Edizione 40 del 27-02-2008
L’analisi della storia del Risorgimento ha posto in risalto il punto di collegamento con la solidarietà nazionale
Il “Giobertismo” dello stato piemontese
Il problema storico a cui si connettono il pensiero e l’azione di Vincenzo Gioberti rappresenta da un lato la coscienza nazionale italiana del Piemonte e dall’altro la conciliazione della forza egemone dello Stato Piemontese con gli interessi e la conservazione di tutti gli altri stati italiani
di Elviro Di Meo
Le basi storiche del Risorgimento sono, nel complesso, pur rispettando le dovute differenze, identiche a quelle su cui poggiò la politica degli stati italiani, dal sedicesimo secolo in poi, nei confronti delle grandi monarchie europee e nel delicato equilibrio tra queste. L’analisi della storia del Risorgimento ha posto in risalto il punto di collegamento con la solidarietà nazionale; e le stesse forme, gli stessi mezzi operativi come l’egemonia piemontese, la lega dei Principi italiani, l’idea della presidenza del pontefice in una Federazione italica sono concetti già discussi e messi al centro del confronto dialettico. Le forze politiche, infatti, sviluppatesi nei tre secoli precedenti al predominio napoleonico ed al periodo risorgimentale, si affermano durante i moti nazionali. Lo stesso intervento piemontese del ’48 risolleva la questione dell’equilibrio degli stati italiani ed il contrasto fra il nord ed il sud della penisola. L’espansione della monarchia subalpina verso la pianura padana - obiettivo perseguito da secoli ed effettuato in nome del principio di nazionalità durante il Risorgimento - trova il consenso dei patrioti di tutti gli stati italiani, in particolar modo nel lombardo veneto.
Ma la formazione di uno Stato dell’Alta Italia, nel contempo, urtava contro gli interessi e l’autonomia degli altri stati. Questo dissidio profondo domina il movimento italiano del ’48 e ’49, complicato dalla riluttanza della borghesia democratica di assoggettarsi all’aristocrazia ed alla corte del Piemonte; e dall’impossibilità di dare compensi territoriali agli stati italiani emuli del Piemonte, toccando il dominio temporale dei pontefici per evitare di sollevare una questione religiosa ed internazionale. È questo il fondamentale problema storico a cui si connettono il pensiero e l’azione di Vincenzo Gioberti. Da un lato, questi rappresenta la coscienza nazionale, italiana del Piemonte; dall’altro, in verità, per le circostanze che si presentano, è costretto ad agire, conciliando nella sua critica, la forza egemone dello Stato Piemontese con gli interessi e la conservazione di tutti gli altri stati italiani. Gioberti, oltre ad essere stato il teorico del federalismo, proprio per restare fedele alle sue idee, fu l’assertore della supremazia del Piemonte come strumento per creare l’organismo coerente e saldo di uno Stato italiano.
Il suo pensiero non fu una costruzione astratta, ma la consapevolezza intima della missione storica del Piemonte a cui dare un contenuto ed un valore universale. Egli, in questo, si ricollega alla tradizione di Alfieri, rappresentando il momento di identificazione di un lungo tentativo, attraverso il quale il regno subalpino divenne regno italiano. Gioberti si forma fra gli uomini del ’21; che ricchi dell’esperienza napoleonica, riesaminano, nella prospettiva nazionale, l’opera di Vittorio Amedeo II e di Carlo Emanuele III. Il culto per Alfieri, che unisce nella coralità universale le aspettative collettive, ha un significato nuovo ed una giustificazione storica riscontrando un riferimento alla tradizione militare e diplomatica del vecchio Piemonte. Diventa emblematico il libro “Le Speranze degli Italiani” di Santorre di Santarosa che Gioberti apprezza molto e ne divulga la lettura. Questa nuova fede, calda e fiduciosa dell’autore acquisita sui campi di battaglia dell’Europa, nella insurrezione militare degli italiani e degli stessi piemontesi, anima le giovani generazioni di Torino. L’auspicio è che l’Italia, nel regno settentrionale con Genova e Venezia, tocchi i due mari: antica aspirazione della politica subalpina. La monarchia del nord avrebbe bilanciato quella del sud; e tutti gli Stati sotto la protezione del pontefice si sarebbero uniti in vincolo federale. Così la storia piemontese, al cui studio i contemporanei di Gioberti si dedicarono per reazione all’astrattismo degli illuministi, venne analizzata con occhio italiano, in una prospettiva completamente differente e alternativa rispetto alle interpretazioni del passato.
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