A bocce ferme possiamo ora fare un resoconto della novella Giovanna d'Arco . Renata Polverini contro tutti e contro tutto è riuscita a "polverizzare" una "scafata " politicante sciaquettona come la Bonino . Da esperta sindacalista sapeva bene dove mettere i piedi e scansare le mine sparse sul terreno dai radicali e comunisti .

Nel Lazio sono tutti contenti che alla Regione sia arrivata una governatrice con le palle , senza grilli frullanti per la testa come : trans, droghe , aborti a gogò o unione in matrimonio per i gay. Alla regione ci si arriva per servire i cittadini e non per adempiere a loschi scopi personali o politici .

Polverini, la carriera lampo del panzer della Magliana

di Cinzia Leone

Nata ai bordi di periferia e oggi a capo della Regione. Leader dell'Ugl, candidata da Fini, miracolata da Berlusconi, più che fare futuro è chiamata a fare presente.
Foto Cosima Scavolini/Lapresse 01-04-2010 Roma Politica Trasmissione Portaa Porta Nella foto Renata Polverini Photo Cosima Scavolini/Lapresse 01-04-2010 Rome Politics Tv program Porta a Porta In the photo Renata Polverini
Non è bella come la Carfagna, non è intrigante come la Gelmini, non è rossa come la Brambilla, non è gatta morta come la Prestigiacomo, eppure vince. Ha il fascino di una segretaria, il fisico di una ginnasta, l’eloquio di una cassaintegrata e proprio per questo erode le linee nemiche e si insedia alla Regione Lazio. Il segreto di Polverini panzer? È una qualunque. Venuta dal basso ma che punta in alto, e ci arriva anche. La conoscevano in pochi, ma l’hanno votata in un milionequattrocentomila a Roma e Provincia, e ha battuto una fuoriclasse come la Bonino.

La Magliana, la sinistra e l’Ugl. Quando una viene dalla Magliana, si attrezza per sopravvivere. E se è orfana la vita è tutta in salita. Più che una cenerentola, Polverini è una lottatrice e per lei si tratta di sopravvivere. Le cene a pane e thé di un’infanzia di ristrettezze disegnano da subito il perimetro di un gioco aspro e senza sconti. Vuole iscriversi all’Isef, mica al liceo classico, ma finisce a studiare ragioneria: una scelta più pratica ma il sogno rimane nel cassetto. Entra nella Cisnal di default: la mamma è iscritta e lei la segue. Si fidanza da subito, lui è Massimo Cavecchioli, un informatico per un breve periodo iscritto alla Cgil con una nonna comunista che legge ai fidanzatini l’Unità tutte le domeniche a voce alta. Poi dice che una si butta a destra. L’amore resiste alle domeniche di propaganda, lo sposa e con lui è rimasta. Come tante. È una normale lei.

Alla Cisnal fa di tutto e impara la politica. Quando il sindacato cambia nome e diventa Ugl, Renata capisce che è il suo momento. Dalle fotocopie alla vicepresidenza in quattro anni è una galoppata. Nel 2006 è la prima donna segretario generale. Nei piccoli sindacati la strada è più facile, e a destra le tipe toste le rispettano. Tant’è, i maschi si fanno da parte. Nelle vertenze Alitalia, alla Fiat di Melfi e alla Thyssen-Krupp di Terni molti la criticano ma tutti la notano. Qualcuno la accusa di essere la cocchetta di Epifani, con cui tratta da pari a pari. Uno a capo del più importante sindacato, l’altra di una briciola, ma al tavolo dei «grandi» i due sono seduti accanto. I pettegoli dicono che la prima volta si è imbucata, ma intanto ci rimane. Bonanni e Angeletti non la amano, non le perdonano di essersi fatta utilizzare per dividere il fronte sindacale. Veltroni invece la stima, ma lei non si fa incantare ma approfitta della curiosità e del masochismo del nemico, tenendo ben saldo il timone. I suoi operai la adorano e la seguono dovunque.

