti inneggianti violenza, terrore, come d'altronde siti inneggiante l'americanismo, la guerra contro i musulmani, il colonialismo, l'oocidentalismo violento,
    insomma una marea di merda incontrallata e forse incontrollabile.

    Ora è chiaro che la lista in sè è una pagliacciata e che il suo contenuto deve essere condannato in quanto generico, spionesco, intimidatorio e idiota.

    Ora, però, il polverone da prima pagina gettato sulla vicenda, come dice giustamente radical, dimostra il potere lobbistico gigantesco che le lobby sioniste detengono in tutto il mondo con una forza impressionante in Europa.
    Questa cosa deve essere detta, e sarebbe infantile e idiota negarla.
    La lobby sionista impartisce ordini, si immette negli organi di stampa, controlla i governi, metttei suoi uomini nei poteri.
    Non è l'unica lobby esistente ovviamente, ma ha la carattersitica di essere capiallare, dotata di un potere militare atomico alle spalle, ed ideologicamente pervasiva.

    La vicenda dimostra per l'ennesima volta il potere di pressione culturale che i sionisti esercitano nel panorama culturale europeo.
    La lobby vaticana, in quanto a pressione, fa ridere i polli, visto che in quel caso le si oppone la lobby della finanza laica supportata dall'ideologia ultracapitalistica laicista, che, come ben sappiamo negli ultimi anni ha portato a casa vari successi non trascurabili.

  5. #5
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    sabato 9 febbraio 2008

    CAMPAGNA ELETTORALE: GLI ESAMI (AI POLITICI) NON FINISCONO MAI. VIA ALL’INDIGNAZIONE PREVENTIVA

    LA BUFALA DELLA "LISTA DI PROSCRIZIONE"
    NON BASTAVA LA GUERRA, ORA C’E’ ANCHE L’INDIGNAZIONE “PREVENTIVA”. NESSUNO SA UN TUBO, NESSUNO SA CHE LA "LISTA DI PROSCRIZIONE" E’ IL COPIA INCOLLA DI UNA PETIZIONE “MULTIETNICA” NIENTEMENO DELL’UCEI ANNO 2005, MA TUTTI SI STRACCIANO LE VESTI PUR DI NON SUBIRE IL VETO DELLA COMUNITA’ EBRAICA ALLE PROSSIME ELEZIONI. RESTANO DI QUESTA INCREDIBILE VICENDA, DUE PUNTI INTERROGATIVI: LE PROVOCAZIONI GERMINATE TRAMITE IL SITO 'IL CANNOCCHIALE" SONO FINITE? E QUAL ERA IL COMMENTO DEL BLOG ALLA LISTA REDATTA DALL’UCEI, UNICO MA IGNOTO DATO UTILE PER UNA POSSIBILE (E A QUESTO PUNTO BEN FONDATA) ACCUSA DI RAZZISMO?


    Lista di proscrizione? Guardiamo ai fatti:
    1) la lista di proscrizione de il blog il cannocchiale non è altro in effetti che un copia incolla di una lista di firmatari di un appello contro le Università inglesi a loro volta favorevoli al boicottaggio, redatto dall’Unione delle Comunità israelitiche nel lontano maggio 2005;
    2) A quell’appello pro Israele avevano aderito anche docenti non ebrei: dunque la natura della lista ripresa dal blog è non certo razziale ma prettamente politica. Non a caso mentre Repubblica travisa titolando “prof ebrei” (p. 10 dell’edizione odierna), Il Corriere titola a sua volta correttamente “prof pro-Israele” (p. 18).
    3) La lista è stata caricata sul sito Il Cannocchiale il 16 gennaio, al momento cioè della polemica sul Papa a La Sapienza, e fino all’8 febbraio, benché il monitoraggio di internet da parte dei cacciatori di "antisemiti" sia notoriamente indefesso e diffuso, nessuno se lo è filato.
    4) Resta un unico aspetto oscuro, stando almeno a quanto (non) si legge sui principali giornali: il commento e la presentazione dei blogghisti all’elenco dei firmatari dell’appello pro Israele. Cosa hanno veramente scritto? Solo qui potrebbero trovarsi eventuali elementi di reato, o toni comunque razzisti e antisemiti. Ma secondo la stessa Repubblica i 162 firmatari, nonostante il titolo del quotidiano già citato, sarebbero stati rubricati come “la lobby filoisraeliana degli atenei italiani”: e allora, dov’è il delitto, se nella Grande America Democratica Walt e Mearsheimer hanno scritto un libro titolato “The jewish lobby”, tradotto in Italia da Mondadori? Dov’è il delitto, se Christian Rocca ha esplicitamente sottolineato in un libro sui neicons editore il Foglio, le radici ebraiche del Think-tank proisraeliano? Dove sarebbe il delitto persino se la lista dei firmatari dell’appello dell’UCEI del 2005 fosse stata composta da soli docenti ebrei, visto che circola liberamente in Italia un libro di Carlo Schaerf (ebreo) sui cognomi ebrei in Italia?
    Le conclusioni dunque sono per ora due: la prima è che quanto appena detto non esclude affatto la finalità razzista della sortita del blog: solo che bisogna documentarsi e documentare i lettori prima di sparare paginate di demonizzazioni. Né si può sostenere che visto che la critica è rivolta anche contro prof ebrei, si sarebbe di fronte a un episodio di antisemitismo: sarebbe fare dell’ “antirazzismo” razzista, pretendere cioè che sia lecito criticare il lobbismo dell’Opus Dei o di chiunque altro, ma non degli ebrei.
    Seconda conclusione: il fatto che la notizia sia diventata scandalo nazionale soltanto l’8 febbraio, nonostante fosse stata caricata sul sito almeno tre settimane prima, indica chiaramente il segno “elettorale” dell’indignazione “preventiva” sulla cosiddetta “lista di proscrizione”. Leggete i giornali di oggi, e c’è sì qui – di fronte alla pochezza dell’evento, montato grazie a un blog strasconosciuto fino a 24 ore fa, e su una lista raccolta dall’UCEI nel lontano 2005 – da inorridire. Nessuno sa un tubo, nessuno ha letto, ma tutti, rievocando Hitler, la giornata della Memoria da imporre nelle Università, le tombe profanate, i delitti rituali e via sproloquiando, sparano bombe e missili sulla campagna ormai in atto.
    Una campagna elettorale in cui è scesa in campo – questo il significato ultimo della vicenda – la comunità ebraica italiana, impegnata a chiedere “tutto” anche se non subito: dalla revisione del messale di Papa Ratzinger, all’accettazione da parte dell’imam della visita alla Sinagoga di Roma, alla fine del boicottaggio della Fiera del Libro. Questo oggi: ma state sicuri che è solo l’aperitivo. Adesso, sull’onda dello scandalo e delle prime dichiarazioni prone e superficiali dei politici, gli ultras della minoranza ebraica cominceranno a martellare tutti i partiti e candidati, di destra e di sinistra, per l’imbavagliamento dei blog ex progetto di legge Levi-Prodi, e per la reintroduzione della legge Mancino. Defenestrato con successo D’Alema, hanno dato il buon anno all’Italia.
    Claudio Moffa
    http://21e33.blogspot.com/2008/02/ca...-ai.html#links

