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    Predefinito Ungheria, verso la Destra modello “Berlusconi”



    Domenica si terranno le elezioni politiche in Ungheria, ma i sondaggi parlano chiaro, il vincitore delle elezioni sarà il partito d'opposizione populista-conservatore Fidesz (62%) di Orban; nei sondaggi buon risultato ottenuto anche dai nazionalisti oltranzisti di Jobbik (13%), praticamente tagliati fuori i centristi liberali i quali non raggiungono nemmeno la soglia del 5%. Dopo anni di governo di centro-sinistra (ex-filo sovietici, riciclati nel liberal-europeismo), gli ungheresi votano in massa i partiti anticomunisti, identitari e conservatori. L'Europa continua a sconfessare il progressismo europeo e le cosiddette destre moderate.


    carlomartello
    Ultima modifica di carlomartello; 08-04-10 alle 02:50

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    Predefinito Rif: Ungheria, verso la Destra modello "Berlusconi"



    VIKTOR ORBAN

    Ungheria, centrosinistra in testa bocciata la destra euroscettica

    Repubblica — 10 aprile 2006 pagina 24 sezione: POLITICA ESTERA

    PER la prima volta dopo il crollo dell' impero sovietico, una repubblica indipendente dell' Europa centro-orientale si appresta a confermare un governo in carica. In base agli exit-poll e ai primi risultati, il centro-sinistra filo-europeo avrebbe vinto le quinte elezioni legislative in Ungheria dopo la conquista della democrazia nel 1990, le prime dopo l' adesione alla Ue nel 2004. Battuto, di misura, il centro-destra euroscettico. Nessuna delle coalizioni avrebbe superato il 50 per cento dei voti: fra due settimane l' incertissimo secondo turno. Il dato politico, se i sondaggi saranno confermati, è ambiguo. Conferma la spaccatura sociale e il testa a testa tra i due giovani leader del Paese. Il premier socialista Ferenc Gyurcsany, 44 anni, prevarrebbe di una manciata di voti sull' ex primo ministro conservatore Viktor Orban, 42 anni. I socialisti (Mszp) di Gyurcsany avrebbero conquistato tra il 42 e il 43,5 per cento. La Fidesz di Orban, che ha denunciato brogli, tra il 41 e il 43 per cento. I liberali, alleati nel governo di sinistra, avrebbero però superato la soglia del 5 per cento, garantendo così la conferma della maggioranza uscente. Il Forum democratico ungherese, formazione nazionalista vicina alla destra, sfiorerebbe lo sbarramento. Esclusi gli altri 44 partiti in lizza. Le proiezioni danno la coalizione di centro-sinistra in testa con il 45-49 per cento dei 386 deputati del parlamento. Il centro-destra non si muoverebbe dal 41-43 per cento di Fidesz. Un anno fa, con il governo in caduta libera, nessuno avrebbe scommesso sulla vittoria di socialisti e liberali. L' ascesa di Gyurcsany al posto del grigio premier Peter Medgyessy, ha rovesciato la situazione. Miliardario, ex comunista, tra gli imprenditori più ricchi d' Europa grazie alle privatizzazioni degli Anni Novanta, il neo premier è riuscito a dare una scossa all' economia nazionale. Con una politica liberista ispirata a quella del premier britannico Tony Blair, ha riportato il Pil a un più 4,2 per cento, l' inflazione ai livelli minimi degli ultimi 12 anni e ha abbassato l' Iva del 5 per cento. L' ex liberale Orban, costretto a ripiegare su posizioni populiste e nazionaliste, si è avvicinato alla destra più estrema: promettendo il taglio delle tasse, mezzo milione di posti di lavoro, aumento di stipendi e pensioni, un massiccio intervento dello Stato nell' economia. Di qui il paradosso ungherese: una sinistra liberista, aperta agli investitori stranieri, favorevole all' integrazione europea e all' adozione dell' euro entro il 2010, vicina agli Usa; una destra statalista, anticapitalista e protezionista, euroscettica e anti-americana, decisa a rinazionalizzare i beni pubblici. Gli ungheresi hanno così individuato in Gyurcsany, che incarna il sogno occidentale di successo di tutti gli ex comunisti dell' Est, il nuovo leader capace di riformare il Paese avvicinandolo agli standard di vita e ai valori europei. Orban, che nel 1998 aveva trionfato grazie alla stessa immagine, è stato invece percepito come il conservatore populista che, inneggiando a famiglia e Chiesa, cerca di isolare la nazione in un modello del passato. Alla vigilia del voto Gyurcsany, nonostante il deficit pubblico più alto della Ue, aveva ricevuto il pubblico sostegno trasversale di Blair, due volte in visita a Budapest, e della cancelliera tedesca Merkel. A Orban erano giunti gli auguri del presidente russo Putin e del premier italiano. Berlusconi aveva incitato il leader conservatore a «smantellare il comunismo seminatore di miseria e di morte», per «festeggiare insieme il vostro e nostro successo». - GIAMPAOLO VISETTI

