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Risultati da 1 a 8 di 8
  1. #1
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    Cool "Separarci convien, così, senza rancor" - G. La Grassa

    "SEPARARCI CONVIEN, COSI', SENZA RANCOR" di GLG

    Ho scritto alcuni giorni fa un testo solo per gli amici del blog (e qualche altro della mia mailing list) perché mi sembrava utile manifestare loro la mia intenzione di mettere dei paletti rispetto a discussioni che, per quanto mi concerne, ritengo una vera fiera delle mostruosità o una mostra dell’antiquariato. Per il momento, ritengo debba restare un discorso tra noi. Ho però visto che si sono incrementati i commenti degli “antiquari”. E ci sono continue telefonate fastidiose ad alcuni degli amici del blog, che mi convincono della necessità di vergare qui di seguito almeno “quattro parole” affinché sia chiaro che, da oggi in poi, non intendo leggere certe argomentazioni né tanto meno rispondervi.
    Intendiamoci bene: il mondo è vasto e vario e c’è posto per tutti. O, per meglio dire: per quasi tutti. Alcuni andrebbero in effetti gettati nelle foibe, ma non si tratta di quelli che inviano commenti; mi riferisco a ben altra gente con cui, per fortuna, non ho rapporti nemmeno di striscio, e spero che sia sempre così. Il problema è un altro. Alcuni interventi sono s-centrati e sembra si dedichino ad acchiappare farfalle; altri sono invece accettabili in sede razionale e denotano anche intelligenza. Tuttavia, 15-20 anni fa potevo permettermi di dedicare tempo a leggere certi scritti, e magari a rispondere. Adesso, il tempo mi manca. E poi, lo ammetto, mi irrito a sentire ripetere argomentazioni che – lo ripeto – ho ascoltato mille volte e hanno un sapore di ruggine sempre più marcato.
    Personalmente, intendo uscire dal marxismo che ritengo ampiamente superato. Quindi i cultori accaniti di questa teoria scientifica, da essi trasformata oggi in dottrina (scolastica e accademica), non hanno nulla da spartire con il sottoscritto; mi parrebbe assai strano intavolare con loro un qualsiasi dibattito giacché non abbiamo proprio nulla da “scambiarci” (salvo qualche “sputo”, che è meglio evitare). Come dimostra anche l’Introduzione (al libro Strategie: per una teoria di fase, di prossima uscita, verso maggio, con la Manifestolibri), che fra qualche giorno sarà riportata nel sito, desidero in ogni caso partire dai punti alti di Marx (e di Lenin) al fine di proporre quella che ritengo “una uscita in avanti” da una teoria che ha fatto il suo tempo. Si offenda chi vuole, ma ritengo a dir poco patetiche (e uso un eufemismo) le “uscite” alla guisa dei gamberi; semplificando molto, le sintetizzo in due principali filoni. Innanzitutto ci sono quelli (economisti) che scoprono in Marx la “profezia” della globalizzazione mercantile capitalistica. Se così fosse, Marx sarebbe solo un seguace, in ritardo, di Adam Smith. Ci sono poi gli ossessionati (filosofi) dalla alienazione, reificazione, mercificazione dell’uomo; o addirittura (“robb de matt”) dalla sussunzione dell’intera vita umana.
    Ritengo senz’altro che non sussista la famosa coupure tra Marx giovane e vecchio. D’altronde, tale tesi – posta negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso – aveva un chiaro intento di lotta teorica (che è anche ideologica!) nell’ambito di una congiuntura in cui vi era ancora la speranza di combattere quelle che venivano ritenute deviazioni revisionistiche della maggioranza del movimento comunista (piciista) ufficiale. Solo uno che non conosce Marx può però sostenere che non intercorra una profonda trasformazione tra il suo pensiero nel 1844 (Manoscritti ecc.) e quello del Capitale. E tra gli ultimi scritti di Marx ci sono la Critica al programma di Gotha e le Glosse a Wagner, che sono per certi versi ancora più lontani dagli anni giovanili (prima degli studi dell’economia politica classica, ecc.). Opporre a questi testi, solo per fare un esempio, le lettere e scritti su “Russia, Cina, India” ecc. è veramente un’operazione su cui è meglio non aggiungere qualificazioni.
    In definitiva, ritengo urgente uscire dal marxismo, così come l’abbiamo conosciuto, ma non certo per riprendere tesi che ritengo una mera riproposizione (in forme assai peggiori e più infantili) di vecchie concezioni che hanno avuto certo una loro storia dignitosa. Tanto più che io non sono interessato a discorsi sui “massimi sistemi”, né sulla Umanità in generale. Mi interessa appunto una teoria di fase e intendo concentrare gli sforzi (e i dibattiti con chi ha i miei stessi interessi per il mondo attuale) su quest’ultima. Nessuno mi indurrà più a perdere tempo in dibattiti sterili. Al massimo, ci tornerò sopra in poche righe per l’ultima volta (quando parrà e piacerà a me, non tirato per i capelli da nessuno) e poi…. “addio per sempre”.
    Quindi, non ci si aspetti più da me risposte e interlocuzioni di qualsiasi genere. Chi vuol leggermi, mi legga; chi si diverte a opporre a ogni tentativo di pensare qualcosa di nuovo vecchie tematiche del “buon tempo che fu”, lo faccia. Personalmente, “fuori mi chiamo”. Interagirò solo con chi intende andare in certe direzioni. E’ mia ferma intenzione “frequentare” (teoricamente) chi mi pare e piace, cioè chi mi stimola e mi aiuta nella direzione di ricerca che sto seguendo da anni. Gli altri, saranno bravissimi ma non mi interessano; anche perché mi si è creata ormai l’impressione, per me definitiva, che siano bravissimi soprattutto come “necrofili”. E con questo, un “caro addio”; separiamoci (teoricamente) for ever.