  6. #6
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    Il Forum Palestina sulla vicenda della lista nera dei docenti universitari
    Comunicato stampa
    La vicenda della black list di docenti universitari filo-israeliani, merita alcune sottolineature chiare e preventive:

    1) Condanniamo senza mezzi termini qualsiasi discriminazione o attacco di tipo razziale o religioso nei confronti di chiunque. Condanniamo queste discriminazioni e attacchi soprattutto quando essi passano da odiosi pregiudizi a veri e propri sistemi legislativi.
    2) Avvertiamo che qualsiasi tentativo di mettere in relazione la vicenda della lista nera dei docenti universitari con la campagna politica in corso sulla contestazione della Fiera del Libro di Torino, troverà una ferma risposta sia sul piano politico che legale. Apprezziamo invece le dichiarazioni che intenderanno o hanno inteso tenere ben distinte le due cose.

    3) Sospettiamo che la scoperta in questi giorni di aspre polemiche sulla Fiera del Libro di Torino, di una lista nera di docenti che nel 2005 sottoscrissero un appello contro il boicottaggio delle relazioni tra università britanniche e israeliana, non sia del tutto casuale ma strumentale. Quel documento era postato anonimamente da tempo in un blog, ma solo adesso è stato notato e intercettato.
    4) Il vizio delle liste nere non appartiene solo ai circoli neonazisti e antiebraici. Ne segnaliamo uno (http://masada2000.org/list-A.html) nel quale un gruppo ultrasionista elenca tutti gli ebrei e gli israeliani ritenuti “traditori o minaccia” per Israele ed “ebrei che odiano se stessi”. In esso compaiono autori e personalità molto conosciute nel nostro paese come Norman Filkestein, Ilan Pappe (che verrà in Italia nei prossimi mesi), Naomi Klein, il musicisita Gilad Atzmon, Nuri Peled e centinaia di altri.
    La campagna “2008 anno della Palestina” andrà avanti nelle sue iniziative e nel suo calendario di lavoro, ben consapevole che i mesi che vanno da qui alla Fiera del Libro di Torino a maggio saranno pieni di provocazioni, imboscate e tentativi di criminalizzazione che respingeremo in modo fermo e condiviso.

    Il Forum Palestina
    http://www.forumpalestina.org/news/2...uBlackList.htm

  7. #7
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    La notte della Ragione. Lobby o discriminazione razziale?
    di Massimo Mazzucco - 09/02/2008

    Fonte: luogocomune.net



    L’invito, se possibile, è a leggere questo articolo prima di tutto come uno scandalo logico-semantico, e solo in secondo luogo, eventualmente, come la denuncia di una macroscopica ingiustizia, peraltro ormai nota al mondo intero.

    La notizia è questa: una lista di 162 professori universitari, in maggioranza ebraici, pubblicata da un non meglio identificato “blog”, ha scatenato un finimondo a livello mediatico e politico, risolvendosi in una condanna compatta e univoca contro gli autori di quella lista.

    "Siamo in presenza di un evento inquietante - ha detto Anna Foa, docente di Storia moderna dell'università La Sapienza di Roma - Chi si è reso autore di questa iniziativa delirante ha commesso un reato e va punito". Mentre il rettore Renato Guarini, “interpretando i sentimenti di tutta la comunità universitaria”, lo ha definito un “inaccettabile atto di intolleranza". Chiude la fiaccolata dello sdegno l’immancabile Walter Veltroni, con un chiaro invito al “rifiuto di ogni forma di discriminazione e di odio".(ANSA).

    Ma che cosa conteneva di così grave questa “lista”? Di cosa erano accusati, coloro che vi comparivano?

