INTERVISTA A NOAM CHOMSKY di G. Repaci
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Intervista a Noam Chomsky
di G. Repaci - 13/02/2008
Fonte: ripensaremarx [scheda fonte]
1. Professor Chomsky, come ben saprà, negli Stati Uniti si stanno svolgendo le primarie. Secondo lei che cambiamenti ci potrebbero essere nella politica estera americana se venisse eletto un presidente democratico.
Lo spettro è molto stretto, ma vi sono differenze. L'amministrazione Bush è stata all’estremo del militarismo aggressivo, così che ha ricevuto critiche senza precedenti, in primo luogo, da fonti mainstream. Per esempio, quando la strategia sulla sicurezza nazionale di Bush fu messa a punto nel mese di settembre 2002, la sua "nuova grande strategia imperiale", così come è stata chiamata, è stata condannata dopo poche settimane dal primo giornale dell’estabilishment di politica estera, Foreign Affairs.
La critica non è stata tanto sul contenuto quanto sulla forma.
Il segretario di Stato all’epoca di Clinton, Madeleine Albright, scrisse criticamente nello stesso giornale che ogni presidente ha qualcosa di simile alla dottrina di Bush nella tasca posteriore, ma è un errore agitare il pugno in un modo oltraggioso offendono anche stretti alleati. Lei sapeva, naturalmente. La dottrina Clinton, presentata come morbida, è stata ancora più estrema rispetto alla dottrina Bush, se presa alla lettera: dichiarava il diritto di usare la forza militare per affermare l’accesso degli Stati Uniti ai mercati e alle risorse, senza neanche i pretesti che la dottrina di Bush richiedeva.
Qualsiasi nuova amministrazione, con la possibile eccezione McCain, è probabile che ritorni ai più normali metodi per mantenere i principi stabiliti dai pianificatori durante la seconda guerra mondiale: cosicché gli Stati Uniti, saranno il potere mondiale dominante e sbarreranno qualsiasi esercizio di sovranità che minaccia quella posizione egemone.
La ristrettezza del campo di azione è rivelata da voci che sono omesse. Considerate l'Iraq. Recensioni moderate e globali sulle opzioni politiche per i candidati - per esempio, di recente dal NY Times, corrispondente militare e in Iraq Michael Gordon - includono quasi ogni posizione, ad eccezione di quelle degli iracheni e degli americani. Poco prima della sua revisione, lo studio militare degli Stati Uniti ha dimostrato che gli iracheni hanno "credenze condivise" - ciò che il Pentagono chiama una "buona notizia". Le credenze condivise riguardano il fatto gli invasori statunitensi sono responsabili per la violenza settaria e per gli altri orrori dell'Iraq, e dovrebbero andarsene. Il popolo americano è favorevole al ritiro. Ma gli iracheni e gli americani non partecipano al dibattito, e le loro opinioni non sono opzioni. Lo stesso vale anche per numerose altre questioni.
I Democratici porterebbero probabilmente un cambiamento nello stile, ma non tanto nella sostanza.
2. La comparsa di Cina e Russia come potenze mondiali, la sconfitta americana in Iraq, sono forse il segno del declino dell´unipolarismo statunitense? Quali pensa saranno i futuri scenari geopolitici.
Io sarei cauto nel parlare di una “sconfitta” america in Iraq. Gli attuali programmi di Washington, apertamente dichiarati, sono di mantenere una "perenne" presenza militare - "duratura" è l'attuale eufemismo per "permanente" - con enormi basi militari, la libertà di effettuare operazioni di combattimento (libertà di combattere) a volontà, e un ' "ambasciata" che è una piccola città autocontrollata a Baghdad.
Secondo la dichiarazione di Bush e il governo US, l’Iraq deve essere aperto agli investimenti stranieri, in modo da favorire gli investimenti degli Stati Uniti. L’enunciazione è sorprendentemente sfacciata. Non è chiaro se gli obiettivi possano essere raggiunti o no. Ma gli Stati Uniti hanno una straordinaria potenza militare, l'Europa occidentale le sta dietro obbediente.
Tuttavia, è vero che il sistema mondiale sta diventando più complesso. Un esempio è una notevole tendenza verso la nazionalizzazione dei grandi centri dell'economia, poiché i fondi sovrano trovano costantemente guadagno e stock ownership.
Le maggiori riserve finanziare del mondo sono in Asia e nel Medio Oriente. La Cina, a differenza dell'Europa, non è intimidita, quando gli Stati Uniti agitano il pugno, ma continua a presentare una sfida economica per gli Stati Uniti – accedendo a risorse, investimenti, esportazioni.
Questo è vero anche nel “giardino” di Washington in America Latina e in Medio Oriente, regione critica. L'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, potrebbe diventare un importante centro di potere indipendente, che include la Cina, la Russia e gli Stati dell'Asia centrale, che si allarga ad India, Pakistan e Iran che hanno acquisito lo status di osservatore, negandolo a Washington.
