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Risultati da 1 a 7 di 7
  1. #1
    Che disperazione!
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    Predefinito Note di G.Adinolfi su Fascisteria

    Il miglior libro resta Naufraghi. Ugo Maria Tassinari ha rivisto e corretto per la riedizione da “Sperling & Kupfer” il primo tomo della sua trilogia sui neri, Fascisteria, e lo ha fatto indubbiamente nel giusto spirito. Purtroppo però questo libro riedito è viziato dallo stesso difetto di Guerrieri:é dettato più dalle esternazioni di sbandati neri e dai frammenti di carte processuali che non scritto dall'autore. Può sembrare un paradosso ma è proprio quando quest'ultimo interpreta, ci mette del suo, frutto dell'intuito, della sensibilità e dell'esperienza, che la nostra storia assume una certa autenticità. Quando invece deve seguire le piroette dettate da quel minestrone di banalità, rancore, nevrosi, acidità e fallimento esistenziale che contraddistingue una parte dei sopravvissuti al grande meriggio, non solo la ricostruzione è impropria e conduce fuori strada ma è assolutamente fasulla e priva di oggettiva storicità. Se ne sono accorti in tanti, tra quelli che su di noi banchettano e s'ingrassano e questi, Telese in testa, nulla fanno per cercare il vero, ma si accontentano di vendere bene, con tanto di lacrimuccia di sottofondo, quello che più risponde al facile mercato.
    Né storie né nere

    Ho detto più volte che questa saga di storie nere (che non sono né storie né tantomeno nere, se per tali s'intende un colore politico) è fastidiosa, imbarazzante e non ci sarebbe da starle dietro. Tuttavia le decine di migliaia di fascioconsumatori, categoria sempre più nutrita nel pulviscolo estremodestro, per queste storie si eccita. E in fondo in fondo, riflesso play man, qualche piacere lo provano anche quelli che un sentimento del mondo non si limitano a metterlo in bacheca ma lo vivono nel quotidiano in una dimensione talmente distaccata dal reality show della vita moderna da sembrare positivamente alienati. E per questo pubblico, quello autentico, indubbiamente il miglior autore resta Tassinari.

    Mille personaggi in cerca d'autore

    Sei personaggi in cerca d'autore è uno dei capolavori del camerata Luigi Pirandello. Per chi non lo ricordasse egli sosteneva che i personaggi delle commedie esistono e vagano alla ricerca di un autore che metta in scena la loro storia. Così avviene in quel capolavoro di “teatro nel teatro” ma, immmancabilmente, ne deriva un fiasco perché i personaggi non riescono a essere messi in scena così come si sentono.
    Mille personaggi in cerca d'autore potrebbe chiamarsi la nostra storiografia, falsante, deviante, pregna di pregiudizi, spesso a prescindere dall'onestà di chi cerca di metterla in scena: si pensi alla storia del Msi secondo Parlato. Qui sta il primo e più importante ostacolo per la ricostruzione delle storie nere. I personaggi in cerca d'autore sono generalmente delle comparse di ieri o, nei pochi casi in cui siano stati invece protagonisti, sono degli individualisti insoddisfatti. Chi è stato invece all'altezza della sua tragedia generalmente non parla se non – quando capita – per confutare qualche calunnia, specie se ai danni di un suo fraterno amico.
    Chi declama invece, spesso ululando al vento, dice cose che sovente non stanno né in cielo né in terra. E non mi rifersico qui soltanto ai teoremi che in troppi si sono acriticamente bevuti pari pari dalla propaganda comunista, parlo degli aneddoti, delle ricostruzioni anche vivaci della realtà. Soggettivisti esasperati salgono in tribuna e ci spiegano che gli scontri andavano così, che ragionavamo così, che le donne contavano così, che ci vestivamo in tal modo, che la musica la si ascoltava così, che c'erano questi e quei pregiudizi, che c'erano silenzi strani, grigioscuri o vattialapesca. Uscite così assurde che, se ci si limitasse a queste, il libro dovrebbe chiamarsi Fasci-osteria. Senza voler fare i nomi, che sarebbe inelegante, mi limito a segnalare che persino da parte di persone che frequentai ho riletto costruzioni talmente fantasiose, astratte, campate in aria, addirittura corredate di un colorato immaginario che penso che quello che a troppi manca sia solo un buon psicanalista.

