Aerei delle Poste, a che servono se non li utilizzano?



Perché le Poste hanno comprato cinque aerei e non li utilizzano? Perché hanno messo su una compagnia aerea, la Mistral, con tanto di amministratore, presidente, consiglio e un centinaio di dipendenti, lasciando poi che le lettere venissero trasportate quasi esclusivamente dalla Air One e dall’Alitalia? Perché alla sua azienda dei voli, la casa madre postale guidata da Massimo Sarmi ha riservato solo le briciole della corrispondenza con un volo da Fiumicino per Cagliari e Alghero, che oltretutto è uno dei meno redditizi di tutto quel business?
Perché quando si è trattato di affidare la gestione del trasporto aereo delle lettere le Poste hanno invitato alla gara diverse aziende, ma non la compagnia di cui sono proprietarie? Perché, per non morire di noia, l’amministratore della Mistral, Valerio Vaglio, e il presidente, Francesco Pizzo, si sono dovuti riciclare come trasportatori di fedeli in mezzo mondo, da Lourdes a Czestochowa, al Sinai, stipulando un accordo con l’Opera pellegrinaggi del Vaticano? E, infine, perché se le Poste italiane, a differenza di quelle di altri paesi, a cominciare dalla Francia, non sanno proprio che farsene di una compagnia aerea, non la vendono al miglior offerente?
Si potrebbe continuare con le domande, perché la Mistral è la compagnia aerea più singolare del mondo. Sulla carta è attiva dal 2002, quando fu acquistata dalla olandese Tnt per decisione dell’allora amministratore del gruppo postale, Corrado Passera, al prezzo di circa 10 milioni di euro. In realtà non ha mai funzionato come avrebbe potuto.
Nel progetto di Passera l’acquisizione di una compagnia aerea avrebbe dovuto essere l’anello di una nuova rete postale basata su decine di centri di smistamento della corrispondenza collegati a un sistema di aeroporti medi e minori serviti, appunto, dai jet. Dopo poco, però, Passera lasciò le Poste e il suo successore l’idea della Mistral non l’ha mai digerita e ha lasciato la compagnia come in un limbo. In queste condizioni si trova ancora, a 6 anni di distanza.
Di fronte a un utilizzo così anomalo, nel frattempo alla porta dell’amministratore del gruppo postale si sono fatti avanti diversi potenziali compratori: da una società aerea che ha in appalto l’opera di spegnimento degli incendi a un imprenditore torinese, a una banca popolare del Nord. Ora sta bussando un gruppo romano che ha già inviato a Sarmi un bel pacchetto di lettere, senza ottenere risposta, però.
Al momento la compagnia delle Poste ha cinque aerei, velivoli belli e grandi, non “aeroplanini” di serie B: tre 737 della Boeing e due Bae 146 della British Aerospace.
Questi ultimi volano ancora con la livrea arancione della Tnt, grande gruppo postale e del trasporto merci olandese che fa concorrenza alle Poste anche in Italia. Gli altri tre hanno fatto il loro ingresso nella compagnia un anno fa circa e ognuno ha un utilizzo diverso e modesto. Uno vola la notte da Roma a Palermo per la Sda, società postale in concorrenza con Tnt, il secondo trasporta passeggeri con base a Malpensa, ma non viene utilizzato come cargo per la corrispondenza, il terzo è dedicato alla posta ma invece di servire le rotte strategiche da Roma per il Nord e viceversa viene quotidianamente spedito in Sardegna.
In compenso le Poste per trasportare la corrispondenza si servono di 60 voli alla settimana dell’Alitalia e di una settantina dell’AirOne.

Fonte: Daniele Martini (Panorama)