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  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    "SEPARARCI CONVIEN, COSI', SENZA RANCOR" di GLG

    Ho scritto alcuni giorni fa un testo solo per gli amici del blog (e qualche altro della mia mailing list) perché mi sembrava utile manifestare loro la mia intenzione di mettere dei paletti rispetto a discussioni che, per quanto mi concerne, ritengo una vera fiera delle mostruosità o una mostra dell’antiquariato. Per il momento, ritengo debba restare un discorso tra noi. Ho però visto che si sono incrementati i commenti degli “antiquari”. E ci sono continue telefonate fastidiose ad alcuni degli amici del blog, che mi convincono della necessità di vergare qui di seguito almeno “quattro parole” affinché sia chiaro che, da oggi in poi, non intendo leggere certe argomentazioni né tanto meno rispondervi.
    Intendiamoci bene: il mondo è vasto e vario e c’è posto per tutti. O, per meglio dire: per quasi tutti. Alcuni andrebbero in effetti gettati nelle foibe, ma non si tratta di quelli che inviano commenti; mi riferisco a ben altra gente con cui, per fortuna, non ho rapporti nemmeno di striscio, e spero che sia sempre così. Il problema è un altro. Alcuni interventi sono s-centrati e sembra si dedichino ad acchiappare farfalle; altri sono invece accettabili in sede razionale e denotano anche intelligenza. Tuttavia, 15-20 anni fa potevo permettermi di dedicare tempo a leggere certi scritti, e magari a rispondere. Adesso, il tempo mi manca. E poi, lo ammetto, mi irrito a sentire ripetere argomentazioni che – lo ripeto – ho ascoltato mille volte e hanno un sapore di ruggine sempre più marcato.
    Personalmente, intendo uscire dal marxismo che ritengo ampiamente superato. Quindi i cultori accaniti di questa teoria scientifica, da essi trasformata oggi in dottrina (scolastica e accademica), non hanno nulla da spartire con il sottoscritto; mi parrebbe assai strano intavolare con loro un qualsiasi dibattito giacché non abbiamo proprio nulla da “scambiarci” (salvo qualche “sputo”, che è meglio evitare). Come dimostra anche l’Introduzione (al libro Strategie: per una teoria di fase, di prossima uscita, verso maggio, con la Manifestolibri), che fra qualche giorno sarà riportata nel sito, desidero in ogni caso partire dai punti alti di Marx (e di Lenin) al fine di proporre quella che ritengo “una uscita in avanti” da una teoria che ha fatto il suo tempo. Si offenda chi vuole, ma ritengo a dir poco patetiche (e uso un eufemismo) le “uscite” alla guisa dei gamberi; semplificando molto, le sintetizzo in due principali filoni. Innanzitutto ci sono quelli (economisti) che scoprono in Marx la “profezia” della globalizzazione mercantile capitalistica. Se così fosse, Marx sarebbe solo un seguace, in ritardo, di Adam Smith. Ci sono poi gli ossessionati (filosofi) dalla alienazione, reificazione, mercificazione dell’uomo; o addirittura (“robb de matt”) dalla sussunzione dell’intera vita umana.
    Ritengo senz’altro che non sussista la famosa coupure tra Marx giovane e vecchio. D’altronde, tale tesi – posta negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso – aveva un chiaro intento di lotta teorica (che è anche ideologica!) nell’ambito di una congiuntura in cui vi era ancora la speranza di combattere quelle che venivano ritenute deviazioni revisionistiche della maggioranza del movimento comunista (piciista) ufficiale. Solo uno che non conosce Marx può però sostenere che non intercorra una profonda trasformazione tra il suo pensiero nel 1844 (Manoscritti ecc.) e quello del Capitale. E tra gli ultimi scritti di Marx ci sono la Critica al programma di Gotha e le Glosse a Wagner, che sono per certi versi ancora più lontani dagli anni giovanili (prima degli studi dell’economia politica classica, ecc.). Opporre a questi testi, solo per fare un esempio, le lettere e scritti su “Russia, Cina, India” ecc. è veramente un’operazione su cui è meglio non aggiungere qualificazioni.
    In definitiva, ritengo urgente uscire dal marxismo, così come l’abbiamo conosciuto, ma non certo per riprendere tesi che ritengo una mera riproposizione (in forme assai peggiori e più infantili) di vecchie concezioni che hanno avuto certo una loro storia dignitosa. Tanto più che io non sono interessato a discorsi sui “massimi sistemi”, né sulla Umanità in generale. Mi interessa appunto una teoria di fase e intendo concentrare gli sforzi (e i dibattiti con chi ha i miei stessi interessi per il mondo attuale) su quest’ultima. Nessuno mi indurrà più a perdere tempo in dibattiti sterili. Al massimo, ci tornerò sopra in poche righe per l’ultima volta (quando parrà e piacerà a me, non tirato per i capelli da nessuno) e poi…. “addio per sempre”.
    Quindi, non ci si aspetti più da me risposte e interlocuzioni di qualsiasi genere. Chi vuol leggermi, mi legga; chi si diverte a opporre a ogni tentativo di pensare qualcosa di nuovo vecchie tematiche del “buon tempo che fu”, lo faccia. Personalmente, “fuori mi chiamo”. Interagirò solo con chi intende andare in certe direzioni. E’ mia ferma intenzione “frequentare” (teoricamente) chi mi pare e piace, cioè chi mi stimola e mi aiuta nella direzione di ricerca che sto seguendo da anni. Gli altri, saranno bravissimi ma non mi interessano; anche perché mi si è creata ormai l’impressione, per me definitiva, che siano bravissimi soprattutto come “necrofili”. E con questo, un “caro addio”; separiamoci (teoricamente) for ever.

