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Discussione: Chiesa e Aids

  1. #21
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    Beh, quando leggo sull'atlante geografico che la popolazione dichiaratamente musulmana dei paesi del Maghreb (penso all'Algeria o al Marocco) è al 99,8%, qualche dubbio sull'attendibilità viene anche a me.
    Nell'Africa subsahariana, dove non c'è maggioranza musulmana, non vuol dire che ci sia maggioranza cattolica (se prendiamo l'Uganda siamo al 50% mi pare). A prevalere sono le religioni animiste e voodoo e lì vattelappesca che razza di riti ci sono (e di promiscuità che potenzialmente potrebbero favorire il contagio, non sono informato sulla religione vuduista).

  2. #22
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    Citazione Originariamente Scritto da Lotari Visualizza Messaggio
    Beh, quando leggo sull'atlante geografico che la popolazione dichiaratamente musulmana dei paesi del Maghreb (penso all'Algeria o al Marocco) è al 99,8%, qualche dubbio sull'attendibilità viene anche a me.
    Nell'Africa subsahariana, dove non c'è maggioranza musulmana, non vuol dire che ci sia maggioranza cattolica (se prendiamo l'Uganda siamo al 50% mi pare). A prevalere sono le religioni animiste e voodoo e lì vattelappesca che razza di riti ci sono (e di promiscuità che potenzialmente potrebbero favorire il contagio, non sono informato sulla religione vuduista).
    Con buona pace di Magius i dubbi su quel grafico derivavano anche dal fatto che quattro paesi arabi fra cui l'Egitto, il paese se non sbaglio più popoloso del nord africa, non risultavano censiti.

  3. #23
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    Citazione Originariamente Scritto da Mappo Tappo Visualizza Messaggio
    Sai leggere? Evidentemente no.
    Esplica dunque.

