Non fare il buffone come tuo solito, pulce con la tosse.
POLITICA E GIUSTIZIA. IL CASO CARNEVALE
Mafia, la Cassazione assolve il giudice Carnevale
Le accuse sugli ergastoli cancellati, annullata senza rinvio la condanna a 6 anni. La Corte: nessuna prova del suo aiuto a Cosa nostra
ROMA - L' ex presidente della prima sezione penale della Cassazione, Corrado Carnevale, è stato definitivamente assolto perché «il fatto non sussiste» dall' accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il reato che gli era costato in Appello la condanna rimane, invece, «configurabile», purché l' apporto di chi «sostiene» Cosa Nostra abbia «una effettiva rilevanza causale» nel mantenerla in vita, o rafforzarla. E' arrivata dopo 4 ore di camera di consiglio la sentenza delle sezioni unite penali della Suprema Corte, che ha spazzato via 9 anni di indagini contro il magistrato definito l' «ammazzasentenze» dopo aver annullato una serie di ergastoli per i boss delle cosche e, contemporaneamente, ha messo un punto fermo all' accusa che gli era stata contestata. Al termine della requisitoria, il sostituto procuratore generale Antonio Siniscalchi aveva chiesto la conferma dell' esito del processo di secondo grado: il 29 giugno del 2001 Carnevale era stato condannato a 6 anni di reclusione, mentre il Tribunale, l' 8 giugno del 2000, l' aveva assolto. «La decisione della Suprema Corte riporta il processo nei giusti binari, annullando il verdetto d' appello che era stato ispirato ad una illogica valutazione della prova», hanno sottolineato, soddisfatti, i difensori Giuseppe Gianzi e Salvino Mondello. L' INCHIESTA - Le indagini contro Carnevale vengono aperte il 28 marzo ' 93, dopo l' uccisione di Salvo Lima, quasi contestualmente a quelle contro Andreotti. Il 3 aprile ' 95 la Procura di Palermo chiede l' archiviazione ed il Gip l' accoglie due giorni dopo. Ma il 26 aprile di quello stesso anno i magistrati di Roma trasmettono a Palermo una serie di atti che lo riguardano (tra cui intercettazioni telefoniche con presunti rapporti tra la «toga» ed alcuni «indagati romani») e quelli di Firenze inviano le dichiarazioni di Gaspare Mutolo, secondo cui Carnevale era «avvicinabile». Il 29 aprile ' 95 il nome del magistrato viene nuovamente iscritto sul registro degli indagati. Con il trascorrere dei mesi, 11 pentiti (tra i quali Giovanni Brusca) ricostruiscono i presunti rapporti tra Carnevale ed i vertici delle cosche, sostenendo come fosse «pacifico» che esisteva un filo diretto tra lui ed i boss. Il 7 aprile del ' 98 Carnevale viene rinviato a giudizio. Poi, le due sentenze contrastanti e, ieri, la Suprema Corte. LE MOTIVAZIONI - Alla base dell' assoluzione, la mancanza di prove. Secondo la Cassazione, «in tema di associazione di tipo mafioso, assume la qualità di concorrente esterno la persona che, non essendo stabilmente inserita nella struttura organizzativa, fornisce un concreto, consapevole e volontario contributo, purché questo abbia una effettiva rilevanza causale ai fini della conservazione o del rafforzamento dell' associazione e sia comunque diretto alla realizzazione, anche parziale, del programma criminoso della medesima». Con una seconda massima, la Suprema Corte ha stabilito «i criteri di valutazione della chiamata in reità o in correità» per il concorso esterno in associazione mafiosa: «La prova deve avere per oggetto gli elementi costitutivi della fattispecie, con riferimento allo specifico contributo (consapevole, effettivo o causalmente idoneo) recato dal concorrente alla conservazione o al rafforzamento dell' associazione ed alla realizzazione del programma criminoso della medesima». Contro Carnevale c' erano anche le dichiarazioni di alcuni suoi ex colleghi della Suprema Corte. La Cassazione le ha ritenute inutilizzabili. LE REAZIONI - «Il nome di Carnevale si aggiunge alla lista dei "martiri civili" di un periodo che ha inficiato la serenità del Paese», ha sostenuto Filippo Mancuso (ex Fi, ora Gruppo Misto). «La sentenza è l' epitaffio per la magistratura militante, Giancarlo Caselli dovrebbe lasciare», ha sottolineato Enzo Fragalà (An). Mentre Carlo Taormina (Fi) si augura «la galera per le toghe rosse responsabili dello scempio». Flavio Haver LE TAPPE 1993 L' inchiesta a Palermo La Procura di Palermo inizia a indagare su Corrado Carnevale nel 1993, nell' ambito dell' inchiesta su Andreotti. Nel 1995 arriva l' archiviazione, ma nello stesso anno, dopo le dichiarazioni di 11 pentiti, il caso viene riaperto: l' alto magistrato è accusato di aver «aggiustato» diversi processi di mafia, perché punto di riferimento dei boss. 2000 Scagionato al primo processo L' 8 giugno 2000 Corrado Carnevale viene assolto, dopo 30 ore di camera di consiglio, dal Tribunale di Palermo, presieduto da Giuseppe Rizzo, perché «il fatto non sussiste». La formula è la stessa utilizzata per prosciogliere il senatore a vita Giulio Andreotti, il 23 ottobre 1999. Il processo a Carnevale era incominciato il 29 giugno 1998. 