Lamento buffo sull’arcobaleno
di Pilade Cantini
su redazione del 13/02/2008
Bravi compagni. Bravi, complimenti.
Compagni grigioverdi del partito
che avete stamattina declamato
l’arcobaleno simbolo sinistro
senza la nobiltà d’un arlecchino
per mascherare il vuoto e la sconfitta
spruzzandolo con fiori e carnevale.
L’arcobaleno che ricorda gnomi
e casse di tesoro alla sua fonte
o peggio le missioni arcobaleno
commosse e solidali – che gran cuore
ai tempi antichi quando si sapeva
che ogni guerra
è merce del padrone
e sangue rosso
e popoli schiacciati
ai tempi antichi che ci s’opponeva.
Bravi compagni. Bravi a scopiazzare
parole e Bolognine senza senso
quasi ci rido quando ci ripenso
e dite della fantasia al potere
Che non avete nella propaganda:
un nuovo inizio,
contaminazione
radici antiche
andare oltre se stessi
rivoluzioni (ma copernicane)
e via copiando come i disgraziati
che hanno poco tempo per pensare.
Si salvi perlomeno la morale
ed al compagno Occhetto
con rispetto
si paghino i diritti dell’autore.
Bravi compagni. Pacche sulle spalle
che stamattina nella capitale
avete regalato al capitale
(scordando d’aver letto il Capitale)
lo scalpo più gradito all’avversario
che forse se l’appenderà sul petto
pensando d’esser Dracula col drago
o il prete che s’appunta il crocifisso
che tanto una leggenda l’hanno scritta
di un giovane inchiodato
già risorto
e siamo apposto in tutte le stagioni
non tornerà per rompere i coglioni.
Falce e martello resterà nel cuore
che sta a sinistra
rosso, grande e grosso
dice il compagno Fausto e così sia:
pazienza per la scheda elettorale
che sarà grigia come un temporale
e grigia sarà l’acqua della pioggia
in quest’autunno fuori calendario.
Pazienza per la scheda elettorale
grigio sudario
spoglio, triste, atroce
che castra chi si alzò dalla sua croce.
E grigia sarà l’acqua della pioggia
che i baffi di vernice arcobaleno
mescolerà con l’ironia del caso
lasciando solo macchie di marrone.
Bravi compagni. Bravi, ma peccato
aver lasciato per disperazione
un simbolo terreno, vero e forte
che i poveri hanno usato come scudo
(altro che scudi finti dei padroni)
per limitare insulti ed angherie
per liberare i corpi
dai morsi della fame
e da catene schiave di parole.
Bravi compagni. Bravi, ma peccato
per voi. Che la storia non finisce.
E anche questo un tempo si sapeva
e voi me lo insegnaste sotto il muro
tra le macerie voi mi convinceste:
se casca un muro splende meglio il sole
la luna è più rotonda – più di Giotto
e più respira
lo spazio di Gagarin
e il popolo se ha fame chi lo ferma?
La storia si ripete e così via.
Tragedia e farsa.
Serve una poesia?
Per milioni di vittime e macerie
tra bombe vere e falsa ipocrisia?
(Al cimitero
di un piccolo paese
un marmo bianco
piccolo, di ceneri
sul petto c’ha una falce col martello
– accanto c’è un mio nonno senza un braccio
che si dimenticò dentro la fabbrica –
oggi non piove. Niente arcobaleno.
Niente colori su quel marmo bianco
solo falce e martello grigio argento
e al posto della stella, divertito
un fiore rosso in petto c’è fiorito.)
Bravi compagni, bravi. Si riparte
ancora un altro giro, un’altra corsa
sulle montagne russe arcobaleno
del vostro luna park televisivo:
spengi il cervello
butta via il martello
sennò si schianta contro il teleschermo
che costa caro, giù, l’elettricista;
spengi il cervello
butta via il martello
sembri Pinocchio con quel bravo Grillo
e metti giù la falce
che ti tagli
col sangue rosso dopo che ci fai?
Ti mancano colori, cinque o sei
cerco un compagno con il sangue blu?
Niente tv.
Va bene, tutti in piazza.
Che fuori
nello spazio di Gagarin
lo capirebbe un cieco a prima vista
– che ridere però. Che giorno triste –
si balla perché le montagne russe
ci mangiano lo stomaco in febbraio.
Oggi si balla, svelti, tutti in pista:
bravo il dj Partito comunista.
http://esserecomunisti.it/index.aspx...Articolo=21701