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    Nessuno commenta quest'articolo incredibile ? Si vede che il forum è un po' spento in questi giorni.
    Be, su, rianimiamolo un pochino.

    La Grassa mi da l'impressione id ignorare totalmente l'intorno che lo circonda credendo di essere l'unico che persegue una sorta di strda di salvezza..
    Buttando a mare tutto il resto che tanto bene fa ed ha fatto a persone che come me si sono avvicinate alla critica sociale tramite la coscienza dell'alienazione spirituale che il capitalismo comporta e crea.
    Mi sembra che sputare nel piatto in cui mangiamo tutti noi, grazie ad analisi che si occupano di aspetti centrali della contemporanietà, sia davvero imprudente, per non dire altro.
    Non so dove voglia andare a parare.
    Comunque lo continuerò a leggere volentieri, proprio perchè la mia ottica è diversa dalla sua. Ma dove si va di questi tempi, senza capire che c' è bisogno di critiche di stampo ampio, dall'alienazione allo scontro economico tra dominanti, alla geopolitica, alla cirisi spirituale ?
    Non è possibile chiudere le porte in questa maniera.
    La Grassa ci dice di volerle chiudere,
    io non le chiuderò, neanche con la sua opera...

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da terraeamore Visualizza Messaggio
    Nessuno commenta quest'articolo incredibile ? Si vede che il forum è un po' spento in questi giorni.
    Be, su, rianimiamolo un pochino.

    La Grassa mi da l'impressione id ignorare totalmente l'intorno che lo circonda credendo di essere l'unico che persegue una sorta di strda di salvezza..
    Buttando a mare tutto il resto che tanto bene fa ed ha fatto a persone che come me si sono avvicinate alla critica sociale tramite la coscienza dell'alienazione spirituale che il capitalismo comporta e crea.
    Mi sembra che sputare nel piatto in cui mangiamo tutti noi, grazie ad analisi che si occupano di aspetti centrali della contemporanietà, sia davvero imprudente, per non dire altro.
    Non so dove voglia andare a parare.
    Comunque lo continuerò a leggere volentieri, proprio perchè la mia ottica è diversa dalla sua. Ma dove si va di questi tempi, senza capire che c' è bisogno di critiche di stampo ampio, dall'alienazione allo scontro economico tra dominanti, alla geopolitica, alla cirisi spirituale ?
    Non è possibile chiudere le porte in questa maniera.
    La Grassa ci dice di volerle chiudere,
    io non le chiuderò, neanche con la sua opera...
    Condivido il tuo commento (soft). Non ho capito dove voglia andare a questo punto. In ogni caso continuerò a seguire lui e tutto il guppo di Ripensare Marx perché alcune analisi sono ben fatte.

  4. #4
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    Ieri leggevo sul blog questo intervento di GLG. Ritengo che GLG non abbia cambiato rotta, prosegue imperterrito per la sua strada.

    È degno di considerazione il suo contributo teorico, che un po’ tutti noi utilizziamo, che poggia sulla necessità di mettere a fuoco le nuove tendenze del capitale. Encomiabile, inoltre, il lavoro di critica di GLG del “marxismo” ortodosso, giustamente ritenuto accademico e scolastico, incapace cioè di comprendere queste tendenze e rielaborare quindi una teoria anticapitalista all’altezza dei tempi. E per questo continuerò a leggerlo e ad imparare da lui.

    Ma è indubbio, almeno per me, che GLG, da buon strutturalista qual è, è ...strutturalmente inidoneo a rappresentare un riferimento per chi si ponga sul terreno della critica complessiva del capitalismo a partire dalla sfera dei rapporti sociali. Il capitalismo non è solo un intreccio incredibile di accordi bancari e movimenti di agglomerazione di mercato, che pur vanno capiti, ma è una piovra che avvolge tutte le relazioni umane (ed è per questo che ritengo giusto parlare di capitalismo assoluto) secondo un principio di invasività che nessun altro sistema sociale nella storia umana ha mai conosciuto. Altro che sistema totalitario! È per questo che si rende necessario, se non altro che per poter sopravvivere, oltre che naturalmente per dei comunisti, sviluppare un livello di critica dell’esistente che il Nostro liquida definendo il tutto “robb de matt”. Si parla, tanto per gradire, di alienazione, reificazione, mercificazione, sussunzione... robb de matt.

