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Impresentabili/2: Sciascia, l'uomo delle tangenti Fininvest
Giuseppe Caruso
Tra nani e ballerine, salta fuori anche il tangentista reo confesso (con tanto di condanna passata in giudicato). Salvatore Sciascia, l'ex dirigente Fininvest che pagò per ben tre volte delle mazzette alla Guardia di finanza per conto dell'azienda, è stato ricompensato con una bella candidatura al Senato nelle liste del Pdl, adesso che i tempi sono maturi. Una candidatura in Lombardia, che tranne sorprese dell'ultimo minuto dovrebbe garantire a Sciascia un bel seggio nel ramo nobile del parlamento.
Come è noto Silvio Berlusconi non dimentica gli amici ed anche in questo caso ha mantenuto le promesse. Del resto è passato qualche anno dalla sentenza di condanna emessa dalla Corte di cassazione (7 novembre 2001) e la memoria non è proprio il pezzo forte degli elettori del Belpaese.
Salvatore Sciascia, direttore centrale degli affari fiscali della Fininvest, venne condannato assieme a Paolo Berlusconi ed al dirigente del gruppo Alfredo Zuccotti per aver pagato una somma complessiva pari a 330 milioni delle vecchie lire ai militari della Guardia di Finanza per indurli a favorire la Fininvest in occasione di tre verifiche fiscali. Nello specifico i controlli erano state effettuati su tre società del gruppo: la Videotime, nel 1989, la Mondadori, nel 1991, e la Mediolanum, nel 1992.
Sciascia, che per questa vicenda era stato arrestato il 25 luglio del 1994, aveva ammesso da subito il pagamento della provvigione e, interrogato dall'allora pm Antonio Di Pietro, aveva spiegato che ad autorizzare l'esborso era stato Paolo Berlusconi, dal quale dipendeva. salvando così momentaneamente il grande capo. Poi però inguaiato dalle dichiarazioni del fratello: Berlusconi junior dovette ammettere come in Fininvest nulla si muovesse senza l'autorizzazione di Silvio.
Sciascia comunque, in attesa di essere richiamato in prima linea ed uscire dal suo periodo "dormiente", era rimasto per così dire in famiglia, essendo socio di Michela Vittoria Brambilla nella Vittoria Media Partners Srl, editrice del "Giornale delle Libertà". Un'attesa lunga e discreta, conclusa sette anni dopo l'ultima sentenza di condanna emessa dalla Cassazione.
Così, ripensando a questa brutta storia che vede tra i suoi protagonisti anche l'ex ufficiale della Guardia di finanza Massimo Maria Berruti, arrestato e poi condannato con sentenza passata in giudicato per aver fatto pressioni su un comandante della Gdf in modo da indurlo a negare il pagamento della tangente Mondadori, fa un po' impressione trovare nella stessa lista e nella stessa circoscrizione di Sciascia il presidente dell'associazione dei magistrati tributari, Giacomo Caliendo. A lui però la cosa sembrerà del tutto naturale ed il problema forse sta proprio lì.
Pubblicato il:
11.03.08
Modificato il:
11.03.08 alle ore
8.17
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una volta nelle aziende davano la liquidazione, ora come premio-produzione (o corruzione) un bel seggio al senato.