Risultato: sei scioperi generali contro Berlusconi premier. Nell'estate del 2007, con Veltroni, Roma è paralizzata dallo sciopero dei tassisti, e a sbrogliare la matassa arriva la Polverini panzer, e dei tassisti diventa subito il faro. Troppo «destra sociale» per Berlusconi, troppe tute blu di sinistra per la destra. «È più vicina a Gramsci che ad Hayek», scrive il Giornale. Intanto Polverini panzer tessere di partito non ne ha mai avute. Una carriera troppo rapida dice qualcuno. Di sicuro in contropelo.

Le scarpe infangate e i vani catastali. Nasce con «le scarpe infangate» e ancora porta gli anfibi, ma si favoleggia di una scarpiera da capogiro degna di Imelda Marcos. Vive «ai bordi di periferia» fino a 24 anni, ma come sfonda si trasferisce nell’esclusivo quartiere di San Saba. Con un mutuo, acquista due appartamenti. I giornali le stanno alle calcagna: doppi ingressi, 16,5 vani catastali più tre box e due cantine. Lei se ne frega. Il giardino è grande, la casa è a due passi dalla popolare Garbatella, a tre dal popolare Testaccio e a quattro da lussuoso Aventino, ma a pochi chilometri dal quartiere della sua infanzia, la Magliana. Rimane sempre una di Roma sud, un marchio a fuoco che Renata adora.

Predica bene e razzola male? Nella classifica delle dichiarazioni dei redditi 2008, risulta in testa ai leader sindacali con 140 mila euro lordi annui. L’unica donna e con il reddito più alto. Mica male. Apre il salotto a serate esclusive, spesso per sole donne e la lista degli inviti è egualmente spartita tra destra e sinistra: Lucia Annunziata, Lilli Gruber, Ritanna Armeni, Emma Bonino, Paola Concia e Concita De Gregorio, insieme a Giorgia Meloni, Flavia Perina e Isabella Rauti. I nomi e la festa finiscono sui giornali. Renata si incazza. «Era una festa privata. Non lo farò mai più». Polverini bipartisan si sente sotto controllo.

Allo stadio. Quanto al tifo Polverini è ondivaga, ma rimane il panzer di sempre. In piena campagna elettorale adotta la tattica trasversale anche allo stadio. Ma mentre la politica adora il crossing, la tifoseria odia il doubleface. Prima si lascia infilzare dai flash accanto a Totti e poi si mischia a quelli della curva Nord. Ma dopo la foto con Renata, Totti si infortuna, e con la Polverini a cavalcioni delle transenne dello stadio la Lazio perde in casa.

L’etica, l’estetica e il gusto. Adora Hitchcock e la carbonara, canta Battisti e balla scatenata sul palco di San Giovanni. È scaramantica, e la notte della vittoria agita un corno rosso. 47 anni portati come tutte, frangetta alla Louise Brooks, sopracciglia pesanti e arcuate. Guancie da pupona, nei manifesti levigate da photoshop, ma nella vita piene di piegoline come quelle di tutte. Se il trucco è poco, gli stivaletti a tronchetto, i jeans aderenti e i giubbetti di pelle rimangono tanti. Forse troppi. I tassisti lasciano un segno estetico a cui la Polverini non si sottrae. Con il giubbino di pelle e una camicetta qualunque anche la notte della vittoria. Segue la moda in modo random ma sfoggia. Da destra e da sinistra, la accusano per la giacca rossa del manifesto elettorale e per i capini indossati a Ballarò. Fashion victim? Spendacciona? È nata povera e si rifà.

Le amiche. Polverini è piena di amiche. La Todini: altre origini sociali, sponde opposte, una in Confindustria, l’altra al sindacato, ma in comune le origini umbre e un grande afflato popolare. Isabella Rauti: con lei inventa il «donna-day» e i corsi di formazione per donne iraniane e palestinesi. Flavia Perina: la difende da Feltri e la sostiene da sempre. La Santanché: la prima a fare dichiarazione di voto per lei nel pieno della bufera delle liste, e tra le prime a darle una mano.

