Originariamente Scritto da
informauro
Hai letto bene.
Il 27 aprile del 1972 alle 21h00 ricevemmo una telefonata dalla Questura di Roma. Mio padre fu convocato d'urgenza. Di ritorno mi fece alzare dal letto, sedere di fronte alla scrivania del suo studio e estremamente serio raccontò.
A seguito di numerose denunce i poliziotti avevano fatto irruzione nella sede dell' MSI di via Sommacampagna, scovando una perfetta schedatura.
La mia scheda conteneva 2 foto: una nell'atto di vendere il quotidiano Lotta Continua, l'altra in primo piano.
La parte scritta, oltre al mio nome e cognome recava il mio indirizzo, il n. di telefono, il numero del bus che utilizzavo, la marca ed il colore della mia moto (la mitica Gilera 98), il nome della squadra di calcio per cui giocavo, il nome di due miei amici (e addirittura il soprannome di uno di loro, "er Pennello") oltre alcune mie abitudini (p.e. dove giocavo al biliardo).
Alla preoccupazione del mio povero Papà contrapposi la mia rabbia giovanile. Continuai a frequentare il circolo a San Lorenzo, dove - mi spiace contraddirti - non schedavamo nessuno. Nulla cambia delle mie abitudini. Ma di paura ne avevo, eccome. Vissi quella schedatura come un'onta profonda contro i miei ideali internazionali, di libertà e giustizia.
Da allora in avanti ne presi (ma ne detti, anche), fino a prendere una deriva che mi portò all'estero, e lasciamo stare come e perchè.
E all'estero sono rimasto per 20 anni.
Se credi che i fatti di quegli anni siano per me banalizzabili col tuo "pagherete caro, pagherete tutti", sbagli: il tuo ricordo è limitato.
Ancora oggi mi perplimono le parole e le facce di tolla, orgogliose di uno sdoganamento che per me è assolutamente privo di significato. Credo di conoscere in profondità sia le debolezze umane (specialmente le mie), sia i sentimenti di odio e disprezzo del diritto altrui, che taluni per i più riescono a celare. E li temo, come ritengo giusto che sia. Li temo per me, la mia famiglia, il futuro delle mie figlie e dello Stato italiano.
informauro