    Il punto che mi fa specie è questo: GLG non ha simpatia per questi temi, di più li ritiene fuorvianti. Lo capisco, in fin dei conti il suo lavoro teorico sarebbe “fuorviato” se dovesse occuparsi di ciò, e tutti noi non ne trarremmo giovamento, oltretutto non ne sarebbe all’altezza perché la sua sensibilità lo orienta in altre direzioni. Ma perché tanta irrisione, tanta sufficienza, verrebbe da dire spocchia? Io voglio continuare a “divertirmi” leggendo e approfondendo anche temi che al Nostro non interessano. Giusto che ognuno segua la sua strada e dia il meglio di sé in quello in cui è più capace e portato.

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da Epifanio Visualizza Messaggio
    Ieri leggevo sul blog questo intervento di GLG. Ritengo che GLG non abbia cambiato rotta, prosegue imperterrito per la sua strada.

    È degno di considerazione il suo contributo teorico, che un po’ tutti noi utilizziamo, che poggia sulla necessità di mettere a fuoco le nuove tendenze del capitale. Encomiabile, inoltre, il lavoro di critica di GLG del “marxismo” ortodosso, giustamente ritenuto accademico e scolastico, incapace cioè di comprendere queste tendenze e rielaborare quindi una teoria anticapitalista all’altezza dei tempi. E per questo continuerò a leggerlo e ad imparare da lui.

    Ma è indubbio, almeno per me, che GLG, da buon strutturalista qual è, è ...strutturalmente inidoneo a rappresentare un riferimento per chi si ponga sul terreno della critica complessiva del capitalismo a partire dalla sfera dei rapporti sociali. Il capitalismo non è solo un intreccio incredibile di accordi bancari e movimenti di agglomerazione di mercato, che pur vanno capiti, ma è una piovra che avvolge tutte le relazioni umane (ed è per questo che ritengo giusto parlare di capitalismo assoluto) secondo un principio di invasività che nessun altro sistema sociale nella storia umana ha mai conosciuto. Altro che sistema totalitario! È per questo che si rende necessario, se non altro che per poter sopravvivere, oltre che naturalmente per dei comunisti, sviluppare un livello di critica dell’esistente che il Nostro liquida definendo il tutto “robb de matt”. Si parla, tanto per gradire, di alienazione, reificazione, mercificazione, sussunzione... robb de matt.

    Il punto che mi fa specie è questo: GLG non ha simpatia per questi temi, di più li ritiene fuorvianti. Lo capisco, in fin dei conti il suo lavoro teorico sarebbe “fuorviato” se dovesse occuparsi di ciò, e tutti noi non ne trarremmo giovamento, oltretutto non ne sarebbe all’altezza perché la sua sensibilità lo orienta in altre direzioni. Ma perché tanta irrisione, tanta sufficienza, verrebbe da dire spocchia? Io voglio continuare a “divertirmi” leggendo e approfondendo anche temi che al Nostro non interessano. Giusto che ognuno segua la sua strada e dia il meglio di sé in quello in cui è più capace e portato.
    D'accordo punto per punto. La questione è questa: assodato che stiamo analizzando punti differenti e che a noi interessa anche quello studiato da GLG, con chi vuole rapportarsi, a questo punto, GLG? Se ci ritiene - io ci leggo anche una critica a noi - tutti "fuorvianti", con chi vuole avere a che fare, dopo essere uscito anche dal marxismo?

  6. #6
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    Si anch'io trovo in un certo modo "terribile" questo "caro addio" di La Grassa. Volevo scrivergli un mail, anzi l'ho scritto ma non inviato. Un mischio di incomprensione e di rabbia.

    Devo dire che non sono sorpreso dal suo gesto visto che da tempo La Grassa non ne perdeva una per criticare chi ancora insisteva a parlare di altro che strategia e opposizioni tra fazioni capitaliste. Ora secondo me se lui è bravissimo a mettere in luce un piano misconosciuto della nostra società, è del tutto fuoristrada quando esclude le analisi più filosofiche e "marxiane" tipo quella sulla sussunzione.

    In altre parole La Grassa si comportava già da tempo come un esperto di guerra, uno che disegna sulla carta il movimento delle truppe. Il quartiere generale della strategia, e tanto peggio per chi vuole discutere alienazione.

    In La Grassa la geopolitica ha finito per mangiarsi il marxismo. A sua discarica dobbiamo dire però che visto quel che è diventato il "marxismo" oggi c'è poco da meravigliarsi. (E poi perfino su questo forum ci vedi ancora gente che ti viene a parlare di sinistra, come se questa non fosse altretanto merdosa che la destra. Capisco almeno in questo il disgusto e l'impazienza di La Grassa.)

    Ma appunto per questo dobbiamo mettere al centro della nostra riflessione i temi "marxiani". Nel caso cosi non fosse, allora prima o dopo si prende la piega del generale da geopolitica, quello che parla delle guerre interne che si menano nelle sfere dei dominanti.

    Aggiungo che Costanzo Preve segue per quanto ne posso capire una strada parallela a quella di La Grassa.

