Spesso nella nostra "area" politica vi sono due "scuole di pensiero" in merito all'anti-comunismo: una che vede l'anti-comunismo come un'assurdità, un'altra che vede l'anti-comunismo come un qualcosa di fondamentale.
Poi a sua volta c'è chi ritiene l'anti-comunismo superato e c'è chi invece ritiene in assoluto il comunismo come un male minore rispetto al liberalismo materialista e democratico.
Io ritengo invece che il comunismo sia l'acerrimo nemico, dal punto di vista ideologico, del Fascismo.
Ma procediamo con ordine.
Il comunismo come forza geopolitica, effettivamente, oggi non esiste più.
C'è una Cina "mao-liberista", paesi come il Vietnam sempre più aperti agli scambi commerciali con l'Occidente mondialista e plutocratico, una Cuba ormai sull'orlo del tracollo e degna di un bordello di lusso per occidentali e una Corea del Nord in preda alla miseria e alle carestie nonchè con un regime che ti controlla pure quante volte vai in bagno al giorno.
Però non esiste più quel blocco geopolitico unitario che c'era ai tempi della guerra fredda.
Chi agita il "pericolo comunista" in politica estera è uno stolto fuori dalla realtà.
E nemmeno in Italia vi è il serio pericolo di una presa al potere di un fantomatico partito comunista coi controcazzi.
La validità dell'anti-comunismo però la si può vedere sotto il profilo ideologico e in tal senso non credo che vi possano essere dubbi.
Il comunismo nella teoria voleva la creazione di una comunità fondata sull'egualitarismo e la pace, una società senza classi e l'assenza di un'autorità costuita. In una parola sola: l'anarchia.
E a tutto questo ci si doveva arrivare con lo strumento della lotta di classe, la rivoluzione proletaria, la dittatura del proletariato e un regime socialista.
Abolizione della proprietà privata, livellamento di ogni essere umano, spiegazione di qualsiasi evento storico coi criteri dell'economia, materialismo, disprezzo per qualsiasi tipo di etica e di spiritualità religiosa, cancellazione delle identità nazionali, cosmopolitismo e internazionalismo, ecc.
Il comunismo nella pratica, con le dovute differenze dipendenti dal singolo contesto nazionale specifico, è consistito in un regime dittatoriale oppressivo e totalitario che ha attuato un livellamento dell'uomo verso il basso e quindi verso l'estrema povertà. Anzichè "elevare" il lavoratore umile dalla sua condizione sociale, lo ha impoverito ulteriormente.
Il comunismo ha creato masse di poveri disagiati e in alcuni casi disadattati che al momento della caduta dei regimi socialisti stessi si sono trasformate in masse di consumatori spinti, affamati da anni di povertà.
Il tutto avvantaggiando una casta oligarchica di mafiosi che hanno gestito le ricchezze dello Stato, vivendo una vita ben più decente di quella degli altri cittadini.
Se la pratica è stata terribile e ha lasciato una scia innumerevole di morti, la teoria non è stata da meno.
L'egualitarismo spinto, il dissolvimento della persona nella comunità, il materialismo, l'economicismo, il classismo e l'invidia sociale non sono altro che stadi di ulteriore decadenza rispetto all'età liberale.
Lo stesso Engels, come amava ripetere Evola, scrisse che la Rivoluzione Francese a carattere illuminista e le rivoluzioni liberali dell'Ottocento non erano altro che fatti politici che avrebbero preparato il terreno per la rivoluzione proletaria e la presa al potere del Comunismo.
Ed in effetti, se ci si pensa attentamente, ciò che nel liberalismo vi è di negativo (tutto o quasi
) nel comunismo viene portato all'estremo.
La stessa dittatura del proletariato non è altro che una forma violenta di democrazia.
Qualcuno ha detto che il Fascismo è anti-comunista perchè ha superato il comunismo e per questo il comunismo è da considerarsi come "retrograde" rispetto al Fascismo.
Dire ciò significa affermare un qualcosa di inesatto.
Il Fascismo non ha superato in campo sociale il marxismo, ma lo ha negato completamente.
Il Comunismo rispetto al Fascismo, nel contesto italiano dell'epoca, era retrograde perchè il Comunismo si poneva in un'ottica di scontro e di lotta fra le classi sociali che invece il Fascismo aveva fatto cessare tramite il sistema corporativista. E' falso dire che il Fascismo fosse "più progressista" del Comunismo, quasi come se lo avesse superato "da sinistra".
Il Fascismo voleva uno Stato Organico fondato su principi e valori spirituali forti e saldi. I valori eroico-sacrali dell'antica Roma sono rivissuti sotto le insegne delle camice nere e i Fasci Littori. La gerarchia e la concezione del popolo come totalità organica della Nazione sono stati concetti propri al Fascismo.
La pace sociale, la fine di qualsiasi contrasto interno dettato da motivi di classe o economici e la sproletarizzazione ideologica del lavoratore sono stati gli obiettivi più importanti della politica economica e sociale del Fascismo.
Tutto questo è radicalmente, intrinsecamente e ideologicamente fortemente anti-comunista.
Perciò, i tempi ultimi, che vedono il predominio di principi "liberaldemocratici" e sogni di esportazione della liberaldemocrazia, non devono ingannarci sul fatto che l'anti-comunismo sia un dovere per qualsiasi Fascista al pari dell'avversione verso il liberalismo.
Inoltre, oggi più il liberalismo democratico si fa aggressivo, e qui mi riferisco al neo-conservatorismo americano, più si avvicina a quelle forme di "esportazione della rivoluzione" di trotzkiana memoria.