    Ungheria, centrosinistra in testa bocciata la destra euroscettica - Repubblica.it » Ricerca


    carlomartello

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    Predefinito Rif: Ungheria, verso la Destra modello "Berlusconi"



    UNGHERIA AL VOTO: LE PREVISIONI INDICANO UNA VALANGA DI VOTI PER IL CENTRODESTRA

    07 apr. - A cinque giorni dalle elezioni di domenica prossima in Unheria un sondaggio prevede una valanga di voti a favore del centro-destra. Il partito di opposizione Fidesz e' al 62% delle intenzioni di voto secondo la rilevazione Szonda-Ipsos compiuta il 2 aprile scorso per il quotidiano di sinistra 'Nepszabadsag'. Il partito socialista al governo e' al 20%, scontando cosi' la crisi economica, l'aumento della disoccupazione e una serie di scandali per corruzione.
    Il partito di estrema destra Jobbik risulta sceso al 13%, dopo che nei recenti sondaggi i nazionalisti erano dati quasi alla pari con i socialisti. Il responso delle urne e' atteso per lunedi' 12 aprile, mentre eventuali ballottaggi si terranno il 25 aprile.
    Sempre stando all'ultimo sondaggio, nessuna altra formazione politica riuscirebbe a superare la soglia del 5% necessaria per ottenere un seggio in parlamento e solo il 53% degli intervistati ha detto con certezza che si rechera' al seggio.
    La vittoria del Fidesz significherebbe un secondo premierato per il 46enne Viktor Orban, che ha guidato il governo ungherese tra il 1998 e il 2002

    UNGHERIA AL VOTO: LE PREVISIONI INDICANO UNA VALANGA DI VOTI PER IL CENTRODESTRA - Clandestinoweb: sondaggi politici, elettorali. Il sondaggio politico elettorale che fa opinione


    carlomartello

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    Predefinito Rif: Ungheria, verso la Destra modello "Berlusconi"



    L' ESTREMA DESTRA IN EUROPA : JOBBIK, IL PARTITO DEI DELUSI

    Editoriale da KOMMENT.HU

    I partiti che hanno governato l'Ungheria negli ultimi venti anni hanno profondamente deluso gli elettori, e il successo di Jobbik è il risultato. Ma qual'è davvero il suo programma e la sua identità? Nei video su YouTube, le espressioni più utilizzate dai suoi simpatizzanti sono "delusione" e "ho fiducia in loro". Di fronte alla telecamera, i militanti di estrema destra dicono di sostenere questo partito perché conoscono il suo programma, considerato innovativo e valido. Ma per riprendere un vecchio adagio: quello che è nuovo non è buono e quello che è buono non è nuovo.