    Di "fare lobby". Questa è la notizia ufficiale, riportata ieri dai giornali e dalle TV.

    Ohibò, “fare lobby”. E in che cosa consisterà mai, questo curioso peccato capitale, del quale non si può accusare nessuno senza addirittura “commettere un reato”?

    Trattandosi di una parola inglese, ci rivolgiamo direttamente al dizionario, ...


    ... dove troviamo questa definizione:

    LOBBY: “A group of persons who work or conduct a campaign to influence members of a legislature to vote according to the group's special interest”. “Un gruppo di persone che si adoperano o conducono una campagna per influenzare i membri di una legislatura a votare secondo gli interessi particolari di quel gruppo”.

    Dov’è il problema, quindi? Una volta stabilito che si utilizzino esclusivamente dei mezzi legali per “influenzare” i legislatori, non si comprende dove possa stare la pietra dello scandalo.

    Non solo le lobby in Italia non sono proibite – in America poi sono una vera e propria istituzione - ma fanno parte integrante di una società che da un lato è basata sulla competizione e sul libero mercato, e dall’altra sulla sacrosanta libertà di espressione.

    Se quindi io voglio convincere un parlamentare a promuovere una legge che favorisca le auto a olio di colza invece di quelle a benzina, perchè mai non potrei farlo?

    Nel libro di Mauro Fotia “Le lobby in Italia: gruppi di pressione e potere”, c’è addirittura una sezione intitolata “Lobby e Istituzioni”, nella quale ad esempio leggiamo (pag. 29): “Una lobby è altresì in grado di presentarsi come la fonte più autorevole delle informazioni più aggiornate nel settore in cui opera e in ogni caso di risultare di gran lunga superiore alle fonti autonomamente attivabili dalla presidenza delle camere, delle commissioni o dai singoli parlamentari. Infine, una lobby ha la concreta possibilità di dimostrare plausibilmente la congruenza fra i suoi interessi specifici e quelli più generali, almeno, ma non solo, per quanto attiene alla regolamentazione della tematica di cui si occupa.”

    Che cosa c’è quindi di così scandaloso nel sentirsi accusare di “fare lobby”? Anzi, visto che le persone elencate in quella lista hanno chiaramente degli interessi in comune, sarebbero ben poco astuti ad agire ognuno per conto proprio, senza coordinare i loro sforzi verso un obiettivo comune.

    Dove starebbero quindi l’odio e la discriminazione di cui parla Veltroni, da parte di chi li “accusa” di “fare lobby”? Ma dove starebbe soprattutto il “reato” compiuto da costoro, nel pubblicare quella lista, visto che si sostiene che un certo gruppo di persone compie un’azione del tutto legale?

    Lo ripetiamo, per maggiore chiarezza: o ciò che fanno questi professori è illegale, e allora vanno semplicemente arrestati e processati, oppure è legale, e allora non si comprendono ne l’ “accusa” da parte dei blogghisti ai professori, nè lo scandalo da parte di questi ultimi, nè soprattutto dove stia il “reato" dei primi.
    Siamo di fronte a un tale paradosso logico-semantico, che viene il sospetto che al gruppo di professori abbia dato in realtà fastidio il semplice fatto di essere stati “elencati”. E’ possibile cioè, essendo ebrei, che il fatto stesso di veder comparire il proprio nome in una qualunque lista possa evocare in loro i tristi ricordi delle leggi razziali, delle deportazioni e dei campi di concentramento.

    Forse è questa la “discriminazione” di cui parla Veltroni, nel tornare in qualche modo a “ghettizzare” gli ebrei di oggi, e in questo senso si può anche dargli ragione. “Fare le liste” è brutto comunque, per principio, perchè scava inevitabilmente un solco fra gli esseri umani che diventa poi più difficile da appianare.

    Non è bello dire “i negri”, “gli omosessuali”, o “le donne” - anche se si vuole magari difendere la loro categoria - perchè nel farlo si riafferma comunque una loro “diversità", discriminandoli in ogni caso.

    Anche in questa ipotesi, però, la logica si scontra con i dati di fatto: non sono gli ebrei stessi a sostenere di essere diversi? Non dicono loro di essere il “popolo eletto”? Un volta chiarito che “popolo eletto” non significa necessariamente “favorito” (per quel che ne sappiamo, possono anche essere stati “scelti” per prendere botte da tutti, e sui disegni del Creatore non possiamo certo metterci a discutere), resta il fatto – storico, innegabile e onnipresente – che siano sempre stati gli ebrei a non volersi mescolare al resto dei “goyim”.

    Padronissimi di fare gruppo a parte, naturalmente, ma questo impone ora di escludere un risentimento da parte loro per essere stati identificati come ebrei. Sono i primi a far notare al mondo si esserlo, e ci tengono pure da morire.

    Quindi? Che cosa ci rimane, a questo punto?

    Rimane solo quel fantasma, indefinito e inafferrabile, chiamato “antisemitismo”.

    Tu ce l’hai con me - sostiene l’ebreo che accusa un non-ebreo di antisemitismo - e questo non puoi farlo. Tu non mi puoi odiare, non mi puoi schernire, non mi puoi disprezzare, perchè io ho già avuto sei milioni di morti, e ho sofferto abbastanza.

    Ora, gli ebrei - almeno quelli intelligenti - non pretendono certo di stare simpatici a tutti, però chiedono - pare di capire – di tenersi per sè eventuali antipatie, per non fomentare ulteriormente violenza contro di loro.

