Risultati da 1 a 6 di 6
  1. #1
    Fede speranza amore
    Data Registrazione
    26 Jan 2010
    Messaggi
    3,843
     Likes dati
    261
     Like avuti
    306
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito EBREI - San Giovanni Crisostomo: “Omelie contro gli Ebrei”

    San Giovanni Crisostomo
    "Omelie contro gli Ebrei"


    OMELIE CONTRO GLI EBREI di San Giovanni Crisostomo. Tale opera venne meritoriamente tradotta e stampata nel 1997 dal Centro Librario Sodalitium. Il libro è ormai esaurito e non è stato ristampato. Con il consenso di don Ugolino Giugni, responsabile del CLS, pubblico quindi le famose omelie su questo blog a partire da oggi.

    La quarta di copertina del libro in questione, recita quanto segue:

    San Giovanni, "il più grande oratore cristiano, uno dei più grandi di tutti i tempi", detto dai posteri Crisostomo ("dalla bocca d'oro") proprio per questo motivo, nacque ad Antiochia tra il 344 e il 347. Dopo aver ricevuto un'accurata educazione profana e religiosa, si ritirò nei deserti della Siria, dove visse quattro anni come monaco e due come anacoreta. Tornato ad Antiochia, vi fu ordinato diacono (nel 381) e sacerdote (nel 386). Verso la fine del 387 venne eletto e consacrato arcivescovo di Costantinopoli. Il suo governo pastorale suscitò l'ammirazione del popolo, ma anche il rancore degli orgogliosi, degli invidiosi e dei corrotti. Il patriarca di Alessandria, Teofilo, ordì degli intrighi contro il Crisostomo e riuscì, forte dell'appoggio dell'imperatrice Eudossia, a ottenerne la deposizione e l'esilio. Ritornato in patria, per intervento del popolo, fu nuovamente esiliato per opera di Eudossia. Durante il viaggio del secondo esilio, la morte lo colse a Comana in Cappadocia, il 14 Settembre del 407, stremato dai maltrattamenti infertigli dai soldati, mentre a Roma Papa Innocenzo I invocava il suo ritorno sulla sede episcopale. La giustizia divina però non permise a Eudossia di trionfare: essa morì quattro giorni dopo la sua vittima.
    Le "omelie contro gli ebrei" sono degli anni 386-387; furono pronunciate dal Crisostomo, emulo di San Paolo, per distogliere i fedeli di Cristo dagli ormai morti riti giudaici che essi ancora praticavano. Molti parlano di queste famose "otto omelie" senza cognizione di causa; infatti malgrado il rinnovato interesse per la patristica non ne esisteva, fino ad oggi, una traduzione in italiano. Il Centro Librario Sodalitium vuole, con la presente edizione, porre fine a questa lacuna.


    Omelie contro gli Ebrei N.1
    Andrea Carancini: San Giovanni Crisostomo - OMELIE CONTRO GLI EBREI 1

    Omelie contro gli Ebrei N.2
    Andrea Carancini: San Giovanni Crisostomo - OMELIE CONTRO GLI EBREI 2

    Omelie contro gli Ebrei N.3
    Andrea Carancini: San Giovanni Crisostomo - OMELIE CONTRO GLI EBREI 3

    Omelie contro gli Ebrei N.4
    Andrea Carancini: San Giovanni Crisostomo - OMELIE CONTRO GLI EBREI 4

    Omelie contro gli Ebrei N.5
    Andrea Carancini: San Giovanni Crisostomo - OMELIE CONTRO GLI EBREI 5

    Omelie contro gli Ebrei N.6
    Andrea Carancini: San Giovanni Crisostomo - OMELIE CONTRO GLI EBREI 6

    Omelie contro gli Ebrei N.7
    Andrea Carancini: San Giovanni Crisostomo - OMELIE CONTRO GLI EBREI 7

    Omelie contro gli Ebrei N.8
    Andrea Carancini: San Giovanni Crisostomo - OMELIE CONTRO GLI EBREI 8


    Fonte: Andrea Carancini. blogspot.com
    Andrea Carancini
    Ultima modifica di emv; 02-06-20 alle 13:36 Motivo: Rititolazione a scopo classificazione argomenti
    "Non c'è amore più grande di chi dona la vita per gli amici" (Gv 15,13)

  2. #2
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    IPERURANIO INTERIORE
    Messaggi
    4,328
     Likes dati
    63
     Like avuti
    331
    Mentioned
    47 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Lightbulb Re: San Giovanni Crisostomo: “Omelie contro gli Ebrei”

    27 gennaio 2017: San Giovànni Crisòstomo, Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa…


    “27 gennaio, San Giovanni Crisostomo, Vescovo, Confessore e Dottor della Chiesa (344/354 – 407).[/B]
    “San Giovanni Crisostomo, Vescovo di Costantinopoli, Confessore e Dottore della Chiesa, celeste patrono dei sacri Oratori, il quale si addormentò nel Signore il quattordici Settembre. Il suo sacrocorpo, trasferito in questo giorno a Costantinopoli sotto Teodosio il Giovane, e di là poi a Roma, fu deposto nella Basilica del Prin­cipe degli Apostoli”.
    O glorioso s. Giovanni Crisostomo, che, soffrendo sempre con inalterabile rassegnazione le calunnie pubblicate contro di voi dai più potenti nemici, quindi la deposizione, e per ben duo volte l’esilio dalla vostra sede, e l’assassinamento tentato della vostra persona, foste ancora da Dio medesimo glorificato col terremoto e colla grandine che desolarono Costantinopoli in pena della vostra espulsione, collo suppliche a voi spedite per richiamarvi, colle più orrende disgrazie sopraggiunto ai vostri persecutori, e finalmente coi più stupendi prodigi operati a vantaggio dei luoghi disagiatissimi in cui foste rilegato, ottenete a noi tutti la grazia di soffrire sempre con mansuetudine, anzi di ricambiare coi benefizi gli affronti dei nostri nemici, onde impegnare l’Altissimo a glorificarci a misura delle sofferte umiliazioni. Così sia.”




    Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    [I]Amen.
    Eterno Padre, intendo onorare san Giovànni Crisòstomo, Vescovo di Costantinopoli, Confessore e Dottore della Chiesa, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Dottore, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Giovànni Crisòstomo, Vescovo di Costantinopoli, Confessore e Dottore della Chiesa, possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.



    Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Non è di san Giovanni Crisostomo il paragone delle azioni nostre con le lettere? Osservava l’eloquente Padre della Chiesa: se voi scrivete una lettera e non vi ponete l’indirizzo, è impossibile che essa venga recapitata a destinazione. E soggiungeva: anche ognuno dei nostri atti che compiremo durante il giorno, è simile ad una lettera; poniamoci, dunque, preventivamente l’indirizzo: «a Dio»; offriamoli, cioè, a Lui; ed allora man mano che noi scriveremo le lettere nostre, l’Angelo buono che ci accompagna le porterà a Gesù e gli sussurrerà: «Sono destinate a Te».”


    "Oremus et pro perfidis Iudaeis: ut Deus et Dominus noster auferat velamen decordibus eorum; ut et ipsi agnoscantIesum Christum Dominum nostrum.Omnipotens sempiterne Deus, qui etiamiudaicam perfidiam a tua misericordia nonrepellis: exaudi preces nostras, quas proillius populi obcaecatione deferimus; ut, agnita veritatis tuae luce, quae Christusest, a suis tenebris eruantur. Per eumdem Dominum...R/. Amen."
    "Preghiamo pure per gli infedeli Giudei, affinché il Signore nostro Dio tolga il velo che copre i loro cuori, e riconoscano con noi Cristo nostro Signore. Dio onnipotente ed eterno, che nella tua misericordia non discacci neppur gli stessi Giudei; esaudisci le preghiere che noi ti rivolgiamo a riguardo della cecità di questo popolo, affinché riconoscendo la luce della tua verità, che è il Cristo, essi siano liberati dalle loro tenebre. Per lo stesso Gesù Cristo nostro Signore...R/. Così sia."







    http://www.terrasantalibera.org/omel..._gli_ebrei.pdf
    “San Giovanni Crisostomo, Omelie contro gli ebrei, Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia 1997.
    [/B][/B][/B][/B][/B][/B][/B][/B][/B][/B][/B][/B][/B]Pubblicato per la prima volta in italiano nel settembre 1997 da: “Centro Librario Sodalitium” (CLS), Località Carbignano 36, 10020 Verrua Savoia centrolibrario@sodalitium.itwww.sodalitium.it – ' 0161 839335 “OMELIE CONTRO GLI EBREI”, di san Giovanni Crisostomo, non più disponibile presso il CLS, perchè al momento esaurito, è uno dei testi fondamementali della patristica cristiana. Eccezion fatta per "Omelie contro gli ebrei", tutti gli altri libri sono comunque disponibili presso il CLS, ed il loro elenco è reperibile a questo indirizzo:
    Sodalitium - Sito ufficiale dell'Istituto Mater Boni Consilii [/B]Andrea Carancini
    (Andrea Carancini), con licenza del CLS, ci offre la pubblicazione della ristampa on-line delle otto singole omelie. Alla fine del libro sono indicati tutti i links per accedere ad ogni omelia individualmente La presente raccolta delle otto omelie in formato PDF-book è a cura della Redazione di Terra Santa Libera org Home Page[/B] - 24 gennaio 2010.”



    Omelie contro gli Ebrei - San Giovanni Crisostomo - Cristianesimo - Religione - Libreria - dimanoinmano.it

    San Giovanni Crisostomo: “Omelie contro gli Ebrei” Di AgnusDei nel forum Cattolicihttps://forum.termometropolitico.it/...gli-ebrei.html
    https://forum.termometropolitico.it/...risostomo.html
    27 gennaio: San Giovanni Crisostomo
    “27 gennaio: San Giovanni Crisostomo.
    Dio ha voluto che proprio il 27 Gennaio si festeggiasse San Giovanni Crisostomo, vescovo, confessore e dottore della Chiesa, nonchè e soprattutto autore delle celebri OMELIE CONTRO GLI EBREI. Ecco, a noi il 27 piace festeggiarlo così.”

    https://forum.termometropolitico.it/...la-chiesa.html

    27 gennaio (13 settembre) - S. Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa


    Radio Spada
    "Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico http://www.radiospada.org e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com"

