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  1. #1
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    Predefinito Il ricattino di Bersani

    di A. Sallusti

    Ieri il Presidente della Repubblica si è detto finalmente sereno per via del ritrovato clima di intesa sull’apertura della stagione delle riforme.
    Anche Berlusconi è ottimista, e ne ha qualche ragione visto il risultato elettorale.
    Il premier non dispera di riallacciare un rapporto con Fini e di recuperare un accordo con Casini, entrambi usciti, per motivi diversi, malconci dalla tornata delle Regionali.

    Bersani invece non è felice.
    Per nulla, ma sa che al tavolo delle riforme deve sedersi.
    O meglio, deve dire che è disposto a sedersi, pena la perdita di qualsiasi credibilità e forse anche della poltrona.
    L’attuale leader del Pd è un riformista, questo è noto, ma in questo momento a lui interessa una sola riforma, l’unica che può dare una qualche speranza alla sinistra di vincere, un giorno o l’altro, le elezioni.
    Si tratta appunto della riforma elettorale, senza la quale il centrodestra ha già in cassaforte, salvo colpi di scena al momento imprevedibili, la riconferma della sua leadership anche all’appuntamento con le urne del 2013.

    L’argomento è complesso, e pure noioso.
    In sintesi, e semplificando.
    Oggi in Italia si vota con un sistema, chiamato «Porcellum».
    Il partito, o la coalizione che ottiene un voto più degli altri vince le elezioni e diventa maggioranza assoluta in Parlamento grazie a un premio che lo porta automaticamente ad avere il 55 per cento dei seggi.
    Rispetto a questo Bersani ha due problemi.
    Primo: il Pd non sarà mai il primo partito, tanto è il divario col Pdl. Secondo: per tentare di battere l’asse Pdl-Lega, dovrebbe aggregare uno schieramento (dai centristi a Grillo passando per Verdi e neo comunisti) talmente disomogeneo che non reggerebbe un mese di governo.

    Ci sarebbero altri due modi di votare.
    Uno, già sperimentato in Italia col nome di Mattarellum, prevede che in ogni collegio i candidati si sfidino e che venga eletto quello che prende più voti. Così facendo non è detto che a livello nazionale il partito che ottiene più voti abbia anche più parlamentari.
    Nel ’96, per esempio, la Casa delle Libertà raccolse oltre un milione di voti in più ma perse le elezioni.

    Il terzo sistema è il cosiddetto «alla tedesca», cioè un misto dei primi che non decreta un vincitore certo ma lascia liberi i partiti di formare le alleanze di governo in base ai risultati ottenuti (non per nulla è il preferito da Casini che potrebbe così di volta in volta essere l’ago della bilancia).

    Ovvio che la sinistra punti su un sistema che gli permetta di vincere e governare pur avendo meno voti. Non a caso il giorno dopo la sconfitta alle regionali, invece che cercare di capire i motivi del crollo, da quelle parti si è subito parlato di nuove regole, ottenendo purtroppo anche qualche attenzione nella parte avversa.
    E proprio questo è il trappolone su cui punterà Bersani per avviare il dialogo sulle riforme.

    Come? Pretendendo che prima di parlare di giustizia, fisco e presidenzialismo, si affronti in qualche modo il tema elettorale.
    Se non un ricatto, certamente un ricattino.
    Che la legge elettorale, in vigore dal 2005, non sia il massimo è cosa nota. È chiamata «Porcellum» dopo che il suo artefice, il leghista Roberto Calderoli, la bollò come «porcata», per via delle continue modifiche che snaturarono l’idea originaria.
    Con queste regole Romano Prodi vinse le elezioni del 2006 e Berlusconi le successive del 2008.
    Ovvio che se si vuole passare a un sistema presidenziale bisognerà rimettere mano al meccanismo elettorale.