  4. #24
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    Ad appena un mese dalla morte del suo predecessore, il nuovo Papa, Bendetto XVI, ha annunciato che avrebbe dato inizio al processo che culmina nella santità cattolica. Il Vaticano normalmente si muove con i piedi di piombo in tali cose, così la rapidità senza precedenti conferma quello che la maggioranza della gente sentiva riguardo a Giovanni Paolo II - cioé che era un uomo straordinariamente buono.
    Tuttavia, prima che i fedeli rimangano troppo delusi, bisogna sistemare una cosa: la piccola faccenda se Karol Wojtyla sia stato in realtà il maggiore assassino di massa del 20° secolo. Se lo è stato, la canonizzazione potrebbe non essere proprio una buona idea.
    Ecco cosa gli avvocati del diavolo hanno avuto da dire.
    Nicholas Kristof, del New York Times, dice che il divieto vaticano del preservativo è costato centinaia di migliaia di vite, facendone "il suo (del Vaticano) più tragico errore nei primi due millenni della sua storia".1 L'influente New Statesman, di Londra, ha pubblicato una storia di copertina poco dopo la morte del Papa sostenendo che egli "probabilmente ha contribuito alla diffusione continentale della malattia più di quanto abbiano fatto i camionisti e la prostituzione insieme".2
    Rosemary Neill, dell' Australian, di Sydney, si domanda se l'intransigente Vaticano "sarà eventualmente accusato di crimini contro l'umanità"3. Polly Toynbee, del giornale britannico Guardian , che chiaramente ha preso qualcosa di pessimo per colazione quella mattina, ha paragonato Giovanni Paolo II a Lenin: "Entrambi hanno messo l'ideologia avanti alla vita umana e alla felicità, a inimmaginabile costo umano"4. Persino i medici fanno loro eco. La più importante rivista medica mondiale, The Lancet, ha accusato un ignorante e rigido Papa di presentare "insuperabili ostacoli alla prevenzione della malattia"5.
    Non so se qualcuno di questi autori abbia mai visitato un ospedale per malati di Aids o abbracciato qualcuno di questi pazienti come ha fatto Giovanni Paolo II, o si sia mai dato da fare come Giovanni Paolo II per ottenere finanziamenti internazionali per le terapie. Nell'insieme sembrano appartenere a quella folla che ha sempre da ridire su tutto quello che egli ha fatto. Ma hanno lanciato la loro accusa e questa merita di essere ascoltata. E' un'accusa che sta in piedi?
    Statistiche impressionanti
    Non c'è dubbio che l'Aids in Africa sia terribile. L'ultima indagine sulla prevalenza dell'Aids nello Swaziland, un piccolo regno di 2 milioni di persone circondato dal Sud Africa, ha raggiunto il 42.6%, la percentuale più alta del mondo. Ed è in crescita. Tre anni fa, nel 2002, era il 38.6%. "Lo Swaziland sarà cancellato" ha detto disperatamente un attivista Aids.6 Le percentuali di altri paesi dell'Africa meridionale sono quasi altrettanto brutte.
    Secondo il Joint United Nations Programme su HIV/AIDS (UNAIDS), i 2/3 delle persone con HIV/AIDS vivono nell'Africa sub-sahariana. Alla fine del 2004, 25.4 milioni di africani erano infetti, con circa 3 milioni infettati durante l'anno. L'aspettativa di vita alla nascita è scesa sotto i 40 in 9 paesi: Botswana, Repubblica Centrale Africana, Lesotho, Malawi, Mozambico, Ruanda, Swaziland, Zambia e Zimbawe. Nello Zimbawe, l'aspettativa di vita alla nascita era di 52 anni nel 1990 e solo di 34 nel 2003 7.
    Terribile. Incredibilmente, atrocemente terribile.
    Ma c'è qualcosa di assurdamente medievale nel fare del Papa un capro espiatorio, come se le nuvole potessero aprirsi e il sole splendere se conficchiamo abbastanza spilloni nella bambola voodoo di GPII. Addossare la colpa per la tragedia dell'Aids in Africa su un solo uomo è una di quelle idee che sono, citando George Orwell, "così stupide che solo gli intellettuali potrebbero crederci".
    Il ruolo del cattolicesimo