    “27 GENNAIO 2017: SAN GIOVANNI CRISOSTOMO,
    VESCOVO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA

    Il dovere dei Pastori.
    Prima della venuta dell'Emmanuele, gli uomini erano come pecore senza pastore: qual gregge disperso il genere umano andava verso la rovina. Gesù non si è dunque contentato di essere l'Agnello destinato all'immolazione per i nostri peccati; ha voluto rivestire il carattere di Pastore, per ricondurci tutti nel divino ovile. Ma, siccome doveva risalire al cielo, ha provveduto alle necessità delle sue pecore costituendo una linea ininterrotta di pastori che pascono in nome suo il gregge fino alla consumazione dei secoli. Poiché le pecore del Signore hanno soprattutto bisogno della dottrina, che è la luce di vita, l'Emmanuele ha voluto che i Pastori fossero anche dottori. La Parola divina e i Sacramenti, ecco il debito dei pastori verso il gregge. Essi debbono essere gli immediati instancabili dispensatori di questo duplice cibo alle loro pecore, e dar la propria vita, se occorre, per l'adempimento d'un dovere sul quale è basata l'intera opera della salvezza del mondo.
    Ma, siccome il discepolo non è da più del Maestro, i Pastori e i Dottori del popolo cristiano, se sono fedeli, son fatti segno all'odio dei nemici di Dio, non essendo possibile estendere il regno di Gesù Cristo senza detrimento del dominio di Satana. Cosicché la storia della Chiesa non è altro, ad ogni pagina, che il racconto delle persecuzioni che hanno sopportato coloro che hanno voluto continuare il ministero di zelo e di carità inaugurato da Cristo sulla terra. Tre specie di combattimenti dovettero sempre sostenere, nei secoli, tre combattimenti che hanno provocato tre meravigliose vittorie.
    Lotta contro il paganesimo.
    Essi hanno dovuto lottare contro l'errore pagano, che si opponeva con la strage alla predicazione della legge di Cristo. Questa persecuzione ha incoronato e riunito attorno alla culla dell'Emmanuele, nei quaranta giorni consacrati alla sua Nascita, Policarpo, Ignazio, Fabiano e Telesforo.
    Resistenza al potere temporale.
    Dopo l'era delle persecuzioni, una nuova arena, non meno gloriosa, si è aperta per i capi del popolo cristiano. I principi, diventati dapprima figli della Chiesa, hanno voluto presto asservirla. Hanno ritenuto opportuno per la loro politica asservire la parola che percorre liberamente il mondo in tutti i sensi, come la luce visibile che ne è l'immagine. Hanno voluto essere sacerdoti e pontefici, come nei giorni del paganesimo, e chiudere le sorgenti di vita che s'inaridiscono appena una mano profana le abbia toccate. Una lotta senza quartiere si è aperta fra i due poteri, lo spirituale e il temporale, e questo lungo periodo ha prodotto i suoi campioni e i suoi martiri. In ogni secolo, Dio ha glorificato la sua Chiesa mediante le battaglie e i trionfi di molti valorosi campioni della parola e del ministero. Tommaso di Cantorbery, Ilario di Poitiers, rappresentano degnamente questi cavalieri alla Corte del neonato Re.
    Lotta contro il mondo.
    Ma vi è un'altra arena di combattimenti per i Pastori e i Dottori del popolo fedele: è la lotta contro il mondo e i suoi vizi; lotta che si è accesa dagli inizi del Cristianesimo, e impegnerà le forze della Chiesa fino all'ultimo giorno. Appunto perché l'hanno sostenuta con coraggio, tanti santi prelati sono stati odiati per il nome di Gesù Cristo. Ne la carità, ne le dedizioni d'ogni genere, ne l'umiltà, ne la mansuetudine, li hanno salvati dall'ingratitudine, dall'odio, dalla calunnia, dalle persecuzioni, poiché erano fedeli nel proclamare la dottrina del loro Maestro, nel rivendicare la virtù, nell'opporsi ai peccatori. Francesco di Sales non è stato esente dai morsi della malizia degli uomini, cosi come Giovanni Crisostomo che allieta oggi la Chiesa col suo trionfo e si presenta alla culla dell'Emmanuele come il più illustre fra i martiri del dovere pastorale.
    Il vescovo perseguitato.
    Discepolo del Salvatore degli uomini fin nella pratica dei suoi consigli mediante la professione monastica, questo predicatore dalla bocca d'oro ha usato il dono della sua splendida eloquenza solo per raccomandare le virtù recate da Cristo sulla terra, e per riprendere i peccatori. Un'imperatrice di cui aveva accusato le vanità pagane; uomini potenti, di cui aveva segnalato le malvage azioni; donne influenti alle cui orecchie la sua voce importuna tuonava troppo spesso; un vescovo d'Alessandria, e alcuni prelati della corte, più gelosi della propria reputazione che della propria virtù: ecco le forze che l'inferno raduna contro Giovanni. Ne l'amore del suo popolo ne la santità della sua vita varranno a difenderlo. Si vedrà allora il santo vescovo, che aveva rapito col fascino della sua parola gli abitanti d'Antiochia e attorno al quale l'intera Costantinopoli si raccoglieva con un entusiasmo che non scemò un sol giorno, deposto da un indegno conciliabolo [1], il proprio nome cancellato dai dittici dell'altare, malgrado l'energica protesta del Pontefice romano, e andare a morire di stenti, in balia dei soldati, sulla via dell'esilio.
    Coraggio del vescovo.
    Ma quel Pastore, quel Dottore non era vinto. Ripeteva con san Paolo: "Guai a me se non predico il Vangelo!" (1Cor 9,16). E ancora: "La parola di Dio non può essere legata" (2Tm 2,9). La Chiesa trionfava in lui, più glorificata e più consolidata dalla costanza di Crisostomo tratto in prigionia per aver predicato la dottrina di Gesù Cristo che non dai successi dell'eloquenza che Libanio aveva ambita per il paganesimo. Ascoltiamo le forti parole che egli dice alla vigilia di partire per l'ultimo esilio. Era già stato portato via una volta; ma un terremoto, presagio dell'ira del cielo, ha costretto la stessa Eudossia a chiedere piangendo all'Imperatore di richiamarlo.
    Nuove tempeste si addensano contro Giovanni; ma egli sente che tutta la forza della Chiesa è in lui, e sfida la tempesta. Impariamo che cosa sia un Vescovo formato alla scuola di Gesù Cristo, il Pastore e il Vescovo delle anime nostre (1Pt 2,25), come dice san Pietro.
    "I marosi e la tormenta avanzano contro di noi ; tuttavia noi non temiamo di esserne sommersi, poiché siamo fondati sulla pietra. Si scagli il mare con tutta la sua furia: non distruggerà la pietra ; si alzino i marosi: non sommergeranno la barca di Gesù. Ditemi dunque, chi dovremo temere? La morte? Ma Cristo è la mia vita, e per me morire è un guadagno (Fil 1,21). L'esilio, mi direte? Ma del Signore è la terra, con tutto ciò che essa racchiude (Sal 33,1). La confisca dei beni? Ma non abbiamo portato nulla venendo in questo mondo, e nulla possiamo asportarne (1Tm 6,7). Io disprezzo i terrori di questo mondo, e i suoi beni non mi provocano che il riso. Non temo la povertà, non bramo le ricchezze, e non temo la morte; e se desidero vivere, è unicamente per vostro vantaggio. Il vostro interesse è anche il solo motivo che mi porta a fare allusione alle circostanze attuali.
    Ecco la preghiera che io rivolgo alla vostra carità: Abbiate fiducia. Nulla potrà separarci; ciò che Dio ha unito, l'uomo non può disgiungere. Dio l'ha detto a proposito dell'unione dell'uomo e della donna. Tu non puoi, o uomo, spezzare il legame d'un solo matrimonio; come potresti separare la Chiesa da Dio? Perciò tu attacchi essa, dato che non puoi raggiungere colui che perseguiti. Il modo di rendere più risplendente la mia gloria, e di esaurire ancora più sicuramente le tue forze, è quello di combattermi; perché ti sarà duro recalcitrare contro il pungolo (At 9,5). Non riuscirai a scalfirne la punta, e i tuoi piedi ne resteranno insanguinati. Le onde non scalfiscono nemmeno la roccia, ma ricadono su se stesse, schiuma impotente.
    O uomo, nulla si può paragonare alla forza della Chiesa. Cessa la guerra, se non vuoi sentir esaurire le tue forze; non far la guerra al ciclo. Se dichiari guerra all'uomo, puoi vincere o soccombere; ma se attacchi la Chiesa, la speranza di vincere ti è negata, perché Dio è più forte di tutto. Saremmo dunque gelosi del Signore? Saremmo forse più potenti di lui? Dio ha fondato ed ha consolidato; chi tenterà i di scuotere? Non conosci dunque la sua forza? Egli guarda la terra, e la fa tremare; comanda, e ciò che era vacillante diviene solido. Se poco fa ha riconsolidato la vostra città scossa da un terremoto, quanto più potrà riassestare la Chiesa! Ma essa è più solida ancora del cielo. Il cielo e la terra passeranno - dice il Signore - ma le mie parole non passeranno. E quali parole? Tu sei Pietro, e su questa pietra che appartiene a me io fonderò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa.
    Se non credi a queste parole, credi almeno ai fatti. Quanti tiranni hanno tentato di distruggere la Chiesa ? Quanti roghi, quante bestie feroci, quante, spade ! E tutto questo senza alcun effetto. Dove sono ora quei terribili nemici ? Il silenzio e l'oblio hanno fatto giu­stizia. E la Chiesa, dov'è? Sotto i nostri occhi, più splendente del sole. Ma se, quando i cristiani erano ancora in piccolo numero, non sono stati vinti, oggi che l'universo intero è pieno di questa santa religione, come potresti vincerli? Il cielo e la terra passeranno - disse Cristo - ma le mie parole non passeranno. E così deve essere, poiché la Chiesa è più cara a Dio del cielo stesso. Non già dal cielo egli ha preso un corpo; la carne che ha assunta appartiene alla Chiesa. Il cielo è per la Chiesa, e non già la Chiesa per il cielo.
    Non turbatevi per quanto è accaduto. Fatemi questo favore, di essere irremovibili nella fede. Non avete forse visto Pietro, quando camminava sulle acque, per aver dubitato un solo istante, correre il rischio di andare a fondo, non per l'impeto dei flutti, ma a causa della debolezza della sua fede? Sono forse salito su questa sede per calcoli umani? Mi ha forse innalzato l'uomo, perché l'uomo stesso possa rovesciarmi? Non lo dico già per arroganza, ne per vana iattanza: Dio non voglia ! Voglio solo rafforzare ciò che in voi potrebbe vacillare.
    La città era solida sulle sue basi; il diavolo ha voluto scuo­tere la Chiesa. O spirito scellerato e infame! Non sei stato capace di rovesciare le mura di cinta e speri di sconvolgere la Chiesa! È formata forse di muraglie la Chiesa? No. La Chiesa è la moltitudine dei fedeli; essi sono le sue solide colonne non legate con ferro, ma unite dalla fede. Non dico soltanto che questa moltitudine ha una forza maggiore del fuoco; la tua rabbia non potrebbe vincere nemmeno un solo cristiano. Ricorda quali colpi hai incassato dai martiri. Spesso trattavasi di una delicata giovanetta, condotta davanti al giudice, prima dell'età nubile! Era più molle della cera, e tuttavia più ferma della pietra. Tu laceravi i suoi fianchi, ma non riuscivi a strapparle la fede. La carne cedeva sotto lo strumento di tortura, ma la costanza nella fede non veniva meno. Non hai potuto vincere nemmeno una donna, e speri di sopraffare tutto un popolo? Non hai dunque sentito il Signore che diceva: Dove due sono radunati nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt 18,20)? E non sarebbe presente in mezzo a un popolo numeroso, unito dai legami della carità!?
    Io ho nelle mani il pegno, possiedo la sua promessa scritta: è questo il mio appoggio, la mia sicurezza, il mio porto tranquillo. Si agiti pure tutto l'universo; a me basta rileggere quelle sante parole; esse formano il mio muro e la mia fortezza. Ma quali parole ? Queste: Io sono con voi ogni giorno, fino alla consumazione, dei secoli. Cristo è con me! Che ho da temere? Quand'anche si alzeranno contro di me i marosi, o gli oceani, o il furore dei principi, per me tutto questo sarebbe ancor meno di una tela di ragno. Se non m'avesse trattenuto la vostra carità sarei stato pronto a partire per l'esilio fin da oggi. Ecco la mia preghiera: Signore, sia fatta la tua volontà; non questa o quella volontà, ma la tua. Avvenga ciò che Dio vorrà; se egli vuole che io resti, lo ringrazio; in qualunque luogo egli vuole che io sia portato, gli sono riconoscente" (PG 51-52, c. 437-430).
    Questo è il cuore del ministro di Gesù Cristo, umile e invitto. Dio suscita uomini di tal tempra in tutti i tempi; e quando diventano rari, tutto languisce e si spegne. Quattro Dottori di questa tempra sono stati dati alla Chiesa Orientale: Atanasio, Gregorio Nazianzeno, Basilio e Crisostomo; e il secolo che li vide nascere conservò la fede, malgrado i più gravi pericoli. I primi due si incontrano nel periodo in cui la Chiesa è tutta radiosa per lo splendore del suo Sposo risorto; il terzo mette in luce il tempo in cui i doni dello Spirito d'amore hanno fecondato la Chiesa; Crisostomo ci allieta con la sua pre­senza in questo tempo in cui il Verbo di Dio ci appare sotto le vesti dell'infermità e dell'infanzia. Noi, fortunati figli della Chiesa latina, la sola che ha avuto la fortuna di conservare la fede primitiva, perché ha con sé Pietro, onoriamo queste quattro incrollabili colonne dell'edificio della tradizione; ma rendiamo oggi i nostri omaggi a Crisostomo, il Dottore di tutte le Chiese, il vincitore del mondo, il Pastore irremovibile, il successore dei Martiri, il predicatore per eccellenza, l'ammiratore di Paolo, l'imitatore di Cristo.
    VITA. - San Giovanni Crisostomo nacque ad Antiochia fra il 344 e il 347 e vi fu ordinato prete nel 386. Eletto vescovo di Costantinopoli nel 398, si oppose energicamente alla corruzione dei costumi, ciò che gli attirò l'ira dell'imperatrice Eudossia che lo fece mandare in esilio. Il popolo richiese il suo ritorno, ma dovette ben presto ripartire per rimanervi dal 404 al 407. U ebbe a soffrire molto, ma convertì numerose anime a Cristo.
    Papa Innocenzo I impose che fosse ripristinato nella sede di Costantinopoli, ma i soldati lo maltrattarono tanto sulla via del ritorno che morì a Comano, nel Ponto, il 14 settembre del 407. Pio X lo ha dichiarato Patrono degli oratori sacri e Dottore della Chiesa universale 1'8 luglio 1908.