2001 La condanna a sei anni Il 29 giugno 2001 i giudici d' appello, al termine del dibattimento cominciato 2 mesi prima, ribaltano la sentenza di primo grado: condannano Carnevale per concorso esterno in associazione mafiosa, a 6 anni di carcere e all' interdizione perpetua dai pubblici uffici. Carnevale era in corsa per diventare primo presidente di Cassazione. 2002 L' ultima sentenza Ieri la Cassazione ha posto la parola fine alla vicenda giudiziaria di Carnevale iniziata nove anni fa. La Suprema Corte, infatti, ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna a 6 anni di reclusione inflittagli lo scorso anno dalla Corte d' Appello di Palermo. Le sezioni unite penali della Cassazione hanno stabilito che «il fatto non sussiste». Il personaggio SICILIANO Corrado Carnevale è originario di Licata (Agrigento), dove è nato il 1930. Sposato a Maria Vadalà, pure siciliana, ha una figlia PRECOCE Primeggia come studente e nei concorsi della magistratura: a 23 anni è già uditore giudiziario, a 27 il più giovane magistrato ad arrivare alla Corte di Cassazione PRESIDENTE Dopo essere stato giudice d' Appello, nel 1985 diventa presidente della prima sezione penale della Cassazione. Ricopre questa carica per quasi 7 anni
Haver Flavio
Pagina 8
(31 ottobre 2002) - Corriere della Sera
Mafia, la Cassazione assolve il giudice Carnevale
Carnevale assolto Non favorì la mafia
Repubblica — 09 giugno 2000 pagina 6 sezione: POLITICA INTERNA
PALERMO - Assolto. Non è per fare un favore alla mafia, né per aiutare Andreotti, che Corrado Carnevale, l' ipergarantista, ha falcidiato decine di sentenze per boss e gregari di Cosa nostra. Pur lasciando aperta la porta al dubbio, il tribunale - presidente Giuseppe Rizzo, a latere Piergiorgio Morosini e Ignazio Pardo - a sette anni dalle prime indagini, a due dall' inizio del dibattimento, ha scritto una prima parola su un processo nato in parallelo con quello al sette volte presidente del Consiglio e conclusosi con un dispositivo che è la fotocopia dell' altro. Il richiamo è al 530 comma secondo, l' articolo del codice di procedura penale che alcuni leggono come la vecchia formula della insufficienza di prove. La sentenza, dopo 30 ore di camera di consiglio, nell' aula bunker di Pagliarelli. Corrado Carnevale assente già nel giorno in cui i pubblici ministeri avevano chiesto la condanna a 8 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, ha preferito attendere il verdetto nella sua casa romana. "Con questa sentenza - dice - è stato restituito il prestigio alla Corte suprema di Cassazione che si era tentato di minare. Questo processo non era al presidente Carnevale, ma alla Corte di Cassazione per intimidirla, come purtroppo in questi anni è accaduto. Niente insufficienza di prove, questa è un' assoluzione tout court". Scivolano in silenzio fuori dal bunker i pm Roberto Scarpinato e Gaetano Paci che si limitano a un generico: "Le sentenze non si commentano". Alla vigilia della richiesta di condanna i due pubblici ministeri con il procuratore Grasso e l' aggiunto Lo Forte, dopo avere studiato la sentenza Andreotti che non lasciava margini sul capitolo dei rapporti tra il giudice e il politico, avevano scelto di concentrare l' ultimo affondo su un unico episodio. Avevano puntato tutto sulle accuse di un collega di Carnevale, Manfredi La Penna. Era stato lui a raccontare delle pressioni del primo presidente sui giudici chiamati a esaminare la seconda sentenza per l' omicidio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Aveva riferito che era stato Carnevale a precostituire il collegio, designando il presidente e poi parlando con tutti i consiglieri per raccomandargli di adeguarsi