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    Red face anche Obama giuri fedeltà ad Israele...

    Maurizio Blondet 19 marzo 2008


    Persino il Washington Post presenta l’incredibile evento come «fin dove arriva la Chutzpah». Si tratta di un incontro in cui l’United Jewish Committee (1) ha convocato i rappresentanti dei tre candidati presidenziali - McCain, la Clinton e Barak Obama - per mettere alla prova la «fedeltà ad Israele» di ciascuno. Il termine usato, «fealty», indica l’atto di fedeltà del vassallo al signore.

    Un vero processo, con i candidati in veste di imputati (in contumacia), ma rappresentati da tre avvocati difensori: l’ex segretario di Stato Lawrence Eagleburger per McCain, la ex dirigente della Casa Bianca Ann Lewis per Hillary Clinton. Quanto ad Obama, ha mandato come suo difensore un pezzo grosso della comunità, uno col curriculum più kosher che ci sia: Dan Kurtzer, ex ambasciatore in Israele, oggi docente a Princeton.

    Kurtzer, secondo il resoconto del Washington Post, è andato subito al cuore dell’argomento in nome del suo cliente-imputato: «Nella comunità circolano voci che dicono che c’è qualcosa di sbagliato nell’atteggiamento di Obama verso gli ebrei e verso Israele. Voci che circolano in e-mails, allusioni che appaiono sui giornali… lo stesso tipo di cose che la nostra comunità ha subito da parte degli antisemiti».

    Gli ebrei che voteranno democratico sono contro Obama, e non da oggi. Perché è negro. Perché ha espresso simpatie per i palestinesi e antipatia per il Likud. Perché s’è scelto come consigliere in politica estera Zbigniew Brzezinski (Council on Foreign Relations), che definisce la politica americana in Medio Oriente «moralmente ipocrita», ossia sempre dalla parte di Israele anche quando Giuda ha torto.

    Ma il peggio è arrivato con la rivelazione che il capo carismatico della «chiesa» fanta-cristiana e negra che Barak Obama frequenta, il «reverendo» Jeremiah Wright, ha accusato Israele di «terrorismo di Stato contro i palestinesi», e per di più, alludono, è amico di Farrakhan, il capo dei black muslims, «antisemita» dichiarato. Invano Obama ha preso le distanze dal «reverendo»; egli è sospetto e dunque non avrà soldi ebraici, né sostegno propagandistico.

    Gli ebrei gli preferiscono Hillary, a cui fanno avere appoggi e denaro. «Su Israele non ci sono differenze fra i tre candidati», ha cercato di dire Kurtzer, il difensore del negretto: risate, urla di «comunista»! dalla platea ebraica. Kurtzer ci ha riprovato.

    A proposito degli spropositi del reverendo Wright di cui Obama è una pecorella, ha detto: «Anche molti di noi e di voi, che apparteniamo alla comunità e alla sinagoga, non vorremmo essere giudicati dalle parole di certi rabbini che a volte dicono cose ridicole» (come che gli altri uomini sono animali parlanti?). E’ stato subissato di proteste.

    Anne Lewis, l’ebrea che rappresentava Hillary, è sbottata: «Ma se Obama ha dichiarato che nel suo primo anno di presidenza s’impegna a incontrare Ahmadinejad!». Lawrence Eagleburger, il difensore di McCain, ha rincarato: «McCain non parlerà coi siriani, non parlerà con gli iraniani, non parlerà con Hamas né Hezbollah… E non farà pressioni su Israele». Il giuramento di fedeltà-vassallaggio non poteva essere più esplicito.

    Uno degli esponenti della comunità, tale Daroff: «Ho sentito dire nei corridoi che Obama non vede la questione di Israele come la vede la comunità ebraica o come il Senato». Altri hanno ricordato che Obama, di recente, ha detto: essere per Israele non significa essere per il Likud. Kurtzer ha cercato di difenderlo: «Ciò significa solo che vuol sentire una pluralità di voci» da Sion. Gelo in sala.