    Democrazia e altre sindromi

    Impossibile, più che difficile, per i pochissimi che come Tassinari cercano davvero di comprendere e non invece di vendere e di svendere, il venire a capo della matassa.
    Ci sono già le ipotesi processuali un po' Stalin, un po' Torquemada e tanto Wanda Marchi che lo storico deve prendere in considerazione. Se a questo aggiungiamo le contorsioni psichiatriche di alcuni e il narcisismo di molti, se calcoliamo che sulle fragili personalità degli uni e degli altri i teoremi banali del Pci e i luoghi comuni calzano come un guanto, cosa ne può dedurre uno studioso? Se è in buona fede, come lo è appunto il compagno napoletano, non ignorerà quanto va contro il comun ricostruire, specie se lo deriva dalle figure sostanzialmente più importanti, documentate e intelligenti della nostra esperienza pluriennale. Ma per abitudine alle logiche incapacitanti della democrazia egli è costretto a dare più o meno pari legittimazione a Mussolini e allo smemorato di Collegno.
    Da questo gorgo non si esce e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Emblematico il minestrone che porta a fascistizzare intere espressioni di banditismo (Circeo, Magliana, Uno Bianca) mentre sull'altro versante si scorda immediatamente la militanza politica pur acclamata di bande criminali quali la Cimino o la Cavallero. A giorni andrà in vendita un libro sul gansterismo romano che comprende i Nar. Le Brigate Rosse, quelle non ci sono.
    Perché alla fin fine una maggior disciplina e un superiore rispetto gerarchico oltre ad una mentalità più politica hanno impedito colà di ricadere in quelle acque stagnanti nelle quali si annega qui, o meglio costì, dove ogni disperato, magari andato volontariamente allo sbando, cerca catarsi nell'infangare tutti gli altri trascinandoli con lui nelle sue aberrazioni idiote. La potremmo chiamare sindrome Vinciguerra ma non ha colpito solo lui. Il bello è che tanto spesso questi dissociati mentali con tentazioni da Vermilinguo si considerano irriducibili. Certamente: irriducibili di un ego in cerca di un finale di vita che abbia uno straccio di palcoscenico, fosse anche di ghetto.

    Quella mania di outing

    Ecco perché Naufraghi è il miglior libro, non solo della trilogia ma probabilmente di tutto quanto è finora uscito sul nostro passato. Tassinari ne ha fatto una specie di sintesi discorsiva, meno “oggettiva” e “accademica” di Fascisteria e di Guerrieri ma molto più autentica in quanto egli, malgrado i confusionari “outing” di troppi di noi, ci ha capiti abbastanza e, soprattutto, ha cercato di raccontarci un po' diversamente dai soldatini cattivi, perversi, sfortunati, imbecilli, che vengono fuori da quasi tutte le righe di altri autori, sia che questi ci vogliano annientare che, peggio ancora, compiangere neutralizzandoci.

    Novità sulla strategia della tensione

    In Fascisteria c'è qualcosa di assolutamente notevole. Lo troviamo nel capitolo “Le trame bianconere” che non riguardano Moggi ma le manovre dei partigiani in chiave atlantica con sporadica, episodica, compartecipazione neofascista. Notevolissimo e da rilanciare con tutte le forze, il suo rigetto della teoria secondo la quale la strategia della tensione sarebbe servita a impedire l'ingresso del Pci nelle stanze del potere. Tassinari la refuta allinenandosi sull'interpretazione praticamente opposta di Giorgio Galli e citando a più riprese la mia. Vede dietro alla strategia della tensione una conflittualità tra centrali europeiste e americane (che a mio avviso è parzialmente vero, ma si deve mettere in particolare rilievo la questione del Mediterraneo) e di fatto considera la partecipazione neofascista alle trame come qualcosa di marginale. Ma questo non gl'impedisce di chiedersi, onestamente: se le cose stanno così perché Paolo Taviani, capo partigiano, ministro degli interni, dirigente di Stay Behind, ha voluto sciogliere Ordine Nuovo? Non era, insomma, così funzionale alla Nato come ce la raccontano...

