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  1. #1
    Micene
    Ospite

    Gli sterpi e le fiamme [di Gabriele Adinolfi]

    Valle Giulia: il vero perché della mia celebrazione

    Voglio rendere chiaro il pensiero e le motivazioni che m'inducono, non solo a rivendicare la memoria di Valle Giulia e lo spirito sano del Sessantotto (e non dei sessantottini che ne sono l'aborto) ma anche a rinvendire quei momenti. La ragione per la quale con qualche camerata mi sono presentato su quelle scalinate nel quarantennale della vittoria campale del movimento non deve alimentare confusione.
    C'è stato chi ha vaneggiato per anni alleanze tra opposti rivoluzionari contro il sistema; a questa teoria non ho mai creduto né mi è mai garbata. Innanzitutto perchè se di opposti, in senso antropologico ed emotivo, ce ne furono e ce ne sono, di rivoluzionari a trovarne... Non cerco, insomma, una piattaforma rossonera (a meno che per tale non intendiamo i colori della Falange de la Jons e del sindacalismo rivoluzionario, ma ovviamente stiamo in ben altro contesto). Sulla scia di chi vaneggiava alleanze impossibili c'è stato poi chi ha sentito una profonda inferiorità verso la sinistra: i suoi successi nel sistema, nella borghesia l'hanno fatta passare per vincente e questo ha spinto più d'uno a elemosinare riconoscimenti, patenti di rispettabilità, sia dal Palazzo che dalla sinistra. Che poi sono quasi sinonimi. Questa vera e propria manifestazione di servaggio, che è stata alimentata dai Campi Hobbit e dalla Nuova Destra in salsa italiana, è quanto di più avvilente e quanto di più lontano esista dalla mia mente, accompagnato, forse, dalle reveries internazionali di potenze benigne con tanto di patenti rivoluzionarie concesse generosamente agli Ahmadinejiad di turno. C'è, insomma, chi per trovare un'identità e una coesione si rivolge a luci estranee sperando di brillarne di riflesso; io credo esattamente nell'opposto.






    Kulturkampf




    L'opposto vuol dire essere centrati su di sé; ergo conoscere e riconoscere le proprie radici: da quelle profondissime, lontanissime, preistoriche (la Kulturkampf) a quelle storiche (Ghibellinismo, Bonapartismo, Risorgimento) a quelle trasfiguranti nell'identità compiuta (Fascismo) per passare infine alle più recenti matrici che ci hanno consentito di vivere e di affermare in positivo (come in negativo) sia dal punto di vista esistenziale che da quello ideale. Diciamo che dobbiamo conoscere ed affermare anche le autentiche radici della Destra Radicale (termine orribile ma non siamo ancora riusciti a meritarne di migliori) senza estrapolarle completamente dal sentimento di un popolo. Quelle radici hanno prodotto Valle Giulia e Valle Giulia risponde a quelle radici. Non ci sono altre ragioni per cui intendo celebrarne la memoria e lo spirito.






    Prima di Valle Giulia




    Per quello che riguarda l'ondata generazionale mi sono dilungato in Tortuga, l'isola che (non) c'è con voci come Sessantotto, Sixties, Solve et Coagula ed ho il convincimento che quel fermento positivo, nato con il rock e proseguito con il nomadismo, l'on the road, gli Hells Angels, la rivolta antimoralista, finì proprio perché, una volta prodotta l'ultima grande onda (appunto il Sessantotto) non trovò avanguardie capaci di interpretarlo e direzionarlo e fu allora avviato ad avvitarsi su se stesso, tra vetuste bandiere rosse, logori eschimo, rivendicazioni individualistiche, consumismo di ogni cosa: dal sesso alla morte. Ma questo avvenne appunto dopo. Dopo che le avanguardie, se ci furono, vennero spazzate via, dopo che i soliti baroni di ogni colore recuperarono la protesta e la sminuzzarono in un nuovo conformismo che fu clericale, ateo, marxista, ma strutturalmente, come pensiero e come conduzione degli uomini e delle cose, fu dogmaticamente identico. Di questo orribile feto mai nato sono generalmente nostalgici i pro/sessantotto e rispetto ad esso i migliori anti/sessantottini sentono un giusto fastidio. Ma se essi pensano solo all'aborto io preferisco concentrarmi sul concepimento.






