L’INTERVENTO
L'Italia, i rifiuti e la copertina-choc di Newsweek diBruno Vespa
L'autore di questo articolo è su piazza da quarant'anni e ha vissuto i momenti più belli e quelli più angosciosi della seconda metà del secolo scorso. Ricorda negli anni del terrorismo le copertine di Time e di Der Spiegel che raccontavano un paese in liquidazione (spaghetti e revolver, per esempio), l'avvocato Agnelli che pensava di gestire la Fiat insieme con gli operai e magari perfino di venderla allo Stato, gli imprenditori che scappavano temendo i sequestri di persona, gli evasori fiscali che portavano i soldi all'estero, i manager, i magistrati, i poliziotti, i giornalisti che uscendo di casa dovevano guardarsi intorno e non erano sicuri di rientrare la sera.
Tutto questo per fortuna è passato, ma raramente ho ricevuto un pugno nello stomaco forte come quello dell'ultima copertina di Newsweek: una montagna di spazzatura e il titolo "Italy's mess". Mess è qualcosa che mette insieme sporcizia, disordine, pasticcio, perfino imbroglio. Eloquente il sottotitolo: "Come un delizioso paese è diventato la regione europea del disastro politico ed economico". Ho sufficiente esperienza per tarare le inchieste dei grandi giornali stranieri e sapere con quale superficiale accanimento talvolta ci demoliscono. Purtroppo l'inchiesta di Nesweek era molto documentata: tirando fuori dal mucchio mette insieme la spazzatura campana e lo sprofondare di Venezia, l'assenza di infrastrutture a Firenze per arginare l'ondata di turisti e la tragedia dell'Alitalia. ("Lufthansa sa che Alitalia è un marchio meraviglioso - mi ha detto un informatissimo signore del ramo - ma non si azzarda ad accostarvisi perché ha il terrore del crollo del proprio titolo in Borsa per un investimento così importante nel nostro Paese"). Le cifre dell'economia condiscono bene il disastro. Basti citare l'ultima di ieri: cresceremo quest'anno dello 0.7 per cento contro l'1.8 del resto d'Europa. L'Italia, scrive il settimanale americano, è come Nanni Moretti vedovo in 'Caos calmo': seduto su una panchina a guardare il mondo che gli passa accanto.
Nella stessa giornata in cui ho letto Newsweek sono stato invitato a un pranzo a quattr'occhi da uno dei più influenti ambasciatori stranieri. "Nei vertici internazionali l'Italia conta ormai meno della Spagna e della Polonia - mi ha detto -. Non è possibile che finisca così. Dovete reagire".
Rientrato dal pranzo, ho incontrato un vecchio amico, un imprenditore campano che si fa onore in Italia e nel mondo. Mi ha sbattuto sotto gli occhi una lista di possibili candidati alle elezioni nella sua regione: alcune persone per bene, molti che non hanno combinato nulla, alcuni impresentabili. "E' questa la risposta all'immondizia?", mi ha chiesto. Potrei chiudere qui e lasciare al lettore le conclusioni. Voglio invece aggiungere una sferzata di speranza: siamo rinati dalle macerie del dopoguerra, abbiamo sconfitto il terrorismo e l'inflazione a due cifre. Non possiamo annegare così. Berlusconi e Veltroni hanno davanti a sé l'occasione storica di far ripartire un paese fermo e demotivato, disperatamente bisognoso di grandi riforme e di grandi infrastrutture che lo rendano moderno. E' vero che i governi contano ormai assai più dei parlamenti. Ma con l'attuale legge elettorale, il volto di deputati e senatori è quello di chi li nomina, cioè i capi dei loro partiti. Lascino a casa gli impresentabili (uomini o donne che siano). Cerchino una rappresentanza del Paese migliore. C'è tanta gente capace e per bene in tutte le categorie professionali. Si tronchi il potere dei capibastone che vietano, segano, bloccano. Altrimenti saremo come ci descrive Newsweek: seduti su una panchina a guardare il mondo che ci passa accanto.
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