    Tre partiti in uno

    Parlare di fascismo e nazismo, come fanno certi intellettuali di sinistra, è fuori luogo. Jobbik infatti non è un partito nazista, per il semplice motivo che il partito di Gábor non è un partito, ma tre partiti insieme. Secondo gli ultimi sondaggi esiste un partito fondato sulla sicurezza (nelle regioni dell'Ungheria orientale), i cui elettori vorrebbero uno stato forte contro i problemi di ordine pubblico e più protezione dai rom. Ma i dirigenti della Guardia ungherese [organizzazione paramilitare legata a Jobbik, bandita alla fine del 2009] e dello Jobbik non hanno ancora spiegato in che modo le loro marce possano risolvere qualcosa nell'integrazione dei rom ungheresi. E non hanno neppure dimostrato la necessità dell'uniforme, visto che i compiti della Guardia si riducevano al volontariato e all'aiuto alle zone colpite da inondazioni.

    Tra i simpatizzanti di Jobbik ci sono anche gli elettori della destra radicale sottratti ad altri partiti, che temono l'invasione dell'Ungheria da parte degli imprenditori immobiliari israeliani e sono stufi del capitalismo, dell'Ue e del governo in generale. La loro forza è limitata, ma sono convinti che in Europa simili partiti sono capaci di influenzare le politiche del governo. Attribuiscono al loro partito un compito pedagogico: una volta al parlamento, potranno fare pressioni sul Fidesz [il partito conservatore favorito alle prossime elezioni] e spingerlo nella "giusta" direzione. Ma nessuno dei loro modelli stranieri, né il Pis polacco né l'Fpö austriaco, attacca i rom e gli ebrei o nega l'olocausto in modo così aperto come sul forum semi-ufficiale dello Jobbik. Neanche Ján Slota e il suo Partito nazionale slovacco osano tanto, anche se per alimentare l'odio dello straniero hanno a disposizione la minoranza ungherese della Slovacchia.

    Capace di governare?

    Infine, tra le file del partito c'è chi non nasconde le sue simpatie per il nazionalsocialismo. Per loro Jobbik è troppo democratico, ma si sforzano di essere realisti. Finora il partito è riuscito a conciliare la sua incomprensibile ammirazione per il primo ministro russo Vladimir Putin, la cui azione è spesso contraria agli interessi nazionali ungheresi, e la rivendicazione di demolire il memoriale in onore dei soldati russi della piazza Szabadság a Budapest. I simpatizzanti di Jobbik sono delusi di tutto tranne che dallo stato, anche se lo stato non ha certo brillato in questi ultimi anni.

    E c'è da chiedersi come potrebbe funzionare nelle mani di un partito il cui scopo è lo scontro permanente. In fin dei conti Jobbik è solo un partito politico, e come qualunque partito politico si lascerà sicuramente coinvolgere in casi di corruzione, e finirà per suscitare delusione nella maggior parte dei suoi elettori. I piccoli furti, l'insicurezza, la precarietà o l'impotenza possono legittimare la rabbia e la delusione. Ma è possibile costruire su di essa una strategia politica? (adr) Fonte: presseuro.eu

    Autore: Balázs Ablonczy

    " L' ESTREMA DESTRA IN EUROPA : JOBBIK, IL PARTITO DEI DELUSI " EDITORIALE DA " KOMMENT.HU " - Finanza in Chiaro - Editoriali - Notizie - Borsa & Mercati


    carlomartello

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    Predefinito Rif: Ungheria, verso la Destra modello "Berlusconi"



    Oggi si vota in Ungheria: la destra strafavorita

    Sergio Bagnoli


    Si svolgono oggi in Ungheria le elezioni politiche generali che, quasi sicuramente, consegneranno il paese alle destre e relegheranno, dopo otto anni, il Partito socialista, diretto erede del vecchio partito unico comunista, all’opposizione. Molto probabilmente i socialisti verranno umiliati nell’anonimato delle urne. Troppa corruzione, gestione allegra della finanza, conti truccati hanno portato in otto anni di governo della sinistra gli ungheresi all’esasperazione.

