Kirghizistan e vecchi burattinai
In Kirghizistan spari contro le proteste
Scontri e tensioni in Kirghizistan, secondo testimoni ci sarebbero stati spari della polizia durante le manifestazioni. Il ministro dell’Interno Moldomusa Kaongatiev è stato ucciso di botte nella città nordoccidentale di Talas. L’ha confermato all’Associated Press il militante dell’opposizione Shamil Murat, che dice di aver visto il cadavere dell’esponente del governo in un palazzo dell’amministrazione. E’ il secondo giorno delle manifestazioni di protesta contro il governo.
Murat ha spiegato che i dimostranti hanno fatto irruzione nel quartier generale locale della polizia e vi hanno trovato il ministro. A botte, l’avrebbero costretto a emanare un ordine alla polizia a Bishkek di fermare la repressione. Poi sarebbe morto per le ferite riportate.
In precedenza, stamani, le forze dell’ordine avevano sparato sulla folla per disperderla dalla piazza antistante al quartier generale del governo. Secondo il ministero della Sanità, almeno 17 persone sono rimaste uccise e 180 ferite.
I dimostranti hanno anche preso possesso, nella capitale, del centro di trasmissione della televisione di stato kirghisa e stanno trasmettendo loro messaggi.
L’ex presidente del Kirghizistan, Askar Akayev, deposto nel 2005 da proteste popolari, ha chiesto al presidente attuale, Kurmanbek Bakiev, di dimettersi. Sono in corso negoziati tra il governo e l’opposizione. Tre leader dei rivoltosi, arrestati nella notte, sono stati liberati come segno di distensione.
«La soluzione migliore per il popolo kirghiso – ha dichiarato Akayev alla radio russa Eco di Mosca – sarebbero le dimissioni di Bakiev».
fonte
Il Sole 24 ORE: finanza, economia, esteri, valute, borsa e fisco
C’è del marcio a Bishkek, capitale di questo Stato sconosciuto ai più, ma dall’importanza strategica non indifferente, vista la posizione geografica. Quello che sta avvenendo in queste ore in Kirghizistan puzza di vecchio stile da “burattinai” atlantici.
Non meno di un anno fa l’attuale capo delle proteste, Omurbek Tekebayev, era volato a Washington con la chiara intenzione di sondare se il Dipartimento di Stato USA fosse disponibile ad aiutarlo nella “nobile” intenzione di defenestrare, con un bel golpe di piazza eterodiretto, l’attuale Presidente Bakiev.
Bakiev stesso ascese al potere nel 2005 grazie alla “rivoluzione dei tulipani”, foraggiata anche in quel caso dalla Fondazione Soros, e dall’allora amministrazione Bush, nel quadro d’ingerenza americana nell’Asia centrale. Ma l’evoluzione filo atlantista auspicata da Washington per lo Stato centro/asiatico fu presto accantonata dal neo Presidente Bakiev, insieme ai tulipani, in favore di una ben più pragmatica linea di condotta, che teneva conto della consistenza geopolitica delle vicine Russia e Cina, e dei reali interessi politico/economici del Kirghizistan.
Vediamo dunque inscenato un copione già visto, ed i cui esiti sono tutt’altro che scontati.
In questi anni le sedicenti “rivoluzioni” colorate hanno visto le loro velleità ridimensionate (Georgia), o miseramente fallite (Ucraina), ciò a tutto svantaggio di chi le aveva sapientemente organizzate.
Non è sempre detto che i “burattinai” la sappiano più lunga degli altri.