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  1. #1
    Danielino
    Ospite

    Predefinito L'intervista di Lotito alla Stampa

    L’intervista di Lotito alla Stampa
    “Io non pensavo di candidarmi però mi hanno raccontato una cosa che non mi è piaciuta: quando qualcuno ha fatto il mio nome c’è stato chi ha detto di no, accampando la scusa che una mia candidatura avrebbe fatto schierare i romanisti contro la Pdl. Alla fine però hanno candidato Ciarrapico, un ex-presidente della Roma che ha ottant’anni suonati. Ma su!…”.
    Venerdì sull’aereo dell’Alitalia sulla rotta Linate-Fiumicino delle 17, seduto al posto 1A Claudio Lotito, reduce da un pranzo a casa Moratti in compagnia del presidente della Lega calcio Antonio Matarrese, si lascia andare in una conversazione informale a una serie di congetture sulla politica. C’è chi racconta che il presidente della Lazio avrebbe gradito un posto nel partito di Berlusconi, lui nega decisamente. Il suo sfogo contro la politica, però, somiglia tanto a quello di un papabile deluso.
    Lei non è candidato mentre Ciarrapico sì. Forse l’avranno chiesto anche a un’altra romanista, Rossella Sensi…
    «Ma lei ci ha mai parlato con la Sensi? Non scherziamo, poveretta! Comunque guardi che a me non interessa entrare in Parlamento a spingere i bottoni . Semmai potrei essere attratto dal governo. Mi secca solo una cosa: che sulla mia candidatura avrebbe detto la sua uno come Fabrizio Cicchitto che non ha mai contato niente né in passato, né ora… La verità è che bisogna cambiare questo sistema. Senza le preferenze non si selezionano le classi dirigenti ma si va avanti con i meccanismi delle corti e dentro le liste ci finiscono solo le zoccole, i “prenditori” e i “magnanger”…».
    Gli imprenditori o i manager, vorrà dire…
    «No ha capito bene i “prenditori” e i “magnanger”. Quelli che pensano solo al binomio “F&S”: figa-soldi. Non uno come me che è un monogamo convinto e per questo piaccio in Vaticano. Uno che ha ritirato su una società come la Lazio che aveva 1070 miliardi di debiti. Eppure ci vorrebbe proprio gente come me per far “rialzare”, per dirla con Berlusconi, un paese dove la gente non ne può più perché ha fame».
    Si sente trascurato?
    «Guardi a me non me ne frega niente. Io in Parlamento ci sono stato due volte e tutti mi hanno fatto gli inchini neppure fossi Cossiga. Io come presidente della Lazio ho dietro tutte le Tv e le radio. All’estero mi trattano come un ambasciatore. Dico solo che per rilanciare il paese c’è bisogno di gente come me. Me la diano a me l’Alitalia e in cinque anni la rimetto in sesto. Dieci come me al governo e si risolvono i problemi. Gli altri pensano solo a mangiare. Guardi, io giro con la scorta perché ho mandato in galera i tifosi violenti, però, non faccio come gli altri: l’automobile la metto io e ci pago anche l’assicurazione e il bollo».
    Visto che parla molto di governo in quale ministero vorrebbe andare?
    «Io potrei fare benissimo il ministro dell’Economia, ma un ministero del genere non me lo darebbero mai. Poi potrei andare all’Interno, ai Lavori Pubblici…».
    A quello dello Sport visto che ha l’esperienza del presidente di una squadra di calcio…
    «Ma che! Quello non conta niente. Forse alla Sanità ma ormai lì decidono tutto le Regioni. Comunque al governo non mi faranno mai entrare e sa perché? Perché non sono ricattabile. Ormai il paese è in mano a due lobby. E io non sono condizionabile, lo chieda a Veltroni…».
    Perché?
    «Quello fa di tutto per piacere a tutti. Moratti mi ha raccontato tutte le pressioni che ha ricevuto da lui per vendere Pizarro alla Roma. Anche a me mi ha pregato per poter visitare la squadra. E’ andato a Trigoria dalla Roma e voleva venire anche da noi, per essere equanime di fronte alle tifoserie. E io gliel’ho concesso anche se mi odia».
    Addirittura?
    «Con lui ho avuto uno scontro epico. Un giorno il mio autista mi informa che c’è Veltroni che mi spara contro a Radioradio. Allora io telefono in trasmissione e gli dico testuale: “Caro Veltroni tu hai commesso sette peccati capitali: ti piace l’Africa è l’hai portata a Roma, hai trasformato Roma in una città africana; hai triplicato il debito del Comune; hai fatto un sacco urbanistico che non si ricordava dai tempi dell’Impero romano, 70 milioni di metri cubi, una città come Napoli…”.
    “E sono andato avanti ad elencarglieli tutti e sette i peccati. Lui si è incavolato ma alla fine abbiamo fatto pace. Ci siamo dati appuntamento in trasmissione per il giorno dopo. Io sono arrivato in ritardo e lui se l’è presa a male: “Non sono abituato ad aspettare la gente”, mi ha detto. E si è beccato questa riposta: “Io non sono la gente ma il presidente della Lazio”. Per questo mi odia. E proprio perché mi odia mi ha impedito di costruire il nuovo stadio. Ma io adesso riuscirò a costruirlo lo stesso».
    Costruirà un nuovo stadio ma non entrerà in Parlamento…
    «Ma che ci vado a fare là dentro? Lì ci sono solo 50 persone che contano, ma venti stanno solo a guardare perché la “governance” è di trenta persone. Eppoi una volta c’erano uomini del calibro dei Fanfani, degli Andreotti, dei Berlinguer…».
    E ora?
    «Solo le zoccole».
    Augusto Minzolini