    I gabinetti Medgyessy e Gyurcsany, specialmente quest’ultimo che si era presentato ai magiari come l’uomo nuovo della sinistra nata dalle ceneri del comunismo, hanno ridotto il paese alla bancarotta da cui è stato salvato solamente grazie all’intervento del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione europea. Dopo un anno di governo tecnico condotto da Gordon Bajnai la situazione è un po’ migliorata: i conti pubblici sono stati in gran parte risanati, il deficit è tornato a livelli accettabili sotto il 4% ed il fiorino, la moneta nazionale, si è apprezzato del 15% del suo valore sull’Euro dopo più di un anno di caduta libera. Molte attività economiche però hanno chiuso e tantissimi magiari si sono trovati, da un giorno all’altro, disoccupati. Quasi tutti avevano un mutuo da onorare pagando le rate in Euro giacché negli anni spensierati che hanno fatto seguito alla caduta del comunismo, quando il prodotto interno lordo aumentava annualmente con percentuali pari a quelle del “boom” economico italiano del dopoguerra, tutti pensavano che l’Eldorado non dovesse cessare mai. Così non è stato ed oggi gli ungheresi sono oberati di debiti e la nazione si è chiusa in se stessa. Sono aumentati in maniera esponenziale i suicidi ed è aumentata la voglia di autarchia, di far da soli rifiutando l’Unione europea, considerata a torto come una delle principali cause dell’attuale crisi.

    Oggi, dunque, gli ungheresi torneranno ad accordare la propria fiducia ai conservatori di Viktor Orban cui consegneranno il premierato. A causa pure della scomparsa dei liberali, protagonisti del passaggio morbido dalla dittatura comunista alla democrazia nel 1989, che con i socialisti di Gyurcsany hanno condiviso le fallimentari politiche del recente governo, i conservatori dovrebbero conseguire un successo di larga portata che però non garantirebbe loro la maggioranza assoluta dei seggi al Parlamento di Budapest. Giocoforza, per governare Orban dovrà allearsi con l’estrema destra nazionalista di Jobbik, accreditata attorno al 15%. E’ questo un movimento molto diverso dalle altre estreme europee anche se, a prima vista, lo si potrebbe ritenere di stampo neo- fascista o nazistoide. Infatti propugna alcuni temi condivisi con i movimenti nazisti d’Europa quali la caccia agli zingari o l’anti- semitismo ma in realtà in Jobbik, la cui ala militarista denominata Guardia Ungherese è stata sciolta d’autorità l’anno scorso perché autrice di gravi violenze di natura razzista, convivono altre anime, che sono maggioritarie, quali quelle che propugnano un ritorno ad un passato, quello dell’Ungheria asburgica, oggi improponibile.

    L’idea della “ingiusta” pace del Trianon nel 1920 che ha sacrificato in così estese dimensioni l’Ungheria si è fatta strada negli ultimi tempi tra un popolo frustrato ed impoverito dalla gravissima crisi economica: ecco dunque che Jobbik ha esteso il proprio campo d’azione propagandistico alla vicina Transilvania, specialmente nella parte centrale di questa a Nord di Brașov nel cosiddetto Szekely. Qui gli abitanti sono in maggioranza di origine magiara o sassone ma dall’indomani della prima guerra mondiale queste terre appartengono alla Romania. I movimenti autonomisti “siculi”, cioè dei Szekely, molto vicini a Jobbik, avanzano rivendicazioni forti chiedendo a Bucarest un pacchetto d’autonomia pari a quello concesso dall’Italia all’Alto Adige. I romeni della zona si dicono localmente discriminati e chiedono protezione al governo nazionale. Le stesse scaramucce transilvaniche sono già esplose in maniera anche più violenta nelle terre di confine in Slovacchia. Il revanscismo ungherese, prodotto dall’impoverimento della nazione sotto i governi a guida socialista, inizia a preoccupare le nazioni dell’Europa centrale oggi accomunate dalla stessa appartenenza all’Unione europea.

