Trovo che il bicameralismo, almeno nella forma presente in Italia, sia un retaggio ottocentesco, un'inutile "palla al piede" della nazione. Al tempo stesso temo che, cose del tipo Senato delle Regioni, in Italia, diano origine ad assetti istituzionali confusi e macchinosi. La mia preferenza cade, quindi, su un monocameralismo pressoché perfetto, in una repubblica di tipo parlamentare.
Ovviamente, questo comporta un riassetto delle istituzioni. Vediamo come si potrebbe, a mio parere, fare.
In primo luogo, abolire il Senato. E fin qui è facile. Ci resta quindi la Camera dei Deputati, che da qui in poi chiamerò semplicemente Parlamento. Questo approva le leggi, concede e revoca la fiducia al presidente del consigli..., insomma, la solita roba.
E' chiaro che occorre, però, prevedere, un rafforamento delle garanzie, che faccia da contrappeso a questa maggiore "scioltezza" del potere legislativo.
Si può, ad esempio, prevedere l'esistenza di un Consiglio delle Regioni. Non si tratterebbe assolutamente di una seconda camera, ma di un organo di garanzia dell'autonomia regionale. In pratica, sarebbe composto dai presidenti delle regioni, o da un loro delegato, ed avrebbe il compito di vagliare tutte le leggi approvate dal Parlamento. Se, con una certa maggioranza (diciamo i 3/5 dei voti esprimibili), il Consiglio ritiene che la legge violi le prerogative delle regioni, può, entro 30 giorni dalla ricezione, rispedire la legge al Parlamento (Verrebbe ache prevista una procedura d'urgenza, in cui, il Consiglio, con la stessa maggioranza con cui può bocciare una legge, può approvarla, prima della scadenza dei 30 giorni). Se il Parlamento non concorda con la decisione del Consiglio, può comunque riapprovare inalterata la legge, ma a maggioranza assoluta dei suoi membri (o dei 3/5, nel caso il Consiglio si sia opposto con una maggioranza dei 2/3 dei voti esprimibili). Approvata, in un modo o nell'altro la legge, questa viene, come ora, inviata al Presidente della Repubblica per la promulgazione. E qui c'è un'altra modifica: il Presidente può, come ora, rinviare (motivando) la lagge al Parlamento. Ci sono due casi: normale rinvio (ed in questo caso, se il Parlamento riapprova la legge, questa deve essere promulgata), e rinvio dovuto ad una questione di costituzionalità (cioé, se il Presidente ritiene la legge non costituzionale). In questo secondo caso, se la legge è riapprovata inalterata, il Presidente può, prima della promulgazione, richiedere il giudizio preventivo della Corte Costituzionale (sulle stesse questioni che ne hanno motivato il rinvio al Parlamento). Se questa conferma il parere del Presidente, la legge non viene promulgata (in caso contrario, ovviamente, sì). (Ovviamente, in caso di rinvio e riapprovazione inalterata della legge, non si ripassa per il Congilio delle Regioni: sarebbe inutile).
Occorre ora soffermarsi sulla figura del Presidente della Repubblica. Ovviamente, venendo a mancare la seconda camera, deve cambiare anche il sistema di elezioni. Peraltro, trovo che quello attuale non sia comunque adeguato, con due camere spesso dalla composizione assai simile. Il sistema che proporrei è, credo, simile (con qualche modifica) a quello della Convenzione Federale tedesca. In pratica, l'Assemblea dei Grandi Elettori, sarebbe formata dai 630 parlamentari, e da 315 delegati regionali. Questi ultimi verrebbero ripartiti tra le regioni sulla base di una proporzionalità regressiva.
Resta ora da ipotizzare questa ripartizione. Per questo torniamo un attimo al Consiglio Regionale, dove ogni regione avrebbe un certo numero di voti, da esprimere "in blocco" (come nel Bundesrat Tedesco). Se ipotizziamo di avere le attuali 20 regioni italiane (che io modificherei, ma non complichiamo, ora, le cose), e 105 voti complessivi, assegnando due voti fissi ad ogni regione, e suddividendo i restanti 105 proporzionalmente (Metodo Saint-Laigue) alla radice cubica del quadrato della popolazione, la Lombardia avrebbe 10 voti, il Veneto 7, l'Abruzzo 4, il Molise 3 e la Valle d'Aosta 2 (non sto qui a scriverle tutte). I delegati regionali per l'elezione del Presidente della Repubblica non sarebbero altro che il triplo dei voti (cioè, la Lombardia invierebbe 30 delegati, e la Valle d'Aosta 6). Mi paiono numeri ragionevoli (ovviamente, pensati per le attuali regioni).
C'è un'altra questione da considerare, e cioè il rischio che il Presidente dela Repubblica si metta a mandare tutte le leggi alla Corte Costituzionale, bloccando, di fatto, l'attività legislativa. Una soluzione può essere quella di prevedere che se, in un certo arco di tempo, diciamo un anno, per tre volte, il Presidente invia alla Corte Costituzionale una legge poi ritenuta perfettamente costituzionale, il Parlamento, a maggioranza assoluta dei membri, entro trenta giorni dalla terza sentenza della Corte, possa dichiarare il Presidente decaduto. Se non lo fa, il "contatore" degli errori del Presidente si riazzera (serve ad evitare che un Presidente sia continuamente sotto ricatto). Infine, per garantire ancora di più l'imparzialità del Presidente, andrebbe previsto che non sia eleggibile alla carica di Capo dello Stato chi, nella legislatura in cui avviene l'elezione, abbia ricoperto la carica di Presidente del Consiglio.
Ah, già, dimenticavo: l'articolo 138. Chiaramente, va modificato. La procedura di modifica della Costituzione assumerebbe questa forma: il Parlamento approva la la legge di modifica. Se lo fa a maggioranza assoluta dei membri, questa viene inviata al Consilgio delle Regioni, che può opporsi (diciamo con una maggioranza dei 2/3 dei voti esprimibili), annullando l'approvazione parlamentare. Se, invece, il Consiglio non si oppone, si procede al referendum popolare confermativo. La modifica alla Costituzione non viene inviata al Consiglio, ma direttamente sottoposta a referendum popolare, se il Parlamento la approva con maggioranza dei due terzi dei suoi membri. (Lo scopo è quello di far sì che una qualche maggioranza non scriva una pessima riforma, e speri poi che le vada bene nel referendum, ma, al tempo stesso, è previsto che il Consiglio delle Regioni non possa fare "ostruzionismo", se la riforma ha uno schiacciante appoggio in Parlamento. Comunque il referendum confermativo è sempre previsto).
Ok, questo a grande linee. Un sistema parlamentare, monocamerale, con i dovuti contrappesi. A mio parere assai meglio che lanciarsi in avventure presidenzialiste (secondo me assolutamente inadatte all'Italia).
Saluti.
Midìl
P.S.: Può essere utile (forse necessario) prevedere che, nel caso il Consiglio delle Regioni si opponga ad una legge,in quanto viola le prerogative delle regioni, il Governo o il Parlamento, possano chidere un giudizio alla Corte Costituzionale, che, in caso valuti insussistenti le ragioni alla base dell'opposizione, la invalidi (questo per evitare che il Consiglio tenda a debordare a seconda camera)