    Quante corone adornano la tua fronte, o Crisostomo, e come è glorioso il tuo nome nella Chiesa della terra e in quella del cielo! Tu hai insegnato con verità, hai combattuto con costanza, hai sofferto per la giustizia, sei morto per la libertà della parola di Dio. Gli applausi degli uomini non ti hanno sedotto; il dono dell'eloquenza evangelica, di cui lo Spirito Santo ti aveva arricchito, non era che una debole immagine dello splendore e della forza degli ardori di cui il Verbo divino ti riempiva il cuore. Tu hai amato questo Verbo, questo Gesù, più della tua gloria, più del tuo riposo, più della tua vita. La tua memoria è stata perseguita dagli uomini; mani perfide hanno cancellato il tuo nome dalle tavole dell'altare; indegne passioni hanno dettato una sentenza nella quale, sull'esempio del tuo Maestro, sei stato messo nel numero dei criminali, e sei stato rovesciato dai gradini della sacra cattedra. Ma non è in potere degli uomini spegnere la luce ne cancellare la memoria di Crisostomo. Roma ti è stata fedele; essa ha custodito con onore il tuo nome, e ancor oggi custodisce il tuo santo corpo, vicino a quello del Principe degli Apostoli. Il mondo cristiano ti proclama uno dei più fedeli dispensatori della Verità divina.
    In cambio dei nostri omaggi, o Crisostomo, guardaci dall'alto del cielo come le tue pecorelle; ammaestraci, riformaci, rendici cristiani. Fedele discepolo di san Paolo, tu non conoscevi che Gesù Cristo in cui sono nascosti tutti i tesori di scienza e di sapienza. Rivelaci questo Salvatore venuto a noi con tante attrattive e tanta dolcezza; facci conoscere la sua mente; insegnaci il modo di piacergli e i mezzi per imitarlo; fagli gradire il nostro amore. Anche noi siamo esiliati, ma amiamo troppo il luogo del nostro esilio; spesso siamo perfino tentati di prenderlo per una patria. Distaccaci da questo soggiorno terreno e dalle sue illusioni. Che desideriamo di essere uniti a tè, per essere con Gesù Cristo, nel quale ci ritroveremo per sempre!
    Pastore fedele, prega per i nostri Pastori; ottieni ad essi il tuo spirito, e rendi docili i loro greggi. Benedici i predicatori della santa parola, affinché non predichino se stessi, ma Gesù Cristo. Dacci quell'eloquenza cristiana che si ispira ai Libri sacri e alla preghiera, affinché i popoli, attratti da un linguaggio che viene dal cielo, si convertano e rendano gloria a Dio. Proteggi il Pontefice romano il cui pre­decessore fu l'unico che ardisse difenderti; il suo cuore sia sempre l'asilo dei Vescovi perseguitati per la giustizia. Ridona la vita alla tua Chiesa di Costantinopoli, che ha dimenticato i tuoi esempi e la tua fede; risollevala dall'avvilimento in cui languisce da tanto tempo. Mosso infine dalle tue preghiere, Cristo, Sapienza eterna, si ricordi della sua Chiesa di Santa Sofia; si degni di purificarla e di ristabilirvi l'altare sul quale si immolò per tanti secoli. Ama sempre le Chiese dell'Occidente, alle quali è tanto cara la tua gloria. Affretta la scomparsa delle eresie che hanno desolato parecchie delle nostre cristianità, dissipa le tenebre dell'incredulità, rianima la fede in mezzo a noi e fa' rifiorire le virtù.
    [1] Il Conciliabolo della Quercia, nell'agosto del 403.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 378-385”[I]

    Guéranger, L'anno liturgico - San Giovanni Crisostomo, Vescovo e Dottore della Chiesa

    [FONT=times new roman][SIZE=3][COLOR=#ff0000][B][I][U]Sursum Corda!
    Ultima modifica di emv; 02-04-20 alle 15:20
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  3. #3
    Apologia cattolica
    Data Registrazione
    23 Aug 2010
    Località
    Latina
    Messaggi
    31,950
     Likes dati
    8,038
     Like avuti
    2,485
    Mentioned
    120 Post(s)
    Tagged
    43 Thread(s)

    Predefinito Re: San Giovanni Crisostomo: “Omelie contro gli Ebrei”

    le omelie oggi hanno un sentire molto duro, tuttavia immaginiamoci anche il momento dell'epoca dove gli ebrei avevano già rifiutato in maniera anche violenta la Buona Novella e i cristiani erano da poco usciti dalla clandestinità
    in queste omelie si condanna il sincretismo giudeo con quello cristiano, non troppo diverso dai richiami che lo stesso San Paolo fece nelle sue lettere, all'epoca c'erano non pochi cristiani che vendevano nelle usanze ebraiche la giusta dottrina, non sapendo che è con il compimento della Nuova Alleanza non c'è alcun obbligo di seguire quelle usanze e che anzi non hanno più valore come appunto la circoncisione e che ormai il giudaismo non era più legato allo spirito dei Padri, ma a una corrente che era quella dei farisei e poi rabbinica
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  4. #4
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    IPERURANIO INTERIORE
    Messaggi
    4,328
     Likes dati
    63
     Like avuti
    331
    Mentioned
    47 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Lightbulb Re: San Giovanni Crisostomo: “Omelie contro gli Ebrei”

    27 GENNAIO 2018: SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA…

    Guéranger, L'anno liturgico - San Giovanni Crisostomo, Vescovo e Dottore della Chiesa
    http://www.unavoce-ve.it/pg-27gen.htm
    “27 GENNAIO SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA.”



    “27 gennaio, San Giovanni Crisostomo, Vescovo, Confessore e Dottor della Chiesa (344/354 – 407).

    “San Giovanni Crisostomo, Vescovo di Costantinopoli, Confessore e Dottore della Chiesa, celeste patrono dei sacri Oratori, il quale si addormentò nel Signore il quattordici Settembre. Il suo sacro corpo, trasferito in questo giorno a Costantinopoli sotto Teodosio il Giovane, e di là poi a Roma, fu deposto nella Basilica del Principe degli Apostoli”.
    O glorioso s. Giovanni Crisostomo, che, soffrendo sempre con inalterabile rassegnazione le calunnie pubblicate contro di voi dai più potenti nemici, quindi la deposizione, e per ben duo volte l’esilio dalla vostra sede, e l’assassinamento tentato della vostra persona, foste ancora da Dio medesimo glorificato col terremoto e colla grandine che desolarono Costantinopoli in pena della vostra espulsione, collo suppliche a voi spedite per richiamarvi, colle più orrende disgrazie sopraggiunto ai vostri persecutori, e finalmente coi più stupendi prodigi operati a vantaggio dei luoghi disagiatissimi in cui foste rilegato, ottenete a noi tutti la grazia di soffrire sempre con mansuetudine, anzi di ricambiare coi benefizi gli affronti dei nostri nemici, onde impegnare l’Altissimo a glorificarci a misura delle sofferte umiliazioni. Così sia.”

    [/B]


    La tragedia di un popolo - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/l...dia-un-popolo/
    «Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    La tragedia di un popolo

    “(…) La risposta di Gesù è la seguente: non ho trovato tanta fede, una fede così grande, in tutto il Regno d’Israele. Ed ecco che i figli del Regno, cioè gli Ebrei, saranno cacciati fuori, nelle tenebre esteriori dove è pianto e digrignare di denti, mentre invece verranno a sedere alla mensa con i Patriarchi, nel banchetto celeste del Paradiso, gli uomini che vengono dal mondo intero, dai quattro angoli del mondo. Ecco, questo passo del Vangelo ci ricorda ancora una volta questa tragedia, che è la vera tragedia, del popolo di Israele che una volta era stato il popolo eletto, che ha dato all’umanità il Messia. In questa settimana la propaganda dei giornali, della televisione, della radio, vi dirà che la tragedia di questo popolo è quella che è avvenuta una sessantina di anni fa, durante l’ultima guerra; ma non è così. La vera, terribile, tragedia che pesa ancora su di loro è di avere nella loro maggioranza rinnegato il Messia, di avere rinnegato il Figlio di Dio, di avere perso Gesù. Questo è il vero male, la più grande delle sofferenze.
    Ed ecco allora che noi, seguendo l’esempio di san Paolo, non dobbiamo avere dell’odio nei confronti del nostro nemico, ma della Carità e, se l’occasione si presentasse, dare da mangiare al nostro nemico che ha fame e dare da bere al nostro nemico che ha sete, cioè perdonare e fare del bene; e desiderare veramente il grande Bene che li liberi da questo peso che ancora li schiaccia, ovverosia di trovare la Fede. Quella Fede che trovarono, invece, i Pagani: rappresentati da questo centurione romano, anche se non la trovarono subito, anche se non la trovarono senza dei conflitti e senza che fosse versato del sangue (…)”.
    21 gennaio 2018, III domenica dopo l’Epifania: omelia di don Francesco Ricossa nella chiesa San Luigi Gonzaga di Albarea, Ferrara.
    https://www.youtube.com/watch?v=12h_JXYoCko»


    [/B]


    Centro Studi Giuseppe Federici - sito ufficiale
    “Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 10/10 del 24 gennaio 2010, San Timoteo
    Rassegna stampa del 24.01.2010
    Conversioni
    Il 25 gennaio la Chiesa festeggia la conversione di san Paolo: Saulo, rabbino fanatico persecutore dei cristiani, fu vinto dalla grazia divina e divenne un intrepido apostolo della Divinità di Gesù Cristo. Dalla Sinagoga alla Chiesa, dal giudaismo all’antigiudaismo. Per sua – e nostra - fortuna non aveva letto il documento Nostra Aetate del CVII e i mea culpa di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI sull’antigiudaismo.”