    E si potrebbe pure dargli ragione, anche perchè il pregiudizio non è comunque una bella cosa, e alimentarlo negli altri va evitato in ogni caso.

    Ma allora perchè, ci si domanda, quando Oriana Fallaci parla dei musulmani come se fossero topi di fogna, le sue parole finiscono addirittura in prima pagina sul Corriere, e nessuno trova nulla da ridire?

    Che differenza c’è fra parlare male di un musulmano – o di tutti i musulmani insieme - e parlare male di un ebreo, o di tutti gli ebrei insieme?

    Seminando disprezzo verso una qualunque etnìa, gruppo o religione, non si fomenta forse un eventuale odio latente verso quella etnìa, gruppo o religione, qualunque essi siano?

    Che differenza c’è, quindi, fra un “antisemita” e un “antimusulmano”, e perchè mai il primo andrebbe “punito” a termini di legge, e il secondo addirittura premiato con le prime pagine dei più prestigiosi quotidiani?

    Forse perchè gli ebrei hanno avuto l’Olocausto, e i palestinesi no?

    Anche qui si va a cozzare dritto contro la storia: il fatto che nelle scuole non si insegni che cosa è stata la Nakba non significa che non sia mai esistita. Ne vogliamo davvero parlare?

    Quindi, siamo punto e accapo: non si riesce a trovare un solo motivo valido di risentimento, da parte di quei 162 professori, che non sia il fatto stesso di essere stati “elencati”.

    E allora guardiamo bene che cosa ha fatto, ad esempio, lo Steven Roth Institute, un organismo con base a Tel Aviv che si occupa di catalogare e denunciare, paese per paese, i mille fatti di “antisemitismo” che accadono nel mondo:

    Ha pubblicato una lista! Anzi, ne ha pubblicato dozzine, di liste, una per ogni nazione in cui essi ritengono che esista anche solo un potenziale focolaio di “antisemitismo”.

    Nella pagina che riguarda l’Italia troviamo elencati, ad esempio, il “Partito dei Comunisti Italiani”, il “Partito della Rifondazione Comunista” e la “Federazione dei Verdi”, che sono fra l’altro definiti degli “anti-parliamentary parties”, ovvero dei partiti in qualche modo “contro il Parlamento” [?].

    Sono poi elencati, con nome e cognome, gli esponenti più in vista delle varie associazioni islamiche, come ad esempio Roberto Hamza Piccardo, oppure il chirurgo siriano Mohammad Nur Dachan, divenuto cittadino italiano. Ci sono scrittori come Dagoberto Bellucci, Claudio Mutti o Maurizio Blondet, siti Internet come 11settembre.net, Disinformazione o ComeDonChisciotte, e quotidiani come il Manifesto o lo stesso Corriere della Sera.

    Insomma, paragrafi e paragrafi di elenchi dai quali non sembra salvarsi praticamente nessuno: tutti in qualche modo ce l’avrebbero con gli ebrei, e tutti vengono accuratamente etichettati e catalogati come “antisemiti”.

    Dal che si deduce, per tornare al discorso iniziale, che sia lecito elencare chi è “antisemita”, ma chi è “lobbysta” no. Siamo cioè alla notte della Ragione.

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    Il Forum Palestina sulla vicenda della lista nera dei docenti universitari

    Comunicato stampa

    La vicenda della black list di docenti universitari filo-israeliani, merita alcune sottolineature chiare e preventive:

    1) Condanniamo senza mezzi termini qualsiasi discriminazione o attacco di tipo razziale o religioso nei confronti di chiunque. Condanniamo queste discriminazioni e attacchi soprattutto quando essi passano da odiosi pregiudizi a veri e propri sistemi legislativi.

    2) Avvertiamo che qualsiasi tentativo di mettere in relazione la vicenda della lista nera dei docenti universitari con la campagna politica in corso sulla contestazione della Fiera del Libro di Torino, troverà una ferma risposta sia sul piano politico che legale. Apprezziamo invece le dichiarazioni che intenderanno o hanno inteso tenere ben distinte le due cose.

    3) Sospettiamo che la scoperta in questi giorni di aspre polemiche sulla Fiera del Libro di Torino, di una lista nera di docenti che nel 2005 sottoscrissero un appello contro il boicottaggio delle relazioni tra università britanniche e israeliana, non sia del tutto casuale ma strumentale. Quel documento era postato anonimamente da tempo in un blog, ma solo adesso è stato notato e intercettato.

    4) Il vizio delle liste nere non appartiene solo ai circoli neonazisti e antiebraici. Ne segnaliamo uno (http://masada2000.org/list-A.html) nel quale un gruppo ultrasionista elenca tutti gli ebrei e gli israeliani ritenuti “traditori o minaccia” per Israele ed “ebrei che odiano se stessi”. In esso compaiono autori e personalità molto conosciute nel nostro paese come Norman Filkestein, Ilan Pappe (che verrà in Italia nei prossimi mesi), Naomi Klein, il musicisita Gilad Atzmon, Nuri Peled e centinaia di altri.
    La campagna “2008 anno della Palestina” andrà avanti nelle sue iniziative e nel suo calendario di lavoro, ben consapevole che i mesi che vanno da qui alla Fiera del Libro di Torino a maggio saranno pieni di provocazioni, imboscate e tentativi di criminalizzazione che respingeremo in modo fermo e condiviso.

