Lo Stato arricchisce i partiti-fantasma
Il trucco? Basta ottenere l'1% dei voti
Il 31 luglio saranno erogati 200 milioni, e 74 liste si spartiranno 425 milioni. Non si va in Parlamento ma si incassa Commenta



Elezioni ROMA, 15 marzo 2008 - QUANDO si dice la cuccagna. Per i partiti c’è una data assai più attesa di quella delle elezioni del 13 e 14 aprile. E’ il 31 luglio, quando lo Stato pagherà i rimborsi elettorali. E’ una torta pari a 425 milioni di euro. Questo denaro, secondo la legge in vigore, non è destinato solo ai partiti che avranno eletto qualche rappresentante in Parlamento bensì a tutti quelli che avranno raggiunto l’1% delle preferenze. E siamo a una cifra ben più esigua di quella richiesta per eleggere parlamentari alla Camera (la soglia di sbarramento è al 4%) o al Senato (8%).

E’, INSOMMA, un’asticella per consentire anche a partiti minuscoli, che non entreranno mai in Parlamento, di veder rimborsata la loro «fatica» per la conquista di un seggio. Per avere il rimborso servono meno di 400 mila voti e questa ulteriore cifra minimale ha convinto parecchi «piccolissimi» a buttarsi nella mischia con l’intento, almeno, di fare cassa.

Nuotano in questo marasma, aspirando alla conquista dell’1% che darebbe il via libera al rimborso, il Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando, la Sinistra Critica di Flavia D’Angeli, Roberto Fiore di Forza Nuova, Bruno De Vita dell’Unione dei Consumatori di Bordon e Manzione e Alternativa Comunista con Fabiana Stefanoni. E sono tutte forze politiche che i sondaggi hanno dato ben al di sotto dell’1%. Chi, invece, dovrebbe trovarsi al di sopra dell’1% sono, sempre sondaggi alla mano, la Destra di Storace (i sondaggi parlano del 4%) e il partito Socialista di Boselli (che stanno tra 1% e il 2%).



Il rimborso si calcola a un euro ogni avente diritto al voto (nel 2006, per esempio, erano 49 milioni e 723 mila 416). Detta cifra è da moltiplicare per cinque anni e da assegnare sia alla Camera sia al Senato. Totale: 425 milioni all’anno da qui al 2013. Una cifra enorme, che coprirà ampiamente (molto ampiamente) le spese sostenute per la campagna elettorale. Già, perchè i costi dichiarati dalle cinque principali formazioni politiche (Pd, Pdl, Lega, Sinistra Arcobaleno e Udc), secondo le dichiarazioni della vigilia, si aggirano intorno agli 80 milioni di euro. Spiccioli se paragonati ai rimborsi.



Qualche esempio più nel dettaglio? Il Pd di Veltroni conta di spendere in totale 18 milioni di euro e per finanziare la campagna sono ricorsi, per lo più, alle cene elettorali. Ad ogni candidato, tuttavia, il Pd ha chiesto di sborsare una cifra conpresa tra i 40 e i 60 mila euro. Più alto il budget stanziato dal Pdl, che conta di spendere intorno ai 30 milioni di euro. Da questa cifra va esclusa la Lega che spenderà al massimo 3 milioni di euro, l’Udc di Casini ha stanziato 16 milioni di euro mentre la Sinistra Arcobaleno, in vena di «austerity» da bilanci magri spenderà al massimo 8 milioni di euro.

CIFRE irrisorie se paragonate a quelle che pioveranno attraverso i rimborsi che, come si è detto, sarà pagata in cinque rate annuali, la prima pari al 40% del totale. E come se non bastasse, grazie a una decisione presa in Parlamento nel 2006, i partiti continueranno a incassare anche gli arretrati, cioè le rate mancanti della legislatura precedente, nonostante questa si sia conclusa in anticipo. Sul piatto della bilancia arrivano così altri 225 milioni di euro, che si sommeranno ai 425 milioni stanziati per i nuovi rimborsi. Sono dunque 650 i milioni che entreranno nelle casse dei partiti nei prossimi cinque anni di legislatura. Senza contare gli altri rimborsi previsti per le elezioni europee, che si svolgeranno nel 2009. E sono altri soldi. Sempre nostri, ovviamente.

di ELENA G. POLIDORI
http://qn.quotidiano.net/2008/03/15/...fantasma.shtml