    Due di queste idee pervadono tutte queste critiche. La prima è fondamentalmente questa: i cattolici africani sono così devoti che se fanno sesso al di fuori del matrimonio, amoreggiano con le prostitute o prendono una terza moglie, si asterranno devotamente dall'usare il profilattico perché il Grande Padre Bianco ha detto loro di fare così. La signora Toynbee cupamente chiama in causa "Il più profondo potere del Vaticano....la sua personale autorità su 1.3 miliardi di fedeli, che è più forte sui più poveri, sui devoti più indifesi."
    Ma non può spiegare una contraddizione: questi arretrati cattolici dalla pelle scura non possono essere così esemplari da usare i profilattici e al tempo stesso così birichini per resistere alle tentazioni. Il giornalista Brendan O'Neill - che si presenta come un ex cattolico che si è disfatto dell'insegnamento cattolico sulla morale sessuale - riassume questo argomento paternalistico sulla rivista on-line Spiked: "L'unica ragione per cui potresti credere all'idea incredibilmente semplicistica che l'editto vaticano significhi Aids in Africa è di considerare gli africani poco più che degli automi....che fanno come viene loro detto"8.
    E' sufficiente sovrapporre le mappe di prevalenza dell' Aids con quelle di prevalenza del cattolicesimo per far cadere il collegamento fra Chiesa Cattolica e Aids. Nell'ospedale che è oggi lo Swaziland, solo il 5% circa della popolazione è cattolico. Nel Botswana, dove il 37% della popolazione adulta ha contratto l'HIV, solo il 4% è cattolico. Nel Sud Africa, il 22% della popolazione ha contratto l'HIV e solo il 6% è cattolico. Ma in Uganda, con il 43% della popolazione costituito da cattolici, la proporzione degli adulti con HIV è pari al 4% 9.
    In realtà senza la Chiesa Cattolica la situazione potrebbe essere assai peggiore. Il disastro dell'Aids in Africa ha preoccupato fortemente il Papa. Dieci anni fa egli chiese "agli scienziati del mondo e ai leaders politici, mossi dall'amore e dal rispetto dovuti a ogni persona umana, di usare tutti i mezzi disponibili per mettere fine a questa piaga"10. E i cattolici hanno risposto.
    Circa il 27% dell'assistenza sanitaria per le vittime dell'HIV/AIDS è fornito da organizzazioni della Chiesa e Ong cattoliche, come ha ammesso anche The Lancet 11. Queste formano un ampio network di cliniche che raggiungono le persone più povere, più lontane e derelitte dell'Africa.
    Queste statistiche suggeriscono che la vera storia può essere opposta a quella presentata dai media: l'osservanza cattolica può in realtà essere il miglior profilattico.
    Quanto sono efficaci i profilattici?
    Il secondo assunto è che i profilattici sono essenziali per prevenire l'Aids in Africa. Secondo i ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine, "Il profilattico è un dispositivo salva-vita: è altamente efficace nel prevenire la trasmissione di HIV se usato correttamente e regolarmente ed è attualmente il miglior modo di prevenzione dell'HIV per coloro che sono sessualmente attivi e a rischio"12.
    Tuttavia è da notare che questo dogma è limitato da due significativi requisiti: "se usato correttamente e regolarmente". In che misura pensate che possa accadere questo nell'Africa sub-sahariana? Se gli esperti non sono stati in grado di debellare l'Aids a San Francisco e a Sidney promuovendo i profilattici, cosa fa loro pensare che riusciranno in Africa?
    Sorprendentemente, nonostante la dogmatica insistenza che distribuire profilattici è il solo modo per fermare l'Aids, ci sono pochissimi studi a conferma di questa affermazione. L'anno scorso un articolo sul Bollettino dell'OMS ammetteva che erano state fatte pochissime ricerche sull'impatto del programma di promozione del profilattico sulla effettiva incidenza dell'infezione HIV 13.
    Inoltre, anche se i profilattici sono "efficaci" - cioé non si rompono e sono impermeabili - la legge di Murphy dice che essi spesso falliranno. Secondo la Family Health International, un gruppo americano che appoggia le iniziative di salute riproduttiva e promuove energicamente i profilattici, "i profilattici devono essere usati correttamente e regolarmente per funzionare"; "l'uso corretto è più complicato di quanto possa sembrare perché ci sono molti modi di sbagliare"; e "alcuni consumatori avranno difficoltà ad usare efficacemente il profilattico e sperimenteranno più della loro percentuale di rottura" 14.