    Burattinai, burattini e...

    La presa di posizione di Tassinari è importante, vieppiù nell'ottica di una revisione del processo di Bologna. Ovviamente non è sufficiente perché la marginale, episodica, ininfluente, partecipazione - quasi sempre spontanea e megalomanica - di qualche elemento neofascista a impossibili trame atlantiche in una lettura storica non può essere estrapolata dal resto; non si può, cioè, non prendere contemporaneamente in considerazione le contemporanee, e ben più organiche, oltre che numerose e influenti, azioni golpistiche e bombarole all'estrema sinistra.
    Non intendo sostenere che da Lotta Continua ad Avanguardia Operaia, dal Superclan alle formazioni partigiane del Pci, tutto fosse necessariamente più colluso del nostro minuscolo ambiente, né che, all'opposto di quanto si è lasciato credere, questo sia stato, come lo è stato, il più pulito di tutti solo per grazia ricevuta. Il fatto è che i burattinai intervengono soprattutto laddove c'è massa e dove c'è maggiore incidenza cosicché anch'essi hanno finito con lo snobbare l'estrema destra dedicandosi soprattutto a sinistra. Ma questa storia proprio non ce la vogliono raccontare...
    Sarebbe infine ora che si comprendesse che si è agenti, consapevoli o meno, non sulla base di ipotetici teoremi cospirazionisti ma nella misura in cui ci si lascia provocare e ci viene permesso di compiere scempi titanici dettati da megalomania e/o da insofferenza. Lo si è se non siamo tenuti in posizione di guardia da disciplina e gerarchia.

    Ce la mertiamo tutta

    A sinistra c'è stato un po' di tutto ma, alla fine, un qualcosa con una sua ossatura è prevalso e la disciplina, la gerarchia, il senso di parte, la mentalità politica hanno fatto sì che quanto di assurdo e inquietante è stato commesso venga praticamente taciuto e sacrificato in nome di quanto di buono si è fatto. Da questa parte avviene esattamente l'opposto e dovremmo riflettere non poco in proposito. Questa è la ragione per la quale alla fin fine le Brigate Rosse non saranno mai trattate come delle bande criminali e noi continueremo ad esserlo. Troppo individualismo, troppa democrazia, troppa ignoranza, troppa presunzione, troppa accettazione dei dogmi altrui, troppa diffidenza nei confronti di chi ci è vicino, troppa considerazione per gli altri, tutte queste demenze ci caratterizzano.
    Queste storie nere, insomma, ce le meritiamo tutte. Semmai non ci meritiamo che le racconti Tassinari perché uno che insieme con l'inchiostro mette l'anima e non la saliva probabilmente non abbiamo maturato il diritto di averlo come mentore.


    Gabriele Adinolfi

  2. #2
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    Predefinito Replica di Tassinari

    Fascisteria è anche un po' figlio spurio di Adinolfi: perché era nata 20
    anni fa come un progetto di storia di Tp. Poi mi sono via via allargato ..

    Io so bene perché Fascisteria 1 non è piaciuto per niente a Gabriele (e ne
    parleremo compiutamente dopo). E che cosa non gli è piaciuto di Guerrieri
    (in ultima istanza e con estrema semplificazione: il mio non prendere
    posizione nella battaglia della memoria). Mi ha anche un po' spiazzato
    l'encomio solenne per Naufraghi: ma i successi inattesi uno li accetta senza
    fare storie, io almeno in questo sono pigro...
    Ma questa "stroncatura dell'opera" accompagnata a un "elogio
    dell'autore"
    (che non credo sia un trucco alla "Bruto è uomo d'onore") non la capisco.
    Tornerò in un post successivo con un'analisi dettagliata della struttura del
    testo e proverò ad argomentare la fallacia dell'analisi di Gabriele.
    Per ora voglio concentrarmi su questa bella immagine dell'autore sciamano
    che è posseduto dalle forze del male (le fonti), combatte con loro e riesce
    a dare il meglio di sé quando le domina, magari anche inconsapevolmente.
    Immagino che anche Nicola Rao e Luca Telese, leggendo questo passo, avranno
    pensato a qualche collega nostro che vince regolarmente la guerra CON le
    notizie non permettendo mai che invadano il territorio dei suoi pezzi.
    Bene: io non mi riconosco in questo metodo di lavoro che Gabriele mi
    attribuisce. E provo a entrare nel merito della questione.