alla linea del relatore schierato per l' annullamento. Aveva anche raccontato di essere stato convocato direttamente nell' ufficio di Carnevale alla presenza di un misterioso personaggio siciliano e che gli era stato raccomandato di sostenere la bocciatura delle condanne. Per l' accusa era la più robusta delle prove da affiancare al racconto di processi aggiustati e intercessioni varie, dal primo maxiprocesso al maxiter, fatto da 39 pentiti. Aperta nel ' 93, l' inchiesta sull' "ammazzasentenze" è chiusa due anni dopo con un' archiviazione. Viene riaperta nel ' 97 dopo l' arrivo a Palermo dei verbali di dichiarazioni di altri collaboratori dalle procure di Roma e Firenze. Nel ' 98 Carnevale è rinviato a giudizio. Si conoscono così le intercettazioni ambientali che lo riguardano. In casa riceve giudici e avvocati e perfino un imputato. Con loro si lascia andare a previsioni sui processi ma anche a giudizi pesantissimi su Falcone e Borsellino. Al processo Andreotti depone da imputato di reato connesso e conia per se l' epiteto di "impumone": imputato e testimone. Poi sceglie di tacere. - di ENRICO BELLAVIA
http://ricerca.repubblica.it/repubbl...-la-mafia.html
L'ex presidente della prima seziona penale della Cassazione
era accusato di aver favorito i boss annullando le condanne
Mafia, Carnevale
assolto a Palermo
La Procura aveva chiesto
la condanna a 8 anni di reclusione
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PALERMO - Assolto "perché il fatto non sussiste": con questa formula l'ex presidente della prima sezione penale della Corte di Cassazione, Corrado Carnevale, è stato scagionato, a Palermo, dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza è stata emessa dalla sesta sezione penale del Tribunale di Palermo, presieduto da Giuseppe Rizzo, che era entrato ieri in camera di consiglio. Carnevale non era presente in aula. Nella requisitoria, conclusa il 19 maggio scorso, i pubblici ministeri avevano chiesto la condanna di Carnevale a otto anni di reclusione.
Secondo i procuratori aggiunti Guido Lo Forte e Roberto Scarpinato, e il sostituto Gaetano Paci, l'ex presidente della prima sezione sarebbe stato il referente di boss di Cosa Nostra per "aggiustare i processi". Tra i casi di sentenze favorevoli alla mafia, i pm avevano citato quello del giudizio per l'omicidio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, comandante della compagnia di Monreale, assassinato il 3 maggio del 1980. Le condanne per i tre sicari, che erano stati fermati nelle campagne attorno al paese la stessa notte del delitto, furono annullate dalla Suprema Corte.
L'inchiesta a carico di Carnevale è durata 7 anni, e si è svolta in due tempi. L'indagine della Procura inizia nel 1993, contestualmente a quelle su Giulio Andreotti, ma si chiude nel '95 con un'archiviazione. Insieme al magistrato vengono indagati per l'ipotesi di abuso d'ufficio aggravato altri tre giudici della prima sezione: Paolo Dell'Anno, Aldo Grassi, Stanislao Sibilia. Nel febbraio del '97, la Procura chiede l'archiviazione anche per loro tre.
L'indagine viene però riaperta pochi mesi dopo, sulla scorta delle dichiarazioni di nuovi pentiti alle procure di Roma e Firenze. Il 14 luglio del '97 Palermo chiede il rinvio a giudizio del giudice "ammazzasentenze" per concorso in associazione mafiosa, con una memoria di 600 pagine. Il 7 aprile del '98 il gip Bruno Fasciana dispone il rinvio a giudizio del magistrato.
Il dibattimento si apre il 22 giugno del '98. L'accusa sostiene che Carnevale costituiva per i boss un "sicuro punto di riferimento". Il ruolo del magistrato viene ricostruito in aula attraverso le dichiarazioni di 39 pentiti, le testimonianze di magistrati dello stesso collegio e numerose intercettazioni telefoniche e ambientali. Secondo i pm, Carnevale, forte del suo "ruolo egemonico" aveva creato in Cassazione un orientamento definito "esasperatamente garantista" che, sulla base dei ripetuti annullamenti, suscitava nei mafiosi "aspettative di totale impunità". La sentenza di oggi, però, non accoglie questa ipotesi, e giudica infondata l'accusa di concorso esterno: proprio come in altri due processi celebri, quello contro Giulio Andreotti e quello contro il presidente della Provincia di Palermo, Francesco Musotto.
(8 giugno 2000)
la Repubblica/cronaca: Mafia, Carnevale assolto a Palermo