    Ma qualsiasi modifica dovrà essere fatta solo se necessaria e funzionale a modernizzare il Paese, non a consegnarlo agli avversari.
    E soprattutto va tenuto fermo il principio che governa chi ottiene la maggioranza dei consensi.
    Non chi è più furbo.

    dalla prima pg. del ilgiornale.it di domenica di Pasqua 2010

    saluti

  2. #2
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    Predefinito Rif: Il ricattino di Bersani

    un " ricattino" in cambio di cosa ?

    l' ho gia scritto sul POL ben piu di 10 anni fa. l' unico modo che ha la sinistra di togliersi dalla scatole berlusconi ( a parte l' " eliminazione fisica " ..) e' di farlo ascendere al quirinale ..:giagia:
    .. ma con con tutti gli onori eh ..
    vulgus vult decipi

  3. #3
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    Predefinito Rif: Il ricattino di Bersani

    Citazione Originariamente Scritto da larth Visualizza Messaggio
    un " ricattino" in cambio di cosa ?

    l' ho gia scritto sul POL ben piu di 10 anni fa. l' unico modo che ha la sinistra di togliersi dalla scatole berlusconi ( a parte l' " eliminazione fisica " ..) e' di farlo ascendere al quirinale ..:giagia:
    .. ma con con tutti gli onori eh ..
    Si dovrebbe candidare però, mica potreste imporgli un ruolo che non desidera vederlo impegnato?

    Eppoi che senso ha la tua affermazione?
    La sinistra mi sembra in netta m inoranza, se vuol togliersi dalle scatole berlusconi deve vincere alle prossime politiche oppure fregare i voti nella conta : uno a te due a me; ricordi nel 2006?
    Naturalmente poi, subito dopo, bruciare le schede in modo da non aver sorprese.

  4. #4
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    Predefinito Rif: Il ricattino di Bersani

    Citazione Originariamente Scritto da mustang Visualizza Messaggio
    di A. Sallusti

    Ieri il Presidente della Repubblica si è detto finalmente sereno per via del ritrovato clima di intesa sull’apertura della stagione delle riforme.
    Anche Berlusconi è ottimista, e ne ha qualche ragione visto il risultato elettorale.
    Il premier non dispera di riallacciare un rapporto con Fini e di recuperare un accordo con Casini, entrambi usciti, per motivi diversi, malconci dalla tornata delle Regionali.

    Bersani invece non è felice.
    Per nulla, ma sa che al tavolo delle riforme deve sedersi.
    O meglio, deve dire che è disposto a sedersi, pena la perdita di qualsiasi credibilità e forse anche della poltrona.
    L’attuale leader del Pd è un riformista, questo è noto, ma in questo momento a lui interessa una sola riforma, l’unica che può dare una qualche speranza alla sinistra di vincere, un giorno o l’altro, le elezioni.
    Si tratta appunto della riforma elettorale, senza la quale il centrodestra ha già in cassaforte, salvo colpi di scena al momento imprevedibili, la riconferma della sua leadership anche all’appuntamento con le urne del 2013.

    L’argomento è complesso, e pure noioso.
    In sintesi, e semplificando.
    Oggi in Italia si vota con un sistema, chiamato «Porcellum».
    Il partito, o la coalizione che ottiene un voto più degli altri vince le elezioni e diventa maggioranza assoluta in Parlamento grazie a un premio che lo porta automaticamente ad avere il 55 per cento dei seggi.
    Rispetto a questo Bersani ha due problemi.
    Primo: il Pd non sarà mai il primo partito, tanto è il divario col Pdl. Secondo: per tentare di battere l’asse Pdl-Lega, dovrebbe aggregare uno schieramento (dai centristi a Grillo passando per Verdi e neo comunisti) talmente disomogeneo che non reggerebbe un mese di governo.

    Ci sarebbero altri due modi di votare.
    Uno, già sperimentato in Italia col nome di Mattarellum, prevede che in ogni collegio i candidati si sfidino e che venga eletto quello che prende più voti. Così facendo non è detto che a livello nazionale il partito che ottiene più voti abbia anche più parlamentari.
    Nel ’96, per esempio, la Casa delle Libertà raccolse oltre un milione di voti in più ma perse le elezioni.