    Il Legno storto, quotidiano online - Politica, Attualità, Cultura - Oggi si vota in Ungheria: la destra strafavorita


    carlomartello
    Ultima modifica di carlomartello; 25-07-10 alle 23:20

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    Predefinito Rif: Ungheria, verso la Destra modello "Berlusconi"



    UNGHERIA: SVOLTA A DESTRA, VINCONO CONSERVATORI "FIDESZ"

    (AGI) - Budapest, 11 apr. - L'Ungheria svolta a destra e punisce i socialisti al potere da 8 anni. I conservatori di '"Fidesz" del leader Viktor Orban hanno conquistato al primo turno 206 seggi sui 386 oggi assegnati. Lo ha reso noto la commissione elettorale sulla base del 99,2% delle schede scrutinate che assegnano ai socialisti solo 28 deputati, appena due in piu' dell'estrema destra della formazione Jobbik, che entra per la prima volta in Parlamento. Quarti i Verdi con 5 deputati. I rimanenti 121 seggi saranno assegnati al ballottaggio del 25 aprile.

    AGI News On - UNGHERIA: SVOLTA A DESTRA, VINCONO CONSERVATORI "FIDESZ"


    carlomartello

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    Predefinito Rif: Ungheria, verso la Destra modello "Berlusconi"

    I nostrani “blindati” informatori non hanno destinato soverchia attenzione ai risultati delle recenti elezioni in Ungheria. Chiediamo naturalmente venia agli italiani per la distrazione dei colleghi giornalisti.
    Nella vera prima votazione magiara - le trascorse avevano dato vita a strane coalizioni di partiti neo-democratici e post-comunisti - non soltanto il partito di centrodestra Fidsez ha ottenuto il 52,7 per cento dei suffragi (e 206 seggi su 386), ma un altro 16,7 % (e 26 seggi) è stato acquisito dai “nazionalisti radicali” dello Jobbik.
    Di contro il partito socialista post-comunista ha ottenuto il 19,3% cento dei voti (28 seggi) e i liberali il 7,5% e 5 seggi. E gli altri 121 seggi verranno distribuiti quota-parte con il doppio turno del 25 aprile.
    Queste le cifre di un rovesciamento degli equilibri politici ungheresi che definire la “fine di un’epoca” è limitativo.
    Vincitore assoluto con i due terzi dei voti e prossimo primo ministro è Viktor Orban, un quarantesettenne già premier “liberale” sconfitto dai socialisti. Orban - sostenuto dalla Fondazione Soros - è una sorta di Berlusco-Fini alla magiara: atlantico, liberista, reaganiano in materia di tasse e investimenti. Soprattutto ostile non tanto ai socialisti post-comunisti, quanto alle “camicie bianche” nazionaliste di Vona, diventate il terzo “pericoloso” (sic) partito di Ungheria. Un partito guidato da un insegnante trentaduenne, Gábor Vona, già fondatore della Magyar Gárda (la Guardia Ungherese) disciolta a fine 2008 perché “contraria ai diritti umani delle minoranze” etniche magiare. La Magyar Gárda - e ora lo Jobbik, il partito per un’Ungheria Migliore - dichiara che “il destino dell’Ungheria deve essere restituito agli Ungheresi” e non nasconde la sua volontà di limitare quello che definisce il “buonismo” rispetto alla “supergarantita” comunità rom.
    E’ nel 2006 che a Budapest il vento era cambiato. Senza vergogna, il premier “socialista” Ferenc Gyurcsany aveva riferito allora di “aver mentito alla nazione” e che il suo governo “non aveva fatto nulla per i suoi cittadini”: anzi li aveva costretti ai tagli sociali imposti dall’Ue. Queste parole, diventate pubbliche, avevano innescato una sollevazione popolare nazionalista proprio nei giorni del 50mo anniversario della rivolta del 1956 stroncata dai carri armati sovietici. Per di più nel 2008 l’Ungheria era stata vittima mirata della crisi finanziaria internazionale e di una forte svalutazione del fiorino rispetto all’euro (26%).
    L’appoggio dell’Ue e del Fmi a Viktor Orban (che ha già anticipato la sua volontà di rinegoziare il debito pubblico con gli strozzini internazionali, alle loro condizioni), ha costruito la vittoria. Fino ad oggi.
    Ora Orban vorrebbe completare il mandato: bloccare l’avanzata dei nazionalisti “autentici”, magari cercando di rendere illegale il movimento dell’avversario Vona e sbandierando, come aveva fatto in Italia inizialmente un Fini, un po’ di demagogia xenofoba verso le minoranze immigrate (romena, serba, ucraina, slovacca e rom).
    (Ah: forse questa è la “svolta ungherese” di cui ha cautamente trattato - solo - il Manifesto, qui nell’Itali(ett)a...)