    Nel caotico ambiente sociale di molti paesi africani, dove la povertà è endemica, le donne sono regolarmente vittime di abusi e la poligamia e diffusa, gli uomini non sono inclini a usare i profilattici con regolarità. Come ha osservato il presidente dell'Uganda Musuveni, "In paesi come il nostro, dove una madre spesso deve percorrere 20 miglia per trovare un'aspirina per suo figlio malato o 5 miglia per trovare dell'acqua, il problema di ottenere un rifornimento costante di profilattici non potrà mai essere risolto" 15.
    Un recente studio sull'uso del profilattico nei paesi in via di sviluppo sulla rivista Studies in Family Planning riassumeva la situazione con queste incontrovertibili parole: "Non sono ancora emersi chiari esempi di un paese che sia uscito da un'epidemia generalizzata principalmente grazie alla promozione del profilattico" 16. Questo è maggiormente evidente nell'Africa meridionale. Alti tassi di trasmissione dell'HIV hanno perdurato nonostante gli alti tassi di uso del profilattico. Nel Botswana, dice il professore Norman Hearst, della University of California di San Francisco, le vendite dei profilattici sono salite da 1 milione nel 1993 a 3 milioni nel 2001 mentre la prevalenza di HIV tra le donne incinte dei centri urbani è salita dal 27% al 45%. Nel Camerun le vendite di profilattici sono salite da 6 milioni a 15 milioni mentre la prevalenza di HIV è salita dal 3% al 9%.
    L'esempio dell'Uganda
    In realtà la storia dell'Aids in Uganda conferma il convincimento della Chiesa che l'astinenza e la fedeltà matrimoniale sono realmente il modo migliore di combattere l'Aids. Nel 1991, il tasso d'infezione in Uganda era il 21%. Ora, dopo anni di un semplice ed economico programma chiamato ABC, è crollato al 6% circa.
    ABC sta per Abstain, Be faithful, Condoms (Astinenza, fedeltà e profilattici qualora astinenza e fedeltà non siano praticati). Il presidente ugandese Yoweri Museveni predica l'ABC con il fervore di un evangelico. "Non sono favorevole ai profilattici nelle scuole primarie e secondarie...Lasciamo che i profilattici siano l'ultima risorsa," ha detto recentemente ad una conferenza internazionale sull'Aids nella sua capitale, Kampala. "Ho cresciuto dei bambini e la mia politica era di metterli in guardia dal sesso indisciplinato. Ho cominciato a parlare loro dall'età di 13 anni dicendo loro di concentrarsi sugli studi, che ci sarebbe stato tempo per il sesso"17.
    La signora Toynbee sosteneva nella sua diatriba sul Guardian che "astinenza e celibato non sono la condizione umana". Ma Musuveni - non ignaro della condizione umana - pensa che lo siano. "Convincere il nostro popolo a ritornare ai suoi valori tradizionali di castità e fedeltà o, in mancanza, ad usare il profilattico, è diventata la nostra più grande priorità" ha detto ai dirigenti di aziende farmaceutiche americane un paio di anni fa. "L'alternativa era la decimazione"18.
    Dietro la campagna
    La campagna per macchiare il nome di Giovanni Paolo II con le morti africane è così sorprendentemente stupida che equivale a prova definitiva della massima di Orwell. Cosa potrebbe esserci dietro?
    C'è una risposta politica. Un'abile campagna da parte di cattolici arrabbiati per screditare il Papa e il tradizionale insegnamento della Chiesa è in corso da vari anni. Un gruppo pro-aborto chiamato Catholics for a Free Choice (CFC) ha lanciato una campagna internazionale nel dicembre 2001 per promuovere la sua idea che "i buoni cattolici usano il profilattico". La propaganda in Usa, Messico,Filippine, Sud Africa, Kenia, Cile e Zimbawe contrassegnava "la prima fase di un tentativo di cambiare la politica vaticana e contestare la sua aggressiva influenza contro la disponibilità e l'accesso ai profilattici nelle aree del mondo maggiormente a rischio."19 La conseguente copertura mediatica, almeno in Gran Bretagna, ha riflettuto i principali temi dell'ideologia di CFC.