    Il terzo sistema è il cosiddetto «alla tedesca», cioè un misto dei primi che non decreta un vincitore certo ma lascia liberi i partiti di formare le alleanze di governo in base ai risultati ottenuti (non per nulla è il preferito da Casini che potrebbe così di volta in volta essere l’ago della bilancia).

    Ovvio che la sinistra punti su un sistema che gli permetta di vincere e governare pur avendo meno voti. Non a caso il giorno dopo la sconfitta alle regionali, invece che cercare di capire i motivi del crollo, da quelle parti si è subito parlato di nuove regole, ottenendo purtroppo anche qualche attenzione nella parte avversa.
    E proprio questo è il trappolone su cui punterà Bersani per avviare il dialogo sulle riforme.

    Come? Pretendendo che prima di parlare di giustizia, fisco e presidenzialismo, si affronti in qualche modo il tema elettorale.
    Se non un ricatto, certamente un ricattino.
    Che la legge elettorale, in vigore dal 2005, non sia il massimo è cosa nota. È chiamata «Porcellum» dopo che il suo artefice, il leghista Roberto Calderoli, la bollò come «porcata», per via delle continue modifiche che snaturarono l’idea originaria.
    Con queste regole Romano Prodi vinse le elezioni del 2006 e Berlusconi le successive del 2008.
    Ovvio che se si vuole passare a un sistema presidenziale bisognerà rimettere mano al meccanismo elettorale.

    Ma qualsiasi modifica dovrà essere fatta solo se necessaria e funzionale a modernizzare il Paese, non a consegnarlo agli avversari.
    E soprattutto va tenuto fermo il principio che governa chi ottiene la maggioranza dei consensi.
    Non chi è più furbo.

    dalla prima pg. del ilgiornale.it di domenica di Pasqua 2010

    saluti
    LE RIFORME?

    Qualcuno mi spieghi come mai al cav. non venga l'idea di fare una nuova costituzione elegendo un'assemblea costituente in modo che non siano i partiti attuali a farla?

  5. #5
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    Predefinito Rif: Il ricattino di Bersani

    Citazione Originariamente Scritto da yure22 Visualizza Messaggio
    Si dovrebbe candidare però, mica potreste imporgli un ruolo che non desidera vederlo impegnato?

    Eppoi che senso ha la tua affermazione?
    La sinistra mi sembra in netta m inoranza, se vuol togliersi dalle scatole berlusconi deve vincere alle prossime politiche oppure fregare i voti nella conta : uno a te due a me; ricordi nel 2006?
    Naturalmente poi, subito dopo, bruciare le schede in modo da non aver sorprese.
    non hai capito .
    berlusconi e' un " accidente" politico . Lui se ne stava bel bello a farsi gli affari suoi all' ombra di craxi quando la sinistra ( e suoi amici dei salotti buoni) gli hanno abbattuto l' amico.
    Ora una sinistra intelligente si sarebbe semplicemente sostituita al " cinghialone" come " protettrice " di berlusconi
    ma siccome la sinistra e moooolto intelligente ( o molto indebitata ) ha pensato che poteva far fare a berlusconi la stessa fine , ovviamente a vantaggio dei suoi nuovi amici del " salotto buono"

    Col che berlusconi non poteva che reagire, e non avendo un padrino politico si e' fatto politico se medesimo con lo scontro che ne e' derivato.
    In conseguenza di questo scontro berlusconi non potra' mai lasciare la politica ..Essere a capo della maggioranza o della opposizione ( meglio la prima ovviamente ..) gli garantisce ( anche se ultimamente sempre piu difficilmente ) la salvezza dei suoi beni e della sua persona .

    Anzi piu' viene attaccato piu' ha necessita' di essere MINIMO capo del governo e lottera' sempre come un leone per restarci .

    A questo punto l'unico modo di "disarmare" berlusconi e' garantirlo con l' elezione al colle . E' impossibile dirai tu , e allora berlusconi e' condannato a vincere tutte le elezioni...

    Anzi ' c'e' pure il rischio che alla fine a son di sentirsi dare del " duce" lo diventi davvero ...iaociao:
    vulgus vult decipi

 

 

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