    Zenit e nadir




    Nello specifico italiano la generazione contestatrice vedeva presenti un po' tutti gli ambienti politici e ideali. Dalla nascita del centrosinistra in poi diversi gruppi in fermento, all'estrema sinistra, come all'estrema destra, come nella generazione beat, si confrontavano quotidianamente alla ricerca di un sogno coinvolgente e liberatorio.
    Purtroppo non avevano i numeri, né le strutture, nè l'esperienza, né il retroterra organizzativo, per fornire a quell'ondata generazionale una vera e propria avanguardia.

    Valle Giulia, quando gli studenti insieme, guidati soprattutto dai fascisti, respinsero gli attacchi della polizia, segnò lo zenit di quell'esperienza che pure aveva avuto diversi momenti di ricchezza. Il nadir avvenne quindici giorni dopo quando l'alleanza tra Msi, Pci e Ministero degli Interni portò alla provocazione guidata da tre impiegati del sistema, i parlamentari Almirante, Caradonna e Turchi, che con qualche centinaio di attivisti si recarono all'Università di Roma per sgombrarla. Ne nacque una battaglia campale che, militarmente parlando, si concluse in una sconfitta tattica missina e strategicamente parlando fu invece un enorme successo del potere. Dopo Giurisprudenza, infatti, ci fu la ripresa dell'antifascismo partigiano e del chiesismo pseudoleninista che diedero un taglio paranoico, plumbeo, teologico, rigido, inautentico, alla spinta rivoluzionaria e ci fu, parallelamente, il rivendicazionismo individualista borghese, alla campus americano, che procedette dando una qualche giustificazione al qualunquismo della poesia pasoliniana sui poliziotti proletari e sugli studenti borghesi.






    Ce le saremmo comunque date di santa ragione




    Probabilmente la scelleratezza dell'impiegato Almirante non fu poi così decisiva. Fosse manacata la sua disponibilità a servire il sistema, ci avrebbero pensato altri: Pajetta o Trombadori, Lazagna o Capanna. Non c'erano possibilità (né è da rimpiangere che non ci fossero) di convivenza tra le due estreme. Antropologicamente, esteticamente, sentimentalmente, immaginificamente, troppo eravamo distanti tra noi. Solo un Capo, per intenderci un Mussolini, sarebbe riuscito a compiere il miracolo di fonderci in un'altra Sintesi più avanzata. Non è certo il fatto di aver mandato all'aria ogni possibilità di convivenza che va imputata all'Almirante, così come non è nel fatto di aver convissuto per un attimo che consiste l'evento rivoluzionario di quindici giorni prima. Quello che non potrà mai essere perdonato ad Almirante è l'aver scelto di spezzare una dinamica in nome di una ricca minestra che pure non fu così lauta in quanto alle urne qualche settimana più tardi l'elettorato non lo premiò. E l'aver contribuito a innescare la spirale che riportò in auge i partigiani e, quindi, la cultura dell'assassinio è un'altra responsabilità pesante che Almirante non ha saputo assumere perché in quel vortice avrebbe dovuto fornire ai suoi il modo di combattere per la propria sopravvivenza e non lasciarli a fare da tordi anche per colpa sua. Ma questa se vogliamo è, almeno in parte, un'altra storia.