    Ma ad un livello più profondo, il credo cattolico sulla sessualità si scontra con ciò che Giovanni Paolo II definiva una "patologia dello spirito". Per fare un esempio prendiamo l'asserzione di Polly Toynbee che "la contraccezione è la vera salvezza delle donne". Il Papa mirava ad un'altra salvezza. Egli sapeva che la tecnologia non può risanare la condizione umana ferita. Non può infondere il dominio di sè , il rispetto degli altri; non può produrre il senso di responsabilità. L'unica salvezza non viene da una pillola o da un profilattico ma dalla conversione del cuore. Una toppa tecnica lascerà irrisolti gli acuti problemi dell'Africa della disuguaglianza dei sessi, della povertà, della scarsa educazione e del dissesto sociale. E senza risolvere questi, il problema dell'Aids peggiorerà sicuramente.
    Ma chiaramente un capro espiatorio per l'Aids in Africa soddisfa la necessità principale di una semplice soluzione di fronte alla calamità. Ho un'idea che sistemerà tutto.
    Mentre i giornalisti britannici sono occupati ad inveire contro la terribile assistenza sanitaria in Africa, il governo inglese collabora per peggiorare la situazione. Secondo un recente numero di The Lancet, il personale sanitario dell'Africa sub-sahariana sta migrando verso il Regno Unito, lasciando l'assistenza sanitaria del paese d'origine in uno stato catastrofico 20. Circa il 60% dei dottori laureati in Ghana negli anni 80, ad esempio, ha lasciato il paese. Le iniziative per affrontare l'Aids, come l'obbiettivo dell'OMS di somministrare terapie anti-retrovirali vita natural durante, vengono ostacolate dalla carenza di dottori. A meno che i dottori e le infermiere rimangano a casa invece di inseguire migliori salari nel Regno Unito, molte, molte più persone contagiate dall'HIV moriranno.
    Una persona può mettere fine a questo scandalo: il Primo Ministro inglese. Forse se Polly Toynbee conficca spilloni in una bambola voodoo di Tony Blair, l'intero problema svanirà. Sciocco? OK. Ma ha molto più senso che trafiggere l'ultimo Papa.
    NOTE:
    1. Nicholas D. Kristof. "The Pope and AIDS”. New York Times. 8 May 2005.
    2. Michela Wong. "Blood of innocents on his hands”. New Stateman. 11 April 2005.
    3. Rosemary Neill. "A Catholic culture of death”. Australian. 7 May 2005
    4. Polly Toynbee."Not in my name". Guardian. 8 April 2005.
    5. "The Pope's grievous errors". The Lancet. 12 March 2005.
    6. "Devastating setback in Africa"Globe and Mail (Toronto). 24 May 2005.
    7. UNAIDS. "AIDS epidemic update 2004."
    8. Brendan O'Neill. "Did the Pope spread AIDS in Africa?" Spiked. 8 April 2005.
    9. World Health Organization, Epidemiological Fact Sheets and The Hierarchy of the Catholic Church
    10. Ecclesia in Africa. 14 September 1995
    11. Javier Cardinal Lozano Barragán."Message for World AIDS Day". 1 December 2004 "The Pope's grievous errors". The Lancet. 12 March 2005.
    12. Anna Foss, Peter Vickerman, Charlotte Watts. "The Ban That Kills". Conscience. Spring 2005.
    13. King K. Holmes, Ruth Levine, Marcia Weaver. "Effectiveness of condoms in preventing sexually transmitted infections". Bulletin of the World Health Organization, June 2004, 82 (6).
    14. "The Latex Condom: Recent Advances, Future Direction". Family Health International .
    15. Cited in Norman Hearst and Sanny Chen. "Condom Promotion for AIDS Prevention in the Developing World: Is It Working?". Studies in Family Planning. March 2004.
    16. Norman Hearst and Sanny Chen. "Condom Promotion for AIDS Prevention in the Developing World: Is It Working?". Studies in Family Planning. March 2004.
    17. "Museveni Opposes Condoms in Schools". AllAfrica.com, 30 November 2004.
    18. Cited in Joseph Loconte, "The White House Initiative to Combat AIDS: Learning from Uganda". Heritage Foundation, Executive Summary #1692, 30 September 2003.
    19. http://www.condoms4life.org/campaign/index.htm
    20. "Loss of health professionals from sub-Saharan Africa: the pivotal role of the UK". The Lancet. 28 May 2005.
    http://www.acquaviva2000.com/POLITIC...espiatorio.htm

