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    Predefinito Andrea, Gottardo, Jacopo Scotton: i martelli del modernismo

    Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 28/08 del 12 marzo 2008, San Gregorio Magno

    Movimento cattolico - Omaggio a mons. Gottardo Scotton

    Il 9 marzo 1916 moriva monsignor Gottardo Scotton, una delle figure più combattive dell’intransigenza cattolica. Insieme ai fratelli mons. Jacopo Scotton e mons. Andrea Scotton trascorse l’intera vita sacerdotale al servizio della Santa Sede: nelle file dell’Opera dei Congressi, dalle colonne della rivista “La Riscossa” e di altre pubblicazioni, dai pulpiti di mezza Italia, dove era invitato per le sue qualità di oratore. Fu per due volte arrestato dal governo unitario per la sua militanza cattolica.
    Dopo la morte di san Pio X (che sempre incoraggiò l’azione dei fratelli Scotton), come tanti altri protagonisti dell’azione antimodernista cadde in disgrazia agli occhi di alcuni prelati, tra cui mons. Ridolfi, il vescovo di Vicenza che invece aveva elogiato il modernista Fogazzaro. Mons. Gottardo Scotton, che aveva visto morire Jacopo nel 1909 e Andrea nel 1915, terminò i suoi giorni malato, povero e tormentato da mons. Ridolfi.
    Avremmo potuto ricordarlo pubblicando uno dei suoi innumerevoli articoli, scritti con ardore e ironia, a difesa della Chiesa contro massoni o modernisti. Abbiamo invece scelto l’ultima lettera che scrisse, indirizzata al cardinale Gaetano De Lai, uno dei pochi rimasti fedeli alla linea di san Pio X. E’ un testo molto semplice, in cui mons. Gottardo, costretto a trattare di questioni materiali, non nasconde al card. De Lai la profonda amarezza per la situazione in cui si trova e che lo accompagnerà, otto giorni dopo, alla morte.
    Il testo è tratto dall’opera di Giovanni Azzolin: Gli Scotton. Prediche, battaglie, imboscate (Vicenza 1998, pag.383-384).

    Appendice. Documenti
    3. L’ultima lettera scritta da Gottardo Scotton. E’ diretta al cardinale Gaetano De Lai e porta la data del 1 marzo 1916: otto giorni prima di morire.