    L?Incredulità dei Giudei nel Vangelo di San Giovanni, Capitolo XII (37-41) ~ [1/2] e (42-50) ~ [2/2] « www.agerecontra.it

    https://doncurzionitoglia.wordpress....dulita-giudei/

    "(...) Conclusione
    L’incredulità dei Giudei era stata prevista e profetizzata da Isaia sin da circa 700 anni prima di Cristo. Essa fu permessa, ma non causata da Dio. Si è avverata specialmente il Venerdì Santo ed è una delle prove, grazie alle Profezie dell’Antico Testamento avveratesi nel Nuovo Testamento, della divinità del Vangelo. I Giudei non volevano credere, erano ostinati e non hanno voluto arrendersi nemmeno di fronte ai miracoli più strepitosi (la risurrezione di Lazzaro) fatti da Cristo. La causa dell’incredulità dei Giudei fu la loro cattiva volontà ripiena di invidia, di gelosia e di odio verso Gesù poiché Egli si presentò come Messia spirituale, venuto per dare il Regno dei Cieli a tutti gli uomini di tutte le razze, mentre i Giudei si aspettavano un Messia militante e guerriero che desse loro il potere temporale su questo mondo e su tutte le Genti. Tuttavia, se soltanto pochi Giudei credettero in Cristo durante la sua prima venuta, il popolo ebraico nella sua maggior parte si convertirà a Cristo prima della fine del mondo: “Omnis Israel salvabitur” (Rom., XI, 26).
    d. Curzio Nitoglia
    (...) 1 – Cfr. Per padre il diavolo. Introduzione al problema ebraico, II ed., Proceno di Viterbo, Effedieffe, 2016."
    https://doncurzionitoglia.wordpress....lita-giudei-2/




    https://www.ariannaeditrice.it/artic...articolo=27790
    "Per padre il diavolo di Michele Fabbri - 14/09/2009 Fonte: michelefabbri
    Don Curzio Nitoglia è un sacerdote cattolico la cui preparazione in materia teologica non teme confronti. Fra le sue pubblicazioni la più significativa è Per padre il diavolo, un monumentale studio sulla questione ebraica secondo la Tradizione cattolica.
    Il titolo del libro riprende l’espressione di Gesù che si rivolge ai farisei in Gv. VIII, 44: «voi avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro».
    Con la precisione e la lucidità di un maestro di teologia della scolastica medievale, Nitoglia sviscera il tema in tutti i suoi possibili risvolti, non solo prettamente teologici, ma anche storici e politici, fino ad arrivare ai più recenti sviluppi dell’ideologia sionista.
    Il libro è diviso in capitoli che trattano di temi specifici, in modo da dare ordinamento a una materia così vasta e così delicata, poiché quando si parla di certi argomenti si rischia anche di incorrere nel reato d’opinione.
    Dal punto di vista cattolico la questione ebraica non riguarda ovviamente l’appartenenza etnica, perché la Chiesa Cattolica ha sempre condannato ogni forma di razzismo e di biologismo. Sul piano teologico la funzione del popolo ebraico è stata quella di preparare l’avvento del Redentore, quindi una volta arrivato Gesù la funzione del popolo eletto è priva di senso. Questa almeno è stata la dottrina cattolica per quasi due millenni ma, com’è noto, la Chiesa postconciliare ha rimesso in discussione alcuni aspetti. Giovanni Paolo II ha affermato che la religione ebraica è intrinseca al Cristianesimo e si è assunto la grave responsabilità politica di concedere allo stato d’Israele il riconoscimento del Vaticano. Nitoglia, invece, ricorda che la vera carità verso il popolo ebreo consiste nell’illuminarlo sulla sua condizione di cecità spirituale e di pericolo per la salvezza dell’anima.
    Circa la questione del deicidio la letteratura patristica è unanime nell’attribuire al Giudaismo religione la responsabilità della condanna a morte di Gesù. In materia di fede il consenso unanime dei Padri è sempre stato testimonianza irrefutabile di Tradizione divina e dunque regola infallibile di fede. Se ne deve desumere che la dottrina della responsabilità collettiva del Giudaismo religione nel deicidio è infallibilmente vera. L’autorità di San Tommaso d’Aquino conferma tutta la teologia precedente: «et ideo judei peccaverunt, non solum hominis Christi, sed tamquam Dei crucifixores». Tutta la teologia medievale è unanime nell’affermare che i farisei che condannarono Cristo sapevano che stavano condannando la seconda Persona della SS. Trinità e questo ha messo il popolo ebraico in uno stato di obiettiva “riprovazione” da parte di Dio. Oltretutto gli studiosi che hanno analizzato il processo a Gesù hanno rilevato numerose irregolarità nella procedura. Nel corso del Concilio Vaticano II, comunque, si è stabilito che gli ebrei non possono essere rappresentati come riprovati o maledetti da Dio: una presa di posizione discutibile alla luce di tutti gli insegnamenti precedenti. Accettando tesi di questo tipo la Chiesa postconciliare si è di fatto collocata nello scisma e nell’eresia.
    Nitoglia poi affronta il tema del messianismo ebraico, ricchissimo di sfumature anche ideologiche. Tradizionalmente gli ebrei hanno considerato il Messia come un uomo in carne ed ossa che avrebbe guidato la lotta armata del popolo ebraico per il dominio sulle nazioni. Ma nel corso del tempo le concezioni ebraiche furono influenzate dall’illuminismo e si cominciò a pensare che il Messia era da intendersi in senso simbolico: l’emancipazione ebraica, che avvenne con la Rivoluzione francese, e il sionismo, di cui si comincia a parlare nel XIX secolo, sembrarono allora la realizzazione del sogno messianico.
    Una parte del libro è dedicata al controverso tema dell’omicidio rituale ebraico, argomento sul quale Nitoglia ha scritto un saggio esaustivo (Don Curzio Nitoglia, L’omicidio rituale ebraico. La secolare accusa del sangue: tesi e documenti a confronto, effepi, Genova 2004, pp.56).
    Fra i capitoli più interessanti ci sono quelli dedicati alla Càbala e al Talmùd, poiché questi filoni letterari rappresentano lo spirito più autentico dell’ebraismo a partire dall’era cristiana. Nitoglia divide la Càbala in una Càbala vera, rivelata da Dio a Adamo, ai Patriarchi e a Mosè, e in una Càbala spuria, pervertita dalla malizia degli uomini tentati da Lucifero. La Càbala vera si fonda sull’essere, su ciò che è immutabile, mentre la Càbala spuria si fonda sul divenire, sul mutamento e sul mito del progresso all’infinito. Da queste concezioni derivano due modi di vita: quello cattolico che è contemplativo, e quello cabalistico-gnostico che è magico, pratico e tecnico. Secondo la dottrina cattolica la Sinagoga fu esente da errori fino al Giovedì Santo, poi le concezioni giudaiche elaborarono la nozione ideologica di “progressismo” che informa di sé il mondo moderno e che si manifesta anche nella Chiesa postconciliare.
    Per quanto riguarda il Talmùd Nitoglia rileva le proposizioni apertamente razziste e bellicose che questo testo raccomanda verso i non-ebrei e verso i cristiani in particolare. Il pubblico italiano può consultare un’antologia del Talmùd nell’edizione approntata da Monsignor Pranaitis (I.B. Pranaitis I segreti della dottrina rabbinica, effedieffe Edizioni, Milano 2005, pp.252).
    Nitoglia commenta anche un’importante testimonianza della mentalità ebraica moderna che è fornita da un’intervista di Alain Elkann a Elio Toaff nella quale si leggono in maniera nemmeno troppo dissimulata i principi e gli obiettivi dell’azione ebraica. Toaff afferma che il compito dell’Ebraismo è di far diventare monoteisti tutti i popoli della terra, per stringerli nell’abbraccio della “fratellanza universale” (concetto notoriamente massonico). Per essere buoni ebrei occorre avere fede non solo in Dio, ma anche nel popolo ebraico. Il concetto di aldilà nell’Ebraismo è alquanto sfumato se non inesistente. Il peccato originale vale solo per chi non è ebreo (sembra quasi insinuare il dogma…dell’immacolata concezione del popolo ebraico!). In generale il fedele ebreo ha grande libertà nell’interpretazione delle Scritture (quasi come il libero esame luterano).
    Un tema di grande interesse culturale è quello delle Toledòth Jéshu, ossia una sorta di antivangelo ebraico in cui si narrano i fatti della vita di Gesù in chiave ridicolizzante e blasfema. Ci sono diverse tradizioni testuali di questi antivangeli, composti nel periodo medievale, in cui confluiscono anche motivi dei vangeli apocrifi cristiani.
    Quando si tratta la questione ebraica non si può non parlare di Massoneria. Nitoglia rileva le strette affinità tra concezioni ebraiche e pensiero massonico e ipotizza che nei secoli del ghetto gli ebrei abbiano avuto una funzione essenziale nella nascita stessa dell’istituzione. È difficile far luce sulle origini della Massoneria, data la scarsità delle fonti e la natura segreta dell’istituzione, comunque Nitoglia nota come si possa ravvisare un’influenza ebraica fin dalla Riforma Protestante, e comunque dal periodo successivo al 1789 le logge massoniche sono piene di elementi ebraici, al punto che la stessa Massoneria si confonde con la Sinagoga negli indirizzi dottrinali. Nitoglia si sofferma anche sul memoriale di Francesco Gaeta, scritto nel 1914, in cui l’autore, che era stato affiliato al Grande Oriente d’Italia, affermava esplicitamente che le logge erano uno strumento di cui gli ebrei si servivano per dare la scalata al potere nelle nazioni cristiane.
    Sempre seguendo questo filone il libro tratta del B’naï B’rith, la Massoneria ebraica che compare come una sorta di longa manus nei principali avvenimenti della storia contemporanea. Inoltre Nitoglia affronta anche i lati oscuri dell’Opus Dei, istituzione piuttosto ambigua, che si caratterizza come cattolica, ma che in realtà sembra professare concezioni protestanti e talvolta cripto-giudaiche.
    Il tema del cosiddetto “antisemitismo” è affrontato anche dal punto di vista semantico. Parlare di antisemitismo, infatti, è assolutamente improprio perché la parola si riferisce a una definizione etnica: semiti sono i moderni Arabi, così come lo erano gli antichi Babilonesi, entrambe popolazioni che hanno avuto rapporti alquanto conflittuali con gli ebrei. Comunque il termine si è imposto nell’uso perché veniva utilizzato abitualmente nel linguaggio politico del XIX secolo. Lo scrittore ebreo Bernard Lazare, vissuto nella seconda metà dell’800 affrontò il tema con grande onestà intellettuale, notando come l’atteggiamento esclusivista e prevaricatore degli ebrei generasse inevitabilmente sentimenti di ostilità verso il popolo eletto. Gli ebrei peraltro, maestri indiscussi del vittimismo, hanno saputo trarre vantaggio anche dalle persecuzioni subite, accampando pretese di risarcimento e perfino di superiorità morale sugli altri popoli.
    Gli studi sul complotto giudaico-massonico contro la Chiesa Cattolica sono di grande importanza anche per le connessioni che hanno con le vicende del Risorgimento italiano, che fu fenomeno essenzialmente massonico, e che individuava nella Chiesa Cattolica il punto nevralgico in cui sferrare l’attacco per spazzare via gli antichi stati preunitari. A questo proposito l’autore analizza l’atteggiamento della Chiesa verso gli ebrei che, nella prima fase del Risorgimento, è stato molto morbido. Solo dopo il 1870 il Vaticano si rende conto della straordinaria virulenza del popolo eletto: gli ebrei romani parteciparono con sorprendente entusiasmo ai festeggiamenti per la breccia di Porta Pia, e a partire da quel momento lo stesso Pio IX cominciò a usare parole forti e dure contro gli ebrei.
    In epoca più recente si sono avute infiltrazioni massoniche all’interno stesso della Chiesa, al punto che si sono avviate trattative per la revoca della scomunica ai massoni. Nitoglia documenta puntualmente la questione, così gravida di conseguenze sul piano dottrinale.
    Il capitolo sui marrani tratta di un tema storiografico che ha sempre catalizzato l’interesse degli studiosi e del pubblico. Quando Isabella di Castiglia libera la Spagna da ebrei e musulmani, molti infedeli accettano il battesimo per adeguarsi agli statuti sulla limpieza de sangre emanati dai cattolicissimi sovrani. Ma alcuni neoconvertiti continuano a praticare in segreto la vecchia religione e l’Inquisizione Spagnola sarà impegnata per secoli nella verifica della effettiva fedeltà dei marrani. Ancora nel XX secolo si è avuta notizia di marrani in Spagna e in Portogallo, inoltre si è verificato il caso celebre del vescovo di Parigi Lustiger. Jean Marie Lustiger, ebreo di nascita, si fa battezzare nel 1940 (per non avere noie durante l’occupazione nazista?), entra in seminario e fa una rapida carriera divenendo vescovo della capitale francese. Anche nella sua veste di alto prelato Lustiger ha sempre rivendicato la sua origine ebraica e non ha fatto mistero di considerare Ebraismo e Cristianesimo come una sola religione. Il problema dei marrani nella Chiesa è quindi ancora attuale, al punto che secondo alcuni ricercatori lo stesso Giovanni Paolo II avrebbe avuto origini ebraiche!
    A dir poco affascinante è il capitolo dedicato all’origine dell’Islam. Rifacendosi agli studi del Padre domenicano Théry, Nitoglia analizza il tema della possibile origine giudaico-talmudica dell’Islam. Théry riteneva che la religione islamica fosse stata insegnata a Maometto dalla moglie che l’avrebbe imparata dalla predicazione di un rabbino. Il Corano originario sarebbe andato perduto e quello che abbiamo oggi sarebbe solo una seconda redazione ampiamente manipolata. Il senso di quest’operazione era di scatenare le orde musulmane contro la cristianità. Queste ipotesi ardite naturalmente dovrebbero essere attentamente vagliate, ma certamente nei secoli medievali e moderni le comunità ebraiche svolgevano il ruolo di quinte colonne all’interno delle nazioni cristiane con una efficace opera di spionaggio per conto degli invasori musulmani, Arabi prima e Turchi poi.
    Oggi si può dire che dopo la nascita dello stato d’Israele il rapporto fra ebrei e musulmani si è capovolto, e sono anzi le nazioni che erano un tempo cristiane ad assumere il ruolo di volonterose complici del sionismo!
    E a proposito di sionismo Nitoglia svolge una accurata ricognizione dei fatti e delle fonti cha hanno dato origine al moderno Israele, partendo dal 1863 quando cominciano i lavori per il canale di Suez: la lobby ebraica intuisce che il colonialismo europeo nella zona può dare prospettive interessanti al movimento sionista. Le manovre sioniste si intrecciano perfino con quelle dei regimi nazifascisti, infatti gli stessi sionisti caldeggiavano i sentimenti antisemiti per ingrossare le file dei profughi che andavano verso Israele, e in fondo non osteggiavano nemmeno le persecuzioni violente contro gli ebrei che avrebbero poi offerto il pretesto al risarcimento sotto forma di Terra Promessa. Dopo la seconda guerra mondiale USA e URSS riconobbero senza indugiare lo Stato d’Israele, che veniva rifornito di armi tanto dal blocco sovietico quanto da quello americano…
    Per gli ebrei moderni l’esistenza di Israele sembra coincidere col regno messianico, ma alcuni intellettuali cattolici, come Vittorio Messori e Maurizio Blondet, ritengono che l’Israele moderno sia una parodia del messianismo e che il sionismo assuma piuttosto il carattere del Regno dell’Anticristo. L’indagine di Nitoglia arriva fino ai tempi più recenti analizzando il mito dell’Olocausto e i piani del Nuovo Ordine Mondiale, ovvero l’assetto strategico del mondo in funzione sionista.
    Un altro inquietante segreto su cui si è molto dibattuto è quello del Kahal, ovvero del tribunale segreto giudaico di cui le comunità ebraiche si servivano per amministrare la giustizia al loro interno, ma che avrebbe avuto un ruolo importante anche nel fiancheggiare i piani sionisti. Legata a questo tema è la spinosa questione delle milizie armate ebraiche che agiscono al di fuori della legalità con la complicità delle istituzioni (mentre agli altri cittadini viene ostinatamente negato perfino il diritto alla legittima difesa). Casi di questo genere si sono verificati negli Stati Uniti, in Italia e soprattutto in Francia.
    La Chiesa postconciliare ha allegramente gettato alle ortiche secoli di dottrina sulla questione ebraica, una dottrina che è stata sacrificata sull’altare del mondialismo, di cui le attuali gerarchie vaticane sembrano totalmente succubi. Il ponderoso lavoro di Nitoglia è un sicuro punto di riferimento sia per chi voglia chiarire alcune importanti questioni in materia di fede, sia per chi cerca di fronteggiare le strategie mondialiste. Lo stesso Nitoglia, infatti, ricorda che «la Rivoluzione e il Giudaismo talmudico, essendo satanici nella loro essenza, possono essere combattuti e vinti solo da una reazione che sia soprannaturale nella sua essenza».
    Curzio Nitoglia, Per padre il diavolo, Società Editrice Barbarossa, Cusano Milanino (MI) 2002, pp.480, € 31,00
    www.doncurzionitoglia.com"




