l Pd punta sulla Bindi
Pdl, arriva Berlusconi
Il Cavaliere atteso per domenica ai gazebo di Forza Italia
MAURIZIO TROPEANO
TORINO
Se uno degli obiettivi del Pd è l’incontro «virtuoso tra fede e laicità», come spiega Walter Veltroni allora la possibilità di affiancare Rosi Bindi ad Emma Bonino non può che essere la soluzione migliore. E così il ministro per la Famiglia potrebbe essere tra i capolista a Torino e la radicale sul Piemonte 2. Se il leader del Pd ha trovato il modo di conciliare il diavolo e l’acquasanta dovrà ricorrere a tutte le sue capacità di mediazione per evitare la rivolta del partito in Piemonte. Ieri, infatti, nel corso dell’incontro con i segretari regionali i «romani» hanno ribadito il diritto di nominare sei tra deputati e senatori. La «regola del sei» era stata accettata a livello locale ma il problema è ieri è stato spiegato che all’interno di questo elenco non ci saranno tutti i ministri e i leader di calibro nazionale.
Solo Antonio Boccuzzi, Bonino, Bindi e, forse Piero Fassino sono targati Roma. I ministri Cesare Damiano e Livia Turco così come i parlamentari Giorgio Merlo e Mimmo Lucà, che ieri hanno ottenuto la deroga per il terzo mandato, rientrano nel «made in Piemonte». Così come il segretario regionale, Gianfranco Morgando. Alla fine i vertici nazionali del Pd imporrebbero 11 dei 19 nomi «sicuri». Ieri si è diffusa la voce che nei sei posti veltroniani rientrerebbe anche il rettore del Politecnico, Francesco Profumo. Il professore, però, chiude la porta ad ogni possibilità: «Nessuno mi ha cercato. Non conosco Veltroni. Se mi cercassero non sarei disponibile».
Se queste sono le condizioni imposte da Veltroni - senza contare che le donne per disposizione nazionale devono essere otto e in quota nazionale ce ne sono solo 3 - la rosa degli eleggibili è presto fatta e rischia di far saltare il banco tanto che anche un politico moderato come Morgando sta mandando segnali di ribellione. I problemi ci sono soprattutto in casa degli ex Ds. La Quercia perde Giorgio Benvenuto (non ha ottenuto la deroga) e rischia di veder slittare verso il basso della lista Pietro Marcenaro e Mauro Chianale. In questa partita tra Roma e Torino si inserisce anche la guerra tra le correnti a livello locale. Nel mirino i rutelliani a cui fanno riferimento Gianni Vernetti, Luigi Bobba e Maura Leddi. Tre ricandidature date per certe e c’è chi parla di area sovradimensionata rispetto alla reali forze soprattutto se perderà per strada il gruppo guidato dal consigliere regionale Mauro Laus.
Anche nel centrodestra ci sono problemi per la formazione delle liste. Il vertice romano del Popolo delle Libertà con Fini e Berlusconi si è rivelato inconcludente. A dominare la trattativa sono le disposizioni di Sandro Bondi che contengono lo stop alle candidature dei consiglieri regionali o europarlamentari. Se la regola venisse applicata, la prima a saltare sarebbe Caterina Ferrero, ma la mannaia si abbatterebbe anche su Gilberto Pichetto e Ugo Cavallera. E poi su Agostino Ghiglia che però fa perfidamente notare che «Bondi non è di An». Anche Guido Crosetto, coordinatore di Forza Italia, fa spallucce: «Le regole hanno eccezioni». Si vedrà.
Intanto la macchina della propaganda ha iniziato a lavorare e punta al botto: domenica il Cavaliere potrebbe visitare uno dei gazebo allestiti sotto la Mole. La certezza si avrà solo questa mattina quando si saprà se gli azzurri avranno o meno richiesto piazza Castello per allestirvi un maxi gazebo. Per Crosetto la «visita è probabile».
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