    Perché rivendico




    Torniamo a noi e al perché insisto così tanto nella rivendicazione e nella rivivificazione di Valle Giulia; non perché le due estreme stavano insieme né perché non eravamo stati ancora rigettati dal movimento bensì perché:
    1. Fino ad allora eravamo al posto giusto, ossia avanti e non indietro
    2. La presenza di più soggetti e culture è premessa a sintesi (così come il fascismo fu sintesi), una sintesi che, se si fosse verificata, avrebbe trasceso, coinvolto e trasfigurato la stessa destra estrema proiettandola in qualcosa d'altro.
    E' stata dunque la mancata sintesi il dramma di un'intera generazione (e anche dell'eredità che ha pesato sulle successive) mentre il nostro essere rigattati indietro, in trincee da retroguardia, fu il nostro dramma specifico.
    Se l'alleanza tra gli impiegati dello stato non avesse disarticolato non solo Valle Giulia ma quanto lo aveva preceduto e provocato, magari la rivolta generazionale non sarebbe finita nel vicolo cieco in cui s'è esaurita, ingessata da teologie "rivoluzionarie" e ispirata da pruriti individualistici e nevrotici. Non è per noi che rimpiango Valle Giulia, è per il Paese: il che ha ben altro significato. Per noi invece la rivendico in opposizione ai pruriti moralistici, forcaioli, maggioranza/silenziosisti che ultimamente avvelenano l'aria in quest'area.







    Quarant'anni di subalternità




    Tutto ciò è figlio di Almirante: della sua opzione culturale e della sua scelta di campo. Fu proprio Almirante a sbandierare la maggioranza silenziosa, le costituenti di destra, l'abbraccio con i partigiani bianchi e più tardi a mitizzare il modello Thatcher al quale aveva premesso un riferimento storico preciso quanto imbarazzante: Oliver Cromwell.

    Questo direttamente; ma anche indirettamente la subalternità è figlia della dinamica interrotta quaranta anni fa dal padrino di Fini, è conseguenza dell'esserci ritrovati, dopo la Sapienza, ai margini di un'ondata generazionale che fino alla vigilia era profondamente nostra.

    Quell'abominio contribuì a trasferirci nell'irreale. Un mondo che fino ad allora, per molti anni, aveva coltivato la più radicale antitesi esistenziale, ideale e politica al conformismo si ritrovò a sognare di eventi critici provocati dal terrore dei borghesi; e da quella sindrome, da quel senso d'isolamento, ancora non si è guariti benché l'isolamento sia finito da un pezzo. Isolati si prese a sognare d'interventi esterni che consentissero che le cose cambiassero. Allora si vaneggiava di movimenti della Sesta Flotta americana nel Mediterraneo che avrebbero permesso colpi di Stato e, sulla scia dei colpi di Stato, magari anche interventi rivoluzionari.

    Quarant'anni dopo non si è smesso di vaneggiare e di attendere la salvezza dall'intervento altrui. La sindrome Ahmadinejiad, gusti estetici a parte, non è diversa da altre sindromi salvifiche che passano per Bush o per Benedetto XVI visti come salvatori e ipotetici rettificatori di un qualcosa che comunque è putrescente e che un tempo mai avremmo sognato di puntellare. Chi di noi fece Valle Giulia era figlio di un'altra cultura, che io definisco eroica ma che se volete potete definire titanica. Una cultura che si fonda sulla centralità di se stessi, sulla sfida della virilità spirituale al conformismo matriarcale, sul rifiuto della delega e dell'ipocrisia.






    Ambigue convivenze di oggi




    Col tempo siamo stati schiacciati e inchiodati alle conseguenze della controrivoluzione almirantiana. Una controrivoluzione che non solo dà una valenza sballata a quello che può sembrare sano (o comunque reminiscenza di antica sanità) in un corpo malato ma che, in nome del formalismo, accetta di celebrare l'ipocrisia. Chi fece Valle Giulia non sarebbe mai andato, per esempio, al Family day al seguito di leaders magnoni e plurimaritati; li avrebbe bersagliati di uova e pomodori. Così come non sarebbe andato comunque a proporre modelli prefabbricati e alibi moralistici in risposta al deserto nullificante della democrazia oligarchica e teologica. Avrebbe opposto esempi ridenti e spregiudicati di civiltà barbara.