  7. #7
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    Ho chiesto di inserire questa “faticosa” rispostina (che vergo per pura amicizia) nel sito perché
    mi imbarazza occupare il blog con simili sciocchezze in un momento come questo. Avanza una crisi
    piuttosto importante, a Gaza gli israeliani ammazzano palestinesi come piccioni, in Italia sia il ceto
    politico che quello dirigente economico dimostrano un abisso di inettitudine e di immoralità; e io
    dovrei stare dietro alle notizie di un incrocio di telefonate incazzate perché non “filo” certe
    questioni o perché io avrei rotto con questo e con quello. Si tratta di beghe del tutto ridicole. Questo
    è veramente un ultimo sforzo che compio e poi basta, data la situazione. Sia chiaro che io nemmeno
    contatto più i vari “telefonisti” perché attendo da loro la spiegazione di certi atteggiamenti
    incongrui.

    Gianfranco La Grassa
    (2 marzo).

    SI SA ANCORA LEGGERE?

    In effetti, sembra veramente che si stia disimparando a leggere. Certuni hanno addirittura
    pensato che io rompessi con gli amici del blog. Il suo nocciolo duro, almeno di quelli che vi
    scrivono, è composto da persone che non dico abbiano una perfetta identità di vedute, ma
    comunque una notevolissima vicinanza. Certo, se si legge solo il titolo del mio pezzo di “addio”,
    può darsi che qualcuno faccia confusione, non però se prende visione anche solo del primo
    capoverso. In realtà non ho rotto con nessuno, a meno che la lontananza teorica (e politica) non sia
    vissuta come rottura anche personale. Comunque, per simpatia verso alcuni, chiariamo un paio di
    punti o poco più.
    Nel mio pezzo ho scritto testualmente: “Come dimostra anche l’Introduzione (al libro Strategie:
    per una teoria di fase, di prossima uscita, verso maggio, con la Manifestolibri), che fra qualche
    giorno sarà riportata nel sito [in effetti spero che G.P. riesca a metterla per l’inizio della prossima
    settimana], desidero in ogni caso partire dai punti alti di Marx (e di Lenin) al fine di proporre quella
    che ritengo ‘una uscita in avanti’ da una teoria che ha fatto il suo tempo”.
    Si può prendere un pezzo del genere (con Lenin in corsivo, per segnalare come io prediliga i
    “cattivissimi”) come una semplice fuoriuscita da questi due autori? In loro ci sono dei punti alti, che
    più propriamente chiamerei punti fermi, punti di arrivo, da cui non arretrare di un centimetro; oggi
    vanno tuttavia superati con una uscita in avanti (non come quella dei gamberi che tornano dal Marx
    del Capitale a quello dei Manoscritti del 1844). I vari “alienisti”, “reificazionisti”, quelli della
    ridicola “sussunzione” dell’intera vita e personalità degli individui, e altri del genere, sono appunto
    gamberi. Agiscono come se in fisica, invece di prendere quale punto di riferimento Einstein e la
    teoria quantistica, si volesse tornare alla meccanica newtoniana; o alla mera geometria euclidea ecc.
    Ho letto su Politica on line qualcuno che ha commentato, più o meno, così: “E’ troppo tardi
    uscire adesso da Marx, troppo facile, bisognava farlo 150 anni fa” (cioè prima ancora che venisse
    pubblicato il I libro de Il Capitale). Uno che scrive così è un autentico….censura; sarebbe come se
    io disprezzassi, perché “borghesi”, Schumpeter, Keynes; o ancora Böhm-Bawerk o anche uno dei
    grandi pensatori liberali più recenti tipo Hayek. Per non parlare di quello che metto al di sopra di
    tutti, Max Weber, che spero di tornare presto a leggere perché debbo “rinfrescarmi” alcune cosette.
    Comunque, sia chiaro che per me Marx ha smascherato l’ipocrisia e la falsità ideologica
    dell’eguaglianza “borghese”: formale, ma reale nell’ambito del mercato (nel “regno dello
    scambio”). Dietro (o sotto) di essa sta però lo sfruttamento, che non è quello dei “negrieri” (o del
    “padrone delle ferriere”), ma solo l’estrazione di pluslavoro come in ogni altra forma di società
    storicamente conosciuta (pur se qui è nella forma generale del valore). Solo che Marx è incorso –
    ma lo capiamo oggi con il senno di poi (o più precisamente lo capiscono alcuni fra cui il
    sottoscritto) – in un’altra distorsione ideologica, per la quale rinvio ai miei scritti degli ultimi anni
    (almeno dal 1996) o, in breve, alla suddetta Introduzione.
    Quindi, non concedo il minimo credito a chi non ha capito che Marx è un punto d’arrivo, da cui
    non arretrare, ma è anche un punto di partenza per “uscire” dall’appena nominata distorsione
    ideologica. Comunque, quelli che parlano di alienazione e reificazione si riterranno (non tutti, non
    credo che De Benoist nutra simile desiderio) “marxisti”, ma per me non hanno quasi nulla a che
    vedere con Marx (e tanto meno con Lenin, di cui non capiscono un accidenti); si tratta al massimo
    dei “successori” di quei marxisti che hanno puntato tutte le carte sullo sviluppo pianificato come in
    Urss (un paese guidato da statalisti, di tipo “lassalliano”) e sulle virtù taumaturgiche della Classe
    (sottinteso Operaia). Una volta delusi e affranti perché un certo “comunismo” (che ha “straziato” il
    pensiero di Marx) è andato in malora, cosa hanno fatto questi “ingenui” (definiamoli così, per
    bontà)? Si sono premurati di rivedere con pazienza e meticolosità, con molta prudenza (io procedo
    sempre per piccolissimi, minimi, spostamenti) e rigore scientifico quanto era da rielaborare sulla
    base degli eventi verificatisi? No, come tutte le persone piagnucolose, depresse per la sconfitta,
    hanno ripiegato su una autentica débacle del pensiero.
    Alcuni hanno sostituito l’ambiente alla Classe o alle masse diseredate del “terzo mondo” (così
    testarde dal non desiderare il “comunismo della miseria”, di cui si beano quelli che vivono
    lautamente in questo capitalismo avanzato ma predicano la povertà per gli altri! E io debbo credere
    che siano in buona fede, debbo rispettarli? Ma nemmeno per sogno. In effetti, li disprezzo in quanto
    sono i peggiori ipocriti). Sia chiaro che, in realtà, questi individui fasulli non tornano nemmeno al
    Marx dei Manoscritti del 1844. Anche se le forme appaiono mutate, perché l’epoca non consente
    certo di ripetere date tesi nelle stesse forme di quasi due secoli fa, questi individui stanno
