Da La Stampa 22 Febbario 2008

La casta Aida

Aida Yespica avrebbe rifiutato di candidarsi alle elezioni, preferendo all’aula di Montecitorio le atmosfere più raffinate del Bagaglino. L’idea di inserirla nella casta dell’Isola dei Penosi era venuta al Conduttore Maximo del Pueblo della Libertà. Certo, la ragazza è venezuelana, ma se è per questo neanche Carla Bruni è francese: si poteva rimediare trovandole un bisnonno italiano (Pippo Franco?) o facendola adottare da Emilio Fede. Un freno alla candidatura è stata la simpatia di Aida per il connazionale e sinistro Chavez: un freno per lei, naturalmente, perché Berlusconi ormai sarebbe pronto a fare le Grandi Intese anche con Castro e Che Guevara, se non lo avessero appena informato che uno dei due è morto nel 1967 mentre lui, all'oscuro di tutto, stava fondando l’Edilnord.

Nulla da eccepire sulla Yespica, che come capogruppo alla Camera sarebbe stata persino più intrigante di Elio Vito. Però il rinnovamento promesso dai partiti richiederebbe liste non solo pulite, ma sensate. Ci vorrebbe un disarmo bilaterale dell’ipocrisia: basta specchietti per le allodole, registi esauriti, attori balbettanti, cantanti rauchi, calciatori azzoppati, giornalisti annoiati, intellettuali marginali, figli di papà, figlie di Maria, nipoti della zia, amici del giaguaro, generi sui generis e cognati travagliati. Appurato che ai parlamentari moderni non si richiede competenza ma obbedienza, e che la funzione sociale di quel lavoro consiste nell’elargire un salario a mille famiglie italiane, tanto varrebbe prendere i nominativi direttamente dalle liste di collocamento, quelle vere.



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