  5. #25
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    Ripensare le strategie di prevenzione dell’HIV/AIDS
    Claudia Navarini, docente della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum




    Da circa vent’anni, il mondo sta affrontando la lotta contro l'epidemia dell’AIDS (Acquired Immunodeficiency Syndrome). Secondo i dati raccolti nel 2003 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, le persone che attualmente vivono con HIV o AIDS sono circa 42 milioni nel mondo. Nonostante i notevoli miglioramenti nelle terapie, grazie alle quali il passaggio dalla sieropositività HIV all’AIDS è divenuto meno scontato e la vita dei malati di AIDS si è allungata in modo considerevole, la sindrome resta una malattia mortale fra le più temibili del nostro tempo.

    Le modalità di intervento preventivo finora più praticate consistevano in massicce campagne di diffusione dei preservativi o condom, senza che venissero adeguatamente affrontate le questioni etiche sottese alla trasmissione sessuale della malattia. Anche in Italia, fino a pochi anni fa, le reti televisive proponevano insistentemente spot pubblicitari sul collegamento fra uso del condom e prevenzione dell’AIDS, con lo slogan “Se la conosci la eviti”.

    Ma qualcosa sta cambiando nel “mito” del preservativo. Il titolo di un libro pubblicato nel dicembre 2003 da Edward Green, ricercatore del Center for Population and Development Studies di Harvard, suona appunto Rethinking AIDS Prevention: Learning from Successes in Developing Countries (Ripensare la prevenzione dell’AIDS: la lezione dei successi nei paesi in via di sviluppo).

    Lo stesso autore, in un lavoro di equipe estremamente qualificato dal punto di vista scientifico ed
    epidemiologico, ha presentato nel gennaio 2004 uno studio presso il Medical Institute for Sexual Health a Washington D.C. che attesta come la distribuzione a tappeto dei preservativi nel continente africano, in particolare nell’Africa sub-sahariana che risulta la più colpita dal male, non abbia sortito gli effetti sperati
    (http://www.newsmax.com/archives/ic/2004/1/16/13230.shtml ).

    Anzi, i dati raccolti in paesi come Kenya e Botswana indicano che ad un incremento nella vendita di preservativi si accompagna un aumento di contagi, dal momento che una maggiore promiscuità produce, statisticamente, un aumento del rischio di infezione.

    Ciò significa che la soluzione reale al problema dell’AIDS non può consistere nella proposta fallace del “sesso sicuro”, ma in un mutamento del comportamento promiscuo, da perseguire con una tenace e paziente opera culturale e educativa. Afferma infatti Green: “nell’arco della vita, è il numero dei partner sessuali che conta, mentre il grado di diffusione dei preservativi si è rivelato non determinante”.

    Lo studio citato, dal titolo ABC. Un approccio alla pandemia dell’AIDS, cita come esempio di validità della metodologia AB (Abstinence e Be faithful) il caso dell’Uganda, dove il governo, promuovendo appunto l’astinenza e la fedeltà, ha indotto una drastica diminuzione di comportamenti a rischio: i rapporti sessuali occasionali sono infatti calati del 65%, laddove l’esclusivo ricorso alla metodologia C (Condom) ha prodotto effetti contrari, come era prevedibile.

    La falsa sicurezza generata dal preservativo si fonda sull’ignoranza delle sue reali capacità preventive. Anche quando usato correttamente e nel 100% dei casi – cosa che accade piuttosto di rado – il condom ha un’efficacia dell’80% circa, pertanto ben due persone su dieci contraggono l’infezione pur avendo avuto rapporti “protetti”.

    Le dimensioni del virus dell’HIV, infatti, sono 500 volte inferiori a quelle degli spermatozoi, e possono dunque penetrare più facilmente attraverso la parete del dispositivo (G. J. Woodall, The use of the condor to protect against the transmission of Hiv in prison, “Medicina e Morale”, 1999/6, pp. 1073-1074).

    A fronte di questi risultati, già da alcuni anni l’amministrazione degli Stati Uniti ha avviato programmi di educazione alla castità, consapevole che il costante aumento di contagi da malattie sessualmente trasmesse (15 milioni di nuovi casi ogni anno secondo le stime effettuate dal National Institute of Health nel 2001) rappresenta una questione eminentemente etica.

    Non si tratta cioè di trovare la soluzione strumentale che consenta di mantenere il comportamento disordinato senza sortirne gli effetti negativi, come auspicano coloro che, svanite molte delle speranze riposte nel preservativo, attendono trepidanti l’arrivo di un vaccino contro l’AIDS.

    Tale rimedio è senz’altro auspicabile, naturalmente, ma non elimina il fatto che la trasmissione per via sessuale dell’AIDS è un effetto disastroso di un comportamento iniquo, la promiscuità sessuale, che mina in profondità la naturale bellezza ed esclusività dell’unione coniugale, con ricadute gravissime sull’individuo e sulla società, in particolare sugli innocenti che vengono loro malgrado coinvolti.