    riverniciando il “socialismo romantico” dei Sismondi, dei Proudhon, ecc. Non hanno nemmeno la
    grandezza di un Saint-Simon, che capiva quello che è poi stato il “managerialismo” (il fronte più
    avanzato del capitalismo del ‘900); sono tornati alla società dei “piccoli produttori” autoctoni, a chi
    “coltiva l’orto di casa”, a chi si fabbrica artigianalmente ciò che gli serve o a poco di più (perché
    non si possono ignorare del tutto oltre 150 anni anni).
    Nemmeno si accorgono (alcuni non se ne accorgono; altri lo sanno benissimo e ne approfittano)
    che vengono finanziati, e usati, dagli Al Gore, dai Soros, dai Bill Gates, dalle Goldman Sachs, ecc.,
    che sugli ecobusiness fanno miliardi. “Abbandonati” dalla Classe (che ha gravi problemi di
    aumento salariale di questi tempi grami) e dalle masse diseredate (che in Cina e India stanno e
    staranno, malgrado i “giusti mal di pancia” di chi viene ancora sacrificato, con chi gli dà sviluppo; e
    si incazzeranno a morte se tali paesi verranno troppo toccati dalla crisi incipiente!), questi
    melanconici frutti di una sconfitta (anche mentale) si buttano sull’ambiente, credendo di unire tutti
    “gli uomini di buona volontà” (a partire dai miliardari e sfruttatori appena sopra nominati).
    Nessuno sostiene che non ci siano anche problemi ambientali. Ma non si risolvono tornando al
    “romanticismo” (che sia economico o, ancor peggio, solo culturale come quello di certi filosofi).
    Volendo fare impropri (perché troppo grandi per loro) esempi storici, gli ambientalisti e i decrescisti
    sono su posizioni analoghe a quelle reazionarie che vengono solitamente attribuite alla Chiesa ai
    tempi del processo a Galileo. Ma tale esempio nobilita perfino troppo questi individui (della cui
    buona fede, lo ripeto, dubito assai perché si lamentano sempre come fossero discriminati e trovano
    sempre editoria, giornali, TV, ecc. che li ospitano e blandiscono). L’esempio da fare è quello
    odierno, molto più meschino. Questi personaggi sono come Pippo Baudo al Festival di San Remo,
    finalmente abbandonato da una gran parte del pubblico (comunque sempre scemo). Certo,
    apparentemente il Pippo dice cose sensate quando sostiene che il pubblico si rivolge a spettacoli
    orribili come i talk show (alla De Filippi) o al “Grande Fratello”, ecc. Sbaglia se però crede che la
    risoluzione sia nel tornare al Festival di San Remo, la fiera delle più stupide vanità. Di fronte ad un
    mondo volgare e incolto come quello del capitalismo “occidentale” odierno, gli ambientalisti e
    decrescisti (ammessa per un momento una buona fede su cui ho forti dubbi) sono i “Pippo Baudo”
    della situazione.
    Gli sconfitti del “comunismo” (e del “marxismo”, che non è Marx né tanto meno Lenin) – uniti
    a gruppuscoli di “destra estrema”, il cui reazionarismo è un fatto loro intrinseco (in un certo senso
    coerente) – si sono chiusi volontariamente in un ghetto, che può, per i più fortunati, essere dorato,
    data la furbizia dei capitalisti alla Al Gore e “gli altri”. Da questo ghetto blaterano, accorati e
    frustrati (apparentemente, perché sono invece “coccolati” da chi di dovere), con lo sguardo rivolto
    al passato. E siccome in questo ghetto tutti si “annusano” e si incensano fra loro come geni, e
    intanto si guardano l’ombelico, questi bei tomi credono che le loro tesi affascinino e conquistino
    sempre più cospicue “masse”. Diciamo che è come se il partito di Ferrando passasse, da una
    elezione all’altra, dal 0,3 al 0,6%, inebriandosi perché è raddoppiato (e, quando poi arrivasse
    all’1%, credesse di aver già “preso il potere”).
    Dato che penso che ambientalisti e decrescisti siano persone di almeno media intelligenza (o
    magari anche di più), non è per me tanto facile non nutrire forti dubbi su di loro. La famosa gente
    (masse di milioni e milioni di individui) sta cominciando, per la prima volta dal “boom” della fine
    anni ‘50, a faticare assai per “tirare avanti la carretta”; non era mai accaduto che la generazione
    successiva cominci a perdere posizioni rispetto a quella precedente. E questi milioni di persone non
    hanno alcuna intenzione di tornare a coltivare l’orticello (“di guerra”, come diceva una canzone
    fascista dei primi anni ’40). Vogliono continuare ad andare ai supermercati e non trovare i prezzi in
    crescita di giorno in giorno. Ma per questo non bastano i “controlli sui prezzi” (che in ogni caso non
    sono “l’orticello di guerra”); è necessario modernizzare il paese, la sua agricoltura, i servizi pubblici
    e l’inefficiente apparato statale, le reti di trasporto (stradali e ferroviarie, in continua decadenza per
    colpa precipua degli ambientalisti!) e, certamente, le “filiere” della distribuzione (ma se si bada solo
    a queste, si fa un flop gigantesco!).
    Per tutto questo è indispensabile utilizzare i più avanzati metodi e scoperte tecnologiche, che si
    acquisiscono con politiche che non sono di de-sviluppo. Aggiungiamoci poi la centrale questione
    sanitaria, poiché gli apparati preposti a servizi del genere sono in forte degrado (al centro-sud è
    pauroso, ma il nord tiene a malapena). Ritardi pazzeschi per visite specialistiche ed esami, ricoveri
    in Ospedali fatiscenti, spesso con personale mal preparato o comunque irresponsabile a causa del
    lassismo e fancazzismo, ecc. La medicina, con tutte le terribili multinazionali che fanno profitti
    sulla pelle della gente, ha comunque subito avanzamenti giganteschi, in specie nel settore
    chirurgico, nelle cure dentistiche (a costi pazzeschi in Italia), e via dicendo; ma se abbiamo un paese
    arretrato, non ne godiamo affatto. Vorrei che Gabriele raccontasse di quando, pochi giorni fa, è
    andato a sentire a Milano due illustri rappresentanti di questa reazionarietà che ci vuol riportare
    indietro; questi “bellimbusti”, però, almeno dicono apertamente che il Medio Evo e il feudalesimo
    erano migliori del capitalismo. Non capisco perché non se ne vadano fuori dai c….a vivere in
    sperdute lande dove non c’è luce elettrica, ci si riscalda con focherelli accesi come si può, non c’è
    molto cibo a disposizione, né farmaci (ah, scordavo le “miracolose erbe”) né cure; dove si vive in
    case di fango, ci sono bestie feroci e insetti schifosi a volontà, e via dicendo. Comunque, lasciamo