    Poi Anne Lewis, la giudea che controlla Hillary, ha scandito: «Il compito del presidente degli Stati Uniti è di sostenere le decisioni che sono prese dal popolo d’Israele. Non spetta a lui distinguere o scegliere fra i partiti politici israeliani». Ecco il programma di vassallaggio dichiarato. Non spetta al presidente USA impicciarsi nella politica interna israeliana, ma gli ebrei possono impicciarsi della politica interna americana, distinguere e scegliere fra i candidati quelli che più sono sottomessi a Sion. Vivissimi applausi dalla platea kosher.

    La decisione è presa: Obama non è abbastanza sottomesso agli ebrei, come hanno dimostrato con zelo non solo i giudei presenti, ma anche i rappresentanti della Clinton e di McCain. Qualcosa ci dice che Obama non vincerà le elezioni.

    Ultimo particolare fornito dal Washington Post: «Addetti alla sicurezza con accento israeliano mandavano via la gente in quanto la stanza era sovraffollata». La stanza del Washington Hilton dove si è svolto il processo al negro che osa candidarsi e qualche volta criticare il Likud. Processo sommario, con guardie del Mossad alla porta. Forse non ci crederete. Chi sa l’inglese, legga per credere: Dana Milbank, «The audacitity of Chutzpah», Washington Post, 18 marzo 2008, pagina 2.

    Il giornalista Milbank, ovviamente ebreo, è noto per aver sobriamente definito «nazisti» i professori Walt e Mearsheimer, colpevoli di avere stilato il noto saggio «The Israeli Lobby». Milbank approva, naturalmente, la sottomissione (fealty) di McCain e della Clinton, e sbatte in prima pagina Obama come insubordinato.

    E a proposito: il Dipartimento di Stato americano ha diffuso il suo annuale rapporto dal titolo «Contemporary Global Anti-Semitism», in cui espone la seguente tesi: ogni critica ad Israele è un atto di antisemitismo; oggi, l’antisemitisamo si cela nelle critiche allo Stato sionista. Strano, ma il nostro amato presidente Giorgio Napolitano aveva già detto la stessa identica cosa prima. Quando il vassallo indovina ed anticipa i desideri del suo signore, questa sì è vera fedeltà (fealty, sottomissione).

    Ma c’è sempre qualcuno che ti supera in fealty: Roma, 19 marzo - (Adnkronos): Silvio Berlusconi condivide personalmente la sofferenza per gli attacchi terroristici in Israele. «Sento personalmente la sofferenza della gente in Israele, e questo mi fa sempre sentire più vicino», afferma il leader del PdL in un’intervista esclusiva al quotidiano israeliano Yedioth Ahronot. Ecco tra chi siamo chiamati a scegliere, noi occidentali.




    1) Dal sito dell’organizzazione: «The United Jewish Communities represents and serves 155 Jewish federations and 400 independent Jewish communities across North America. It reflects the values
    of social justice and human rights that define the Jewish people. The values of caring that transform lives and perform miracles». Esiste anche una filiale della UJC in Israele: «UJC Israel acts as the liaison between Israel and the American Jewish community, interfacing with the government, the Jewish Agency for Israel (JAFI) and the Joint Distribution Committee (JDC), the business community, the voluntary sector, opinion makers, the media, and the general public».





    Copyright © - EFFEDIEFFE - all rights reserved.
    Link a questo articolo : http://www.effedieffe.com/content/view/2548/164/

  2. #2
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    Red face

    e menomale che sono tutte "paranoie"...sì sì...

  3. #3
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    Predefinito Obama giuri fedeltà ad Israele.

    «Obama giuri fedeltà a Israele»

    Maurizio Blondet 19 marzo 2008 Persino il Washington Post presenta l’incredibile evento come «fin dove arriva la Chutzpah». Si tratta di un incontro in cui l’United Jewish Committee (1) ha convocato i rappresentanti dei tre candidati presidenziali - McCain, la Clinton e Barak Obama - per mettere alla prova la «fedeltà ad Israele» di ciascuno. Il termine usato, «fealty», indica l’atto di fedeltà del vassallo al signore.