    Non basta un nuovo vaccino per guarire il male morale. L’illusione che la scienza e la tecnica possano risolvere ogni problema, ogni malattia, ogni conseguenza negativa delle azioni umane, infatti, rende assurdamente ciechi al fatto, per sé evidente, che non è possibile negare l’ordine naturale senza pagarne in qualche modo pesantemente le conseguenze.

    La Chiesa, che viene accusata di privare l’uomo della sua libertà e della sua felicità, cerca al contrario di promuoverle in tutti i modi, e per questo esorta a vedere nella sessualità una dimensione costitutiva dell’essere umano, che consente all’uomo e alla donna di essere pienamente dono l’uno per l’altra.

    Il modo più perfetto di questo dono, a livello naturale, consiste nel dono totale ed esclusivo di sé che si fanno vicendevolmente gli sposi, e che si esprime massimamente nell’unione sessuale coniugale. La promiscuità, invece, giustificata talora con la presunta ingovernabilità dell’impulso sessuale talora con la volontaria e “spensierata” condiscendenza ad esso, trasformano l’atto sessuale da donazione reciproca a reciproco utilizzo.

    E qui risiede anche la radice di molti dei gravi attentati contro la vita e la dignità umana cui si assiste quotidianamente: dove l’altro diviene un mezzo per la realizzazione dei propri scopi, il valore intrinseco della persona viene radicalmente negato o mistificato, e alla logica dell’amore e della giustizia si sostituisce inesorabilmente quella dello sfruttamento e della prevaricazione.

    Le società rischiano così di ricadere sotto la legge del più forte, mentre i deboli – dal bambino non nato al morente, dalle mamme in difficoltà ai paesi poveri – diventano le prime vittime di questo ritorno “tecnologico” alla barbarie.

    http://www.acquaviva2000.com/BIOETIC...ione%20HIV.htm

  6. #26
    ooooWAGLIONEoooo
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    Il preservativo non è efficace perchè a volte si rompe?


    Non mi fido molto di chi ragiona così .



  7. #27
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    Citazione Originariamente Scritto da waglione Visualizza Messaggio
    Il preservativo non è efficace perchè a volte si rompe?


    Non mi fido molto di chi ragiona così .



    Il preservativo ha anche un'alta percentuale di rischio, per la sua non totale impermeabilità. Dico alta percentuale di rischio perchè fossanche dell'1%, non si andrebbe incontro ad un semplice raffreddore.


    "Il preservativo non è efficace perchè a volte si rompe"


    Il ragionamento è molto più complesso, e a dire il vero difficilmente lo si può smentire. Ma qui subentrano i punti di vista e probabilmente si andrebbe avanti chissà per quanto.
    Ciò che mi premeva di sottolineare è che, o non hai capito cos'hai letto, o fai finta di non capire.

  8. #28
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    E' davvero curioso vedere i soliti quattro valdesi di passaggio che parlano di preservatvi contro l'AIDS...chiamandoli contraccettivi...

    Perche' non distribuire la RSU486 per prevenire l'AIDS...

    Qual e' l'obbiettivo? Perche' e' ancora aperto questo 3d con tutta la sua bassezza intelletuale?

  9. #29
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    Citazione Originariamente Scritto da SibriumCenobita Visualizza Messaggio
    E' davvero curioso vedere i soliti quattro valdesi di passaggio che parlano di preservatvi contro l'AIDS...chiamandoli contraccettivi...

    Perche' non distribuire la RSU486 per prevenire l'AIDS...

    Qual e' l'obbiettivo? Perche' e' ancora aperto questo 3d con tutta la sua bassezza intelletuale?
    Dai, un pò di comprensione e buona volontà.

    Ciao

  10. #30
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    Citazione Originariamente Scritto da Ciudidudi Visualizza Messaggio
    Il preservativo ha anche un'alta percentuale di rischio, per la sua non totale impermeabilità.
    Non è impermeabile???
    Questa da dove l'hai pescata scusa?

    Dico alta percentuale di rischio perchè fossanche dell'1%, non si andrebbe incontro ad un semplice raffreddore.
    E' molto, MA MOLTO meno dell'1%

 

 
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