    Il Forum Palestina
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    Dal compagno M. Manno - inedito -



    La ‘sentinella delle università’ e la tecnica lobbistica della diffamazione.


    Si sta sgonfiando il clamore sulla cosiddetta ‘black list antisemita’ di professori ebrei che ‘fanno lobby per Israele.’ Sembra si trattasse solo di una lista di professori universitari, ebrei e non ebrei (tra l’altro), che avevano firmato un appello contro il boicottaggio degli accademici israeliani da parte di numerosi accademici e intellettuali britannici. Una lista copincollata quindi, presa da un sito filoisraeliano, contenente i nomi di personaggi che difendono Israele e la sua politica e che non tollerano che altri non la pensino come loro.

    La ‘Sentinella delle Università’, questo significa Campus Watch, è un altro esempio eclatante della tecnica lobbistica di diffamazione di professori universitari non sionisti. Ciò avviene negli Stati Uniti, un paese dove la lobby sionista la fa da padrone.
    Campus Watch è uno dei tentacoli della Lobby di cui parlano Mearsheimer e Walt, quello che specificamente opera nelle università ed è stato generato dalla mente fascistoide del sionista Daniel Pipes. Lo scopo dichiarato dell’organizzazione di Pipes è di “monitorare gli studi mediorientali nelle università”, in realtà Campus Watch è un’organizzazione di spie, delatori e falsificatori. Il suo vero fine consiste nell’organizzare studenti e personale universitario ebraici o filo-israeliani (e anti-islamici) perché aiutino la lobby a individuare quei professori palestinesi, arabi, islamici o anche ebrei antisionisti per cercare di cacciarli dalle università americane. La tecnica è quella di raccogliere e utilizzare loro affermazioni, durante i corsi, per denunciarli pubblicamente chiamando, contestualmente, tutta la lobby a fare pressioni sull’Università perché siano licenziati. Il più delle volte sono accuse fabbricate su distorsioni di affermazioni corrette dei professori presi di mira. Lo stesso non viene fatto nei confronti di professori di altra provenienza etnica o culturale a meno che non siano anch’essi favorevoli al mondo arabo o islamico e contrari a Israele e al sionismo.
    Appena un professore è preso di mira da Campus Watch, l’intera lobby si scatena. I giornali locali e nazionali sono invitati a farne un casus belli (proprio come è successo ai media nostrani per la cosiddetta Black List), i finanziatori ebrei dell’Università in cui lavora il professore incriminato minacciano di cessare i finanziamenti, gli studenti dell’organizzazione riempiono le facoltà di volantini e striscioni o raccolgono firme, tutti gli ebrei pro-lobby che non hanno nulla da fare, scrivono lettere ai dirigenti dell’Università o ai politici locali o nazionali, i politici sionisti intervengono al Congresso per chiedere al ministro della pubblica istruzione che intervenga contro lo “scandalo”, i politici filo-israeliani o filo-ebraici, sono invitati a fare lo stesso. Che il professore incriminato abbia ragione o torto non c’entra più nulla. Si tratta di un linciaggio vero e proprio davanti al quale è difficile rispondere e difendersi. Il più delle volte la lobby ottiene quello che vuole, con buona pace della giustizia.
    Ultima vittima di questo clima di caccia alle streghe è un studioso ebreo antisionista, Norman Finkelstein, il quale ha appena perso il posto alla DePaul University di Chicago. Le opere di quest’ultimo, estremamente documentate, vengono boicottate dalla lobby in America e in Europa con pressioni sulle case editrici perché non le pubblichino o sui giornali perché non le pubblicizzino. Il suo torto è quello di aver smantellato alcune favole sioniste come, ad esempio, 1) quella che i palestinesi nel 1948 lasciarono ai sionisti la Palestina spontaneamente e non furono invece cacciati con attacchi terroristici, con assassini, stragi, ecc.(vedi il libro Image and Reality of the Israel-Palestine Conflict); 2) quella che la Palestina era una ‘terra senza popolo’ adatta ad essere colonizzata da un ‘popolo senza terra’ (vedi il libro già citato e inoltre il più recente Beyond Chuztpah); 3) quella che le ‘compensazioni’ estorte alla Germania o alla Svizzera siano andate ai ‘sopravvissuti dell’olocausto’ e non invece alle ricche organizzazioni della lobby ebraica negli USA e a Israele (vedi L’industria dell’olocausto). Evidentemente Finkelstein è un’ebreo scomodo un ebreo ‘che odia se stesso’ secondo la nota terminologia sionista. Chi ha condotto la campagna contro Finkelstein è il noto avvocato ebreo Alan Dershowitz, famoso tra l’altro per essere riuscito cavillosamente a far assolvere O. J Simpson dall’accusa di aver assassinato la moglie e il convivente di costei. Dershowitz, sionista dichiarato e personaggio in vista della lobby, si atteggia anche a storico (di cose sioniste) e fa il difensore d’ufficio di Israele. Proprio per svolgere questo che egli ritiene il suo dovere, l’avvocato Dershowitz aveva prodotto il libro The Case for Israel. In questo scritto, egli riproponeva la favola della Palestina “terra senza popolo”. Finkelstein, nel suo libro Beyond Chuztpah (che in italiano vuol dire ‘Oltre ogni faccia tosta!) enumera almeno una ventina di lunghe citazioni non dichiarate (si chiama plagio) di Dershowitz dal libro di Joan Peters, From Time Immemorial, di cui lo stesso Finkelstein si era occupato in Image and Reality of the Israel-Palestine Conflict. Eppure l’ebreo Dershowitz è protetto dalla lobby e si gode la sua immeritata carriera universitaria vendendo milioni dei suoi libri filo-israeliani, mentre l’ebreo Finkelstein paga il prezzo della sua posizione antisionista. Chi difende Finkelstein viene di solito accusato di essere ‘antisemita’ ma è semplicemente assurdo definire antisemita chi sostiene uno studioso ebreo contro un altro ebreo che si atteggia a studioso ma è solo un plagiario falsificatore della storia.
    Ma è giusto sottolineare che un ebreo è un ebreo sionista o antisionista? Non solo credo sia giusto ma doveroso. Bisogna però sempre specificare se si tratta di un sionista o un antisionista, di un filo-israeliano o un anti-israeliano, di uno favorevole ad uno stato unico, per ebrei e palestinesi in Palestina o un sostenitore dello stato ebraico per gli ebrei da una parte e dei bantustans (i ghetti, i lager come è attualmente Gaza) per i palestinesi dall’altra. Solo così si può combattere l’antisemitismo. Questa visione colpisce tutti gli ebrei indistintamente ed è fondata su una concezione razzista. Non tutti gli ebrei invece e per fortuna sono sionisti e quelli che non lo sono io li considero miei fratelli e alleati in una battaglia politica, al di sopra delle razze e delle etnie, per la giustizia e la pace. D’altronde, come il nostro presidente Napolitano sa bene, nel passato i sionisti sono stati una infima minoranza ebraica, considerati fanatici e disprezzati proprio dalla maggioranza degli altri ebrei a causa della loro alleanza con tutti gli antisemiti dell’Europa, compresi i nazisti.