    perdere. Tutti questi, lo ribadisco, si sono situati in ghetti dorati, ben comodi, ben nutriti, e servono
    tranquillamente il capitale, facendo però la voce grossa e fingendo di essere dei terribili oppositori.
    Detto questo, io non rompo con nessuno personalmente; dico solo che desidero lavorare in una
    équipe che abbia una certa coerente direzione di lavoro. In effetti, fra le altre cose, sono un po’ stufo
    dell’eclettismo, dell’approssimazione, di chi aggiusta troppo le sue posizioni a seconda di date
    convenienze giornalistiche, editoriali, televisive, ecc. Se invece c’è gente in buona fede, che
    persegue una sua linea con coerenza, che in ogni caso è critica verso questa forma sociale e non
    pensa di unire semplicemente “tutti gli uomini di buona volontà”, dai grandi miliardari del gruppo
    Bilderberg fino agli “umiliati e offesi”; allora ha certo la mia stima. Però, ciò non toglie che non
    debbo necessariamente intessere con loro rapporti di collaborazione e discussione su temi del tutto
    contrapposti a quelli che rientrano nelle mie predisposizioni (certo ideologiche come quelle di tutti),
    e nelle mie capacità acquisite in tanti anni di lavoro teorico (mai disgiunto dall’interesse politico),
    senza accettare eclettismi di sorta (non voglio diventare un “ma-anche” teorico).
    Per concludere, non rientra nelle mie corde la filosofia “umanistica”; questa Italia è sempre stata
    arretrata scientificamente, dominata prima dal crocianesimo, oggi non saprei nemmeno dire da chi. I
    filosofi dell’Uomo mi sembrano chiacchierare di “grandi problemi”, ma che per me sono del tutto
    vuoti e inutili; certo che posso sbagliare, come tutti, ma è chiaro che questa mia impressione non è
    un buon viatico per dibattiti e discussioni con certuni. Gli “althusseriani”, a differenza del
    capostipite (che era un “animale politico” al 100%), mi sembrano slittare troppo verso questioni un
    po’ accademiche, pur se le trovo sempre interessanti. I filosofi dell’Essere Umano, della sua
    reificazione, mercificazione, ecc. mi appaiono allo stesso livello dei “critici sociali romantici” del
    primo ottocento. E poi, non mi interessano le elucubrazioni che fingono di protendersi verso i
    millenni futuri (mentre lo sono in realtà verso quelli passati, come alcuni, onestamente,
    ammettono).
    Ho detto, e ripeto, che sono concentrato su una teoria di fase; e ritengo che anche quella di Marx
    lo sia, perché senza il 1848 (in quanto precipitazione e decantazione di tumultuosi processi sociali
    che permisero di distinguere, nel Terzo Stato, la polarizzazione in classe capitalistica e classe
    operaia) non sarebbe mai stata elaborata in quella forma. Oggi, però, tanti annetti sono passati e
    dobbiamo andare verso una nuova teoria di fase; senza abbandonare il punto di arrivo di Marx: la
    demistificazione dell’eguaglianza in questa, senza dubbio orribile, società.
    E’ però su questa società contemporanea che dobbiamo concentrare la nostra attenzione; e su
    come dovrebbe essere trasformata tenendo conto di dove è ormai arrivata, senza alcun ritorno al
    “Festival di San Remo”, senza nessuna nostalgia per esso. Dobbiamo affrontare l’orribilità del
    “Grande Fratello”, sapendo che da qui si deve partire per la critica e la lotta; il resto è pura nostalgia
    del passato. Volete che io non provi questa nostalgia per gli anni ‘60, quelli della mia giovinezza?
    Ma si tratta di ricordi di tipo personale (o generazionale). Per carità, basta con la “meglio gioventù”;
    io non sono un “melomane” come Tullio Giordana. Voglio andare avanti; i miei ricordi sono
    bellissimi e non me li faccio sbiadire, ma adesso basta con i reazionari dell’ambientalismo e della
    decrescita, basta con l’arretratezza di una cultura solo “umanistica”; occorre una maggiore
    completezza intellettuale e la modernizzazione di un paese allo sbando, vecchio come il cucco, in
    degrado e arretramento fortissimi. Senza bisogno di rompere e di incazzarsi, su questi problemi
    magari ci dividiamo; ognuno giochi la sua parte.
    Un’ultima notazione: non cercate di farmi passare per uno che sostiene che con l’ambiente tutto
    va bene. Però, innanzitutto, se volessimo una vera armonia con esso, dovremmo eliminare l’umanità
    e lasciare solo gli animali, gli unici che possano vivere in effettiva simbiosi con la natura,
    accettando però (non per loro scelta) – quando si verificano catastrofi o grossi mutamenti
    ambientali, che non sono mai stati solo provocati dall’uomo, ultimo arrivato in una piccolissima
    frazione del tempo di esistenza della Terra – la prospettiva di sparizione (esempio “di scuola”: i
    Dinosauri e altri animali di quell’era). L’uomo (con la u minuscola, anzi l’uomo) non può non
    rompere gli “equilibri” (presunti tali da tutti gli ideologi “armonicisti”) con l’ambiente naturale.
    Eppoi, prima dei discorsi sull’ambiente (in cui unirsi “mostruosamente” agli Al Gore e “agli altri”),
    viene la società, la sua strutturazione, le sue trasformazioni (quelle in corso adesso, in primo luogo,
    se siamo politici e non solo storici!).
    In ogni caso, come minimo va detto che una lunga epoca è finita; e in quella, che è in corso di
    svolgimento, non siamo ancora vicini ad un 1848 che ci dia maggiori lumi sulla strutturazione della
    nuova società in gestazione. Da qui, la mia convinzione di dover compiere quella “mossa
    strategica” – giacché per me ogni teoria (e non solo quelle sociali) è una “strategia di conflitto”
    nell’ambito della società – che mi ha portato, per questa fase, a porre in primo piano le lotte tra
    dominanti per la supremazia, con particolare riguardo a quelle di tipo geopolitico sul piano
    mondiale. Tuttavia, si sarà notato che nel blog affronto principalmente problemi del nostro paese;
    quindi il pensiero non è fermo, non si è cristallizzato nella “teoria di fase”; si muove, pur
    lentamente, con circospezione, senza l’illusione di poter “vedere” ciò che non è ancora visibile; e
    che mai si potrà vedere se non vengono molate lenti teoriche nuove. A questo desidero lavorare; che
    gli altri facciano il c….che pare e piace a loro. Io continuo nella mia direzione; e interloquisco con
    chi è sufficientemente vicino. Se gli altri prendono questo atteggiamento come rottura, non so che
    farci, io vado avanti per la mia strada.