    Fascisteria 1 nasce come sedimentazione di uno straordinario accumulo di
    materiali lungo l'arco di dodici anni.
    Basta andarsi a vedere bene le note: il primo gruppo di materiali originali
    si concentra tra 1988 e 1991. Interviste a Adinolfi e De Angelis,
    conversazioni con Spedicato e Graziani jr., lettere con Nistri, Zani, Tuti,
    Di Cagno. E poi accumulo di dati (giornali, libri, agenzie di stampa, atti
    processuali). La prima stesura è del 1994-95. Cosa che è evidente per le
    cronache spicciole su ultrà e violenze xenofobeŠ Proposto nel 96 a Baldini e
    Castoldi incrocia il cambio di proprietà e la proposta dell¹editor di
    pubblicarlo non passa Š Dopo la bocciatura lo riprendo e lo arricchisco di
    varie cose (la sezione Lega e Serenissimi è datata al 97-98, ad esempio,
    oltre ai continui aggiornamenti) e poi c¹è una terza fase di scrittura, nel
    2000, quando si quaglia l¹accordo con Castelvecchi.
    Questo lavorio un po¹ caotico e molto nevrotico ha prodotto dei danni
    notevoli nell¹impianto dell¹opera. E infatti una critica estesa (e
    assolutamente condivisibile) è appunto sulla mancata definizione delle
    rilevanze, l¹alzo zero del punto di vista (da cronista che non prende
    posizione, non dice la sua, ecc.), la ridondanza, la circolarità di tante
    storie, un po¹ da romanzo da realismo magico, latino-americano anni 70Š

    Bene, da allora ho lavorato per sottrazione: Guerrieri e Naufraghi sono
    organizzati con rigoroso criterio cronologico e logico. Nel primo il
    fenomeno specifico della lotta armata. Dagli antesignani (Tuti e Concutelli)
    alla catastrofe dei Nar-Tp. Con un eccesso di scrupolo ho tagliato l¹ondata
    lunga del ritorno a casa che ancora fa morti (4 nel 1985: due poliziotti e
    due camerati, i torinesi Cacciò e Ferrero)e i tentativi generosi della
    comunità prigioniera e dei loro sodali di continuare la lotta nella forma di
    una battaglia di libertà (le evasioni in serie tentate e fallite).
    Naufraghi è 60 anni di storia dei gruppi della destra radicale. I materiali
    di partenza sono stati pubblicati negli scorsi anni in forma di schede nel
    sito web di Sandro Provvisionato. Ma materiali originali ne ho aggiunti
    pochissimi: ho lavorato molto su nuove acquisizioni di tanti colleghi, ma ho
    anche elaborato e messo a punto le idee su tanti nodi tematici.
    Con una perla preziosa: il memoriale Macchi * che ha lasciato perplesso Rao
    nel metodo * ma che credo che valga, per una storia antropologica della
    destra radicale degli anni 70-80, tanto quanto il diario della ³pischella²
    che arricchisce ³La Fiamma e la celtica².

    Un altro tema ricorrente dei miei critici era la sostanziale adesione
    (seppure con significativi distinguo) alla ³dottrina Vinciguerra². E proprio
    da una definizione della questione sono partito per riorganizzare il
    materiale per Fascisteria 2. Sono debitore, come osserva Gabriele, a Galli e
    in particolare a un suo recente pamphlet contro le teorie del complotto
    piduista. Ma riprendendo la tesi, e riconoscendola mia, ho anche scoperto
    che Galli condivideva almeno metà del giudizio storico di Gabriele sulla
    strategia della tensione. Con una differenza di fondo: che il Nostro
    ribadisce anche in questa sede del ruolo attivo dei ³compagni², Galli si
    limita a evidenziare la clamorosa eterogenesi dei fini, cioè la capacità del
    Pci di rovesciare il segno di un¹operazione nata ai suoi danni. E aggiunge
    che se il Pci non è andato al governo sull¹onda lunga delle lotte sociali e
    dell¹impetuosa avanzata elettorale a metà degli anni 70 è per un difetto di
    coraggio politico e di riformismo e non solo per un disegno occulto delle
    oscure forze della reazione. Tesi che condivido al 300%.