    Questo è lo spirito in mancanza del quale nulla ha senso né prospettiva; questo è lo spirito in mancanza del quale i progetti politici e partitici sono fallimentari. Non sono le alleanze, le scelte programmatiche, le tematiche approssimative, a rendere così frivoli e pietosi più o meno tutti i nostri “rappresentanti”; è la loro inconsistenza spirituale e caratteriale dovuta appunto all'assenza di quello spirito che li avvicina ad ectoplasmi ed è lo stare in piedi non sul proprio asse interiore bensì con stampelle moralistiche, ipocrite che li rende così trasformisti e accondiscendenti anche – anzi direi soprattutto – se il loro quotidiano essere sdrucioli viene mascherato da grandi slogan “antagonistici” o da riferimenti ad apocalittiche guerre di religione con i capri espiatori di turno (anche i postfascisti hanno i loro “fascisti” sui quali celebrare il rituale per mondarsi dei loro “peccati”).







    I fanciulli del grande meriggio




    Ecco il senso più profondo della mia scelta nel quarantennale: riallacciarmi ai padri, a coloro che concepirono quanto si manifestò anche a Valle Giulia per ristabilire con essi il legame organico di discendenza rifiutando al contempo l'adozione forzata da parte di chi ci ha voluti schiacciare nell'oscuro ventre della società matrigna. Non m'importa che i rossi fossero con noi, ché, a dire il vero, non me ne frega niente; non m'importa neppure troppo che allora incutemmo rispetto e paura; quello che mi inorgoglisce è che fummo noi stessi. Da allora non ho mai cessato di battermi per rinsaldare la spada spezzata da tutti gli impiegati della grande matrigna e per riallacciare una continuità antica e nuova con chi sa che la guerra è nostro padre. E che il superuomo è un fanciullo ridente che, dopo aver assunto tutte le responsabilità sulle sue gobbe ha saputo ruggire come il leone, il cui ruggito si sente perché il vento lo porta lontano.

    Ad alcuni procura imbarazzo, ad altri paura, a qualcuno invece dà fiducia nel grande meriggio in cui bruceranno tutte le sterpaglie che altri si ostinano a difendere. In quest'opposizione spirituale e mentale, prima ancora che politica, ho inteso ed intendo la rivendicazione di Valle Giulia. Alcuni vogliono essere sterpi, altri fiamme. Ognuno può scegliere il suo posto e il suo destino.

  2. #2
    Micene
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  3. #3
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    Solite seghe mentali...mandate il pezzo ai cittadini di scampia...quelli che muoino di diossina, oggi, adesso, ora, tic-tac-tic-tac...sono 30 anni che scrivono sempre le stesse cose, sempre le stesse cose...fra un po' manco noi ci crederemo più!basta!!!

  4. #4
    Micene
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    Citazione Originariamente Scritto da Arthos Visualizza Messaggio
    Solite seghe mentali...mandate il pezzo ai cittadini di scampia...quelli che muoino di diossina, oggi, adesso, ora, tic-tac-tic-tac...sono 30 anni che scrivono sempre le stesse cose, sempre le stesse cose...fra un po' manco noi ci crederemo più!basta!!!

    l'abbiamo capito tutti che ce l'hai con Adinolfi, che sei il più fascista di tutti ecc....

    il bello è che non gliene frega un cazzo a nessuno

  5. #5
    NEOFASCISMO........
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    [QUOTE=VELENO;7382445]Valle Giulia: il vero perché della mia celebrazione

    Sulla scia di chi vaneggiava alleanze impossibili c'è stato poi chi ha sentito una profonda inferiorità verso la sinistra: i suoi successi nel sistema, nella borghesia l'hanno fatta passare per vincente e questo ha spinto più d'uno a elemosinare riconoscimenti, patenti di rispettabilità, sia dal Palazzo che dalla sinistra. Che poi sono quasi sinonimi. Questa vera e propria manifestazione di servaggio, che è stata alimentata dai Campi Hobbit e dalla Nuova Destra in salsa italiana, è quanto di più avvilente e quanto di più lontano esista dalla mia mente,





    ottimo veramente ! aldilà di ogni giudizio sul restante dell'intervento, sempre interessante e da leggere, Adinolfi torna spesso su questo avvilente aspetto dell'animo neofascista: il senso di inferiorità rispetto alla sinistra radicale.
    Bravo Adinolfi ottimo osservatore della nostra antropologia.

 

 

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