    Un vero processo, con i candidati in veste di imputati (in contumacia), ma rappresentati da tre avvocati difensori: l’ex segretario di Stato Lawrence Eagleburger per McCain, la ex dirigente della Casa Bianca Ann Lewis per Hillary Clinton. Quanto ad Obama, ha mandato come suo difensore un pezzo grosso della comunità, uno col curriculum più kosher che ci sia: Dan Kurtzer, ex ambasciatore in Israele, oggi docente a Princeton.

    Kurtzer, secondo il resoconto del Washington Post, è andato subito al cuore dell’argomento in nome del suo cliente-imputato: «Nella comunità circolano voci che dicono che c’è qualcosa di sbagliato nell’atteggiamento di Obama verso gli ebrei e verso Israele. Voci che circolano in e-mails, allusioni che appaiono sui giornali… lo stesso tipo di cose che la nostra comunità ha subito da parte degli antisemiti».

    Gli ebrei che voteranno democratico sono contro Obama, e non da oggi. Perché è negro. Perché ha espresso simpatie per i palestinesi e antipatia per il Likud. Perché s’è scelto come consigliere in politica estera Zbigniew Brzezinski (Council on Foreign Relations), che definisce la politica americana in Medio Oriente «moralmente ipocrita», ossia sempre dalla parte di Israele anche quando Giuda ha torto.

    Ma il peggio è arrivato con la rivelazione che il capo carismatico della «chiesa» fanta-cristiana e negra che Barak Obama frequenta, il «reverendo» Jeremiah Wright, ha accusato Israele di «terrorismo di Stato contro i palestinesi», e per di più, alludono, è amico di Farrakhan, il capo dei black muslims, «antisemita» dichiarato. Invano Obama ha preso le distanze dal «reverendo»; egli è sospetto e dunque non avrà soldi ebraici, né sostegno propagandistico.

    Gli ebrei gli preferiscono Hillary, a cui fanno avere appoggi e denaro. «Su Israele non ci sono differenze fra i tre candidati», ha cercato di dire Kurtzer, il difensore del negretto: risate, urla di «comunista»! dalla platea ebraica. Kurtzer ci ha riprovato.

    A proposito degli spropositi del reverendo Wright di cui Obama è una pecorella, ha detto: «Anche molti di noi e di voi, che apparteniamo alla comunità e alla sinagoga, non vorremmo essere giudicati dalle parole di certi rabbini che a volte dicono cose ridicole» (come che gli altri uomini sono animali parlanti?). E’ stato subissato di proteste.

    Anne Lewis, l’ebrea che rappresentava Hillary, è sbottata: «Ma se Obama ha dichiarato che nel suo primo anno di presidenza s’impegna a incontrare Ahmadinejad!». Lawrence Eagleburger, il difensore di McCain, ha rincarato: «McCain non parlerà coi siriani, non parlerà con gli iraniani, non parlerà con Hamas né Hezbollah… E non farà pressioni su Israele». Il giuramento di fedeltà-vassallaggio non poteva essere più esplicito.

    Uno degli esponenti della comunità, tale Daroff: «Ho sentito dire nei corridoi che Obama non vede la questione di Israele come la vede la comunità ebraica o come il Senato». Altri hanno ricordato che Obama, di recente, ha detto: essere per Israele non significa essere per il Likud. Kurtzer ha cercato di difenderlo: «Ciò significa solo che vuol sentire una pluralità di voci» da Sion. Gelo in sala.

    Poi Anne Lewis, la giudea che controlla Hillary, ha scandito: «Il compito del presidente degli Stati Uniti è di sostenere le decisioni che sono prese dal popolo d’Israele. Non spetta a lui distinguere o scegliere fra i partiti politici israeliani». Ecco il programma di vassallaggio dichiarato. Non spetta al presidente USA impicciarsi nella politica interna israeliana, ma gli ebrei possono impicciarsi della politica interna americana, distinguere e scegliere fra i candidati quelli che più sono sottomessi a Sion. Vivissimi applausi dalla platea kosher.