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    Passata la buriana facciamo i conti

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    Predefinito Rif: Ungheria, verso la Destra modello "Berlusconi"

    Citazione Originariamente Scritto da Canaglia Visualizza Messaggio
    Vincitore assoluto con i due terzi dei voti e prossimo primo ministro è Viktor Orban, un quarantesettenne già premier “liberale” sconfitto dai socialisti. Orban - sostenuto dalla Fondazione Soros - è una sorta di Berlusco-Fini alla magiara: atlantico, liberista, reaganiano in materia di tasse e investimenti. Soprattutto ostile non tanto ai socialisti post-comunisti, quanto alle “camicie bianche” nazionaliste di Vona, diventate il terzo “pericoloso” (sic) partito di Ungheria.
    Ultima modifica di Lucio Vero; 16-04-10 alle 17:33

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    Predefinito Rif: Ungheria, verso la Destra modello "Berlusconi"

    Come ho già scritto su DR, l'articolo di Rinascita mi sembra assai esagerato. Da quanto ne so, Orban ha da tempo avviato contatti con Putin e FIDESZ ha una linea filo-russa. A livello economico, FIDESZ si attesta praticamente su posizioni 'tremontiane', non liberiste.
    Poi magari sbaglio e qualcuno ha informazioni più complete delle mie...

  10. #10
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    Predefinito Rif: Ungheria, verso la Destra modello "Berlusconi"

    Negotiations between Putin and the Hungarian opposition leader?
    Recently I noticed a short news item: "Orbán conferred with Vladimir Putin." Hmm? That was surprising. From the article I found out that Viktor Orbán, in his capacity as one of the vice-presidents of the European People's Party, was a guest at the eleventh national congress of the ruling United Russia Party and that while in St. Petersburg he took the opportunity to talk with Putin. Péter Szijártó, the Fidesz spokesman, was tight-mouthed. The only thing he divulged was that Orbán and Putin had talked about the future of Russian-Hungarian relations. His boss was more expansive when he gave an interview to HírTV (where else?). According to Orbán he indicated to Putin that he wants "to put Russian-Hungarian relations on an entirely new footing." He apparently made some less than complimentary remarks about "the shady socialist characters" who are now in charge of Hungary's foreign policy toward Russia. An Orbán government will "create a true partnership between the two countries" that is appropriate for the diplomacy of the twenty-first century.