    https://www.facebook.com/pietroferrari1973/[/B]
    “A. M. « La conversione di San Paolo mostra chiaramente il disegno di Dio di salvare l'umanità per l'invio del Messia. Non sono solamente i Pagani che dovevano abbracciare il Vangelo ma anche ed in primo luogo il popolo eletto del Vecchio Testamento. Anche, questa conversione è un rigetto dei dialoghi interreligiosi instaurati da Vaticano II, una condanna in anticipo di questo conciliabolo che ci attira le vendette del Cielo. Ho appreso in verità da esperienza, dice San Bernardo, che non c'è niente di più efficace per meritare la grazia, conservarla e ricuperare di trovarsi in ogni tempo davanti a Dio, di non presumersi altamente ma temere umilmente.»”


    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda

    "27 gennaio 1901. Non si può approvare nelle pubblicazioni cattoliche un linguaggio che, ispirandosi a malsana novità, sembri deridere la pietà dei fedeli ed accenni a nuovi orientamenti della vita cristiana, a nuove direzioni della Chiesa, a nuove ispirazioni dell'anima moderna, a nuova vocazione del clero, a nuova civiltà cristiana.
    Da Leone XIII (S. C. AA. EE. SS., 27 gennaio 1901)"

    Da "STORIA SACRA", di San Giovanni Bosco, Capitolo XIV: 1) Profezia su Gerusalemme 2) Segni che ne precedettero la rovina 3) Eccidio della città e dispersione degli Ebrei.

    Capitolo XIV
    Paragrafo 1) Profezia su Gerusalemme - Il deicidio è il più grave dei delitti e come tale Dio lo punì con il più tremendo dei castighi. Lo stesso Salvatore aveva predetto che gli Ebrei, come punizione del loro crimine, avrebbero visto la loro città assediata e sarebbero stati ridotti in tale miseria da chiamare fortunate quelle donne che non avessero avuto figli; che quel popolo, reo del deicidio, sarebbe andato disperso in ogni parte del mondo, senza un capo, senza sacerdoti, senza un tempio. E che lo stesso tempio del quale prima Dio si era compiaciuto, sarebbe stato distrutto. Tutti questi mali dovevano accadere prima che scomparisse l'attuale generazione.
    Paragrafo 2) Segni che precedettero la rovina di Gerusalemme - Prima che si verificassero queste predizioni, Dio, nella sua infinita bontà, volle ancora ammonire gli Ebrei inviando molti segni che annunciavano la punizione della città. Nel giorno della Pentecoste fu udita una voce nel tempio che, senza che fosse possibile individuare da dove provenisse, incitava a fuggire con queste parole: “Usciamo di qui! Usciamo di qui!” Un uomo chiamato Anano venne dalla campagna ed, entrato in città, cominciò a gridare: “Guai al tempio, guai a Gerusalemme; voce dall'Oriente, voce dall'Occidente, voce dei quattro venti: guai al tempio, guai a Gerusalemme!” Preso, venne messo in prigione e picchiato, ma continuò a ripetere il suo lamento fino a che, dopo aver esclamato: “Guai a me stesso!” venne colpito da una pietra sul capo e morì. Una notte apparve attorno al tempio e all'altare una luce così viva che risplendette per mezz'ora come fosse mezzogiorno. Una porta di bronzo del tempio, tanto pesante che per aprirla occorrevano venti uomini, si spalancò da sola. Alcuni giorni dopo si videro nell'aria eserciti schierati che cingevano d'assedio la città. Apparve in cielo una cometa che vomitava fiamme come fossero fulmini ed una stella dalla forma di spada rimase sospesa per un anno con la punta rivolta verso Gerusalemme. Tali furono i segni prodigiosi che giorno e notte annunziavano al popolo la sua imminente rovina.
    Paragrafo 3) Eccidio della città e dispersione degli Ebrei - Malgrado tutti questi terribili segni premonitori, nessuno tra gli Ebrei pensava di invocare la misericordia del Signore. Un grande esercito romano, prima guidato dall'imperatore Vespasiano e poi dal figlio Tito, circondò la città. Erano, senza saperlo, gli strumenti dell'ira divina che dovevano cooperare affinché si verificasse quello che era stato predetto riguardo alla distruzione degli Ebrei. Tutte le uscite della città vennero chiuse. Era l'epoca delle solennità pasquali e a Gerusalemme era convenuta una grande moltitudine di Giudei per cui la scarsezza del cibo si fece presto sentire. Gli abitanti furono costretti a cibarsi di qualsiasi alimento e si sottraevano l'un l'altro le cose più schifose per poter acquietare la terribile fame. Per avere un'idea degli eccessi cui furono ridotti dalla miseria, basti il racconto di ciò che avvenne ad una madre. Impazzita per la fame, calpestò i diritti della natura e aggredì un innocente fanciullo, dicendo: “Per quale fine devo conservarti? Per soffrire mille orrori ed un'indegna schiavitù prima di morire?” Con queste parole lo uccise e si saziò con le sue carni. Tito penetrò nella città e diede l'assalto al tempio, appiccando il fuoco alle porte. Non era sua intenzione distruggere tutto il fabbricato, ma un soldato romano gettò un tizzone ardente nella parte interna del tempio, il fuoco si dilatò e si sparse ovunque per cui, a dispetto degli sforzi di Tito per arrestare l'incendio, tutta la costruzione venne distrutta dalle fiamme. I soldati trucidarono quanti caddero nelle loro mani e misero a ferro e fuoco tutta la città. Si avverarono in questo modo le sciagure predette dal divino Salvatore a Gerusalemme. Lo stesso imperatore Tito affermò che il successo dell'impresa non era merito suo, ma si doveva soltanto all'ira divina. Nell'eccidio di Gerusalemme morirono un milione e centomila abitanti. I sopravvissuti andarono dispersi per tutto il mondo, condannati da Dio ad errare senza capi e senza altari in mezzo a nazioni straniere fino alla fine dei secoli, quando anche loro apriranno gli occhi e riconosceranno il vero Dio in Colui che crocifissero.
    Da "STORIA SACRA", di San Giovanni Bosco, Capitolo XIV: 1) Profezia su Gerusalemme 2) Segni che ne precedettero la rovina 3) Eccidio della città e dispersione degli Ebrei.
    Preghiamo per la pace e per la conversione di tutti i nemici di Gesù!»



    https://www.radiospada.org/2016/01/d...a-conversione/
    «Don G. Bosco e l’ebreo Giona: storia di una bellissima conversione.
    Centro Studi Giuseppe Federici - sito ufficiale