    Ma torniamo a Campus Watch e vediamo come opera questa organizzazione:

    1) Il caso del professore Joseph Massad.
    Il professore Massad insegna Politica e Storia del pensiero politico al Dipartimento di studi linguistici e culturali del Medio Oriente e dell’Asia della Columbia University, è di nazionalità giordana ma di origine palestinese. [1] Il 20 ottobre 2004 il giornale pro-israeliano The New York Sun pubblicò un articolo in cui si parlava di un filmino che registrava le proteste di alcuni studenti ebrei che ritenevano essere stati maltrattati da Massad. Il film era stato prodotto da un’organizzazione denominata “David Project” aderente al Campus Watch di Daniel Pipes. Nel film, lo studente Tom Schoenfeld affermava che durante una lezione del professore Massad aveva chiesto di potergli rivolgere una domanda. Avuto il permesso, aveva voluto specificare subito di essere israeliano. A questo punto Massad lo avrebbe interrotto chiedendoli se avesse servito nell’esercito israeliano e affermando che non gli avrebbe permesso di fare la sua domanda se prima non avesse detto pubblicamente quanti palestinesi avesse ucciso. Il film fu inviato ad alcuni amministratori della Columbia University, Judith Shapiro, Alan Brinkley e Simon Klarfeld (non si traggano conclusioni affrettate dai nomi, per favore!). Il 22 ottobre il membro del Congresso Weiner, un Democratico eletto nelle circoscrizioni di Brooklyn e Queens (con forte presenza ebraica) scrisse al presidente della Columbia, Lee Bollinger, chiedendo il licenziamento di Massad.
    Il licenziamento non ci fu perché fu dimostrato che Massad era innocente ma due risultati furono comunque ottenuti. Il primo fu che la Columbia University lanciò una campagna di raccolta fondi per istituire una cattedra di studi israeliani (?) per compensare la mancanza di studi su Israele (ma Israele non fa parte del Medio Oriente?). Il secondo è che il professor Massad fu intimorito. Ci chiediamo se le recenti posizioni di Massad sul peso della lobby ebraica in America (la lobby è ininfluente) non siano determinate da quella intimidazione e dal fatto che egli, pur essendosela scampata una volta, sa molto bene di essere sempre sotto tiro.
    In questo caso, la lobby incamera un posto di professore per il propagandista pro-israeliano che andrà ad occupare la cattedra dei cosiddetti “Studi Israeliani” al di fuori degli studi mediorientali.

