Gli abili industriali di casa nostra, soprattutto quelli con il denaro frusciante delle ricche regioni del fare, perdono l'ennesima occasione per essere PROFETI IN PATRIA e non in Romania o Cina.
"Vi insegnamo come trasformare una discarica in parco pubblico" Un mese e mezzo fa, mentre abbattevano il muro di Rafah, la barriera di confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto, i palestinesi s'informavano sul nostro Paese: la crisi del governo Prodi, le elezioni di aprile e, soprattutto, Napoli invasa dalla spazzatura. Anche in Israele le immagini della città partenopea sommersa dai rifiuti hanno fatto grande impressione: l'Italia è molto amata da queste parti. Al punto che gli israeliani ci "perdonano" la preferenza di cui, sono convinti, beneficiamo i palestinesi. Oltre alla commiserazione però, l'"affaire mondezza" ha suscitato un certo interesse economico a Tel Aviv e dintorni. Perchè Israele, la cosiddetta Silicon Valley mediorientale nonché il primo Paese al mondo per investimenti in ricerca (il 4,8 per cento del PIL, di cui il 3,25 dalle imprese), applica l'high tech a 360 gradi: dalla guerra allo smaltimento dei rifiuti. Un terzo dei 100 dipendenti di ESC, l'azienda municipale della nettezza urbana, è laureato. Quarantadue sono diplomati.
"Ci prepariamo a sbarcare in Italia, il mercato più interessante del momento, a Napoli ci pensiamo noi" dice Yaron Adler, fondatore presidente di Arrow Ecology&Engineering Overseas, una delle società di riciclaggio di Hiriya, l'ex gigantesca discarica del Gush Dan, la regione che comprende Tel Aviv e altre 17 municipalità per un totale di circa tre milioni di abitanti. Nata nel 1952 come discarica, Hiriya si estende su 450.000 metri quadrati per 60 metri di altezza: 16 milioni di metri cubi di immondizia. Nel 1998 la Regione ha detto stop: ha chiuso la discarica e ha deciso di trasformarla entro il 2020 in un parco pubblico, Ayalon Park. Lo smaltimento pianificato è iniziato nel 2000: oggi Hiriya riceve 2700 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno, una delle più grandi stazioni di transito mondiali e il più avanzato centro ambientale israeliano dove si ricicla tutto: plastica, legno, metalli, umido.
Ayalon Park è per ora un grande cantiere. Nel 2004 però, sono stati inaugurati i primi dieci chilometri di piste ciclabili che collegano Hiriya al Begin Park di Tel Aviv. I lavori procedono in fretta: da mesi ormai, il vicesindaco di Tel Aviv, Doron Sapir, organizza banchetti "lavorativi" in cima alla montagna di rifiuti che una volta era la vergogna nazionale. Napoli come Tel Aviv? Perché no.

Fonte: LaStampa.it