Bianchi: la mannaia del decreto su Malpensa
da Il Riformista 26-02-2008) http://gabriocasati.org/?p=157
“Le Regioni dovranno perdere ogni velleità di intervenire in una materia che per sua natura deve restare di competenza statale”. Con queste parole, il ministro Bianchi ha argomentato su Il Sole 24 ORE la sua proposta di trasferire in capo a Enav (ente nazionale per l’assistenza al volo) le competenze sull’assegnazione degli slot che oggi sono appannaggio di Assoclereance, l’associazione che comprende le compagnie aeree e le società di gestione aeroportuale.
La questione degli slot non è un noioso tecnicismo, ma l’essenza stessa del mercato dell’aviazione civile e, nell’attuale contesto italiano, la condizione necessaria per qualsiasi soluzione del problema Alitalia-Malpensa. Procediamo con ordine. Il Vice presidente di Aifrance-KLM, Leo Van Wijk, ha recentemente dichiarato al Wall Street Journal che il ridimensionamento di Malpensa è pre-condizione per qualsiasi accordo tra il gruppo franco-olandese e la moribonda Alitalia. Al di là delle differenti sfumature tra francesi e olandesi sulla questione (i primi più interessati all’acquisto della compagnia italiana di quanto non lo siano i secondi), la posizione del gruppo dimostra che, come ai tempi della progettata fusione tra Alitalia e KLM, Malpensa è il nodo centrale di ogni accordo industriale sul mercato aereo civile in Italia.
Mentre nel 2000 Malpensa era la chiave di volta dell’accordo con gli olandesi, che avrebbe portato alla costituzione di un gruppo aereo integrato basato su Schiphol e sull’aeroporto milanese (accordo che saltò proprio a causa dei ritardi di Malpensa ), questa volta è la vittima sacrificale per la salvezza di Alitalia. Infatti, mentre Airfrance intende rifocalizzare Alitalia su Fiumicino, rendendola un operatore regionale integrato nel mega-gruppo, ha assoluta necessità di “mettere in sicurezza” le sue retrovie, ovvero il Nord. Per poter attuare il suo piano, legittimo e ben studiato (che presuppone la banale impossibilità di spostare Alitalia , armi e bagagli, a Malpensa) Airfrance deve comprarsi il mercato aereo italiano, non tanto Alitalia. E per poterlo fare deve chiudere le falle, la più grande delle quali si chiama Malpensa, abbandonata da Alitalia e piena di slot che, se assegnati in modo accorto e coordinato, potrebbero andare a tutto favore dei principali concorrenti europei del gruppo franco-olandese, in primo luogo a Lufthansa.
Una Malpensa rafforzata e collegata in maniera intelligente con il resto degli hub europei rappresenterebbe quindi una breccia aperta attraverso la quale un numero insostenibile di passeggeri sfuggirebbe al Charles de Gaulle o, in seconda battuta, a Fiumicino. Come si fa a sterilizzare un aeroporto? Semplice, intervenendo sui meccanismi di gestione dei suoi slot, ovvero di quegli intervalli di tempo in cui un aereo è autorizzato ad atterrare e ripartire. In questo quadro assume un nuovo significato la repentina dismissione degli slot di Alitalia a Malpensa. Mettere sul mercato tutti gli slot in un solo momento infatti, massimizza le possibilità che gli stessi si sparpaglino tra molti operatori, allontanando il rischio del rafforzamento di un soggetto unico.