    “Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 43/09 del 9 aprile 2009, Giovedì Santo
    stazione quaresimale a San Giovanni in Laterano
    Don Bosco e la conversione dell’ebreo Giona
    All’inizio del Triduo Sacro proponiamo un bel racconto di San Giovanni Bosco sulla conversione di un ragazzo ebreo. L’augurio per la festa di Pasqua è che l’esempio di Giona sia seguito dal maggior numero di coloro che si ostinano a non riconoscere la Divinità di Cristo.
    L 'Ebreo Giona (dalle Memorie dell’Oratorio San Francesco di Sales dal 1815 al 1855)
    L’anno di umanità, dimorando nel caffè dell’amico Gioanni Pianta contrassi relazione con un giovanetto ebreo di nome Giona. Esso era sui diciotto anni, di bellissimo aspetto; cantava con una voce rara fra le più belle.
    Giuocava assai bene al bigliardo, ed essendoci già conosciuti presso al libraio Elia, appena giungeva in bottega, dimandava tosto di me. [Io] gli portava grande affetto, egli poi era folle per amicizia verso di me. Ogni momento libero egli veniva a passarlo in mia camera; ci trattenevamo a cantare, a suonare il piano, a leggere, ascoltando volentieri mille storielle, che gli andava raccontando. Un giorno gli accadde un disordine con rissa, che poteva avere triste conseguenze, onde egli corse da me per avere consiglio. Se tu, o caro Giona, fossi cristiano, gli dissi, vorrei tosto condurti a confessarti; ma ciò non ti è possibile.
    — Ma anche noi, se vogliamo, andiamo a confessarci.
    — Andate a confessarvi, ma il vostro confessore non è tenuto al segreto, non ha potere di rimettervi i peccati, né può amministrare alcun sacramento.
    — Se mi vuoi condurre, io andrò a confessarmi da un prete.
    — Io ti potrei condurre, ma ci vuole molta preparazione.
    — Quale?
    — Sappi che la confessione rimette i peccati commessi dopo il battesimo; perciò se tu vuoi ricevere qualche sacramento bisogna che prima di ogni altra cosa tu riceva il battesimo.
    — Che cosa dovrei fare per ricevere il battesimo?
    — Istruirti nella cristiana religione, credere in Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo. Fatto questo tu puoi ricevere il battesimo.
    — Quale vantaggio mi darà poi il battesimo?
    — Il battesimo ti scancella il peccato originale ed anche i peccati attuali, ti apre la strada a ricevere tutti gli altri sacramenti, ti fa insomma figliuolo di Dio ed erede del paradiso.
    — Noi ebrei non possiamo salvarci?
    — No, mio caro Giona, dopo la venuta di Gesù Cristo gli ebrei non possono più salvarsi senza credere in Lui.
    — Se mia madre viene a sapere che io voglio farmi cristiano, guai a me!
    — Non temere, Dio e padrone dei cuori, e se egli ti chiama a farti cristiano, farà in modo che tua madre si contenterà, o provvederà in qualche modo per l’anima tua.
    — Ma tu che mi vuoi tanto bene, se fossi al mio posto, che faresti?
    — Comincierei ad istruirmi nella cristiana religione, intanto Dio aprirà la via a quanto si dovrà fare in avvenire. A questo scopo prendi il piccolo catechismo, e comincia a studiarlo. Prega Dio che ti illumini, e che ti faccia conoscere la verità.
    Da quel giorno cominciò ad essere affezionato alla fede cristiana. Veniva al caffè, e fatta appena una partita al bigliardo cercava tosto di me per discorrere di religione e del catechismo. Nello spazio di pochi mesi apprese a fare il segno della s. croce, il Pater, Ave Maria, Credo, ed altre verità principali della fede. Egli ne era contentissimo, ed ogni giorno diventava migliore nel parlare, e nell’operare.
    Egli aveva perduto il padre da fanciullo, la madre di nome Rachele aveva già inteso qualche voce vaga, ma non sapeva ancora niente di positivo. La cosa si scoprì in questo modo: Un giorno nel fargli il letto ella trovò il catechismo, che suo figlio aveva inavvedutamente dimenticato tra il materasso ed il saccone. Si mise ella a gridare per casa, porto il catechismo al Rabbino, e sospettando di quello, che era di fatto, corse frettolosa dallo studente Bosco, di cui aveva più volte udito a parlare da suo figlio medesimo. Immaginatevi il tipo della bruttezza ed avrete un’idea della madre di Giona. Era cieca da un occhio, sorda da ambe le orecchie; naso grosso; quasi senza denti, labbra esorbitanti, bocca torta, mento lungo ed acuto, voce simile al grugnito di un poledro. Gli ebrei solevano chiamarla col nome di Maga Lili, col quale nome sogliono esprimere la cosa più brutta di loro nazione. La sua comparsa mi ha spaventato, e senza dar tempo a riavermi prese a parlare così: Affè che giuro, voi avete torto; voi, si voi avete rovinato il mio Giona; l'avete disonorato in faccia al pubblico, io non so che sarà di lui. Temo che finisca col farsi cristiano; e voi ne siete la cagione.
    Compresi allora chi era e di chi parlava, e con tutta calma risposi che ella doveva essere contenta e ringraziare chi faceva del bene a suo figlio.
    — Che bene è mai questo? Sarà un bene a far rinnegare la propria religione?
    — Calmatevi, buona signora, le dissi, ed ascoltate: Io non ho cercato il vostro Giona, ma ci siamo incontrati nella bottega del libraio Elia. Siamo divenuti amici senza saperne la cagione. Egli porta molta affezione a me; io l’amo assai, e da vero amico desidero che egli si salvi l'anima, e che possa conoscere quella religione fuori di cui niuno può salvarsi. Notate bene, o Madre di Giona, che io ho dato un libro a vostro figlio dicendogli soltanto d’istruirsi nella religione e se egli si facesse cristiano non abbandona la religione ebraica, ma la perfeziona.
    — Se per disgrazia egli si facesse cristiano egli dovrebbe abbandonare i nostri profeti, perché i cristiani non credono ad Abramo, Isacco, Giacobbe, a Mosè né ai profeti.
    — Anzi noi crediamo a tutti i santi patriarchi e a tutti i profeti della Bibbia. I loro scritti, i loro detti, le loro profezie formano il fondamento della fede cristiana.
    — Se mai fosse qui il nostro Rabbino, egli saprebbe che rispondere. Io non so ne il Misna ne il Gemara (sono le due parti del Talmud). Ma che ne sarà del mio povero Giona?
    Ciò detto se ne partì. Qui sarebbe lungo riferire gli attacchi fattimi più volte dalla Madre, dal suo Rabbino, dai parenti di Giona. Non fu minaccia, violenza che non siasi usata contro al coraggioso giovanetto. Egli tutto soffrì, e continuò ad istruirsi nella fede. Siccome in famiglia non era più sicuro della vita, così dovettesi allontanare da casa e vivere quasi mendicando. Molti però gli vennero in ajuto e affinché ogni cosa procedesse colla dovuta prudenza, raccomandai il mio allievo ad un dotto sacerdote, che si prese di lui cura paterna. Allora che fu a dovere istrutto nella religione, mostrandosi impaziente di farsi cristiano, fu fatta una solennità, che tornò di buon esempio a tutti i chieresi, e di eccitamento ad altri ebrei, di cui parecchi abbracciarono più tardi il cristianesimo.
    Il Padrino e la Madrina furono Carlo ed Ottavia coniugi Bertinetti, i quali provvidero a quanto occorreva al Neofito, che divenuto cristiano, poté col suo lavoro procacciarsi onestamente il pane della vita. Il nome del neofito fu Luigi.»




    Un commento del Ricciotti:

    "L'augurio [cfr Matth. XXVII, 25] fu espresso concordemente sia dalle guide spirituali del giudaismo sia da una larga rappresentanza del popolo di Gerusalemme: era dunque veramente una rappresentativa vox populi, un voto strettamente ufficiale che riassumeva i desideri sia del capo che delle membra, sia del Sinedrio che del popolo. L'augurio o voto fu indirizzato certamente non al procuratore romano ma ad un giudice ben più alto, ossia a quel giudice tante volte invocato nelle sacre Scritture d'Israele il quale solo poteva far si che quel discusso sangue ricadesse anche sulle teste dei lontani figli. Solo quel sovreminente giudice poteva mutare la vox populi in una vox Dei, accogliendo quel voto e mostrandolo avverato nella storia. Ora, se tutto ciò sia realmente avvenuto, lo storico odierno riscontrerà per conto suo rivolgendosi appunto alla storia, e non soltanto a quella antica ma anche a quella odierna" (Vita di Gesù Cristo, 589)."


    "Nota sull'antisemitismo

    «Come riprova tutti gli odii e tutte le animosità fra i popoli, così massimamente essa, la Santa Sede, condanna l’odio contro un popolo già eletto da Dio, quell’odio cioè che oggi volgarmente suole designarsi col nome di antisemitismo»
    (Suprema Sacra Congregatio sancti Officii, Decretum de consociatione vulgo "Amici Israel" abolenda, 25 martii 1928, A.A.S. 1928, pp. 103-104)
    PS: Al tempo Segretario della Suprema era il Cardinale Rafael Merry del Val y Zulueta (in foto), parente di san Dominguito del Val, martirizzato da Ebrei durante un omicidio rituale nel 1250 e festeggiato il 31 agosto."

    "Franciszek Gajowniczek diede una testimonianza giudicata piuttosto attendibile sugli ultimi momenti di San Massimiliano Kolbe.
    Ad Hans Bock, delinquente comune, capoblocco dell'infermeria dei detenuti che gli fece l'iniezione mortale nel braccio, Padre Kolbe disse: «Lei non ha capito nulla della vita...» e mentre questi lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «...L'odio non serve a niente... Solo l'Amore crea!». Le sue ultime parole, porgendo il braccio, furono: «Ave Maria».
    E l'Amore a cui si riferisce il santo martire non è certo un insensato panegirico alle nostre pulsioni istintuali, come uso definirlo oggigiorno, e neppure un riferimento ad una tolleranza popperiana che sa piuttosto di indifferenza.
    L'Amore è milite e marcia con arditezza contro tutto ciò che ne impedisce la realizzazione suprema ovvero la giustizia. L'Amore è quel divino concetto bestemmiato da quasi tutte le bocche che ad esso fanno riferimento. L'Amore non è cosa da umani, ma da santi: per questo oltrepassa la Ragione. È ciò per cui San Massimiliano Kolbe arrivò a dire «sono disposto a soffrire ancora di più».
    Giudicate voi se quanto scritto si confà alla memoria di ieri o di qualsivoglia atto empio perpetrato nella storia."

    “[ANNIVERSARIO] Il 27 gennaio 1077 dopo tre giorni di pubblica penitenza all'Imperatore Enrico IV viene tolta la scomunica da Papa Gregorio VII che gli restituisce l'Impero.”
    “Il 27 gennaio 847 San Leone IV viene esaltato al Sommo Pontificato.”
    “Il 27 gennaio 672 muore San Vitaliano, Sommo Pontefice.”


    "Il 27 gennaio 1794 veniva ghigliottinato a Laval Antoine-Philippe de La Trémoille, principe de Talmont, generale dell'Esercito cattolico e reale, eroe della Controrivoluzione vandeana."


    Luca, Sursum Corda!
    Ultima modifica di emv; 02-04-20 alle 14:54
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  5. #5
    Forumista senior
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    IPERURANIO INTERIORE
    Messaggi
    4,328
     Likes dati
    63
     Like avuti
    331
    Mentioned
    47 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Lightbulb Re: San Giovanni Crisostomo: “Omelie contro gli Ebrei”

    27 GENNAIO 2019: DOMENICA TERZA DOPO L'EPIFANIA; SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA…

    «DOMENICA TERZA DOPO L'EPIFANIA»
    Guéranger, L'anno liturgico - Terza Domenica dopo l'Epifania

    «27 GENNAIO SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA»
    Guéranger, L'anno liturgico - San Giovanni Crisostomo, Vescovo e Dottore della Chiesa

    SANTA MESSA DOMENICALE celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (Tv) stamattina 27 GENNAIO 2019, DOMENICA TERZA DOPO L’EPIFANIA:

    III dom. dopo l'Epifania
    https://www.youtube.com/watch?v=vqLfMJ2qKmo

    San Giovanni Crisostomo - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/san-giovanni-crisostomo/
    «27 gennaio, San Giovanni Crisostomo, Vescovo, Confessore e Dottor della Chiesa (344/354 – 407).