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da Danielino Visualizza Messaggio
    L’intervista di Lotito alla Stampa
    “Io non pensavo di candidarmi però mi hanno raccontato una cosa che non mi è piaciuta: quando qualcuno ha fatto il mio nome c’è stato chi ha detto di no, accampando la scusa che una mia candidatura avrebbe fatto schierare i romanisti contro la Pdl. Alla fine però hanno candidato Ciarrapico, un ex-presidente della Roma che ha ottant’anni suonati. Ma su!…”.
    Venerdì sull’aereo dell’Alitalia sulla rotta Linate-Fiumicino delle 17, seduto al posto 1A Claudio Lotito, reduce da un pranzo a casa Moratti in compagnia del presidente della Lega calcio Antonio Matarrese, si lascia andare in una conversazione informale a una serie di congetture sulla politica. C’è chi racconta che il presidente della Lazio avrebbe gradito un posto nel partito di Berlusconi, lui nega decisamente. Il suo sfogo contro la politica, però, somiglia tanto a quello di un papabile deluso.
    Lei non è candidato mentre Ciarrapico sì. Forse l’avranno chiesto anche a un’altra romanista, Rossella Sensi…
    «Ma lei ci ha mai parlato con la Sensi? Non scherziamo, poveretta! Comunque guardi che a me non interessa entrare in Parlamento a spingere i bottoni . Semmai potrei essere attratto dal governo. Mi secca solo una cosa: che sulla mia candidatura avrebbe detto la sua uno come Fabrizio Cicchitto che non ha mai contato niente né in passato, né ora… La verità è che bisogna cambiare questo sistema. Senza le preferenze non si selezionano le classi dirigenti ma si va avanti con i meccanismi delle corti e dentro le liste ci finiscono solo le zoccole, i “prenditori” e i “magnanger”…».
    Gli imprenditori o i manager, vorrà dire…
    «No ha capito bene i “prenditori” e i “magnanger”. Quelli che pensano solo al binomio “F&S”: figa-soldi. Non uno come me che è un monogamo convinto e per questo piaccio in Vaticano. Uno che ha ritirato su una società come la Lazio che aveva 1070 miliardi di debiti. Eppure ci vorrebbe proprio gente come me per far “rialzare”, per dirla con Berlusconi, un paese dove la gente non ne può più perché ha fame».
    Si sente trascurato?
    «Guardi a me non me ne frega niente. Io in Parlamento ci sono stato due volte e tutti mi hanno fatto gli inchini neppure fossi Cossiga. Io come presidente della Lazio ho dietro tutte le Tv e le radio. All’estero mi trattano come un ambasciatore. Dico solo che per rilanciare il paese c’è bisogno di gente come me. Me la diano a me l’Alitalia e in cinque anni la rimetto in sesto. Dieci come me al governo e si risolvono i problemi. Gli altri pensano solo a mangiare. Guardi, io giro con la scorta perché ho mandato in galera i tifosi violenti, però, non faccio come gli altri: l’automobile la metto io e ci pago anche l’assicurazione e il bollo».
    Visto che parla molto di governo in quale ministero vorrebbe andare?
    «Io potrei fare benissimo il ministro dell’Economia, ma un ministero del genere non me lo darebbero mai. Poi potrei andare all’Interno, ai Lavori Pubblici…».
    A quello dello Sport visto che ha l’esperienza del presidente di una squadra di calcio…
    «Ma che! Quello non conta niente. Forse alla Sanità ma ormai lì decidono tutto le Regioni. Comunque al governo non mi faranno mai entrare e sa perché? Perché non sono ricattabile. Ormai il paese è in mano a due lobby. E io non sono condizionabile, lo chieda a Veltroni…».
    Perché?
    «Quello fa di tutto per piacere a tutti. Moratti mi ha raccontato tutte le pressioni che ha ricevuto da lui per vendere Pizarro alla Roma. Anche a me mi ha pregato per poter visitare la squadra. E’ andato a Trigoria dalla Roma e voleva venire anche da noi, per essere equanime di fronte alle tifoserie. E io gliel’ho concesso anche se mi odia».
    Addirittura?
    «Con lui ho avuto uno scontro epico. Un giorno il mio autista mi informa che c’è Veltroni che mi spara contro a Radioradio. Allora io telefono in trasmissione e gli dico testuale: “Caro Veltroni tu hai commesso sette peccati capitali: ti piace l’Africa è l’hai portata a Roma, hai trasformato Roma in una città africana; hai triplicato il debito del Comune; hai fatto un sacco urbanistico che non si ricordava dai tempi dell’Impero romano, 70 milioni di metri cubi, una città come Napoli…”.
    “E sono andato avanti ad elencarglieli tutti e sette i peccati. Lui si è incavolato ma alla fine abbiamo fatto pace. Ci siamo dati appuntamento in trasmissione per il giorno dopo. Io sono arrivato in ritardo e lui se l’è presa a male: “Non sono abituato ad aspettare la gente”, mi ha detto. E si è beccato questa riposta: “Io non sono la gente ma il presidente della Lazio”. Per questo mi odia. E proprio perché mi odia mi ha impedito di costruire il nuovo stadio. Ma io adesso riuscirò a costruirlo lo stesso».
    Costruirà un nuovo stadio ma non entrerà in Parlamento…
    «Ma che ci vado a fare là dentro? Lì ci sono solo 50 persone che contano, ma venti stanno solo a guardare perché la “governance” è di trenta persone. Eppoi una volta c’erano uomini del calibro dei Fanfani, degli Andreotti, dei Berlinguer…».
    E ora?
    «Solo le zoccole».
    Augusto Minzolini

 

 

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