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PAGNONCELLI "la partita è aperta fino all'ultimo minuto" 17/02/2008 17 Feb. - Per Nando Pagnoncelli il peso di un nuovo "centro" tra la Rosa Bianca di Pezzotta e Tabacci e l'Udc e il recupero del patito di Veltroni lascia aperte le porte fino all'ultimo sugli scenari della politica per le prossime consultazioni di aprile
Casini se ne va e lascia un po' smagrita l'ex Casa delle Libertà. Fini decide di sublimarsi nel neonato Partito dellel libertà, regalando fiamme e nostalgie a Storace e Bontempo ma ritrovando al proprio fianco, dura e pura, la Mussolini. Gran movimento sotto il sole della destra o del cenroestra, movimento che ovviamente, in virtù del gesto di Casini, ridesta se non le percentuali, almeno gli umori e gli orgogli dei centristi della Rosa Bianca di Pezzotta e Tabacci.
Mancano due mesi alle elezioni e tutto può accadere. Nando Pagnoncelli, il sondaggista, uno dei volti più noti e tra i commentatori più pacati, spiega subito che tutto può ancora succedere: siamo in precampionato e ormai da decenni, caduto il muro di Berlino e i muri dei nostri saldissimi partiti, smarrito il voto di appartenenza ferrea, si gioca fino all'ultimo.
Pagnoncelli, che non è una cartomante, esclude di poterci rivelare in anticipo il nome del vincitore. Con modestia ci dà lo stato di fatto: "L'Udc vale oggi il 5 o il 6%. La Rosa bianca in percentuale può valere uno o due punti, ma gli italiani non la conoscono. Di qui a due mesi Casini, sempre che non cambi idea, potrebbe strappare qualche voto cattolico al Partito delle libertà, la Rosa bianca potrebbe riuscirci sull'altro fronte dello schieramento. L'elettore di Fini non è che sia proprio convinto di seguire il suo segretario. Ricorderà gli scherzi e gli scontri di qualche settimana fa soltanto, ricorderà rapporti ben poco sereni all'interno del centrodestra e potrebbe scegliere di conseguenza. Non dobbiamo invertarci elettori tetragoni, inossidabili, imprigionati dalle sigle. Non è così da tempo. Ammesso che non si materializzi di nuovo una forte tensione bipolare: in tal caso qualche elettore dell'Udc potrebbe essere tentato di votare per Berlusconi...".
Tensione bipolare, cioé ritorno al "voto contro", cioè chiamata alle armi, come due anni fa, e onseguente appello al "voto utile", variabile possibile, da non dimenticare anche se il quadro oggi è di grande effervescenza e quindi di mobilità, rompendo lo schema di due anni fa. "Una condizione di dinamismo -commenta Pagnoncelli- che mi ricorda il '94, cioè giorni di composizione e ricomposizione del quadro politico, trascinando con sè una grande fluidità del voto. Terrei ben presente la complessità, perché le motivazioni dell'elettore sono tante e si sovrappongono: è un voto per il leader, ma può essere un voto contro qualcuno e può essere anche un voto di appartenenza".
Non siamo più alle cose semplici di un tempo: alla Camera si vince per un voto, al Senato...". "Al Senato, ricorda Pagnoncelli, la defezione di casini potrebbe costare di più al Partito delle libertà... Potrebbe rimettere in discussione gli equilibri più incerti, a favore in questo caso dello schieramento di centrosinistra e riproporre di regione in regione altre maggioranze e quindi la scena delle altre elezioni a parti inverse".
Possiamo illuderci? Ci sta una vittoria del partito democratico? "Non si può escludere nulla, ma non posso rispondere alla domanda. Mi piacerebbe". Ripete Pagnoncelli che siamo ancora in precampionato e che la partita si gioca fino al recupero: fuori dalla metafora calcistica, fino al recupero soprattutto fra gli indecisi, nell'esercito degli astensionisti e degli astensionisti delusi, questi soprattutto sul fronte dell'Unione, mentre due anni fa più colpito dai delusi fu il centrodestra.
Certo, circa le prospetive, nessuno può negare la crescita del Pd da Spello in avanti rispetto al partito di berlusconi e Fini, soprattutto dopo la decisione di andare da solo. In un mondo confuso è piaciuto il coraggio della chiarezza.
Una domanda a Pagnoncelli: va bene gridare ai quatro venti i propri progressi oppure è meglio una linea sorniona, understatement, per piazzare a sorpresa la botta finale, per non "armare l'avversario dell'argomento del "voto utile", del "voto contro"?
"Nel 2001 la fiducia mostrata da Rutelli fece bene al suo elettorato e quindi al suo risultato. Lo stesso accadde nel 2006 per Berlusconi: insistette tantissimo sulla ripresa, presentò vari sondaggi che lo davano in crescita, compreso quello americano che diede il là a molte polemiche. Chi è sfavorito, se dà per scontata la sconfitta, demotiva i suoi e amplia il campo dei rinunciatari. Dimostrare che si possono rovesciare le brutte previsioni serve a mobilitare. A quel punto conta anche la personalità del leader". (L'Unità)