    “San Giovanni Crisostomo, Vescovo di Costantinopoli, Confessore e Dottore della Chiesa, celeste patrono dei sacri Oratori, il quale si addormentò nel Signore il quattordici Settembre. Il suo sacro corpo, trasferito in questo giorno a Costantinopoli sotto Teodosio il Giovane, e di là poi a Roma, fu deposto nella Basilica del Prin¬cipe degli Apostoli”.
    O glorioso s. Giovanni Crisostomo, che, soffrendo sempre con inalterabile rassegnazione le calunnie pubblicate contro di voi dai più potenti nemici, quindi la deposizione, e per ben duo volte l’esilio dalla vostra sede, e l’assassinamento tentato della vostra persona, foste ancora da Dio medesimo glorificato col terremoto e colla grandine che desolarono Costantinopoli in pena della vostra espulsione, collo suppliche a voi spedite per richiamarvi, colle più orrende disgrazie sopraggiunto ai vostri persecutori, e finalmente coi più stupendi prodigi operati a vantaggio dei luoghi disagiatissimi in cui foste rilegato, ottenete a noi tutti la grazia di soffrire sempre con mansuetudine, anzi di ricambiare coi benefizi gli affronti dei nostri nemici, onde impegnare l’Altissimo a glorificarci a misura delle sofferte umiliazioni. Così sia.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...isostomo-1.jpg

    “21 gennaio 2018, III domenica dopo l’Epifania: omelia di don Francesco Ricossa nella chiesa San Luigi Gonzaga di Albarea, Ferrara.
    https://www.youtube.com/watch?v=12h_JXYoCko
    La tragedia di un popolo - Centro Studi Giuseppe Federici

    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «MARTIROLOGIO ROMANO, 1955
    Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»

    https://stateettenetetraditiones.blo...ostro.html?m=1
    «27 GENNAIO 2019: DOMENICA TERZA DOPO L'EPIFANIA
    TERZA DOMENICA DOPO L'EPIFANIA DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

    Semidoppio.
    Paramenti verdi.
    La Santa Messa della Terza Domenica dopo l'Epifania si riallaccia al tempo di Natale, pertanto l'Introitus, il Graduale, l'Alleluja, l'Offertorium e il Communio ci manifestano che Nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo, che opera prodigi, e che bisogna adorarlo. La Santa Chiesa continua, infatti, in questo tempo dopo l'Epifania, a dichiarare la divinità di Cristo e quindi la sua regalità su tutti gli uomini. È il Re dei Giudei, è il Re dei Gentili. Così la Santa Chiesa sceglie in San Matteo una pericope evangelica nella quale Gesù opera un doppio miracolo per provare agli uni e agli altri d'essere veramente il Figlio di Dio. Il primo miracolo è per un lebbroso, il secondo per un centurione. Il lebbroso appartiene al popolo di Dio, e deve sottostare alla legge di Mosè. Il centurione, invece, non è della razza d'Israele, a testimonianza del Salvatore. Una parola di Gesù purifica il lebbroso, e la sua guarigione sarà constatata ufficialmente dal Sacerdote, perché sia loro testimonianza della divinità di Gesù (Evangelium). Quanto al centurione - ufficiale che comandava cento soldati della legione romana -, questi attesta con le sue parole umili e confidenti che la Santa Chiesa mette ogni giorno sulle nostre labbra alla Santa Messa, che Cristo è Dio. Lo dichiara anche con la sua argomentazione tratta dalla carica che egli ricopre: Gesù non ha che da dare un ordine, perché la malattia gli obbedisca. E la sua fede ottiene il grande miracolo che implora. Tutti i popoli prenderanno dunque parte al banchetto celeste nel quale la divinità sarà il cibo delle loro anime. E come nella sala di un festino tutto è luce e calore, le pene dell'inferno, castigo a quelli che avranno negato la divinità di Cristo, sono figurate con il freddo e la notte che regnano al di fuori, da queste «tenebre esteriori» che sono in contrasto con lo splendore della sala delle nozze. Alla fine del discorso sulla montagna «che riempì gli uomini d'ammirazione» (Matt 7:28), San Matteo pone i due miracoli dei quali ci parla l'Evangelium. Essi stanno dunque a confermare che veramente «dalla bocca di un Dio viene questa dottrina che aveva già suscitato l'ammirazione» nella Sinagoga di Nazaret (Communio).
    Facciamo atti di fede nella divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, e, per entrare nel suo regno, accumuliamo, con la nostra carità, sul capo di quelli che ci odiano dei carboni di fuoco (Epistola), cioè sentimenti di confusione che loro verranno dalla nostra magnanimità, che non daranno ad essi riposo finché non avranno espiato i loro torti. Così realizzeremo in noi il mistero dell'Epifania che è il mistero della regalità di Nostro Signore Gesù Cristo su tutti gli uomini. Uniti nella fede in Cristo, devono quindi tutti amarsi come fratelli. «La grazia della fede in Gesù opera la carità» dice Sant'Agostino (II Notturno del Mattutino).
    Dall'Esposizione di Sant'Agostino Vescovo sull'Epistola ai Galati.
    Prefazione, tomo 4.

    La causa, per cui l'Apostolo scrive ai Galati, è questa: far comprendere che effetto della grazia di Dio è che non siano più sotto il giogo della legge. Infatti, quando fu loro annunziata la grazia del Vangelo, non mancarono certuni provenienti dalla circoncisione (giudaismo), i quali, sebbene Cristiani di nome ma che non apprezzavano ancora pienamente il beneficio della grazia, volevano rimanere ancora soggetti alle prescrizioni onerose della legge, che il Signore Dio aveva imposto non a dei servi della giustizia, ma a degli schiavi del peccato, dando cioè una legge giusta ad uomini ingiusti, non per purificarli dei loro peccati, ma per farli loro conoscere. Ebbene solo la grazia della fede, che opera mediante la carità, cancella i peccati.
    Sebbene i Galati fossero già stabiliti sotto il giogo di questa grazia, quelli volevano ricondurli sotto il giogo della legge, affermando che nulla sarebbe loro giovato il Vangelo, se non venivano circoncisi, e se non adottavano le altre osservanze esteriori del rito giudaico. E quindi avevano cominciato a ritenere sospetto l'Apostolo Paolo, che aveva loro predicato il Vangelo, come uno che non seguiva la stessa regola degli altri Apostoli, che obbligavano i Gentili a praticare i riti giudaici.
    Di simile questione si tratta pure nell'Epistola ai Romani; tuttavia pare che ci sia una qualche diversità, perché in quella scioglie le contestazioni e compone le dissensioni sorte fra i Cristiani venuti dal Giudaismo e quelli che erano venuti dal Gentilesimo: pretendendo i primi che il Vangelo era stato loro annunziato in ricompensa dei meriti delle opere che avevano fatto sotto la legge, e che agli incirconcisi, non meritando questa ricompensa, non si doveva dare; mentre questi pretendevano d'esser preferiti ai Giudei siccome uccisori del Signore. Ma in questa lettera scrive a quelli che erano già stati turbati dall'autorità dei Giudaizzanti, che li spingevano alle osservanze legali.


    (…)
    L'Epistola ai Romani, che la Santa Chiesa in questo periodo liturgico legge nella Santa Messa, è consacrata a mostrare che Giudei e Gentili sono chiamati a far parte del regno di Cristo e ad essere gli uni e gli altri, membri del corpo mistico di cui Cristo è il Capo. Tutti, essendo oggetto della misericordia divina, e un sol corpo in Gesù Cristo, devono amarsi come fratelli e lasciare a Dio il pensiero di vendicare il male che loro vien fatto; perché dopo la misericordia di Gesù, verrà la giustizia ed allora Gesù renderà a ciascuno secondo le proprie opere.
    (…)
    Dopo il sermone della montagna, il Signore guarì il lebbroso. San Girolamo rileva che «bene a proposito, dopo la predicazione e l'istruzione, si presenti l'occasione di un prodigio, affinché per la forza del miracolo sia confermata «presso gli uditori» la parola che avevano ascoltato. Il Signore stende la mano sull'infermo (cfr. Offertorium) e subito la lebbra scompare. Gesù dice: lo voglio (Volo) e comanda: sii guarito (mundare)».
    I due miracoli di Nostro Signore Gesù Cristo, di cui parla l'Evangelium, provano la sua divinità e fanno vedere quello che Egli ha fatto per i Giudei e per i Gentili, essendo egli venuto a guarirli dalla lebbra e dalla paralisi del peccato. Beati quelli che avranno creduto in Gesù, e saranno stati guariti da Lui. Gli altri saranno espulsi dal suo regno, quando questo Re sovrano ritornerà alla fine dei secoli per castigare i cattivi e compensare i buoni.
    (…)
    Omelia di San Girolamo, Prete.
    Libro 1 Commento al cap. 8 di Matteo.

    Discendendo il Signore dal monte, gli si fanno incontro le turbe, perché non avevano potuto salire in alto. E per primo gli si fa innanzi un lebbroso: infatti, a motivo della lebbra, non aveva potuto ancora udire sul monte il gran discorso del Salvatore. Ed è da notare, che egli è il primo guarito in particolare; in secondo luogo, il servo del centurione; in terzo luogo, la suocera di Pietro colpita da febbre in Cafarnao; in quarto luogo, gli indemoniati che gli furono presentati e dai quali con una parola scacciò gli spiriti, circostanza in cui guarì ancora tutti gli altri malati.
    Quand'ecco un lebbroso si accosta e gli si prostra innanzi dicendo (Matt 8:2). Rettamente dopo la predicazione e l'istruzione si offre l'occasione di un miracolo, affinché per l'autorità del miracolo sia confermato presso gli uditori il discorso tenuto dianzi. Signore, se vuoi, puoi mondarmi (Matt 8:2). Chi prega di volere, non dubita del potere. E Gesù, stesa la mano, lo toccò dicendo: Lo voglio, sii mondato (Matt 8.3). Nello stendere il Signore la mano, subito andò via la lebbra. E allo stesso tempo osserva, che risposta umile e senza iattanza. Quello aveva detto: Se vuoi; il Signore risponde: Lo voglio. Quello aveva premesso: Puoi mondarmi; il Signore soggiunge e dice: Sii mondato. Non dunque, come credono molti Latini, si deve congiungere e leggere: Voglio che sii mondato; ma separatamente, così che dica prima: Lo voglio; poi ordini: Sii mondato.
    E Gesù gli disse: Guardati dal dirlo ad alcuno (Matt 8:4). E in verità, che necessità c'era di ostentare colla parola ciò che mostrava col corpo medesimo? Ma va' e mostrati al sacerdote (Ibi). Per più ragioni lo manda dal sacerdote: primo, per umiltà, per mostrare che egli rendeva deferente onore ai sacerdoti. Difatti la legge prescriveva, che quelli che erano stati mondati dalla lebbra, facessero offerta ai sacerdoti. Poi, affinché, vedendo il lebbroso mondato, essi o credessero al Salvatore o non ci credessero: se credessero, si salvassero; se non ci credessero, fossero inescusabili. E anche perché, come l'accusavano spessissimo, non sembrasse che violasse la legge.
    (…)
    Preghiamo.
    O Signore, che ci concedi di partecipare a tanto mistero, degnati, Te ne preghiamo, di renderci atti a riceverne realmente gli effetti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.»

    https://stateettenetetraditiones.blo...scovo.html?m=1
    «27 GENNAIO 2019: SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA
    La Santa Chiesa celebra oggi la festa di San Giovanni Crisostomo, che con Sant'Atanasio, San Gregorio di Nazianzo e San Basilio forma il gruppo dei quattro grandi Dottori d'Oriente (Introitus).»
    https://1.bp.blogspot.com/-i_WGwWbnX...7_08-59-54.jpg

    «A Roma, presso santa Maria Maggiore all'Esquilino, la Traslazione dell'Icona della Vergine Madre di Dio Maria "Salus Populi Romani".

    Oremus
    Deus, qui Genetricem dilécti Filii tui salútem pópuli Románi constituisti, præsta, quǽsumus, ut nos in eius protectióne vivámus et Ecclésia tua perpetua pace lætétur. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.»


    https://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.

    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Giovànni Crisòstomo, Vescovo di Costantinopoli, Confessore e Dottore della Chiesa, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Dottore, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Giovànni Crisòstomo, Vescovo di Costantinopoli, Confessore e Dottore della Chiesa, possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.»

