Penso di non essere solo nel considerare il patriottismo nient’altro che la ragione coronata con l’amore. La coniugazione, di pascaliana memoria, dell’“Esprit géometrique” con l’“esprit de finesse”.
Ecco che se con la ragione constatiamo la perniciosità della repubblica e la necessità della Monarchia, dal cuore, dall’amore alla Patria dobbiamo far scaturire in noi la forza e la volontà di lottare. La comprensione del problema disgiunta dall’amore alla Patria, e viceversa, sono spietatamente sterili.
Ciò detto, ecco che alla domanda su cosa possiamo fare, si può trovare risposta seguendo, con la ragione e con il sentimento, con patriottismo insomma, il pensiero di Boschiero: “La nostra non è una battaglia per un mutamento di governo, ma per l’instaurazione di uno Stato nuovo sotto l’egida di una moderna Monarchia, essa dovrà essere espressione delle aspirazioni popolari e affermarsi con slancio che attui una missione rivoluzionaria di rinnovamento”.
Della stessa opinione era il generoso e nobile Orio Valdonio: “Per una totale rigenerazione della società non deve parlarsi più di restaurazione perché, come già altre volte abbiamo scritto e detto, ciò significherebbe ripristinare una monarchia secondo vecchi schemi che, se pure a noi cari, sono adatti ad una struttura dello Stato ormai inadeguata e in completo disfacimento!
I monarchici organizzati politicamente non hanno nulla da restaurare, perché loro compito dovrà essere quello di instaurare una monarchia che, pur affondando le radici nell’humus del passato, sia nuova, moderna, sociale.
Una monarchia che, vivificata da un nuovo ordinamento etico-giuridico dello Stato, sia il vertice e la garanzia di una società che, liquidata definitivamente la degenerazione partitocratrica del parlamentarismo ottocentesco, possa veramente prosperare e svilupparsi in una democrazia qualitativa…”
L’attualità del pensiero di Boschiero e Valdonio non sfugge a nessuno, anche se nessuno dei Due pensava allora al federalismo (almeno credo) e, per “instaurazione”, non si riferivano certo ad una Monarchia con altra Dinastia che non quella Sabauda. A tale approdo ci conduce invece, e nostro malgrado, la situazione attuale della Dinastia Sabauda.
Il generoso patriottismo del nostro ultimo Re ci guida a porre “l’Italia innanzitutto”, quindi anche prima del diritto di questo o quel Principe, quando esso danneggia l’interesse della Patria e… non è certo per caso che Sua Maestà abbia voluto portare con Sé il Sigillo Reale.
Se porre il bene dell’Italia innanzi a tutto ci convince razionalmente della necessità della Monarchia, il patriottismo insegnatoci dal Re ci impone di operare non inquadrati nel partito di re Tizio o di re Caio, perché la ragione ci dice che, qualunque sia l’esito della disputa, si avrebbe si, un re, ma che lo sarebbe di nessuno, e gli Italiani non avrebbero nessun re.
A questo punto risuonano forte, investite di nuovo attualissimo significato, le stringate parole di Cesare Degli Occhi, eminente penalista e patriota: «Assurdo il partito “del Re”, ma perfettamente giustificato un partito “per il re”, un partito che non pretenda investiture incompatibili col principio del “Re di tutti”, ma perfettamente comprensibile perché il Re non rimanga re di nessuno».
Il nostro patriottismo, a mio parere, deve dunque impegnarci nel portare sul terreno politico la questione monarchica, illustrando instancabilmente quanti problemi verrebbero semplificati, quante minacce verrebbero sventate, quante insidie verrebbero neutralizzate grazie alla Corona.
In questa azione, sempre secondo me, dovremmo essere impietosi con i sedicenti monarchici che, anche qui su POL nei loro avatar, osano scimmiottare la Bandiera sostituendo lo Stemma Nazionale con simboli e porcherie varie repubblicane, che trovano naturale iscriversi e militare nei partiti repubblicani, sostenendo così concretamente la repubblica, mentre gridano vanamente W il Re!
Vecchia, disgustosa storia ben nota all’UMI e al movimentismo monarchico in generale.