    This is an unexpected development because Orbán's relations with Russia were singularly bad during his tenure as prime minister between 1998 and 2002. Since then Orbán has been consistently critical of "close" relations with Russia. He and his party severely criticized Hungary's willingness to adhere to the arrangement that would supply natural gas from Russia to Hungary through the Southern Stream. I wrote about the topic twice: first on February 29, 2008 ("All those streams of natural gas") and again on July 29, 2008 ("U.S.-Hungarian relations"). Moreover, Orbán was very explicit about his foreign policy plans vis-à-vis Russia in his May 2008 leaked conversation with young political scientists when he talked about foreign investments in Hungary. According to him there are three possible sources of foreign capital: from Russia, from the Arab world, and from China. But he added: "political relations are another matter." He would keep those on a low level. In March 2007 he gave a speech at a conference in which he went into great detail about the conflicting mentalities of the Russians and the "Europeans" as far as energy policy is concerned. The Russians are using natural gas and oil as a political weapon, said Orbán. The Russian ambassador who was present actually got into a verbal duel with the leader of the opposition, finishing his interjection with "Do we understand each other?" (The former Russian ambassador's Hungarian is impeccable.) In August 2008 Orbán wrote letters to the leaders of Georgia, Ukraine, and Poland in which he condemned Russian military aggression. He drew a parallel between the Russian attack on Georgia and the Soviet behavior in 1956 in Hungary. Needless to say, the Russian ambassador disagreed.

    Well, these most recent so-called negotiations are probably, as usual, the figment of Orbán's imagination. From what I have been reading in the last two days it seems that the Hungarian opposition leader managed to exchange a few words with Putin, perhaps in the receiving line. But the initial announcement by Magyar Nemzet (November 20) indicated a much grander occasion. From "Russian" sources the paper seemed to know that the Orbán-Putin meeting would take place in Putin's dacha. (Perhaps some of you remember that Viktor Orbán was supposed to have a meeting with George H. Bush in Kennebunkport but somehow he didn't quite make the plane connection!)

    The headline of the article was "Moscow is not afraid: Orbán is planning to visit Putin." I guess "Moscow is not afraid" means that it is not afraid of the arrival of an Orbán government. In the body of the article interesting "details" could be read. We found out that President Dmitry Medvedev would also be present and therefore it was possible that there might be a negotiating session between Medvedev and Orbán. The "invitation" (I guess by the Russians to Orbán) means that Moscow is conducting a pragmatic foreign policy. Russia is counting on a Fidesz victory.

    That indeed sounded fabulous, but it was telling that Fidesz's press department refused to confirm the information received by Magyar Nemzet from "Russia". Thus, soon enough Magyar Nemzet turned down the volume considerably. On November 21, that is the day after the initial announcement, it reported only that "at the conference Viktor Orbán as vice-president of the European People's Party was present." However, after the HírTV interview Magyar Nemzet talked about "private talks" between Putin and Orbán. Two days later on November 23 the paper quoted Orbán, saying that he "went there to put Russian-Hungarian relations in order."

    At this point the liberal media moved into high gear and its journalists began to snoop around to find out what really happened in St. Petersburg. The first Doubting Thomas was Tibor Várkonyi who penned an opinion piece, most likely sometime on Sunday, published in Monday's Népszava. He found it strange that after important "private conversations" it was once again only Viktor Orbán who gave an interview. He recalled that the same thing happened after Orbán's meetings with Angela Merkel and Nicholas Sarkozy. Yesterday the journalists continued their pursuit, and it turned out that the spokesman of Russian president's office confirmed only a "spontaneous meeting" between the two men. They checked the website of the European People's Party to see whether it made any mention of this private meeting but they found nothing. They checked the websites of all important Russian papers and Ria novosti, a news service usually very detailed and reliable, but again they found nothing.

    So the only thing we seem to know is that it was a "spontaneous meeting" and that they "were talking about the future of Russian-Hungarian relations." When journalists asked Putin's spokesman, Dmitry Peskov, he informed them that Russian-Hungarian relations are good but can always be improved. When he was asked about Orbán's opposition to Hungary's joining the Southern Stream, Peskov's answer was "dialogue is always important." These are fairly meaningless comments. It seems that Orbán again is trying to make hay out of nothing or very little. The question is why.

    Hungarian Spectrum: Negotiations between Putin and the Hungarian opposition leader?

 

 
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