    [B]https://www.radiospada.org/
    http://edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/
    «27 GENNAIO 2019: DOMENICA TERZA DOPO L'EPIFANIA»

    «27 GENNAIO 2019 SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA»

    «"Ah, se questa Marietta (la Beata Vergine Maria, Madre di Dio) così la chiamavano per rabbia (i demoni esorcizzati) non si fosse opposta ai nostri progetti e ai nostri sforzi, già da molto tempo noi avremmo rovesciato e distrutto la Chiesa e fatto cadere nell'errore e nell'infedeltà tutte le sue gerarchie!"»
    (San Luigi M. G. de Monfort, raccontando la vita di San Domenico, "Il segreto mirabile del Santo Rosario", decina IV, n. 104)
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...cd&oe=5CC08F7E




    https://www.radiospada.org/2018/11/l...ntisemitesimo/
    “La Chiesa e la condanna dell’antisemitismo. di Redazione RS

    Già in passato abbiamo trattato la problematica dell’Antisemitismo e della Questione Ebraica: rimandiamo dunque agli articoli riportati in calce. Tuttavia siccome in occasione dell’ottantesimo anniversario della promulgazione in Italia delle leggi razziali – le quali peraltro non poche rimostranze causarono da parte della Santa Sede a riguardo di quelle persone di razza ebraica che tuttavia avevano abbandonato il Giudaismo per abbracciare il Cattolicesimo – qualche Porporato ha sentito lo spasmodico bisogno di battersi il petto per le colpe e/o i ritardi della Chiesa e dei cattolici in generale (Leggi razziali, il “mea culpa” di Bassetti: i cattolici non fecero abbastanza, Vatican Insider, 19/11/2018), ci piace ricordare, a difesa dell’onore della nostra immacolata Madre la Chiesa, che il Magistero già nel 1928 riprovava l’odio razziale verso gli Ebrei, volgarmente noto come antisemitismo (anche se a rigore pure gli Arabi sono semiti, ma non ci soffermiamo). E lo faceva nel documento (riportato integralmente di seguito) per mezzo del quale il Sant’Offizio – allora retto dal Cardinale Rafael Merry del Val, parente del santo fanciullo Dominguito del Val martirizzato in un omicidio rituale ebraico nel 1250 – l’Associazione Amici Israel che partendo da premesse buone come il favorire la conversione dei Giudei, arrivò a richiedere la abolizione della preghiera del Venerdì Santo “Pro perfidis Iudaeis” (poi modificato da Giovanni XXIII e abolita da Paolo VI) e a sostenere conclusioni che saranno esplicitate dal documento conciliare “Nostra Aetate” e dai pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, i quali, calpestando i Vangeli, la Tradizione e i Padri, nega la colpa di deicidio e la riprovazione del popolo che un dì fu eletto, ma che ora non lo è più. La Chiesa Romana, erede della Sinagoga e vero Israele di Dio, che è animata dalla carità di Dio che vuole che ogni uomo sia salvo, prega per questi infelici su cui cade a condanna il Sangue del Redentore, coi quali sempre ha intrapreso una polemica a volte anche accesa sul campo teologico (un antigiudaismo pienamente cattolico, già proprio di san Paolo che era Ebreo), affinché essi, accettando Gesù come Messia e Dio possano nuovamente fruire dei beni che Dio promise ai Patriarchi. Quanto alla azione pratica basta la seguente citazione di Emilio Pinchas Lapide, ex console di Israele a Milano, «La Santa Sede, i nunzi e la Chiesa cattolica hanno salvato da morte certa tra i settecentomila e gli ottocentocinquantamila ebrei».
    https://i2.wp.com/www.radiospada.org...70%2C882&ssl=1
    SUPREMA SACRA CONGREGAZIONE DEL SANT’OFFIZIO DECRETO SULLA ABOLENDA ASSOCIAZIONE “AMICI ISRAEL”
    Poiché la natura ed il fine dell’associazione chiamata “Amici di Israele” sono state sottomesse al giudizio della Suprema Sacra Congregazione del Sant’Offizio, unitamente ad un opuscolo intitolato “Pax super Israel”, edito recentemente dai dirigenti della Associazione e abbondantemente diffuso per farne meglio comprendere i caratteri e il metodo, gli Eminentissimi Padri preposti alla preservazione della fede e dei costumi, hanno innanzitutto constatato l’aspetto lodevole di questa Associazione, che è quello di esortare i fedeli a pregare Dio e a lavorare per la conversione degli Israeliti al regno di Cristo. Non c’è da stupirsi se ai suoi inizi questa Associazione, che non si proponeva che quest’unico scopo, abbia ottenuto la adesione non solo di molti fedeli e sacerdoti, ma anche di un buon numero di Vescovi e Cardinali. Infatti la Chiesa Cattolica ha sempre avuto l’abitudine di pregare per il popolo ebraico, che fu il depositario delle promesse divine fino a Gesù Cristo, e questo malgrado il continuo accecamento di questo popolo, anzi proprio a causa di questo accecamento. Con quanta carità la Sede Apostolica ha sempre protetto questo popolo da ogni ingiusta vessazione! Poiché essa riprova tutti gli odi e le animosità tra i popoli, così condanna pure massimamente l’odio contro il popolo una volta eletto da Dio, odio che ai nostri giorni si usa designare comunemente con la parola “antisemitismo”. Tuttavia notando e considerando che questa “Associazione degli Amici di Israele” ha adottato in seguito un modo di agire e di pensare contrari al senso e alla spirito della Chiesa, al pensiero dei Santi Padri e alla Liturgia, gli Eminentissimi Padri, dopo aver ascoltato il parere degli Eccellentissimi Signori Consultori, nell’assemblea plenaria del 21 marzo 1928, hanno decreto che l’Associazione degli Amici di Israele doveva essere soppressa. L’hanno dichiarata abolita di fatto e hanno prescritto che nessuno, in futuro, si permetta di scrivere o stampare libri od opuscoli di natura tale da favorire in qualunque modo tali erronee iniziative. Il giovedì seguente, 22 dello stesso mese ed anno, nell’udienza accordata all’Assessore del Sant’Offizio, il Santissimo Padre e Signor Nostro Pio per divina provvidenza Papa XI ha approvato la decisione degli Eminentissimi Padri e ne ha ordinato la pubblicazione.
    Dato a Roma, dal Palazzo del Sant’Offizio, il 25 marzo 1928.
    Castellano Notaro della Suprema Sacra Congregazione del Sant’Offizio. In Acta Apostolicae Sedis, XX (1928), pp. 103-104.
    [A cura di Giuliano Zoroddu]
    Altri articoli sul tema
    Nuovo Israele, giudaismo, sionismo
    https://www.radiospada.org/2014/10/n...ismo-sionismo/
    Antisemitismo cattolico?
    Antisemitismo cattolico? | Radio Spada
    [QUESTIONE EBRAICA] Piergiorgio Seveso introduce ‘Pensieri teologicamente scorretti” di P. Vassallo
    https://www.radiospada.org/2015/09/q...di-p-vassallo/
    Chiesa e giudaismo, prima e dopo il Concilio Vaticano II”
    https://www.radiospada.org/2017/12/c...e-dopo-il-cv2/
    “la SS. Trinità, in cui non credono gli Ebrei”
    https://i1.wp.com/www.radiospada.org...24%2C947&ssl=1


    Libri che a mia volta consiglio, oltre a diversi altri:

    San Giovanni Crisostomo, Omelie contro gli ebrei, Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia (Torino) 1997.

    Emmanuel Ratier, Misteri e Segreti del B’naï B’rith. La più importante organizzazione ebraica internazionale, (trad. it.) Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia (Torino) 1995.

    Emmanuel Ratier, I Guerrieri d’Israele. Inchiesta sulle milizie sioniste, (trad. it.) Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia (Torino) 1998.

    Julio Meinvielle, L’ebreo nel mistero della storia, EFFEDIEFFE, Proceno di Viterbo 2012.
    Julio Meinvielle, Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, Seconda Edizione Italiana Integrata (fuori commercio) a cura di Ennio Innocenti, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe 1995.

    Enrico Maria Radaelli, Il Mistero della Sinagoga Bendata, ed. Effedieffe, Milano 2002; seconda edizione in pro manuscripto (rivisitata e perfezionata nel secondo capitolo), Milano 2010.

    Francesco Spadafora, Cristianesimo e giudaismo, (ristampa) Amicizia cristiana, Chieti 2012.

    Pier Carlo Landucci, La vera carità verso il popolo ebreo, Amicizia Cristiana, Chieti 2006.




    Lodato sempre sia il Santissimo nome di Gesù, Giuseppe e Maria!!!
    Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
    Luca, Sursum Corda – Habemus Ad Dominum!!!
    Ultima modifica di emv; 02-04-20 alle 15:09
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  6. #6
    Moderatore Cattolico
    Data Registrazione
    06 Jun 2009
    Messaggi
    13,735
     Likes dati
    3,391
     Like avuti
    2,788
    Mentioned
    604 Post(s)
    Tagged
    3 Thread(s)

    Predefinito Re: EBREI - San Giovanni Crisostomo: “Omelie contro gli Ebrei”


    Analisi di alcuni passaggi delle omelie e loro contestualizzazione storica


    Per comprendere i motivi di determinati toni infuocati e polemici di queste omelie occorre inquadrarle nel contesto storico.

    Recupero allo scopo del testo scritto in risposta su un 3D di un'altra sezione. Non ho avuto tempo di analizzare tutte le omelie. Ritengo che questi passi siano rappresentativi dei toni e degli argomenti ma se dei forumisti trovassero dei passaggi più problematici possono postarli per discuterne.




    Dice il Santo in alcuni passi salienti della S. Omelia:


    Qualcuno forse mi obbietterà: "Perché la circoncisione è di tal danno da rendere inutile tutto il bene dispensato da Cristo?".

    Il danno della circoncisione è tanto grave non per la sua natura, ma per l’iniquità. Vi fu un tempo in cui era una legge utile e necessaria, ora è abrogata ed è inutile. Se dunque tu la usi a sproposito, rendi inutile per te il dono di Cristo.

    Non ditemi che la circoncisione è soltanto un precetto, perché questo solo precetto
    ti impone il giogo di tutta la legge.

    "Paolo mise il suo nome, rievocando nella loro memoria quanto aveva fatto per la legge; proprio come se dicesse "non agisco per odio contro la circoncisione, ma per conoscenza della verità.
    Io, Paolo dico questo, lo stesso Paolo che fu circonciso l’ottavo giorno" (Fil 3, 5), di stirpe israelita, ebreo nato da Ebrei della tribù di Beniamino, Fariseo secondo la legge, che ho perseguitato la Chiesa (Atti 8, 3) che entravo nelle case, trascinavo fuori uomini e donne e li mettevo in prigione; "



    Contesto storico:

    Quelle omelie hanno un linguaggio forte perchè furono scritte in certi contesti sociali. In quel periodo, durante il cristianesimo primitivo, in quei certi luoghi i cristiani erano oggetto di vessazioni
    ed erano in attrito con i giudei che erano una comunità più forte numericamente e socialmente rispetto alla nascente cristiana.

    Evidentemente fare la circoncisione li faceva sentire obbligati a seguire tutta la vecchia legge. Bisogna ricordare che tra i precetti di questa legge che i cristiani potevano sentirsi obbligati a seguire c’erano la poligamia e il levirato.
    Non compatibili con il cristianesimo nè con la società ordinata dal Diritto romano.

    Poligamia e il levirato saranno abbanonati da una parte degli ebrei verso il XI secolo grazie alle riforme del rabbino Rabbi Gershom nell XI sec. I Giudei ashkenaziti (ossia i Giudei originari dall'Europa centrale), che costituiscono la più grande parte della comunità giudaica, accettarono la riforma di Rabbi Gershom, non così i Giudei sefarditi (ossia i Giudei originari della Spagna e del Portogallo) e in prevalenza neppure i Giudei delle comunità orientali
    e fu praticato dalle comunità ebraiche spagnole, sefardite, fino all'anno 1950 quando fu vietato da una decisione del Rabbinato primario dello Stato d'Israele per tutti i Giudei d'Israele (ossia Giudei ashkenaziti, sefarditi e orientali).
    IN PALESTINA È GENOCIDIO! ROSA E OLINDO LIBERI SUBITO!
    FUORI DALLA NATO! FUORI DALLA UE! BASTA ECOFOLLIE GREEN!


    “Sorgi, Dio, difendi la tua causa.”
    "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli…"


 

 

Discussioni Simili

  1. Omelie contro gli ebrei - S. Giovanni Crisostomo
    Di Sedizione nel forum Destra Radicale
    Risposte: 7
    Ultimo Messaggio: 04-05-08, 21:26
  2. 27 gennaio: San Giovanni Crisostomo
    Di Barney nel forum Destra Radicale
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 27-01-06, 18:58
  3. La Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo
    Di Qoelèt nel forum Chiesa Ortodossa Tradizionale
    Risposte: 7
    Ultimo Messaggio: 20-01-03, 00:12
  4. Risposte: 7
    Ultimo Messaggio: 11-10-02, 22:47

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito