Prc, Giordano "caccia" le minoranze
Ida Rotano, 22 febbraio 2008, 20:26
Politica Il Comitato politico nazionale discute di liste, e la 'Falce e martello' divide Rifondazione: Giordano non candida la minoranza più fedele al simbolo e domani la falce e martello sarà la protagonista di una vivace protesta dei "Comunisti Autoconvocati" di Rifondazione, in particolare le federazioni bolognese e fiorentina
Un gruppo di contestatori, armati di falci e di martelli (ma solo disegnati sulle bandiere) farà irruzione nel dibattito interno a Rifondazione comunista presentandosi domani a Roma, al centro congressi Frentani dove è iniziata oggi la due giorni del Comitato politico nazionale (Cpn), per discutere di programma e di criteri per le liste elettorali. Obiettivo: contrastare, secondo i promotori dell'iniziativa, la "ormai evidente decisione di sciogliere Rifondazione Comunista per dar vita a un nuovo partito, genericamente di sinistra". Sintomo di questa intenzione, la decisione di cancellare la falce e martello dalla scheda elettorale "senza neanche consultare gli iscritti e i militanti".
Nella discussione del Cpn l'eco del contrasto, che è animato soprattutto dalla minoranza dell'Ernesto, si sente nella relazione del segretario Franco Giordano, che ammonisce a non fare "giochi di posizionamento congressuale" sulla falce e martello: "Ho sentimenti anch'io, non si gioca con i sentimenti", dice. Per Giordano il partito deve fare "una campagna militante e mobilitante", e deve mettere "le sezioni a disposizione della costruzione del soggetto politico unitario", cioè della Sinistra arcobaleno.
Il programma della lista unitaria è in via di definizione, anche attraverso incontri con forze sindacali e di movimento se ne stanno mettendo a punto i contenuti. Giordano, che vede "un avvicinamento sui temi economici tra le posizioni della destra e il Pd", prova ad anticipare alcune misure 'di sinistra' che faranno parte delle proposte dell'Arcobaleno: abolizione dell'Ici sulla prima casa ai redditi medio bassi, eliminazione del ticket sanitario e delle liste d'attesa negli ospedali e negli ambulatori pubblici, aumento delle tasse sulle stock option, restituzione del fiscal drag, armonizzazione della tassazione sulle rendite finanziarie, lotta alla precarietà attraverso il superamento della legge 30.
Ma il punto dolente della discussione sono le liste elettorali.
Per Rifondazione Comunista è l'ora delle scelte. Il comitato politico nazionale oggi e domani decide chi dei parlamentari che ora siedono alla Camera e al Senato farà ritorno a Palazzo. Le risorse, i posti a disposizione, sono appena la metà di quelli raggiunti ad aprile del 2006. E la scelta non è facile.
All'epoca il Prc poteva contare su una pattuglia di 78 tra deputati, senatori e uomini di governo. Al prossimo turno, anche valutando un risultato del 10 per cento, bisognerà fare desco con la metà degli ingredienti: tra 40 e 50 è infatti la compagine istituzionale del Prc anno domini 2008. Si scelgono quindi i criteri in base ai quali selezionare i candidati. E la segreteria delega al parlamentino il lavoro sporco di decidere chi resta. E chi va.
Ciccio Ferrara, responsabile organizzazione del partito, ha esposto oggi al Cpn gli orientamenti del partito di Giordano. Sui temi più delicati (doppio mandato, rappresentanza delle minoranze) ha espresso una 'preferenza'. Ma ha chiesto ai delegati di disporsi alla scelta. Oggi e domani la discussione e il voto sui criteri. Un altro comitato politico nazionale, il 29 febbraio, scriverà nero su bianco i nomi delle teste di lista (bloccata).
Nello schema della segreteria i criteri di selezione recitano: le donne saranno il 50% delle candidature, Roma e le periferie esprimeranno "più o meno lo stesso numero di eleggibili", chi ha svolto già un doppio mandato (pieno a livello nazionale, regionale ed europeo) non potrà essere ricandidato, le minoranze hanno diritto ad un posto, la Sinistra Europea è invitata a dimezzare i suoi rappresentanti, come fa d'altronde il resto del partito.