    http://www.ripensaremarx.it/si%20sa%20leggere.pdf

  8. #8
    Omia Patria si bella e perduta
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    Contro l'Unione Europea prigione dei Popoli Per un'Europa di Nazioni libere, eguali e sovrane!
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    Si dice che certe volte per raddrizzare un bastone bisogna storcerlo un po' dall'altro lato..... comunque non ho intenzione di di difendere La Grassa. Mi limito solo a notare che la storia è piena di divisioni..... del tipo un tempo eravamo tutti all'interno della stessa comunità, ma oggi siamo in comunità differenti e tra loro nemiche.

    Dico questo perché sono 20 anni che sento parlare di unità dei comunisti (dico questo per esempio) e nel 1988 questo voleva dire unione anche con Veltroni, Gorbaciov e D'Alema, che poi hanno preso la loro strada.

    Insomma ci sono dei momenti in cui bisogna discutere e dire, ma che cosa vogliamo per il futuro? Dove stiamo andando e chi viene con noi.
    Se si scopre che gente che fino a poco tempo fa era con noi va in un'altra direzione, allora è il caso di separarsi.

    Dico questo per impostare un discorso che vada al di là di La Grassa e dei suoi sbalzi di umore...... le domande sono dove stiamo andando e con chi.
    Io penso piuttosto che io non vado nella stessa direzione della maggior parte del mondo comunista italiano e che quelli che vengono con me, se verranno, verranno piuttosto dal mondo degli spoliticizzati.

    Penso di essere stato abbastanza confuso.

 

 

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