L'Italia riconosce il Kosovo
Via l'Ambasciatrice serba
di VINCENZO NIGRO
Il Consiglio dei Ministri ha appena deciso di riconoscere l'indipendenza del Kosovo. Dopo una relazione del ministro degli Esteri, tutto il consiglio ha appoggiato la proposta di Prodi e di Massimo D'Alema, salvo il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero (Rifondazione), che ha confermato la sua opposizione. A questo punto D'Alema è stato "autorizzato" dal Consiglio dei Ministri a rispondere positivamente alla lettera con cui le autorità kosovare richiedevano il riconoscimento del loro stato come indipendente. L'Italia riconoscerà l'indipendenza del Kosovo "in un quadro di supervisione internazionale" e il ministero degli Esteri avvierà normali relazioni diplomatiche.
Come annunciato ieri dal ministro degli Esteri serbo Vuk Jerevic, a questo punto entro 48 ore l'ambasciatrice serba a Roma lascerà Roma per protesta. Sanda Raskovic-Ivic ha annunciato a Repubblica che ha già pronta una nota di protesta da consegnare al ministero degli Esteri, "consegnerò la lettera di protesta e partirò per Belgrado".
Ieri durante un dibattito davanti alle Commissione Esteri di Camera e Senato, D'Alema aveva sostenuto che riconoscere il nuovo Stato "è interesse dell'Italia", che nell'ex provincia serba contribuisce al contingente di Kfor e si appresta ad inviare altri 200 uomini nel quadro della missione civile della Ue EULEX. "Non mi sentirei di lasciare in un Paese che non riconosciamo i 2.600 militari, nè i 200 funzionari civili che stiamo per mandare. Se non riconoscessimo sollecitamente il Kosovo questi uomini non avrebbero la necessaria copertura politica e diplomatica per operare sul terreno e interagire con le autorità di Pristina. Dovremmo ritirarli. Il che non gioverebbe a nessuno, la nostra presenza è utile a tutti, in primo luogo alla Serbia".
Secondo il ministro il processo di riconoscimento di Pristina - "utile e necessario" - va però affrontato con "sobrietà, continuando a lavorare per mantenere buoni rapporti con la Serbia". D'Alema ha definito "comprensibile" il momento di "amarezza e protesta" che sta vivendo Belgrado e ha assicurato che l'Italia continuerà la "politica di amicizia, apertura e dialogo" avviata negli ultimi anni con la Serbia. "Bisogna guardare al futuro", anche perché "in fondo, dal punto di vista sostanziale, il Kosovo non apparteneva più alla Serbia da otto anni.
Per D'Alema, la dichiarazione di indipendenza proclamata unilateralmente da Pristina domenica è un "caso sui generis" che "non determina alcun precedente internazionale" che possa giustificare "effetti imitativi" da parte di altre realtà con ambizioni separatiste.
(21 febbraio 2008)
da repubblica.it