SULLE ELEZIONI ITALIANE DEL 13 E 14 APRILE 2008


La crisi economica del capitalismo avanza a passi da gigante. E nel suo correre a perdifiato verso la catastrofe si è trascinata dietro anche quei brandelli malconci di assetto politico che il padronato italiano cerca di presentarci come “democrazia”. Il teatrino dei politici, delle cordate politiche, dei partiti e delle liste “nuove”, procede quotidianamente sul sangue dei lavoratori e dei popoli sottomessi. L’antica arte dell’alchimia torna in auge nella Grande Porcilaia, dove ogni trasformazione è possibile: i partiti della reazione più bieca pretendono di ergersi a difensori dei lavoratori, i partiti che a singhiozzo sventolano le bandierine della pace autorizzano operazioni militari in mezzo mondo, sindacalisti falliti prestati alla politica si adoperano per tenere calmo il popolo giunto ormai alla disperazione… La destra finge di essere di sinistra, la sinistra finge di essere di destra, ognuno conosce la ricetta giusta per uscire dalla crisi e ognuno da la colpa all’”antipolitica”! Due cose sole continuano imperterrite e non si trasformano mai: una è che i politici difendono gli interessi dei padroni, l’altra è che il Popolo Sardo ci ricasca sempre e ogni volta, travestitosi da italiano, manda qualche rinnegato collaborazionista sardo a dare manforte ai colonialisti italiani.
Nella grande confusione, generata dall’inganno studiato ad arte, il nostro Popolo martoriato corre ad eleggere i propri carnefici come l’asino che insegue la carota. Tutti sanno che non c’è mai stato un solo governo italiano che abbia fatto del bene al Popolo Sardo, e pur di provarle tutte, quasi che per gioco delle probabilità prima o poi il governo buono debba saltare fuori, una grossa fetta di Sardi va ad eleggere oggi i democristiani, domani la destra, dopodomani la sinistra, poi ancora la destra e così via. Eppure nel trascorrere della vita tutti vedono che le condizioni sociali della nostra terra non fanno altro che peggiorare. Lo spropositato potere del clanismo fa sì che migliaia di Sardi, dopo aver giurato per anni di non voler mai più mettere piede in una sede elettorale, dopo aver maledetto il governo, i governanti, la destra, la sinistra, il passato, il presente e il futuro, come automi incoscienti si ripresentino al seggio a votare. Perché “è mio cugino”, perché “è del mio paese”, perché “è stato mio professore”, “ha fatto entrare in Comune mia zia”, “ha operato mia nonna”, “è nella compagnia di caccia di mio babbo” e chi più ne ha più ne metta!
Per quanto tempo ancora continueremo a mandare delle persone a Roma affinché partecipino alla rovina del nostro Popolo?
Alcuni credono che questo o quest’altro abbia fatto, nel suo mandato, del bene alla Sardigna, ma quanti si sono chiesti quanto male abbia fatto alla Sardigna ogni qualvolta costui si sia allineato alle decisioni dei partiti italiani, ogni qualvolta sia stato in silenzio per disciplina di partito, ogni qualvolta abbia votato per una qualsiasi legge italiana da imporre alla nostra terra? I Sardi che cercano di andare in Parlamento, questa è la dura realtà, non lo fanno soltanto per avere dei benefici personali, lo fanno perché si sentono italiani, e da italiani ragionano: tutto ciò che essi identificano come “bene comune” altro non è che il bene dell’Italia, e tutto ciò che essi identificano come “bene particolare” altro non è che lo scambio di favori con i propri elettori. Nel primo caso fare del bene allo Stato che tiene la nostra terra in condizione di colonia è a dir poco alto tradimento, nel secondo caso è più semplicemente mafia: in un caso e nell’altro è lavorare alla rovina della Nazione Sarda! Non è certo mandando un proprio compaesano nella Cupola che la nostra terra si risolleverà dalla situazione spaventosa in cui si trova! Forse alcuni credono ancora che se ci sono dei Sardi nel Parlamento italiano questi abbiano sia la buona fede e sia il potere di difendere la Sardigna contro decisioni sbagliate: beata ignoranza. I Sardi in Parlamento all’Italia servono solo come burattini contro il sentimento di sardità, servono all’Italia per far si che siano dei Sardi a confrontarsi con Sardi su questioni delicate che potrebbero mettere in discussione il suo potere o mostrarla finalmente per ciò che è: uno Stato che ha invaso la nostra patria.
Non è un caso che ci siano stati dei presidenti della Repubblica sardi, così come non è un caso che nei momenti in cui in Sardigna il sentimento indipendentista ha cominciato a far breccia il ministro degli interni sia puntualmente stato un sardo (negli anni ’70 Cossiga e negli anni 2000 Pisanu). E guarda caso anche quando è iniziata a crescere per la prima volta in Sardigna una larga protesta contro le basi militari sono comparsi prima un sottosegretario alla Difesa sardo (Cicu) e poi un ministro della Difesa sardo (Parisi). Inutile dire che da buoni italiani di Sardegna hanno saputo svolgere a dovere il mandato di repressione e mediazione col nostro Popolo che il padrone italiano ha dato loro.
Del resto è opportuno chiarire anche che il noioso balletto di preferenze di sinistra o di destra è sempre poggiato su un solido fondamento: che sia destra o che sia sinistra la dominazione italiana sulla nostra terra non viene messa in discussione. E quanto sia la destra italiana che la sinistra italiana vogliano bene alla nostra patria sarda l’hanno saputo dimostrare egregiamente anche con i loro rappresentanti sardi in Regione. Quando a Roma e in Regione c’era il centrodestra hanno pensato bene, in perfetto accordo tra padroni e servi, di cercare di rifilarci le scorie nucleari; quando a Roma e in Regione c’è stato il centrosinistra allo stesso modo hanno pensato bene di portarci la mondezza italiana. O per un verso o per l’altro l’Italia non ci da altro che rifiuti. E i suoi rappresentanti sardi alla Regione, alternativamente, gli uni si “arrabbiano” e gli altri ringraziano.
Che cosa sono capaci di fare i politici Sardi al soldo dell’Italia, dunque, lo vediamo bene tutti giorni già qui in Sardigna. Non si vede quindi quale debba essere il motivo che possa farci credere che andando a Roma questi gran signori all’improvviso tirino fuori una bacchetta magica e facciano del bene alla nostra terra. Una terra che evidentemente odiano, dal momento che nessuno porterebbe i rifiuti in casa delle persone care!
Se davvero noi Sardi ci siamo stancati di vivere continuamente sottoposti al sopruso, alla miseria, alle umiliazioni, l’astensione alle elezioni italiane di aprile potrà essere un’altra occasione per far valere la nostra dignità nazionale.
Gli italianisti di destra ci diranno che con l’astensione faremo vincere la sinistra, gli italianisti di sinistra ci diranno che con l’astensione faremo vincere la destra. Agli uni e agli altri risponderemo: NOIS


SEMUS SARDOS!
NO PRUS VOTOS, NO PRUS LISTAS
NO PRUS TRUFAS DE ELETZIONES
ASTENSIONE CONSAPEVOLE, ATTIVA E DI MASSA
ALLE ELEZIONI POLITICHE DELLO STATO ITALIANO
DEL 13 E 14 APRILE 2008!
GHERRA A SU COLUNIALISMU!
S’INDIPENDENTZIA EST S’UNICA VIA!

A Manca pro s’Indipendentzia
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