Floris e i media. Ballarò la lancia, e Floris pigmalione dell’«effetto polverini» porta il peso e la responsabilità. Ma ormai a Renata i salotti televisivi toccheranno tutti. Esordisce da presidente della Regione con un botta e risposta sferzante con il sindaco di Firenze a Porta a Porta. «Durante la mia amministrazione - dichiara Polverini - non sarà tagliato nessun posto letto ne' saranno chiusi ospedali» «Glielo hai spiegato questo a Storace? - ribatte Renzi - nella tua maggioranza è quello che ha concorso all'indebitamento sanitario del Lazio». Polverini panzer afferra la katana e lo affetta «Stai molto sereno. Ho vinto io le elezioni. Mi chiamo Renata Polverini quindi parla con me». Usa i media sfoderando decisione e aggressività. La chiamano la regina del buon senso, l’accusano di essere superficiale, banale, ripetitiva. Ma la capiscono tutti e lei lo sa.

I miracoli del consenso e l’occasione perduta. Piace alla gente che non piace. A quelli che divorano tv e fanno i numeri dell’Auditel. «Li abbiamo polverizzati» urla dopo la vittoria elettorale. Dopo tanti calembour sul suo cognome, se ne permette uno anche lei. Naturalmente e felicemente populista, le frasi ad effetto le sono sempre piaciute. «Nessuno sfidi più la volontà della gente» è il suo mantra post-elettorale, ma si tuffa entusiasta nell’onda mistico linguistica di Silvio guru e proclama «Quanto accaduto dimostra che i miracoli sono possibili». Di miracoli lei se ne intende.

È la potenza relazionale l’asso nella manica di Polverini panzer. Conosce tutti ed è pronta a fulminarli uno per uno con uno sguardo o una battuta. L’eloquio è ruvido e scarno ma non si fa intimorire. Ruba slogan alla sinistra, trasformandoli quanto basta perché conservino forza evocativa e contenuto popolare. È una politica postmoderna capace di mettere insieme le persone e i codici, battendosi sempre fino all’ultimo respiro. Ai blocchetti di partenza con la Meloni, la sorpassa. Se lei è una fusion tra Catwoman e Batman, Velardi di sicuro è il suo Joker.

Polverini sa scegliere stelle comete a sinistra, tenendo d’occhio le stelle fisse a destra, ma pronta a rivolgersi al sole di Berlusconi. Durante la kermesse di San Giovanni, sarà lui a regalarle la vittoria su un piatto d’argento, dopo la rituale sbirciata nella scollatura. Ma è proprio su quel palco che Polverini panzer perde la sua grande occasione. Quando Silvio non resiste alla battuta cochon e gli dice che come donna poi non è male ed eserciterà lo jus primae noctis, lei non batte ciglio. Sarebbe bastato uno schiaffo o uno sberleffo perché trasformarla in un'eroina nazionale.

Fare presente o fare futuro? In campagna elettorale batte la provincia a tappeto: 176 incontri contro i 72 della Bonino. Correre con l’handicap della lista non la scoraggia. La notte della vittoria viene fotografata con il braccio teso. Cercava un taxi per sfuggire alla folla imbizzarrita o faceva il saluto romano? Gli scatti invadono i siti e le pagine dei giornali e fioccano le battute.

Il presente non la spaventa. Eletta da una manciata di ore, il venerdì santo, zainetto sulla spalla, passa in rivista l'ospedale San Giovanni di Roma. Incontenibile.

Ma il futuro? Panzer Renata sarà una costola di Fini o di Berlusconi? Di sicuro la Polverini è un’Eva particolare, e la costola finisce per strapparla a tutti e due, e se magari dopo gliela tira dietro. Di cambiali ne ha firmate molte, ma quali deciderà di strappare e quali onorerà, lo sa solo lei. «Con te» è stato il suo slogan elettorale: anche con gli altri quindi. Polverini gioca su tutti i tavoli. Non è che alla fine è capace di fare tutti fessi?
sabato, 3 aprile 2010


Il Riformista