    2) Il caso del professore Yuan Cole.
    Il professor Cole, insegna Storia presso l’Università del Michigan. È anche l’autorevole autore di numerosi libri sulla storia e sulle religioni del Medio Oriente. Tiene anche l’interessante blog ‘Informed Comment, Thoughts on the Middle East, History, and Religion’ ed è Presidente del Global American Institute.
    Nel 2006, ha avuto l’ardire di fare domanda per un posto di insegnamento liberatosi presso la Yale University. Quest’ultima è una delle maggiori università americane che dà onore e imprimatur al suo corpo docente. La candidatura di Cole ha superato i primi tre livelli di selezione, ma il comitato determinante lo ha respinto[2]. Riguardo a questa decisione del comitato, Liel Leibowitz, del Jewish Week, ha affermato che questa procedura è del tutto inusuale, perché non è mai successo che un professore promosso dai primi tre livelli di selezione fosse poi bocciato dal comitato, il quale di solito si limita ad approvare, come pura formalità, le nomine di chi è stato già ritenuto idoneo.[3] Il professore di storia della Yale, John Merriman, a proposito della inusuale bocciatura di Cole, ha affermato: “Adoro questo posto. Ma non ho mai visto una cosa del genere alla Yale prima. In questo caso, l’integrità accademica è stata chiaramente sostituita dalla politica”.[4] In effetti il professore Cole è presidente dell’Associazione di Studi Mediorientali, parla correntemente l’arabo e il persiano, ed ha pubblicato numerosi libri sulla storia egiziana e della corrente sciita dell’Islam. Cosa era successo? Perché un professore con il “top-rank scholarly achievement” di Yuan Cole non può essere assunto presso la prestigiosa Yale University? Qualche giorno prima era apparso sul giornale di Campus Watch e contemporaneamente sul giornale dell’Università, lo Yale Herald, un articolo che affermava che Cole era privo di una “mente acuta” e che l’Università “rischiava di sacrificare la propria credibilità accademica in cambio del clamore” che l’assunzione di Cole avrebbe generato. Era chiaramente una minaccia che significava: Se assumete Cole noi creeremo tanto di quel clamore che ve ne pentirete. Tra i nemici di Cole ecco che apparve un peso grosso della lobby, un tale Michael Rubin, ex-aiutante (aide) dell’amministrazione Bush, membro di vari centri di ricerca filo-israeliani e professore della Yale legato all’organizzazione Campus Watch. Costui per ben due volte attaccò Cole sul giornale cittadino Yale Daily News.
    Ma non potevano essere questi attacchi sulla stampa (uno ferocissimo di Rubin che accusava Cole di essere “antisemita” e di “deridere la partecipazione di importanti ebrei americani nel governo”) ad aver bloccato la carriera accademica dello studioso. Questi attacchi mostravano però la ragione per cui la lobby si opponeva in tutti i modi alla promozione di Cole. Sul suo blog, Informed Comment, Cole, da anni difende i palestinesi e critica Israele nonché “importanti ebrei americani nel governo”, vale a dire i neo-conservatori sionisti e questo gli è valsa l’accusa di “antisemitismo”. Gli attacchi ingiusti e feroci di Rubin e soci potevano tutt’al più rappresentare un tentativo di denigrazione, ma ciò che fece spostare l’ago della bilancia contro Cole fu la lettera che il giornalista Joel Mowbray del Washington Times aveva scritto a una dozzina di “benèfici” donatori della Yale, in cui si descriveva l’eventuale promozione di Cole come una sventura e soprattutto la conseguente reazione di alcuni donatori ebrei nei confronti dell’Università. Secondo il Jewish Week, “diversi membri della facoltà hanno affermato di aver saputo che almeno quattro importanti donatori ebrei… hanno contattato i dirigenti dell’Università chiedendo espressamente che fosse negata la promozione a Cole”.[5]
    I finanziamenti ebraici nelle università sono quindi utilizzati come clava per ottenere una politica “accademica” filo-israeliana. C’è quindi da meravigliarsi se l’elite intellettuale statunitense è così “distratta” sui problemi del Medio Oriente e sul dramma dei palestinesi?
    Il collega di studi mediorientali Zachary Lockman, che insegna alla New York University, ha affermato: “Dall’11 Settembre c’è stato da parte di un piccolo ma ben finanziato gruppo di persone esterno alle Università, uno sforzo concentrico finalizzato a monitorare molto attentamente ciò che noi professori diciamo; questo gruppo è pronto a impugnare qualsiasi piccolissimo segno di deviazione da ciò che essi ritengono opinione accettabile. Si tratta di un attacco alla libertà di insegnamento, e non è una cosa buona per la nostra società.” [6]

    Qui non si tratta di una ‘black list’ che denuncia dei signori perché sono filo-israeliani o sionisti. Qui si fa sul serio, qui si lavora alacremente, e si usano i denari, per cacciare i professori non sionisti dalle università, allo scopo di orientare la cultura e la politica americana a favore di Israele.

    Vogliamo concludere con citazioni da un articolo del fondatore di Campus Watch, Daniel Pipes. Lo abbiamo definito un islamofobo. Le citazioni serviranno anche a fare capire con quali intenti il personaggio opera nella sua organizzazione universitaria e fuori da essa. Il lettore giudichi da sé.[7]
    In riferimento all’attentato del 22 febbraio 2006 al mausoleo sciita di Samara in Iraq, Pipes scrive

    “Le bombe del 22 febbraio al mausoleo di Askariya a Samara, Iraq, sono state una tragedia, ma non sono state una tragedia per gli americani o per la coalizione. …Le sventure dell’Iraq non sono né responsabilità della coalizione, né un particolare pericolo per l’Occidente. … La soluzione dei problemi dell’Iraq non è responsabilità della coalizione, né suo compito. Quando i terroristi sunniti colpiscono gli sciiti e viceversa, è più probabile che i non-musulmani non siano colpiti. La guerra civile in Iraq, sarebbe una tragedia umanitaria, non una sconfitta strategica”.