Due le questioni aperte per le quali Franco Giordano si affida al parlamentino: il doppio mandato vale solo nel caso di incarichi ricoperti per nome e per conto di Rifondazione (come vuole la segreteria, con spirito più magnanimo) oppure esso vale per il totale degli incarichi ricoperti, anche in altri partiti (come vorrebbe la pancia del Prc, stando all'umore di alcuni intervenuti oggi)? C'è poi il diritto di tribuna alle minoranze.
Ferrara riconosce la prerogativa ma propone al parlamentino di "non assegnare alcun rappresentante a chi esprime un'opposizione tout court alla linea del partito in quanto tale. Dargli un parlamentare- dice- sarebbe un investimento sbagliato".
Tessuta così la rete per scremare la compagine istituzionale di Rifondazione, nel partito si inizia a far di conto. Il criterio del 'doppio mandato in qualsiasi partito' metterebbe a rischio un nutrito gruppo di parlamentari, perché tanti nel Prc vengono dalle file del Pci. Tra i più noti, destinati in ogni caso ad uscire sono il presidente del gruppo al Senato Giovanni Russo Spena, il deputato 'internazionalista' Ramon Montavani, il presidente della commissione Antimafia Francesco Forgione, i deputati Graziella Mascia, Franco Russo, Mario Ricci, le senatrici Maria Celeste Nardini e Tiziana Valpiana. In bilico invece il vicepresidente del Senato Milziade Caprili, il quale pur essendo alla quarta legislatura, è alla prima nel Prc. Più o meno nelle stesse condizioni il sottosegretario Alfonso Gianni, alla terza legislatura ma le prime due con Pdup e Pci.
Nella quota destinata alla Sinistra Europea dovrebbe passare la mano Antonello Falomi, mentre Pietro Folena dovrebbe essere ricandidato perché eletto come indipendente non figura in quota Prc.
Un caso a sé quello delle minoranze. Anche per loro vale la regola del dimezzamento dei posti. Così Essere Comunisti dovrebbe passare da due ad un esponente (il borsino interno dà per favorito il senatore Claudio Grassi rispetto al deputato Alberto Burgio). Mentre la linea dell'intransigenza eliminerebbe di fatto l'area dell'Ernesto, contrari alla Sinistra Arcobaleno e fortemente critici rispetto all'accantonamento della falce e martello in queste elezioni.
Gianluigi Pegolo e Fosco Giannini non sarebbero più ricandidati.
"Noi non siamo in vendita e non cediamo ai ricatti", ha detto oggi Pegolo a Giordano intervenendo durante il comitato politico nazionale. "La sparizione della falce e martello anticipa il partito unico e l'abbandono della lotta di classe. Noi non rinunceremo alla nostra politica per paura di perdere qualche parlamentare". Le ragioni dell'Ernesto sono state difese anche da Ramon Mantovani, il quale chiede più democrazia interna, "anche per i compagni che pongono il problema del simbolo". E contesta la scelta del candidato premier: "Bertinotti è poco efficace rispetto all'elettorato di altri partiti, quelli che lo hanno sempre accusato di essere massimalista e venduto a Berlusconi, per intenderci", dice Mantovani.
Domani la falce e martello sarà la protagonista di una vivace protesta dei "Comunisti Autoconvocati" di Rifondazione, in particolare le federazioni bolognese e fiorentina, proprio alla segreteria davanti al Cpn. "Non strumentalizzate sul simbolo- ha invitato oggi Giordano dal palco- anche io ho dei sentimenti e sui sentimenti non si scherza. Non abbiamo abbandonato la falce e martello".
Pegolo e l'Ernesto dicono che loro non c'entrano con la manifestazione di domani. Ma se si apre il loro sito internet il messaggio è fin troppo chiaro: "Domani tutti a Roma", campeggia il manifesto dei fiorentini. E subito sotto: "Firenze chiama. Roma risponde. Non alla cancellazione del simbolo", risponde l'Ernesto che domenica riunisce l'assemblea nazionale.
http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=6537