L’America Latina sta cominciando a muoversi in modo indipendente per la prima volta in 500 anni. L’India e la Cina si stanno lentamente riprendendo dai violenti colpi dell’ imperialismo occidentale e si muovono verso lo stato che reggevano (esisteva) nel 17° e 18° secolo, come grandi centri commerciali e industriali del mondo, sebbene essi abbiano enormi problemi interni da superare. Relazioni Sud-Sud sono in via di sviluppo (Brasile- Sud, Africa- India). Il FMI è seriamente in declino. L'opzione di intervento e di sovversione militare per il controllo del Sud, è comunque in calo. E ad ogni modo il mondo è fuori controllo.
3. La crisi in Iran. Durante le primarie sia candidati democratici che repubblicani hanno ribadito il fatto che l´Iran rappresenta una minaccia per l´intera umanità. Pensa che in futuro potremmo assistere ad un nuovo conflitto con l´Iran. Quali sono a suo avviso i motivi dell´ostilità dell´america verso l´Iran. Quanto pesa il ruolo di Israele nella politica estera americana.
Questo è un altro esempio di ristrettezza del campo di azione politico. Studi attenti sull'opinione pubblica hanno dimostrato che gli americani e gli iraniani sono in gran parte d'accordo su una risoluzione della crisi. A stragrande maggioranza, sono d'accordo (1) che l'Iran ha il diritto di sviluppare l'energia nucleare, come tutti i firmatari del TNP, ma non armi nucleari, (2) che tutta la regione, compreso l'Iran e Israele, deve essere dichiarata una zona libera da armi nucleari; (3), che gli Stati Uniti dovrebbero tener fede ai loro obblighi del TNP e far qualcosa per l'eliminazione delle armi nucleari e (4) che gli Stati Uniti dovrebbero porre fine alle minacce contro l'Iran (che sono, ovviamente, violazioni della Carta delle Nazioni Unite) e muoversi verso normali relazioni diplomatiche. Ma la pubblica opinione è considerata così pericolosa che queste rivelazioni, fatte dall’agenzia di Polling più prestigiosa del mondo, non vengono neanche segnalate. E, naturalmente, non sono opzioni per i candidati.
La ragione fondamentale per l'ostilità è che nel 1979 gli iraniani commisero un reato grave: cacciarono il tiranno che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna avevano imposto quando intervennero nel 1953 per rovesciare il sistema parlamentare iraniano. Questo tipo di disobbedienza è intollerabile. Da allora gli Stati Uniti si sono dedicati a punire gli iraniani, fin quando non sono ritornati all’ovile. Ciò incluse un forte sostegno per l'aggressione omicida di Saddam, poi dure sanzioni, e le continue minacce, provenienti da tutto il campo d’azione. Israele ha una certa influenza, ma questa non deve essere esagerata. Quando i suoi obiettivi entrano in conflitto con gli interessi di Stato Usa, Israele riceve duri ordini di dietrofront, e non ha altra scelta che obbedire.
4. Cosa ne pensa dei rafforzamenti dei movimenti indipendentisti nell´America Latina. Quanto pensa che gli Stati Uniti accetteranno una così forte opposizione proprio nel "cortile di casa".
Come osservato, si tratta di uno sviluppo molto importante. Sin dalla conquista spagnola, i paesi latinoamericani sono stati in gran parte separati gli uni dagli altri, e collegati a potenze straniere. Internamente, sono stati governati da una ricca élite europeizzata, mentre la grande massa della popolazione vive in condizioni che vanno dalla difficoltà alla miseria. C'è anche una correlazione stretta di razza-classe. Per la prima volta, questi problemi si incontrano. Sebbene l'America centrale rimanga traumatizzata dal terrore di Reagan , da cui non può riprendersi, il Sud America si sta muovendo verso un certo grado di integrazione. E soprattutto sotto la pressione dei movimenti di massa, i paesi si stanno muovendo verso il superamento del grande e scandaloso divario tra ricchi e poveri.
Il paese più povero del Sud America, la Bolivia, è in prima fila in questi sviluppi molto significativi. Naturalmente questo è preoccupante per gli Stati Uniti, che hanno notevolmente aumentato la formazione militare per agenti latino-americani, diretta contro il "populismo radicale" - il che significa che sacerdoti organizzano contadini, leader del lavoro, attivisti per i diritti umani, e altri che disturbano la "stabilità". Tuttavia, i tradizionali mezzi di controllo - violenza e strangolamento economico - sono stati notevolmente indeboliti, e gli Stati Uniti sono ora costretti a sostenere i tipi di governi che non hanno avuto alcuna esitazione a rovesciare non molti anni fa. L'America latina sta anche modificando le sue relazioni internazionali. Ci sono molti ostacoli e incertezze, ma la tendenza generale è verso l'integrazione e a misura di indipendenza. Ed è causa di grande preoccupazione nei circoli d'elite statunitensi, come si può vedere, per esempio, per la bizze isteriche e l’ondata di falsità su Chavez, e, in misura minore, Morales.
un ringraziamento per la traduzione a Valeria Zirpoli e Pietro “Peter” Satalino