    Eccellentissimo Principe,
    Le scrivo ancora di letto, di dove non so quando potrò levarmi, visto che la mia artrite invecchiando peggiora.
    Da Mons. Tedeschini non ho ancora ricevuto la notizia; ma sento il dovere di affrettare a V. Eminenza i miei ringraziamenti per tutto ciò che può aver fatto a mio riguardo.
    A dire il vero, io mi aspettavo qualcosa di meglio dalla generosità del S. Padre, specialmente avuto riguardo che io potrò aver ben poco dalla elemosina della S. Messa. Per legato testamentario io debbo applicarla per un anno intero in suffragio dell’anima del defunto fratello; ma anche dopo, quante volte potrò celebrare? Appena ritornato dal funerale di suor Paola fui assalito per molti giorni da una febbre a 39 gradi, e guarito da questa fui assalito dalla vecchia artrite, mia indivisibile compagna, che si associerà meco fino alla tomba.
    Sento che la vita mi sfugge: ma sia fatta la volontà del Signore! Quello che le raccomando in visceribus Christi è di far procedere sollecitamente la causa presentata a codesta Concistoriale.
    Io mi trovo battuto tra l’incudine e il martello, perché i nipoti se la prendono meco, credendo che io voglia menare il cane per l’aia, assicurando vicinissima una soluzione, che non arriva mai. Un nipote, specialmente, non quello che fu a Roma, è deciso, se non sarà fatta giustizia dalla S. Sede, di sporgere formalmente causa contro Mons. Rodolfi di premeditato omicidio. Egli ha un avvocato che lo assicura della vittoria ed ha a testimoni il medico, la infermiera e lo stesso Vicario parrocchiale, il quale scrisse anche a me, che la lettura dell’ultima lettera fu la causa del subito peggioramento o della morte. E Mons. Vescovo era stato avvisato da me, che a giudizio del medico ogni emozione potrebbe essere fatale. E Mons. Vescovo obbligò in coscienza il Vicario parrocchiale di deludere ogni vigilanza e di leggergliela.
    (Mons. Gottardo Scotton allude alla lettera scritta da mons. Ridolfi a mons. Andrea Scotton, che morì poco dopo di crepacuore per le accuse mosse contro di lui dal vescovo di Vicenza, ndr)
    La lettera riguardava un trafiletto copiato dall’Unità Cattolica, nel quale narrando il concorso aperto dal Governo per una cattedra di Storia delle Religioni, L’Unità Cattolica e quindi la Riscossa chiamava mons. Umberto Fracassini ex prete modernista.
    Pare che il Fracassini sia ricorso a mons. Rodolfi lamentandosi del titolo ricevuto. Mons. Rodolfi impose al fratello di rettificare l’errore e di riparare l’ingiuria (si vede che il Fracassini fu sempre puro come la colomba di Noè!) nel primo numero della Riscossa in termini espliciti che non diano luogo ad equivoci e senza nessun commento circa la persona del suddetto Monsignore. Minacciò, come al solito, colle frasi più aspre il suo diritto, riconosciuto con lettera dalla Segreteria di Stato, il suo diritto di sospendere immediatamente la Riscossa, gli fece la solita ammonizione di rivedere gli scritti del giornale, essendo l’unico responsabile (nello stato di infermità in cui si trovava!) e gli ingiunse la multa di cinquanta lire da versarsi entro il termine di tre giorni (le sottolineature sono nel testo).
    Questa lettera consegnata dal Vicario parrocchiale al cav. Navarotto per comporre la ritrattazione, non si sa come, è passata nelle mani del nipote (Le ultime cinque righe sono sottolineate in blu, probabilmente da De Lai, ndr).
    Mons. Vescovo scherza col fuoco e non pensa di potersi bruciare le mani. Ora vuole togliere alla sorella Rita la Suora della Sacra Famiglia che è il suo braccio destro, dicendo che terminata la Riscossa non c’è più ragione che rimanga, quasiché non sia un’opera buona il custodire sei o sette Figlie di Maria addette al lavoro. Forse le Suore si trovano meglio a dirigere i magazzini sociali cattolici, ove si vendono anche il vino e i liquori.
    Ecco come stanno le cose e V. Em. può immaginare il mio stato d’animo. Forse il Signore apparecchia alla mia vecchiaia altre tribolazioni in isconto dei miei peccati, e si faccia sempre la sua santissima volontà. Perdoni questo sfogo del cuore.
    Quanto al concorso arcipretale di Breganze si parla sempre di Mons. Veggian, dello Stocchiero e di Prosdocimi. Povera Breganze!
    Baciando la Sacra Porpora e rinnovando i miei ringraziamenti, ho l’onore di segnarmi di V. Eminenza

    Padova, ai Filippini
    1 marzo 1916

    Dev.mo, Obbl.mo Servo
    D. Gottardo Scotton, Cam. Segr. di S. Santità

    ____________________________

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  2. #2
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    Vicenza fedele ringrazia.

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    Un carissimo augurio per un 2009 cattolico integrale al sempre presente amico Argyle...

    DIO SOLO

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da guelfo nero Visualizza Messaggio
    Un carissimo augurio per un 2009 cattolico integrale al sempre presente amico Argyle...

    DIO SOLO
    Grazie di cuore, Guelfo, e buon Anno anche a te.

    Che sia, per ogni spirito cattolico, un Anno tutto rivolto alla maggior gloria di Dio; certi che il male, per quanto esteso e capillare possa essere, potrebbe un giorno confrontarsi con la preghiera di qualche anima eletta verso cui Iddio fa chinare lo sguardo di un suo angelo.

    Che la Madre della divina Grazia vegli sul nostro fragile cammino e ci aiuti a compiere scrupolosamente l'opera nostra.

 

 

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