Crisi in Libano, gli Usa rafforzano la presenza nel Mediterraneo orientale
Osservatorio Iraq, 29 febbraio 2008
La marina statunitense ha deciso di inviare tra navi da guerra nel
Mediterraneo orientale. A determinare la mossa sarebbe la lunga crisi
politica in corso a Beirut, con lo stallo tra maggioranza
filo-occidentale e opposizione legata a Siria e Iran, che ha fatto
sorgere da più parti il timore dello scoppio di una nuova guerra civile.
A largo delle coste libanesi – ha precisato una fonte della marina Usa
- ci sarebbe già la Uss Cole, fiore all'occhiello della marina
statunitense, nota per essere stata presa di mira da un attentato
suicida nel porto yemenita di Aden, nell'ottobre del 2000, e presto
arriveranno altre due cacciatorpediniere.
"Siamo molto preoccupati per la situazione in Libano, che si è
protratta molto a lungo", ha dichiarato la fonte anonima alla Reuters.
Obiettivo Siria?
Secondo l'ammiraglio della marina Usa Michael Mullen, il rafforzamento
della presenza statunitense rappresenta una "manifestazione di
sostegno alla stabilità della regione".
In particolare la Casa Bianca sarebbe allarmata dalla lunga
contrapposizione tra maggioranza e opposizione parlamentare libanese,
e dall'incapacità di eleggere il successore di Emile Lahoud alla
presidenza della Repubblica.
La massima carica statale è scoperta dal novembre scorso e 15
tentativi compiuti da allora per eleggere un nuovo presidente sono
andati a vuoto, accrescendo i timori di divisioni e violenze tra fazioni.
Da più parti, tuttavia, la decisione di Washington viene vista come un
messaggio diretto alla Siria, accusata di fomentare le divisioni
politiche in atto in Libano e ritenuta responsabile per l'assassinio
dell'ex primo ministro libanese Rafiq Hariri, avvenuta nel febbraio 2005.
Altrettanti timori – secondo gli osservatori internazionali - suscita
presso l'amministrazione Bush la tensione in aumento tra Israele ed
Hezbollah, con il leader del Partito di dio, Hassan Nasrallah, che lo
scorso 14 febbraio ha promesso una "guerra aperta" allo Stato ebraico
in conseguenza della morte del capo militare dell'organizzazione, Imad
Moughnieh, ucciso due giorni prima a Damasco.
[c.m.m.]
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