    Pipes sta invocando apertamente la guerra civile tra sunniti e sciiti; non trova che sia responsabilità dell’Occidente, né suo compito impedirla. È anzi una cosa positiva dal momento che se gli iracheni (tutti terroristi) si massacrano tra loro, è più probabile che gli americani non siano colpiti; la guerra civile in Iraq non è una sconfitta strategica; se non è una sconfitta, verrebbe da dire che è una vittoria.
    Questa è la logica criminale del Divide et Impera, la strategia israeliana per dominare il Medio Oriente. Distruggere gli attuali grandi stati arabi o musulmani, frazionare le popolazioni in tante piccole entità etniche e religiose e spingerli a farsi la guerra tra loro. Così è stato in Libano, così ora in Iraq. Sono dichiarazioni di rabbioso razzismo: I musulmani si uccidono tra loro? Bene! I non-musulmani non saranno colpiti.
    Ma gli orrori della guerra civile in Iraq non bastano a Pipes. Secondo questo guerrafondaio razzista:

    “È probabile che la guerra civile porti al coinvolgimento della Siria e dell’Iran, accelerando così la possibilità di uno scontro tra gli americani e questi due stati, con i quali le tensioni sono già ad un punto molto alto”

    La guerra civile è quindi benvenuta anche per un’altra ragione. È probabile infatti che essa porti ad uno scontro tra Siria e Iran da un lato e gli Stati Uniti dall’altro. A parte la contraddizione inerente al fatto che una guerra americana a Siria e Iran porterebbe a molte più uccisioni di soldati americani di quanti ne porta la guerra civile irachena (uccisioni che l’ipocrita Pipes dice di essere contento se sono evitate), è importante notare che qui si invoca uno scontro generalizzato in Medio Oriente. Perché? Pipes esprime ancora una volta e chiaramente la strategia sionista: distruggere i paesi arabi perché Israele regni sicuro nella regione. I goyim americani si facciano uccidere pure per il bene di Israele tanto, dice il Talmud, la vita di un goy non vale quella di un ebreo.[8] Gli americani già non sanno come uscire dal pantano iracheno e si stanno accorgendo che l’invasione dell’Iraq non ha fatto altro che esportare e amplificare il fenomeno terroristico. Ma anche questo non è un male per Israele in fin dei conti. Che ci siano state vittime terroristiche in America, in Spagna, in Inghilterra e altrove in Occidente è un bene per lo Stato ebraico. In questo modo i paesi colpiti saranno trascinati accanto agli Stati Uniti in guerre contro il mondo arabo e musulmano. Sarà una manna per Israele. Che gli occidentali facciano le guerre per lo Stato Ebraico! É se i goyim (occidentali o mediorientali che siano) si uccidono tra loro è molto probabile che gli ebrei non siano colpiti.


    [1] Jim Quilty, Pro-Israeli groups pressure Columbia University, The Daily Star, October 26, 2004, vedi:
    http://www.dailystar.com.lb/article....rticle_id=9607 .

    [2] Philip Weiss, Burning Cole, The Nation, 3 luglio 2006. Vedi: http://www.thenation.com/doc/20060703/weiss .

    [3] Liel Leibowitz, Controversial Academic Shot Down for Appointment; Was Campaign against Him Politically Motivated?, The Jewish Week, 06/02/2006, vedi:
    http://www.thejewishweek.com/news/ne...2578&print=yes .

    [4] Philip Weiss, Cit.

    [5] Philip Weiss, Cit.

    [6] Philip Weiss, Cit.

    [7] L’articolo da cui citiamo è: Daniel Pipes, Civil War in Iraq?, FrontPage Magazine, 28 febbraio 2006, vedi:
    http://www.frontpagemag.com/Articles...e.asp?ID=21445 .


    [8] Khalid Amayreh, 19 luglio 2006, http://www.palestine-info.co.uk/am/o...le_19441.shtml .

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Radical Visualizza Messaggio
    Certo che, dalla storia del boicottaggio a questa della lista di proscrizione, si è capita la potenza mediatica impressionante del sionismo pari, forse, solo a quella vaticana.

    Carotenuto, mi spiace dirlo, spara frescacce a ripetizione, non ultima quella del "pericolo antisemitismo" di Storace ( ricordo che la Destra, qui a Torino, ha espresso "solidarietà incondizionata" agli ebrei per i "vili attacchi" alla fiera del Libro in onore di Israele).
    Non è potente la lobby sionista, ma bensì la lobby filo-sionista.

    I sionisti sono delle persone di religione e/o etnia ebraica che hanno sposato una particolare ideologia (il sionismo appunto). Di fatto io più che ebrei, io li considero israeliani tout court.
    Ci sono, è loro diritto unirsi in gruppi di pressione per far avanzare il loro progetto politico, ma sono pochi e non tanto potenti.

    C'è però una fortissima lobby filo-sionista fatta da persone che gratta gratta non pensano che gli ebrei siano una religione o un gruppo etnico come tutti gli altri, ma popolo speciale.

    Se fossero una religione come tutte le altre allora sarebbero come i valdesi, che hanno tutti una fede in comune, ma sono alcuni italiani, altri svizzeri, ecc. Se fossero un'etnia allora sarebbero come i tedeschi che hanno lingua e tradizioni comuni, ma fanno parte un po' della nazione svizzera, austriaca, ecc.

    No, per la lobby filo-sionista (composta da persone che non sono né di religione, né di etnia ebraica) gli ebrei sono un popolo speciale. Di fatto condividono l'idea base dell'antisemitismo, ovvero che gli ebrei siano un corpo estraneo non integrabile.
    Un ebreo italiano che vive a Roma per loro non è un italiano. ma un ebreo che non è ancora tornato in Israele.
    La distinzione tra ebreo e israeliano è per loro inesistente, esattamente come per gli antisemiti.
    Questa vicinanza ideologica con l'antisemitismo viene elaborata in modo distorto in una completo sostegno al progetto politico sionista.

    La sto facendo troppo lunga..... comunque in sostanza la reazione alla lista di proscrizione è stata forte non perché si è mobilitata la lobby sionista italiana, ma perché si è mobilitata quella filo-sionista.

 

 
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