    Per il resto Fascisteria 2 nasce da un lavoro intenso di organizzazione per
    aree tematiche e di scioglimento di tutti gli ³arravogliamenti² e le
    circolarità, passa per un consistente taglio di storie superate o
    ridondanti, riduce (checché ne pensi qualcuno) l¹uso delle fonti giudiziarie
    (cioè gli atti: io per i miei libri non ho mai parlato con un poliziotto o
    un magistratoŠ) e in generale lo spazio dedicato alle storie ³criminali², si
    caratterizza per una maggiore esplicitazione del mio punto di vista (e
    ringrazio Francesco per l¹osservazione sull¹autoironia, che credo sia una
    mia cifra stilistica importante) e ovviamente sul solito maniacale lavoro di
    aggiornamento e correzione (grazie anche a una batteria di
    editor-redattori-revisori di alto livello).

    E quindi mi lascia basito la critica di fondo di Gabriele e concludo
    rilanciando e rilanciandogli un dubbio: ma dove stanno tutte Œste storie di
    camerati che ³sparlano²?

  3. #3
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    Predefinito Mia risposta

    Questo è il giochino meschino, piccino picciò di Telese. Egli sa che dopo aver dato più volte prova di slealtà più ancora che di disonestà intellettuale e, soprattutto, dopo che ha insultato la memoria di Peppe Dimitri, io non ho alcuna intenzione di rivolgergli la parola nè di considerarlo come un interlocutore.
    Così ha pensato bene d'intitolare il mio pezzo: "Adinolfi stronca fascisteria" MA NON E' VERO e di chiamarmi in causa con una serie di domande provocatorie che sono impostate in vera e propria mala fede ma nessuno glielo mostrerà mai avendo io deciso in maniera irrevocabile di non entrare in dialettica con l'individuo.

    Quindi, per far chiarezza in modo sintetico
    a) non ho stroncato Fascisteria; ho detto che non vale Naufraghi
    b) ho detto che Naufraghi è meglio di Fascisteria e di Guerrieri perché Ugo proprio in Naufraghi ragiona più con la sua testa che bilanciando quella degli altri
    c) ho messo in rilievo la presa di posizione sullo stragismo da parte di Ugo
    c1) ho peraltro immediatamente segnalato al Comitato l'Ora della Verità l'importanza di fascisteria
    d) ho detto che molti che esternano parlando di come eravamo, come vestivamo eccetera eccetera, sono affetti da turbe che li portano a falsare anche il ricordo delle cose. NON MI RIFERISCO ALLE TESI O ALLE PRESE DI POSIZIONE CHE POTREI NON GRADIRE MA ALLE AFFABULAZIONI
    e) ho scritto che per eleganza non avrei detto chi sono. In realtà ne ho in mente almeno cinque, quattro dei quali li conosco; a un paio voglio ancora bene. A questa gente io le cose quando capita gliele dico, non entro in risse verbose da televisione spazzatura; basti solo prendere atto di quanto ho detto.
    e1) non ho scritto che sono camerati che sparlano ma persone che trasformano soggettivisticamente la realtà, cosa molto ma molto diversa anche se alla fin fine porta allo stesso risultato
    e2) aggiungo che questa percezione soggettivistica e spesso paranoica della realtà ha contribuito, insieme con l'accettazione supina delle tesi ufficiali volute dal Pci, a far leggere la nostra storia in modo del tutto deforme
    e3) Un esempio: Quando scoppiò la stazione di Bologna mi trovavo in vacanza a San remo con un amico. Sulla via del ritorno ci fermammo alla sua casa nel viterbese. Lì la gente era tutta di sinistra (Dc o Pci) ma alla notizia della "strage fascista" non mostrava molta attituidne a crederlo ("un teorema di comodo" sentivo dire). Giunto a Roma scoprii che ogni gruppo di destra radicale sospettava di un altro... Più nemici nostri di noi non ne trovi
    e4) questa summa d'individualismo rissoso e di mancanza di rispetto e di disciplina è stata la principale causa delle nostre incriminazioni (altro che teoremi e altro che giochini di chi magari giocò con pezzi del Palazzo)
    f) Malgrado ciò Tassinari è riuscito a dare una lettura abbastanza organica e autentica del nostro passato
    g) Ciononostante rientrano nelle storie nere anche le esperienze banditesche (e nella cronaca delle gangs anche quelle della lotta armata nera) ma ciò non accade a sinistra
    g1) I giochi sporchi o titanici a sinistra non sono mai presi in considerazione benché siano più palesi e significativi di quelli dell'estrema destra
    g2) Questo si deve al fatto che lì c'è più disciplina e che la volontà di potenza, a differenza del nostro attuale stagno, supera di gran lunga il narcisismo
    h) Da qui la tendenza ad accettare, sia pur in formula dubitativa, una parte nera agli inizi della strategia della tensione (io lo contesto, ma questo è un elemento di discussione, non di scomunica o censura)
    i) Tassinari è quello che più si è avvicinato alla nostra autenticità e che ha scritto meglio su di noi
    i1) Vista la generale democrazia, rissosità e l'individualismo sfrenato che accompagna le ricostruzioni personalissime e irrispettosissime della nostra storia ho aggiunto che Tassinari non ce lo meritiamo.
    VORREI SAPERE DOV'E' LA STRONCATURA?
    NB: Se proprio Ugo ci tiene gli faccio notare uno per uno tutti i pezzi in cui le esternazioni sono patologie a patto che resti tra noi. Sta a me dirlo ad ognuno direttamente se lo tengo opportuno
    IN OGNI CASO ho riconosciuto ad Ugo l'esser riuscito a non farsi infinocchiare da tante banalità e l'aver cercato il senso delle cose e degli uomini riuscendoci anche abbastanza bene. Altri invece hanno preferito le banalità che fanno più paciosa cassetta.