Sempre nella grande partita degli slot, funzionale a quella più generale della conquista del mercato italiano, anche le parole del ministro pro-tempore Bianchi assumono una diversa connotazione. Non si fanno processi alle intenzioni, soprattutto in un contesto così tecnico come quello aeronautico, ma la tempistica del provvedimento è più che sospetta (come inequivocabilmente suggerito dallo stesso titolo de Il Sole). La proposta Bianchi infatti è diretta a sterilizzare la Legge regionale, approvata tra l’altro con voto bipartisan, con cui la Lombardia siè assegnata un ruolo nel processo di assegnazione degli slot. Una Legge che mirava appunto a conferire in capo alla Regione quei poteri, ancorché consultivi, di coordinamento in materia di fasce orarie, così essenziale per qualsiasi progetto di rilancio di Malpensa. La capacità di Regione Lombardia, e ancor più di SEA, di sottrarsi al cappio regolamentare che è stato accuratamente predisposto per Malpensa con la fattiva collaborazione del Governo, sarà essenziale per rilanciare nel prossimo futuro il grande aeroporto lombardo, al pari della capacità delle istituzioni lombarde di limitare (o meglio ancora, chiudere) Linate.
Se dalla tecnica ci spostiamo alla politica, tre sono i dati che emergono più nitidamente.
Il primo è il sostanziale disinteresse del centrodestra nazionale alla vicenda, cui fa riscontro il grande attivismo di Lega e Forza Italia sul territorio culminato anche, a parte una lodevole attività legislativa in materia in Consiglio regionale, in una manifestazione di sostegno all’hub lombardo. Bandiere e slogan un po’ stonati se si pensa che per ben cinque anni il centrodestra ha potuto contare sulla straordinaria occasione fornita dal gestire contemporaneamente Governo, Regione e Comune di Milano. Cinque anni passati del tutto inutilmente per quanto riguarda sia Alitalia sia Malpensa, cinque anni in cui la questione si è incancrenita e ha maturato tutte le condizioni che ci hanno portato allo stato attuale.
Il secondo è la fortuna guadagnata dal refrain “Staccare il destino di Malpensa da quello di Alitalia”. La tesi, ben apprezzabile anche nell’ultimo intervento di Veltroni sul tema dalle pagine del Corriere, è che tra i due elementi del ragionamento, la compagnia romana e lo scalo varesino, vi sia un mercato libero che risolverà ogni problema, garantendo ad Alitalia una pacifica esistenza in un grande gruppo aeronautico e a Malpensa uno sviluppo autonomo. C’è solo un dettaglio: il mercato aeronautico è tutt’altro che libero. Trattati, accordi, regolamentazioni definiscono minuziosamente ciò che le compagnie aeree possono o non possono fare, e in quale aeroporto. Allo stato attuale, tutti gli accordi in vigore in Italia privilegiano sistematicamente Fiumicino. Se quindi Alitalia e Malpensa non possono più stare insieme né convivere in un contesto concorrenziale, è necessario scegliere da che parte stare. In mezzo non c’è posto.
Il terzo elemento di interesse è rappresentato dall’indomito attivismo di Carlo Toto e del suo partner bancario Intesa SanPaolo. La soluzione italiana, come più volte sostenuto sulle pagine di Ambrogio, tra molti difetti un vantaggio ce l’ha: evitare la dispersione del patrimonio di slot che assicurano, soprattutto nel medio periodo, l’accessibilità aerea intercontinentale del Paese. Un secondo vantaggio, ancora più consistente, sarebbe rappresentato dalla possibilità di far assorbire AirOne-Alitalia da Lufthansa che con tutti gli aeroporti tedeschi saturi o in rapida saturazione, a differenza di Charles De Gaulle, ha da tempo attuato una vera politica multi-hub ed è da sempre interessata allo sviluppo di Malpensa.
Se non possiamo avere una compagnia nazionale forte che sia basata dove sta il suo mercato, cerchiamo almeno di vendere quella che abbiamo all’operatore che ci serva meglio. In fondo Monaco è proprio dietro l’angolo.
Mi piacerebbe sentire adesso qualcosa in proposito da Facco, dal momento che sosteneva che la SEA e la regione Lombardia dovevano "solo" richiedere la liberalizzazione degli slot e delle rotte intercontinentali. Certo, basta chiedere e ci sarà dato, dov'è il problema? Infatti si è visto..
Per il nord la soluzione di gran lunga migliore è proprio che alitaglia fallisca.