    La decisione è presa: Obama non è abbastanza sottomesso agli ebrei, come hanno dimostrato con zelo non solo i giudei presenti, ma anche i rappresentanti della Clinton e di McCain. Qualcosa ci dice che Obama non vincerà le elezioni.

    Ultimo particolare fornito dal Washington Post: «Addetti alla sicurezza con accento israeliano mandavano via la gente in quanto la stanza era sovraffollata». La stanza del Washington Hilton dove si è svolto il processo al negro che osa candidarsi e qualche volta criticare il Likud. Processo sommario, con guardie del Mossad alla porta. Forse non ci crederete. Chi sa l’inglese, legga per credere: Dana Milbank, «The audacity of Chutzpah», Washington Post, 18 marzo 2008, pagina 2.

    Il giornalista Milbank, ovviamente ebreo, è noto per aver sobriamente definito «nazisti» i professori Walt e Mearsheimer, colpevoli di avere stilato il noto saggio «The Israeli Lobby». Milbank approva, naturalmente, la sottomissione (fealty) di McCain e della Clinton, e sbatte in prima pagina Obama come insubordinato.

    E a proposito: il Dipartimento di Stato americano ha diffuso il suo annuale rapporto dal titolo «Contemporary Global Anti-Semitism», in cui espone la seguente tesi: ogni critica ad Israele è un atto di antisemitismo; oggi, l’antisemitisamo si cela nelle critiche allo Stato sionista. Strano, ma il nostro amato presidente Giorgio Napolitano aveva già detto la stessa identica cosa prima. Quando il vassallo indovina ed anticipa i desideri del suo signore, questa sì è vera fedeltà (fealty, sottomissione).

    Ma c’è sempre qualcuno che ti supera in fealty: Roma, 19 marzo - (Adnkronos): Silvio Berlusconi condivide personalmente la sofferenza per gli attacchi terroristici in Israele. «Sento personalmente la sofferenza della gente in Israele, e questo mi fa sempre sentire più vicino», afferma il leader del PdL in un’intervista esclusiva al quotidiano israeliano Yedioth Ahronot. Ecco tra chi siamo chiamati a scegliere, noi occidentali.



    1) Dal sito dell’organizzazione: «The United Jewish Communities represents and serves 155 Jewish federations and 400 independent Jewish communities across North America. It reflects the values
    of social justice and human rights that define the Jewish people. The values of caring that transform lives and perform miracles». Esiste anche una filiale della UJC in Israele: «UJC Israel acts as the liaison between Israel and the American Jewish community, interfacing with the government, the Jewish Agency for Israel (JAFI) and the Joint Distribution Committee (JDC), the business community, the voluntary sector, opinion makers, the media, and the general public».



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    www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/
    2008/03/17/AR2008031702440_2.html?
    sid=ST2008031702549

  5. #5
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    "Il sole sorge sempre allo Zenit e tramonta sempre al Nadir." Chandogya Upanishad
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    Sono in completo accordo con l'articolo di Blondet. Siamo messi male, anzi malissimo. Però c'è qualcosa che non mi quadra...
    Che i sionisti siano potenti, che abbiano lobby internazionali potentissime non vi è dubbio. Ma questo potere, questa influenza da dove arriva? Quello che vedo oggi in quasi tutti gli Stati del mondo è questo; un completo asservimento ai voleri di questi manovratori oggi neanche tanto occulti. Sono cose che noterebbero anche dei ciecosordomuti (solo i noachidi filou$raeliani vedono un'altro film, paradossi di un Q.I. basso basso). Prendete i nostri "uomini" politici e ditegli di fare una dichiarazione, non contro Israele (sarebbe troppo, sparirebbero in un millisecondo...), ma soltanto una leggerissima critica tipo quella di D'Alema. Apriti cielo. Tutti gli altri politici a fare la gara su chi lecca meglio il deretano dei sionisti! Sono situazioni imbarazzanti che toccano anche la dignità, se ne hanno ancora, umana e politica di questi dirigenti (che si fanno dirigere).
    Perchè?
    Possibile che questi politici non si rendano conto del pericolo di questo vassallaggio? Possibile che non pensino che, se lasciate correre, le richieste (meglio, gli ordini) diventeranno sempre più esose. Solo 20 anni fa i sionisti erano molto più prudenti e accorti a dirigere la politica occidentale. Sono diventati sfrontati. E chi non è con loro peste lo colga... Diventa l'antisemita di turno!
    Povera Italia...povero mondo...
    Ibrahim