  4. #4
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    ma tassinari....??????????
    sbaglio ho era un comunistone , faceva il direttore di una testata giornalistica napoletana ........

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da metapolis Visualizza Messaggio
    Questo è il giochino meschino, piccino picciò di Telese. Egli sa che dopo aver dato più volte prova di slealtà più ancora che di disonestà intellettuale e, soprattutto, dopo che ha insultato la memoria di Peppe Dimitri, io non ho alcuna intenzione di rivolgergli la parola nè di considerarlo come un interlocutore.
    Salve.
    Potrei gentilmente sapere in che modo Telese abbia insultato la memoria del Comandante Dimitri? Lo ha fatto nel volume "Cuori Neri"? Poichè il libro ce l'ho ma, purtroppo, l'ho letto a salti, neanche tutto e, comunque, non posso ricordare bene tutte le vicende narratevi.
    Ti ringrazio anticipatamente.

  6. #6
    legione muti
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    Citazione Originariamente Scritto da Rosso Trevi Visualizza Messaggio
    Salve.
    Potrei gentilmente sapere in che modo Telese abbia insultato la memoria del Comandante Dimitri? Lo ha fatto nel volume "Cuori Neri"? Poichè il libro ce l'ho ma, purtroppo, l'ho letto a salti, neanche tutto e, comunque, non posso ricordare bene tutte le vicende narratevi.
    Ti ringrazio anticipatamente.
    Siì, si parla di Dimitri nel libro.
    Rispetto assoluto per i morti e per Dimitri.
    Ma, a mio avviso, l'unico Comandante vivente era e rimarrà Pierluigi C.
    Quello morto l'inimitabile Franco Colombo.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Rosso Trevi Visualizza Messaggio
    Salve.
    Potrei gentilmente sapere in che modo Telese abbia insultato la memoria del Comandante Dimitri? Lo ha fatto nel volume "Cuori Neri"? Poichè il libro ce l'ho ma, purtroppo, l'ho letto a salti, neanche tutto e, comunque, non posso ricordare bene tutte le vicende narratevi.
    Ti ringrazio anticipatamente.
    No. Lo ha fatto nel suo blog all'indomani del funerale.

 

 

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