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    Citazione Originariamente Scritto da Ibrahim Visualizza Messaggio
    Sono in completo accordo con l'articolo di Blondet. Siamo messi male, anzi malissimo. Però c'è qualcosa che non mi quadra...
    Che i sionisti siano potenti, che abbiano lobby internazionali potentissime non vi è dubbio. Ma questo potere, questa influenza da dove arriva? Quello che vedo oggi in quasi tutti gli Stati del mondo è questo; un completo asservimento ai voleri di questi manovratori oggi neanche tanto occulti. Sono cose che noterebbero anche dei ciecosordomuti (solo i noachidi filou$raeliani vedono un'altro film, paradossi di un Q.I. basso basso). Prendete i nostri "uomini" politici e ditegli di fare una dichiarazione, non contro Israele (sarebbe troppo, sparirebbero in un millisecondo...), ma soltanto una leggerissima critica tipo quella di D'Alema. Apriti cielo. Tutti gli altri politici a fare la gara su chi lecca meglio il deretano dei sionisti! Sono situazioni imbarazzanti che toccano anche la dignità, se ne hanno ancora, umana e politica di questi dirigenti (che si fanno dirigere).
    Perchè?
    Possibile che questi politici non si rendano conto del pericolo di questo vassallaggio? Possibile che non pensino che, se lasciate correre, le richieste (meglio, gli ordini) diventeranno sempre più esose. Solo 20 anni fa i sionisti erano molto più prudenti e accorti a dirigere la politica occidentale. Sono diventati sfrontati. E chi non è con loro peste lo colga... Diventa l'antisemita di turno!
    Povera Italia...povero mondo...
    Ti posso dire solo una cosa: siccome li ho conosciuti da vicino (per motivi di lavoro) ti assicuro che hanno un punto debole. Non hanno senso della misura.
    Sono dei pessimi politici. Una volta scatenati, non si preoccupano delle conseguenze: vanno avanti senza preoccuparsi di eventuali danni all'immagine. Ora sono giunti al punto che si credono i padroni del mondo. Credono di avere le "nazioni prostrate ai loro piedi" (come era stato promesso dal loro dio); sono arcisicuri della loro forza; ma...questo li espone a contrattacchi che non si aspettano.
    Il diavolo ha insegnato loro a fare le pentole, ma non i coperchi.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da canapone 59 Visualizza Messaggio
    Ti posso dire solo una cosa: siccome li ho conosciuti da vicino (per motivi di lavoro) ti assicuro che hanno un punto debole. Non hanno senso della misura.
    Sono dei pessimi politici. Una volta scatenati, non si preoccupano delle conseguenze: vanno avanti senza preoccuparsi di eventuali danni all'immagine. Ora sono giunti al punto che si credono i padroni del mondo. Credono di avere le "nazioni prostrate ai loro piedi" (come era stato promesso dal loro dio); sono arcisicuri della loro forza; ma...questo li espone a contrattacchi che non si aspettano.
    Il diavolo ha insegnato loro a fare le pentole, ma non i coperchi.
    La loro arroganza e il loro forte senso di superiorità è indubitabile. Mi auguro soltanto che, visto che non hanno i coperchi e le pentole sono piene di nefandezze, questo gli faccia fare passi indietro (e molti) sennò sono sicuro che ci trascineranno in una guerra, l'ennesima, dove noi dovremo difendere l'indifendibile, cioè loro. E saranno c...zi amarissimi.
    Ibrahim

  8. #8
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    La cultura ebraica predica di fatto il razzismo. Di cosa si lamentano se le altre genti sono razziste verso di loro?

 

 

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